APAT
IRSA-CNR
Istituto di Ricerca sulle Acque
Agenzia per la protezione
Consiglio Nazionale delle Ricerche
dell’ambiente e per i servizi tecnici
Metodi analitici per le acque
Volume Secondo
Sezione 4000 - Inorganici non metallici
Sezione 5000 - Organici
APAT
Manuali e Linee Guida 29/2003
Informazioni legali
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) o le persone che agiscono
per suo conto non sono responsabili dell’uso che può essere fatto delle informazioni contenute
in questo manuale.
APAT - Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici
Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma
www.apat.it
CNR-IRSA - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque
Via Reno, 1 - 00198 Roma
www.irsa.rm.cnr.it
© APAT, Rapporti 29/2003
ISBN 88-448-0083-7
Riproduzione autorizzata citando la fonte
Elaborazione grafica
APAT
Grafica di copertina: Franco Iozzoli
Foto: Paolo Orlandi
Coordinamento tipografico
APAT
Impaginazione e stampa
I.G.E.R. srl - Viale C.T. Odescalchi, 67/A - 00147 Roma
Stampato su carta TCF
Finito di stampare febbraio 2004
AUTORI
Il manuale “Metodi Analitici per le Acque” è pubblicato nella serie editoriale “Manuali e Linee
Guida” dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT).
L’opera si articola in tre volumi, suddivisi in sezioni (da 1000 a 9040). Fatta eccezione per
la parte generale (sezioni 1000-1040), ogni sezione contiene uno o più metodi, costituiti da
capitoli, paragrafi e sottoparagrafi.
I metodi analitici riportati nel manuale sono stati elaborati da una Commissione istituita nel
1996 dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR),
per l’aggiornamento e l’ampliamento dei metodi riportati nel Quaderno 100 “Metodi analitici
per le acque”, pubblicato dall’IRSA-CNR ed edito dal Poligrafico dello Stato nel 1994.
Un Gruppo di Lavoro, coordinato dall’APAT, e formato dal Servizio di Metrologia Ambientale
dell’APAT, dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSACNR),
dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e dalle Agenzie Provinciali
per la Protezione dell’Ambiente (APPA), con il contributo del Centro Tematico Nazionale
“Acque interne e marino costiere” (CTN/AIM), ha provveduto ad una revisione critica e
ad una integrazione dei metodi analitici prodotti dalla Commissione istituita dall’IRSA-CNR.
I metodi analitici riportati nel presente manuale possono essere riprodotti ed utilizzati purché
ne sia citata la fonte.
L’edizione finale è a cura di:
Maria Belli, Damiano Centioli, Paolo de Zorzi, Umberto Sansone
(Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici - APAT)
Silvio Capri, Romano Pagnotta, Maurizio Pettine
(Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque - CNR-IRSA)
I N D I C E
Indice
VOLUME 1
PRESENTAZIONE
PREMESSA
1000 -PARTE GENERALE
1010 -Strutture, attrezzature e reattivi di laboratorio 5
1020 -Lineamenti di tecniche analitiche 25
1030 -Metodi di campionamento 75
1040 -Qualità del dato analitico 87
2000 PARAMETRI FISICI, CHIMICI E CHIMICO-FISICI
2010 -Acidità e alcalinità (Acidità: titrimetrico;
Alcalinità: potenziometrico e titrimetrico) 115
2020 -Colore (qualitativo; spettrofotometrico; metodo al platino-cobalto) 123
2030 -Conducibilità 131
2040 -Durezza (per calcolo; complessometrico con EDTA) 137
2050 -Odore 141
2060 -pH 145
2070 -Salinità 153
2080 -Sapore 157
2090 -Solidi (totali disciolti; totali sospesi; sedimentabili; fissi e volatili a 600°C) 161
2100 -Temperatura 171
2110 -Torbidità 177
2120 -Trasparenza 183
3000 -METALLI E SPECIE METALLICHE
3010 -Trattamento preliminare dei campioni per l’analisi dei metalli mediante
mineralizzazione acida
3020 -Determinazione di elementi chimici mediante spettroscopia
di emissione con sorgente al plasma (ICP-OES) 197
3030 -Determinazione di cationi (sodio, ammonio, potassio, magnesio, calcio)
mediante cromatografia ionica 215
3040 -Metodi di preconcentrazione per la determinazione di metalli in tracce 225
3050 -Alluminio (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con eriocromocianina R) 237
3060 -Antimonio (ETA-AAS; HG-AAS) 251
3070 -Argento (ETA-AAS; APDC+ETA-AAS) 263
3080 -Arsenico (HG-AAS; spettrofotometrico con dietilditiocarbammato di argento) 271
3090 -Bario (F-AAS; ETA-AAS) 283
3100 -Berillio (ETA-AAS) 291
3110 -Boro (spettrofotometrico con curcumina; spettrofotometrico con carminio) 297
3120 -Cadmio (F-AAS; ETA-AAS) 303
3130 -Calcio (F-AAS) 311
3140 -Cobalto (ETA-AAS) 315
INDICE
3150 -Cromo (Cromo totale: F-AAS; ETA-AAS; Cromo VI: APDC+ETA-AAS; Cromo III:
ETA-AAS dopo eliminazione di Cromo VI; Cromo totale: coprecipitazione con
Fe (OH)3+ETA-AAS; Cromo VI: spettrofotometrico con difenilcarbazide) 321
3160 -Ferro (F-AAS; ETA-AAS) 345
3170 -Litio (F-AAS) 355
3180 -Magnesio (F-AAS) 359
3190 -Manganese (F-AAS; ETA-AAS) 363
3200 -Mercurio (ossidazione con KMnO4+CV-AAS; ossidazione con HNO3
mediante microonde +CV-AAS; ossidazione con HNO3
mediante microonde +CV-AAS e amalgama su oro) 373
3210 -Molibdeno (ETA-AAS) 391
3220 -Nichel (F-AAS; ETA-AAS) 397
3230 -Piombo (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con ditizone) 405
3240 -Potassio (F-AAS) 419
3250 -Rame (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con ossalildiidrazide) 423
3260 -Selenio (HG-AAS; spettrofotometrico con o-fenilendiammina) 435
3270 -Sodio (F-AAS) 445
3280 -Stagno (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con violetto di catechina) 449
3290 -Tallio (ETA-AAS; APDC+ETA-AAS) 461
3300 -Tellurio (ETA-AAS) 471
3310 -Vanadio (ETA-AAS; coprecipitazione con Fe(OH)3+ETA-AAS) 477
3320 -Zinco (F-AAS) 487
VOLUME 2
4000 -COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
4010 -Anidride carbonica
4020 -Anioni (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato e solfato)
in cromatografia ionica 499
4030 -Azoto ammoniacale (spettrofotometrico all’indofenolo;
spettrofotometrico con reattivo di Nessler; potenziometrico;
spettrofotometrico o titrimetrico, previa distillazione) 509
4040 -Azoto nitrico (spettrofotometrico mediante salicilato di sodio;
spettrofotometrico con NEDA) 525
4050 -Azoto nitroso 533
4060 -Azoto totale e fosforo totale 537
4070 -Cianuro 541
4080 -Cloro attivo libero 547
4090 -Cloruro (titolazione argentometrica, mercurimetrica e potenziometrica) 553
4100 -Fluoruro (spettrofotometrico; potenziometrico) 565
4110 -Fosforo (ortofosfato; fosforo totale) 575
4120 -Ossigeno disciolto (titolazione iodometrica; titolazione potenziometrica) 583
4130 -Silice 595
4140 -Solfato (gravimetrico; torbidimetrico) 599
4150 -Solfito (titolazione iodometrica; metodo cromatografico) 605
4160 -Solfuro 613
5000 -COSTITUENTI ORGANICI
5010 -Aldeidi (composti carbonilici) (spettrofotometrico con MBTH;
derivatizzazione + SPE+HPLC-UV; derivatizzazione + LLE+GC-ECD) 621
5020 -Ammine alifatiche (GC-AFD) 635
5030 -Azoto organico 641
5040 -Carbonio organico disciolto 645
INDICE
5050 -Diserbanti ureici (LLE o SPE+HPLC-UV) 653
5060 -Prodotti fitosanitari (antiparassitari, pesticidi)
(LLE o SPE+GC-NPD o HPLC-UV o GC-MS) 661
5070 -Fenoli (spettrofotometrico con 4-amminoantipirina previa estrazione;
spettrofotometrico diretto con 4-amminoantipirina; LLE o SPE+HPLC-UV) 679
5080 -Idrocarburi policiclici aromatici (LLE o SPE+GC-MS; LLE o SPE+HPLC-UV
o HPLC-fluorescenza) 697
5090 -Pesticidi clorurati (LLE+GC-ECD) 707
5100 -Pesticidi fosforati (LLE+GC-FPD) 723
5110 -Policlorobifenili e policloroterfenili (LLE+GC-MS o GC-ECD) 743
5120 -Richiesta biochimica di ossigeno (BOD5) 767
5130 -Richiesta chimica di ossigeno (COD) 781
5140 -Solventi organici aromatici (spazio di testa statico +GC-FID;
spazio di testa dinamico+GC-FID) 789
5150 -Solventi clorurati (spazio di testa statico+GC-ECD;
spazio di testa dinamico+GC-ECD) 799
5160 -Sostanze oleose (grassi e oli animali e vegetali; idrocarburi totali)
(gravimetrico; IR) 811
5170 -Tensioattivi anionici (MBAS) 827
5180 -Tensioattivi non ionici (BIAS) 833
VOLUME 3
6000 -METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE
6010 -Modalità di campionamento 845
6020 -Lineamenti di tecniche analitiche 849
6030 -Generalità sui terreni di coltura per batteriologia 853
6040 -Attrezzature di base per le analisi microbiologiche delle acque 855
7000 -METODI PER LA DETERMINAZIONE DI MICROORGANISMI INDICATORI DI
INQUINAMENTO E DI PATOGENI
7010 -Coliformi totali 865
7020 -Coliformi fecali 875
7030 -Escherichia coli 883
7040 -Streptococchi fecali ed enterococchi 895
7050 -Conteggio delle colonie su agar a 36°C e 22°C 909
7060 -Spore di clostridi solfito riduttori 913
7070 -Aeromonas spp 921
7080 -Salmonella spp 927
7090 -Vibrio spp 935
7100 -Uova di elminti 941
7110 -Batteriofagi 945
7120 -Enterovirus 959
7130 -Oocisti di Cryptosporidium e cisti di Giardia
8000 -METODI ECOTOSSICOLOGICI
8010 -Metodi di valutazione della tossicità con pesci 985
8020 -Metodi di valutazione della tossicità con Daphnia 993
8030 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con batteri bioluminescenti 1003
8040 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Ceriodaphnia dubia 1013
8050 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Mysidopsis bahia 1027
8060 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Artemia sp. 1043
INDICE
8070 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Cyprinodon variegatus 1051
8080 -Metodo di valutazione della tossicità acuta
con trota iridea (Oncorhynchus mykiss) 1065
8090 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni)
con Mysidopsis bahia 1075
8100 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni)
con Ceriodaphnia dubia 1085
8110 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni)
con Cyprinodon variegatus 1091
8120 -Saggio di tossicità prolungato (14-28 giorni) con trota
iridea (Oncorhynchus mykiss) (metodo preliminare) 1099
8130 -Analisi statistica dei risultati di saggi cronici 1109
9000 -INDICATORI BIOLOGICI
9010 -Indice biotico esteso (I.B.E.) 1115
9020 Determinazione della clorofilla: metodo spettrofotometrico 1137
9030 Determinazione dell’adenosintrifosfato (ATP) 1143
9040 Conta diretta dell’abbondanza microbica (DAPI) 1149
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
4000 - COSTITUENTI INORGANICI
NON METALLICI
C O S T I T U E N T I I N O R G A N I C I N O N M E T A L L I C I
In questa parte del Manuale sono descritti i metodi per la determinazione di costituenti inorganici
non metallici.
Le procedure indicate sono utilizzabili per indagini sulla qualità dei corpi idrici e per il loro
controllo, per il trattamento e la fornitura di acqua potabile e per la verifica di operazioni e
processi di trattamento di acque di scarico.
I metodi prevedono l’impiego delle seguenti tecniche:
-spettrofotometria di assorbimento molecolare nella regione del visibile;
-potenziometria;
-volumetria;
-gravimetria;
-turbidimetria;
-cromatografia ionica.
Le tecniche sopra menzionate sono ampiamente descritte nella parte generale (Sezione
1020), dove sono anche descritti i metodi di campionamento e di conservazione del campione
(Sezione 1030).
C O S T I T U E N T I I N O R G A N I C I N O N M E T A L L I C I
4010. Anidride carbonica (Biossido di carbonio)
Con questo metodo si determina l’anidride carbonica (biossido di carbonio) disciolta nell’acqua
come tale (anidride carbonica libera); quest’ultima si distingue dall’anidride carbonica
combinata che è ritrovata sotto forma di ione bicarbonato o carbonato.
Come risulta dalla Fig. 1 nell’intervallo di pH tra 4,5 e 8 coesistono lo ione bicarbonato e l’anidride
carbonica libera. La CO2 libera può essere determinata per titolazione diretta alla fenolftaleina
con carbonato di sodio.
Figura 1: Curva delle frazioni molari (X) del carbonio inorganico totale presenti nelle diverse forme in funzione del
pH della soluzione a 25°C. a: acido carbonico; b: bicarbonati; c: carbonati.
Quando sia richiesta infine una particolare accuratezza nella determinazione della CO2 libera,
è necessario ricorrere alla procedura descritta nel metodo “Carbonio Inorganico Totale”
(vedi metodo 5040 “Carbonio organico disciolto”), che consente di determinare il contenuto
totale di CO2 libera e combinata.
Il contenuto di CO2 combinata può essere determinato a parte secondo quanto descritto nel
metodo 2010 “Acidità ed alcalinità”. La CO2 libera si ottiene per differenza.
Se l’acqua in esame ha un pH inferiore a 4,5 si è in presenza anche di acidità minerale (vedi
metodo 2010 “Acidità ed alcalinità”).
1. Principio del metodo
L’anidride carbonica libera reagisce col carbonato di sodio per formare bicarbonato. Il punto
di equivalenza viene rilevato per via potenziometrica o dall’apparire della colorazione rosa
caratteristica dell’indicatore alla fenolftaleina a pH 8,3.
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
2. Campo di applicazione
Il metodo può essere impiegato in acque naturali o industriali a partire da concentrazioni di
0,2 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Cationi ed anioni che alterino in misura notevole l’equilibrio tra anidride carbonica e ione bicarbonato
inficiano il risultato della determinazione. Ioni metallici come alluminio, cromo, rame
e ferro, che precipitano in ambiente basico producono risultati in eccesso. La concentrazione
dello ione ferroso non dovrebbe superare 1 mg/L. Errori in eccesso vengono causati
anche da basi deboli (ammine e ammoniaca) e da sali di acidi deboli e basi forti (borati, nitriti,
fosfati, silicati e solfuri). Tali sostanze dovrebbero essere assenti. Qualora il pH sia inferiore
a 4,5, come nel caso di scarichi contenenti acidi minerali, o di effluenti da scambiatori
cationici rigenerati con acido, questo metodo è inapplicabile e si deve ricorrere alla neutralizzazione
con un eccesso di basi forti, ad esempio Ba(OH)2 0,1 N e retrotitolazione con HCl
0,1 N. Errori in difetto possono venire causati da un alto contenuto in solidi totali disciolti, come
nel caso di acque marine, o da una eccessiva aggiunta di indicatore.
4. Campionamento e conservazione del campione
Anche usando un’accurata tecnica di prelievo, ci si deve aspettare qualche perdita di CO2 di-
sciolta durante la conservazione o la manipolazione del campione, specie se questo gas è
presente ad elevata concentrazione; talvolta invece il contenuto in CO2 di un campione puòaumentare durante la conservazione. È quindi consigliabile eseguire la determinazione sul
campo, il più presto possibile. Qualora ciò non fosse possibile, raccogliere e conservare il
campione in bottiglie da 500 mL riempite in modo da non lasciare spazio d’aria tra il livello
del liquido e il tappo, mantenendolo ad una temperatura inferiore a quella che aveva al momento
del prelievo. Effettuare la determinazione in laboratorio il più presto possibile.
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio
5.2 Buretta per titolazione con divisioni da 0,05 mL
5.3 pHmetro, corredato di elettrodo di misura e di riferimento.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi e le soluzioni preparate con acqua deionizzata
ad elevato grado di purezza. L’acqua va conservata in un recipiente protetto dal contatto con
l’aria esterna per mezzo di trappole a calce sodata.
6.1 Soluzione di indicatore alla fenolftaleina
Sciogliere 0,5 g di sale disodico di fenolftaleina in 100 mL di acqua. Se necessario aggiungere
poche gocce di soluzione di NaOH 0,02 N fino a leggera colorazione rosa.
496
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
6.2 Soluzione di riferimento di carbonato di sodio 0,0454 N
Sciogliere 2,407 g di Na2CO3 anidro, precedentemente essiccato in stufa a 110°C, in un litro
d’acqua.
7. Procedimento
Travasare da 100 a 250 mL di campione in un cilindro graduato per mezzo di un sifone che
peschi da un lato nella bottiglia di prelievo e dall’altro abbia l’estremità il più vicino possibile
al fondo del cilindro. Far traboccare il campione dalla sommità del recipiente e rimuovere
rapidamente l’eccesso.
Aggiungere 5 gocce di fenolftaleina (6.1). Se il campione si colora di rosso, l’anidride carbonica
libera è assente. Se viceversa rimane incolore, titolare rapidamente con la soluzione
di carbonato di sodio (6.2), agitando con una bacchetta, fino all’apparire di un colore rosa
persistente per circa 30 secondi, osservando il campione dall’alto.
In presenza di campioni torbidi o colorati, ove si desideri una determinazione più precisa, è
opportuno rilevare il punto finale della titolazione per via potenziometrica. A tal fine, utilizzare
titolatori automatici in grado di registrare la curva pH/volume di titolante aggiunto. Individuare
il punto finale della titolazione in corrispondenza del flesso di questa curva.
In presenza di un elevato contenuto di CO2 libera, che rende più probabile il verificarsi di perdite
di analita nell’aria, è opportuno effettuare una seconda titolazione rapida. Prelevare il
campione nella maniera descritta in precedenza ed aggiungere rapidamente, in una sola
porzione, un volume di soluzione di carbonato di sodio circa pari a quello impiegato per la
prima titolazione. Aggiungere 5 gocce di fenolftaleina e, se il campione rimane incolore, aggiungere
altra soluzione di carbonato di sodio fino a viraggio.
8. Calcoli
Il contenuto in CO2 libera si ricava dalla formula:
dove:
a = volume (mL) di soluzione di Na2CO3 impiegato per la titolazione;
N = normalità della soluzione titolante;
V = volume (mL) di campione adoperato per la titolazione;
22 = peso equivalente di CO2.
9. Qualità del dato
La precisione e accuratezza del metodo sono intorno al 10% della concentrazione di CO2 libera.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 4-26/4-32.
C O S T I T U E N T I I N O R G A N I C I N O N M E T A L L I C I
4020. Determinazione di anioni (fluoruro,
cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato
e solfato) mediante cromatografia ionica
1. Principio del metodo
Il metodo è basato sulla determinazione simultanea di specie anioniche mediante cromatografia
ionica. Questa tecnica si basa sulla separazione degli analiti mediante colonna di
scambio anionico in base alla loro affinità per la fase stazionaria. L’eluente, contenente gli
analiti separati, passa poi attraverso un dispositivo di derivatizzazione chimica post-colonna
detto soppressore che, scambiando protoni con la fase mobile, ha lo scopo di abbassare la
conducibilità di fondo dell’eluente, per formazione dell’acido debole coniugato, e di esaltare
il segnale dell’analita, che viene rivelato mediante un conduttimetro in linea.
Il riconoscimento degli analiti viene effettuato confrontando il tempo di ritenzione dei picchi
del campione con il tempo di ritenzione di soluzioni di riferimento. La concentrazione viene
determinata confrontando l’area del picco con la curva di taratura dell’analita costruita mediante
una serie di soluzioni di riferimento a diverse concentrazioni.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque dolci naturali (superficiali, sotterranee, potabili, minerali e meteoriche),
alle acque trattate e agli scarichi domestici ed industriali. Il campo di applicazione, utilizzando
un volume di iniezione da 25 µL, è compreso tra 0,1 e 100 mg/L per cloruro, nitrato
e solfato; tra 0,1 e 10 mg/L per bromuro e nitrito; tra 0,2-20 mg/L per fluoruro e fosfato.
Campioni che presentano concentrazioni più elevate possono essere analizzati dopo un’opportuna
diluizione. Campioni aventi concentrazione inferiore al limite di applicabilità possono
essere analizzati aumentando il volume di iniezione fino a 200 µL.
3. Interferenze e cause di errore
Sostanze con tempi di ritenzione simili a quelli degli analiti di interesse possono interferire con
la determinazione, specie se presenti in elevate quantità. Questo tipo di interferenza, facilmente
individuabile nei cromatogrammi per la presenza di picchi parzialmente sovrapposti,
è dipendente dalla fase stazionaria e dalla forza dell’eluente. Ogni qual volta si verifichi un
evento del genere, è necessario modificare la forza dell’eluente oppure cambiare il tipo di colonna,
secondo le indicazioni delle case produttrici. In questo paragrafo vengono descritte le
più comuni interferenze riscontrabili nelle analisi effettuate con i modelli più diffusi di colonne
a scambio anionico.
L’acqua contenuta nel campione iniettato dà luogo ad un picco negativo all’inizio del cromatogramma,
in quanto la sua conducibilità è inferiore a quella dell’eluente. Questo picco negativo
interferisce con la determinazione degli anioni meno ritenuti, come il fluoruro, e rende
meno accurata la determinazione del cloruro, quando presente in concentrazioni inferiori a
0,5 mg/L. Questa interferenza può essere eliminata aggiungendo al campione una piccola
aliquota di eluente concentrato (100 µL di eluente concentrato 100 volte per 10 mL di campione).
In tal caso un’analoga procedura deve essere utilizzata anche nella preparazione delle
soluzioni di riferimento.
Acidi organici poco ritenuti (ad esempio acido acetico e formico) ed elevate quantità di cationi
interferiscono con il fluoruro; gli acidi organici, se presenti in concentrazione superiore
a 100 mg/L, possono interferire con il cloruro. In questo caso, per determinare il fluoruro è
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
necessario utilizzare una fase stazionaria con maggiore capacità di ritenzione, oppure utilizzare
un eluente con una minore forza ionica. Nel caso si utilizzi un eluente a minore forza
ionica non è possibile determinare simultaneamente gli anioni più ritenuti (bromuro, nitrato,
fosfato e solfato).
In generale i picchi cromatografici delle coppie cloruro/nitrito e bromuro/nitrato possono
presentare una non completa risoluzione in funzione delle concentrazioni relative. In questo
caso è necessario ottimizzare la separazione per ottenere un fattore di risoluzione, R>1.
I clorati, presenti in genere solo in acque trattate in processi ossidativi, interferiscono parzialmente,
in alcune colonne, con il nitrato. A seconda della fase stazionaria utilizzata, la presenza
di acidi organici poliprotici, in particolare l’acido tartarico, può interferire con la determinazione
del solfato. L’interferenza si manifesta o come incompleta risoluzione del picco
cromatografico del solfato, oppure come peggioramento nella ripetibilità dell’area integrata
del picco stesso.
In caso di presenza di sostanze organiche con elevata affinità per resine scambiatrici ioniche
a base aromatica, come polifenoli, tensioattivi, acidi umici, può essere necessario purificare
il campione mediante filtrazione su cartucce, a base di polivinilpirrolidone polimerizzato, resine
macroporose di divinilbenzene o equivalenti, in grado di trattenere selettivamente questo
tipo di sostanze. La presenza di queste sostanze si evidenzia sul cromatogramma come disturbi
o picchi molto allargati sulla linea di base, a carattere non periodico.
L’analisi frequente di campioni contenenti metalli disciolti può portare col tempo alla perdita delle
caratteristiche di efficienza e risoluzione della colonna: è consigliabile purificare questo tipo
di campioni mediante filtrazione su cartucce in grado di sequestrare metalli, disponibili commercialmente.
Per campioni contenenti particolato sospeso, si consiglia la filtrazione a 0,45 µm prima del-
l’iniezione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo del campione dovrà essere effettuato in accordo con quanto previsto dalla Sezione
1030 “Metodi di campionamento”. A causa dei piccoli volumi analizzati, si deve prestare particolare
cura nella manipolazione dei campioni al fine di non introdurre contaminazione negli
stessi.
Cloruro, bromuro e fluoruro sono stabili in soluzione. La concentrazione di nitrato, nitrito e
fosfato può essere affetta dall’attività biologica del campione, che può essere limitata filtrando
a 0,2 µm. La concentrazione di fosfato può essere modificata da reazioni di idrolisi delle
forme polimeriche eventualmente presenti nel campione. L’ossidazione di nitrito e solfito,
eventualmente presenti, può dar luogo a misure in eccesso rispettivamente di nitrato e solfato.
Di conseguenza i campioni devono essere analizzati nel minor tempo possibile dopo il
prelievo (al più tardi entro 24 h per il nitrito, ed entro 48 h per gli altri anioni), mantenendo
gli stessi a 4°C e al riparo dalla luce fino al momento dell’analisi.
5. Apparecchiature
5.1 Vetreria di laboratorio di classe A
5.2 Cromatografo ionico
Il cromatografo ionico è costituito da: pompa isocratica capace di fornire un flusso da 0,5 a
2,5 mL/min; soppressore chimico od elettrochimico; rivelatore a conducibilità con compensazione
della temperatura. Loop di iniezione con volume da 20 a 200 µL.
5.3 Colonna di separazione a scambio anionico
Colonna impaccata con resine pellicolari a bassa capacità, funzionalizzate con gruppi am
500
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
monici quaternari, supportate su polimero a base aromatica, con relativa precolonna di fase
analoga, in grado di dare una separazione efficiente dei picchi degli analiti. La colonna scelta
deve essere in grado di fornire un’adeguata efficienza e risoluzione nella separazione dei
picchi degli analiti: i valori accettabili dei parametri cromatografici (ad una concentrazione
di 1 mg/L per ciascun analita) sono i seguenti:
fattore di capacità: 0,5
3000 piatti teorici
fattore di risoluzione: R>1
fattore di asimmetria: 09 la precipitazione come ZnS dei solfuri, i quali possono essere rimossi attraverso
una semplice filtrazione su filtro in fibra di vetro. Sul campione filtrato si procede alla
determinazione del solfito come descritto nel Paragrafo 7.1. Durante la filtrazione evitare dilasciare la soluzione a contatto con l’aria. È necessario operare la filtrazione sotto pressione
di azoto.
Alcuni ioni metallici (es. Cu2+, Co2+) catalizzano l’ossidazione di solfito a solfato quando il
campione viene esposto all’aria fornendo risultati in difetto. L’aggiunta di EDTA al campione
al momento del prelievo (1 mL/100 mL di campione) elimina l’interferenza suddetta ed anche
quella dovuta al Fe (II).
Risultati in difetto si ottengono in presenza di nitrito, che reagisce con il solfito in ambiente
acido; tale interferenza può essere rimossa aggiungendo acido solfammico al campione.
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
In particolare sia durante il prelievo che durante le successive manipolazioni, il campione dovrà
rimanere esposto all’aria il più breve tempo possibile per evitare l’ossidazione dei solfito
a solfato.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura di laboratorio e burette graduate a 1/10 di mL
5.2 Apparecchiatura elettrometrica, corredata da elettrodi di platino. Il dispositivo deve
essere sensibile all’aggiunta di 0,05 mL di Na2S2O3 0,005 N a 500 mL di acqua.
6. Reattivi
Per la preparazione delle soluzioni dei reattivi e per le diluizioni impiegare acqua distillata
e/o deionizzata.
6.1 Acido cloridrico concentrato (HCl) (d=1,19)
6.2 Iodato di potassio, solido (KIO3)
6.3 Idrogenocarbonato di sodio, solido (NaHCO3)
6.4 Carbonato di sodio, solido (Na2CO3)
6.5 Dicromato di potassio, solido (K2Cr2O7)
6.6 Soluzione di acido cloridrico (1+1)
Aggiungere un volume di acido cloridrico concentrato (6.1) a un uguale volume di acqua.
6.7 Soluzioni di iodato di potassio 0,025 N e 0,05 N
Sciogliere 0,8920 g di iodato di potassio (6.2) previamente essiccato a 120°C per 4 ore, e
0,5 g di idrogeno carbonato di sodio (6.3) in acqua, agitare fino a completa dissoluzione e
diluire a 1000 mL (soluzione 0,025 N) o a 500 mL (soluzione 0,05 N) con acqua in matraccio
tarato.
6.8 Soluzione di ioduro di potassio (50 g/L)
Sciogliere 50 g di ioduro di potassio (KI) e 0,5 g di idrogenocarbonato di sodio (6.3) in acqua
e portare a volume in un matraccio tarato da 1 litro. Lo ioduro di potassio impiegato dovrà essere
esente da iodato. Per verificare l’assenza di tracce di iodato, sciogliere 1 g di ioduro di potassio
in 20 mL di acqua, addizionare 5 gocce di acido solforico 1 N e 1 mL di soluzione di salda
d’amido (6.12) preparata di recente. Non deve comparire la caratteristica colorazione blu.
6.9 Soluzione concentrata di tiosolfato di sodio 0,1 N
Sciogliere 24,82 g di tiosolfato di sodio (Na2S2O3·5H2O) in circa 800 mL di acqua. Stabilizzare
la soluzione sciogliendovi 1 g di carbonato di sodio (6.4) e portare a volume in matraccio
tarato da 1000 mL.
606
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
Il controllo del titolo di questa soluzione viene effettuato con dicromato di potassio nel modo
seguente:
Sciogliere 2 g di iodato di potassio (6.2) esente da ioduro di potassio e 2 g di idrogenocarbonato
di sodio (6.3) in circa 300 mL di acqua; addizionare lentamente acido cloridrico concentrato
(6.1) agitando finché non cessi lo sviluppo di anidride carbonica.
Addizionare altri 10 mL di acido cloridrico concentrato, mescolare e sciogliere 0,098 g di di-
cromato di potassio (6.5) precedentemente essiccato in stufa a 110°C per circa 2 ore. Lavare
con una piccola quantità d’acqua le pareti della beuta e lasciare a riposo per circa 10 minuti.
Titolare quindi la soluzione usando come indicare la soluzione di salda d’amido (6.11) fino
al viraggio del colore dal blu al verde del sale cromico.
La normalità della soluzione di tiosolfato di sodio si calcola nel modo seguente:
dove:
N = normalità della soluzione di tiosolfato di sodio;
g = grammi di dicromato di potassio impiegati;
V = volume (mL) di soluzione di tiosolfato di sodio impiegato nella titolazione;
49,04 = peso equivalente del dicromato.
6.10 Soluzioni diluite di tiosolfato di sodio 0,005 N e 0,01 N
Trasferire 25 mL o 50 mL della soluzione concentrata di tiosolfato 0,1 N (6.9) in un matraccio
tarato e diluire a 500 mL con acqua per ottenere, rispettivamente, una soluzione 0,005 N
o 0,01 N di tiosolfato. Queste soluzioni devono essere preparate non più di 12 ore prima del
loro impiego.
6.11 Soluzione di salda d’amido
Porre in un mortaio 5-6 g di amido e alcuni mL di acqua fredda. Macinare la pasta risultante,
che viene poi versata in 1000 mL di acqua bollente. Far bollire per pochi minuti e lasciar
depositare una notte. Utilizzare il liquido sovrastante. La soluzione può essere stabilizzata aggiungendo,
per ogni litro, circa 1 g di acido salicilico.
6.12 Soluzione di acetato di zinco (220 g/L)
Sciogliere 220 g di acetato di zinco diidrato [Zn(CH3COO)2·2H2O] in acqua e portare a volume
in un matraccio tarato da 1 litro.
6.13 Soluzione di idrossido di sodio 6 M
Sciogliere 24 g di idrossido di sodio (NaOH) in pasticche in acqua e diluire a 100 mL.
6.14 Soluzione di sale disodico dell’acido etilendiamminotetracetico (EDTA)
Sciogliere 2,5 g di sale disodico dell’EDTA in acqua e portare a volume a 100 mL.
6.15 Acido solfammico, solido (NH2SO3H)
7. Procedimento
7.1 Titolazione con rilevamento del punto finale mediante indicatore
Trasferire un volume V (almeno 300 mL) di campione, in una beuta a tappo smerigliato sen
607
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
za che esso venga a contatto con l’aria, agitare mediante agitatore magnetico e aggiungere
nell’ordine 5 mL di acido cloridrico (6.6), 5 mL di ioduro di potassio (6.8) e 5 mL di iodato
di potassio 0,05 N. Se il campione contiene più di 30 mg/L di solfito utilizzare un volume
maggiore di soluzione di ioduro di potassio e di iodato di potassio.
Aggiungere quindi 1-2 mL di salda d’amido (6.11) e procedere alla titolazione con una soluzione
0,01 N di Na2S2O3.
La prova in bianco viene effettuata su un uguale volume di acqua, trattato analogamente al
campione.
7.2 Titolazione con rilevamento del punto finale mediante sistema elettrometrico
Trasferire 500 mL di campione in una beuta a tappo smerigliato senza che esso venga a contatto
con l’aria, agitare mediante agitatore magnetico e aggiungere nell’ordine 5 mL di acido
cloridrico (6.6), 5 mL di ioduro di potassio (6.8) e 5 mL di iodato di potassio 0,025 N.
Procedere alla titolazione con una soluzione 0,005 N di Na2S2O3, utilizzando l’apparecchiatura
elettrometrica.
8. Calcoli
La concentrazione dello ione solfito è espressa dalla formula:
dove:
N = normalità della soluzione di tiosolfato di sodio utilizzata per la titolazione;
a = volume (mL) di soluzione di tiosolfato impiegato per titolare il bianco;
b = volume (mL) di soluzione di tiosolfato impiegato per titolare il campione in esame;
40,12 = peso equivalente dello ione solfito;
V = volume (mL) di campione analizzato.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acque di scarico dopo aggiunta
di quantità note di solfito in modo da ottenere concentrazioni comprese tra 2 e 5 mg/L,
hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV(%) = (scarto tipo/valore medio)·100,
inferiori al 15%. L’accuratezza è risultata compresa tra il 5 e il 10%.
METODO B - Determinazione cromatografica
1. Principio del metodo
Il metodo è basato sulla determinazione del solfito presente nel campione di acqua mediante
cromatografia ionica. Il campione d’acqua viene iniettato in una corrente di eluente carbonato/
bicarbonato (Na2CO3/NaHCO3). Gli anioni presenti vengono separati da una resina a
scambio ionico (precolonna e colonna di separazione) sulla base della loro affinità, convertiti
insieme all’eluente nella forma acida (colonna di soppressione) e misurati per conducibilità.
Gli anioni vengono identificati sulla base dei tempi di ritenzione e quantificati confrontando
l’area del picco con la curva di taratura dell’analita costruita mediante una serie di soluzioni
di riferimento a diverse concentrazioni. Il metodo consente la determinazione contemporanea
di altri anioni (Br-, Cl-, F-, SO42-, NO2-, NO3-, PO43-) presenti nel campione.
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
2. Campo di applicazione
Il metodo può essere applicato alle acque naturali e di scarico dell’intervallo di concentrazione
compreso tra 0,1 e 10 mg/L. Detto intervallo può essere esteso fino a 100 mg/L selezionando
un appropriato volume di campione o ricorrendo alla diluizione.
3. Interferenze e cause di errore
Non sono state riscontrate interferenze del solfato, presente in concentrazione 400 volte superiore
al solfito (4000 mg/L SO42-, 10 mg/L SO32-).
Non sono state riscontrate interferenze di composti organici (ossalato, tartrato, citrato, ftalato,
amminoacidi, proteine, urea, acido umico) presenti in una miscela o singolarmente a concentrazioni
5 volte superiori al solfito; i fenoli possono causare un abbassamento del segnale
del solfito (del 26% in un rapporto fenolo/solfito 5:1), dovuto a una reazione di ossidazione
a solfato.
In scarichi provenienti da cartiere e da alcune industrie alimentari la presenza di acidi aidrossisolfonici
(addotti tra zuccheri riducenti o aldeidi e solfiti) può comportare una sovrasti-
ma nel contenuto di solfiti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Particolare attenzione deve essere
posta nella preparazione e nella conservazione delle soluzioni di riferimento e dei campioni.
Per impedire l’ossidazione del solfito a solfato si aggiunge formaldeide (6.1) 0,25 mL per litro
di campione e di soluzione di riferimento. I campioni devono essere conservati refrigera-
ti a 4°C e analizzati entro le 24 ore.
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio. Matracci tarati da 100 mL in vetro Pyrex. Siringhe
di plastica da 5 mL.
5.2 Cromatografo ionico, dotato di un rilevatore a conducibilità, con compensazione della
temperatura, e di un soppressore a membrana, resina scambiatrice cationica.
5.3 Colonna di separazione anionica, a base di polistirene divinilbenzene agglomerato
con lattice di scambio ionico a base di poliacrilato, solvente compatibile (tipo Dionex Ion Pack
AS9-SC o equivalente).
5.4 Precolonna di protezione, come la colonna (5.3) (tipo Dionex Ion Pack AG9-SC o
equivalente).
5.5 Registratore o integratore
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere di grado analitico. Le soluzioni devono essere preparate con acqua
distillata o deionizzata a bassa conducibilità e filtrata su membrana di 0,2 µm.
6.1 Formaldeide (CH2O), soluzione in acqua al 37%.
609
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
6.2 Soluzione concentrata di solfito (1000 mg/L)
Sciogliere 0,17631 g di sodio formaldeide bisolfito (HOCH2SO3Na) al 95% in acqua, aggiungere
2,5 mL della soluzione (6.1) e portare a volume in un matraccio tarato da 100 mL
con acqua distillata.
6.3 Soluzione diluita di solfito (100 mg/L)
Introdurre 10 mL della soluzione concentrata (6.2) in un matraccio tarato da 100 mL e portare
a volume con acqua. Questa soluzione va preparata giornalmente.
6.4 Carbonato di sodio anidro (Na2CO3)
6.5 Idrogenocarbonato di sodio (NaHCO3)
6.6 Soluzione eluente (Na2CO3 1,8 mM/NaHCO3 1,7 mM)
Sciogliere 0,3816 g di carbonato di sodio (6.4) e 0,2856 g di idrogenocarbonato di sodio
(6.5) in acqua e portare a volume in un matraccio da 2 L.
6.7 Acido solforico concentrato (H2SO4, d=1,84)
6.8 Rigenerante: acido solforico 0,025 N
Aggiungere 2,8 mL di acido solforico (6.7) all’acqua e portare a volume in un matraccio
da 4 L.
6.9 Acido nitrico concentrato (70%, d=1,42)
7. Procedimento
Acidificare il campione filtrato con 2-3 mL/L di acido nitrico (6.9) e stabilizzarlo con 0,25
mL/L di formaldeide (6.1).
7.1 Condizioni cromatografiche
- Volume iniettato: 50 µL;
-Eluente: Na2CO3 1,8 mM/NaHCO3 1,7 mM;
-Flusso dell’eluente: 2 mL/min;
-Rigenerante: H2SO4 0,025 N;
-Flusso del rigenerante: 5 mL/min;
-Fattore di compensazione della temperatura: 1,70%/°C.
7.2 Taratura
Preparare soluzioni di taratura (es. 0,1 mg/L; 0,5 mg/L; 2,5 mg/L e 10 mg/L) diluendo opportunamente
la soluzione di solfito (6.3).
Iniettare una aliquota della prima soluzione di taratura e registrare il tempo di ritenzione e
l’altezza o area del picco. Ripetere l’iniezione con le altre soluzioni. In Fig. 1 è riportato a titolo
esemplificativo il cromatogramma di una soluzione di riferimento multipla contenente solfito.
Tracciare il grafico di taratura ponendo in ascissa le concentrazioni della soluzione di solfito
e in ordinata le altezze o aree dei picchi corrispondenti. Il solfito presenta picchi con altezza
di circa la metà rispetto a quella del solfato. La differenza dei tempi di ritenzione si mantiene
costante (1,7-2 minuti) nell’intervallo di concentrazioni considerato (da 0,1 a 10 mg/L).
610
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
7.3 Determinazione
Iniettare una aliquota del campione e registrare il tempo di ritenzione e l’altezza o area del
picco. Le soluzioni di taratura e i campioni vanno analizzati nell’arco della giornata.
8. Calcoli
Ricavare dalla retta di taratura la concentrazione del solfito presente nel campione. In alternativa,
se la risposta è lineare, ricavare la concentrazione dalla seguente formula:
dove:
Ac = area del picco del campione;
As = area del picco della soluzione di riferimento;
Cs = concentrazione della soluzione di riferimento.
Figura 1: Cromatogramma di una soluzione di riferimento multipla. Cl (3 mg/L), N-NO2 (0,5 mg/L), Br (1 mg/L), ClO3
(1 mg/L), N-NO3 (2 mg/L), P-PO4 (0,25 mg/L), SO3 (1 mg/L), SO4 (15 mg/L), C2O4 (10 mg/L).
9. Qualità del dato
Su campioni d’acqua contenenti da 0,1 a 10 mg/L di solfito, analizzati in quintuplicato, si è
ottenuto un coefficiente di variazione, CV(%) = (scarto tipo/valore medio)·100, inferiore al
2%. Su campioni di acque reflue contenenti solfato e solfito nel rapporto 400:1 (10 mg/L di
solfito, 4000 mg/L di solfato), analizzati da un singolo laboratorio, si è ottenuto un coefficiente
di variazione del 5,5%. In un esercizio di interconfronto tra 7 laboratori su un campione
sintetico (0,85±0,02 mg/L di solfito) si è ottenuto un coefficiente di variazione dell’8%.
I limiti di rivelabilità sono di 0,02 mg/L e di 0,05 mg/L rispettivamente come limite di determinazione
e di quantificazione (secondo IUPAC).
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1992): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
Method 4110B, XX Ed. (Washington, APHA), 4-2/4-6.
ASTM (1988): “A annual Book of ASTM Standards”, 11.01, Water(1), D4327-88, (Philadelphia).
GRADOS N., CAMPANELLA L., CALDARELLI E. & MAJONE M. (1986): “Determinazione del
solfito nelle acque mediante cromatografia ionica”, Notiziario IRSA Metodi Analitici per le
Acque, 6, (4), 33-47.
IRSA (1986): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 493.
KURTENACKER A. (1924): “The aldehyde-bisulfite reaction in mass analysis”, Z. Anal.
Chem., 64, 56.
UNI EN ISO 10304-3 (2000): Qualità dell’acqua: Determinazione di anioni disciolti per cromatografia
ionica in fase liquida – Determinazione di cromato, ioduro, solfito, tiocianato e
tiosolfato.
VALSECCHI S. & TARTARI G. (1992): “Determinazione di alcune specie anioniche in cromatografia
ionica”, Notiziario IRSA Metodi Analitici per le Acque, 12, (1), 1-12.
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
4160. Solfuro
Tra i principali solfuri presenti in natura, particolare menzione meritano alcuni minerali di importante
uso come materie prime per l’estrazione di metalli: blenda (ZnS), galena (PbS), pirite (FeS2),
calcopirite (Cu2Fe2S4) e cinabro (HgS). In natura esiste libero anche l’acido solfidrico, esso viene
prodotto nei processi anaerobici di decomposizione del materiale organico e costituisce uno dei
principali componenti volatili emessi nei processi vulcanici. Elevate concentrazioni di solfuri si possono
trovare nelle acque di falda di zone vulcaniche, generalmente in associazione al ferro.
Accanto ai prodotti di scarto della lavorazione dei minerali per uso metallurgico, alcuni processi
industriali costituiscono importanti sorgenti di solfuri (produzione di gas di città, del
raion e desolforazione dei prodotti dell’industria petrolchimica). I reflui di diverse industrie
(alimentari, carta, ecc.) sono, infine, fra le principali fonti di solfuri nelle acque naturali.
I solfuri possono formare composti ionici e non ionici. Normalmente i solfuri metallici formano
composti a carattere covalente, dotati di una spiccata insolubilità in acqua; solo i solfuri
dei metalli alcalini ed alcalino terrosi, composti a carattere ionico, sono solubili in acqua.
Nelle acque lacustri ossigenate non si riscontrano ioni solfuro, la loro presenza, determinata dalla
riduzione dei solfati, si riscontra solo in condizioni anossiche nelle acque ipolimniche di laghi
ad elevata trofia. In acque fluviali la presenza di solfuri può essere legata ad occasionali immissioni
industriali o a situazioni di elevato carico organico in grado di rendere anossiche le acque.
1. Principio del metodo
Il metodo prevede l’ossidazione dello ione solfuro mediante una soluzione di iodio in presenza
di acido cloridrico concentrato. L’eccesso di iodio viene titolato con una soluzione di
tiosolfato di sodio.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del solfuro disciolto e del solfuro totale (disciolto+sospeso
sotto forma di solfuro metallico) in acque sotterranee, superficiali (comprese le acque
di mare), in scarichi domestici e industriali nell’intervallo di concentrazione 1-100 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Interferiscono sostanze riducenti che reagiscono con lo iodio come tiosolfati, solfiti e composti organici.
L’interferenza può essere rimossa trattando il campione con una soluzione di acetato di zinco
(1,5 mL/L di campione) e una soluzione di idrossido di sodio 6 M (1 mL/L di campione) a pH>9.
Si ottiene la precipitazione dei solfuri come ZnS, si filtra il precipitato su filtro in fibra di vetro,
si recupera il precipitato con acqua e si porta al volume originario del campione. Si procede
alla determinazione come descritto nel Paragrafo 7.1.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
All’atto del prelievo del campione occorre limitare al massimo il contatto con l’aria sia perchè
l’acido solfidrico è volatile sia perché esso può venire ossidato dall’ossigeno. I campioni
destinati all’analisi del solfuro totale (che possono quindi contenere anche solidi sospesi) vanno
stabilizzati con acetato di zinco (2 mL di soluzione 2 M per litro di campione) che causa
la precipitazione di solfuro di zinco, mentre quelli relativi alla determinazione del solfuro disciolto
devono essere analizzati entro tre minuti dal momento del prelievo.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura di laboratorio
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi e l’acqua indicata nel seguito deve essere deionizzata
e distillata.
6.1 Soluzione di acetato di zinco 2 M (220 g/L)
Sciogliere 220 g di acetato di zinco diidrato Zn(C2H3O2)2·2H2O in acqua e portare a volume
in matraccio tarato da 1 litro.
6.2 Acido solforico concentrato (H2S04, d=1,84)
6.3 Soluzione di iodio 0,025 N
Sciogliere 20-25 g di ioduro di potassio (KI) in poca acqua e aggiungere 3,174 g di iodio
(I2). Dopo che lo iodio si è sciolto, diluire ad 1 litro e titolare con tiosolfato di sodio 0,025 N
usando salda d’amido come indicatore.
6.4 Acido cloridrico concentrato (HCl, d=1,19)
6.5 Soluzione di tiosolfato di sodio 0,025 N
Sciogliere 6,205 g di tiosolfato di sodio pentaidrato (Na2S2O3·5H2O) in acqua e diluire a
1 L. La soluzione può essere stabilizzata con 5 mL di cloroformio o 0,4 g di NaOH e quindi
titolata con KH(IO3)2.
Per tale titolazione preparare una soluzione 0,0021 M di KH(IO3) pesando 0,8124 g del sale
seccato a 110°C e sciogliendoli in 1 L di acqua; introdurre in un beaker 1-2 g di ioduro di
potassio sciogliendoli in poca acqua; aggiungere alcune gocce di H2SO4 concentrato e 20 mL
della soluzione di idrogenoiodato di potassio. Diluire a 200 mL e titolare lo iodio sviluppatosi
con la soluzione di tiosolfato (6.5) fino ad ottenere un colore giallo paglierino. Aggiungere
la salda d’amido e continuare a titolare fino a scomparsa del colore azzurro.
6.6 Salda d’amido
Preparare in un mortaio una emulsione di salda solubile (5-6 g) con poca acqua e travasare
il tutto in un litro di acqua bollente. Dopo qualche minuto di ebollizione, lasciare a riposo tutta
una notte e quindi utilizzare il liquido limpido sovrastante, al quale come antifermentativo
possono aggiungersi 1,25 g di acido salicilico o poche gocce di toluene.
6.7 Soluzione di cloruro di alluminio (694 g/L)
Sciogliere 694 g di cloruro di alluminio esaidrato (AlCl3·6H2O) (contenuto in recipiente sigillato,
poiché il prodotto è molto igroscopico) in 1 L di acqua.
614
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
6.8 Soluzione di idrossido di sodio 6 M
Sciogliere 24 g di idrossido di sodio (NaOH) in pasticche in acqua e diluire a 100 mL.
7. Procedimento
7.1 Determinazione del solfuro totale
Porre in una beuta da 500 mL un eccesso noto di iodio (1,00 mL di soluzione di iodio 0,025
N è equivalente a 0,400 mg di solfuro), e aggiungere, se necessario, acqua fino ad ottenere
un volume di circa 20 mL.
Acidificare con 1 mL di acido cloridrico concentrato (6.4), tappare ed agitare; aggiungere
200 mL di campione. Se il colore dello iodio scompare aggiungere altro iodio. L’eccesso di
iodio è retrotitolato con tiosolfato 0,025 N (6.5) usando salda d’amido come indicatore. Al
fine di ottenere una maggiore accuratezza, specie per piccole concentrazioni in solfuro, è opportuno
fare una prova in bianco sui reagenti.
7.2 Determinazione del solfuro disciolto
Prima di procedere come descritto nel paragrafo precedente separare per sedimentazione i
solfuri sospesi facendoli flocculare per aggiunta di cloruro di alluminio e idrossido di sodio.
Riempire pertanto con il campione una bottiglia da un litro, aggiungere 2 mL di soluzione di
cloruro di alluminio (6.7), 2 mL di soluzione di idrossido di sodio (6.8) e tappare in modo che
non rimangano bolle di aria. Le quantità dei reagenti possono essere variate in base all’esperienza
ma il loro rapporto deve rimanere costante.
Agitare vigorosamente per almeno un minuto al fine di realizzare una flocculazione completa.
Lasciare poi sedimentare fino a che il liquido sovrastante è ragionevolmente chiaro (in genere
bastano 15 minuti); sifonare un volume opportuno di tale liquido che viene analizzato
come precedentemente descritto (7.1).
7.3 Determinazione dell’acido solfidrico non ionizzato
Dalla determinazione del solfuro disciolto, noto il pH del campione originale, si può risalire
facilmente alla concentrazione dell’acido solfidrico non ionizzato. La seguente tabella consente
di ottenere rapidamente questa concentrazione, moltiplicando quella del solfuro disciolto
per un fattore opportuno (la temperatura deve essere intorno ai 25°C):
5,0 0,99 6,8 0,55 7,7 0,13
5,4 0,97 6,9 0,49 7,8 0,11
5,8 0,92 7,0 0,44 7,9 0,089
6,0 0,89 7,1 0,38 8,0 0,072
6,2 0,83 7,2 0,33 8,2 0,046
6,4 0,76 7,3 0,28 8,4 0,030
6,5 0,71 7,4 0,24 8,8 0,012
6,6 0,66 7,5 0,20 9,2 0,0049
6,7 0,61 7,6 0,16 9,6 0,0019
pH Fattore pH Fattore pH Fattore
COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI
8. Calcoli
Per calcolare la concentrazione del solfuro totale o del solfuro disciolto utilizzare la seguente
formula:
dove:
a = volume (mL) di soluzione di iodio impiegato nella titolazione;
b = volume (mL) di soluzione di tiosolfato impiegato nella titolazione;
NI = normalità della soluzione di iodio;
NT = normalità della soluzione di tiosolfato;
V = volume (mL) di campione prelevato;
16 = peso equivalente del solfuro.
9. Qualità del dato
Determinazioni effettuate (n=7) da un singolo laboratorio su soluzioni sintetiche di acqua
deionizzata contenenti 10 mg/L di solfuro hanno fornito una precisione, espressa come scarto
tipo, pari a 0,1 mg/L.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA).
IRSA (1986): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 495-497.