METALLI E SPECIE METALLICHE
3000 - METALLI E SPECIE METALLICHE
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Nelle sezioni seguenti sono descritti i metodi per la determinazione di specie metalliche; sono
inclusi anche alcuni elementi (come ad esempio il boro) i quali non possono essere propriamente
considerati metalli. Nel caso dei metalli, con alcune eccezioni per metalli alcalini e
alcalino terrosi e tellurio il protocollo analitico è preceduto da informazioni sintetiche su fonti
di generazioni, livelli di concentrazione e criteri di qualità.
I metodi per la determinazione dei metalli prevedono l’impiego di diverse tecniche:
-spettrofotometria di assorbimento atomico in fiamma;
- spettrofotometria di assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica;
- spettrofotometria di assorbimento atomico con formazione di idruri;
-spettrometria di emissione con sorgente al plasma;
-spettrofotometria di assorbimento molecolare nel visibile;
-cromatografia ionica.
Tutte queste tecniche sono ampiamente descritte nella parte generale (Sezione 1020).
Sempre nella parte generale sono indicati metodi di campionamento e di conservazione del
campione (Sezione 1030).
I metalli possono essere presenti sia nella fase liquida sia nella fase solida; pur non essendoci
nella realtà separazioni nette tra disciolto e particolato, ma piuttosto un “continuo” di dimensioni
molecolari, nella pratica si sono adottate per convenzione le seguenti definizioni:
-metallo disciolto: il metallo presente nella fase liquida di un campione non acidificato
passato attraverso un filtro avente una porosità di 0,45 µm;
-metallo sospeso (o in sospensione): il metallo presente nella fase solida di un
campione non acidificato trattenuta da un filtro avente porosità di 0,45 µm;
-metallo totale: la somma delle concentrazioni del metallo disciolto e del metallo
sospeso;
-metallo estraibile con acido: la concentrazione di metallo in soluzione dopo
trattamento di un campione non filtrato con acido. Questo trattamento può essere
più o meno forte, secondo lo scopo delle indagini; ovviamente quanto più
il trattamento è forte, tanto più la concentrazione del metallo estraibile con acido
diventa prossima alla concentrazione del metallo totale.
Esistono molte raccomandazioni sull’uso in sicurezza di strumentazione analitica e di reattivi
di laboratorio. Data la diversità di tipologie e modelli di strumenti e l’elevato numero di reattivi
utilizzati nei singoli metodi proposti in questa parte del manuale, non è possibile in questa
sede operare una lista di tutte le possibili avvertenze. Pertanto, si rimanda alla consultazione
dei manuali d’uso dei singoli strumenti e delle schede di sicurezza dei singoli reattivi,
nonché alla lettura delle frasi di rischio riportate sulle etichette degli imballaggi delle sostanze
e preparati utilizzati.
Solo per alcuni casi particolari si è provveduto ad esplicitare, all’interno del singolo metodo,
particolari avvertenze sulla sicurezza d’uso della strumentazione e dei reattivi.
Comunque tutte le operazioni analitiche devono essere effettuate nel rispetto delle disposizioni
stabilite dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
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3010. Trattamento preliminare dei campioni per
l’analisi dei metalli mediante mineralizzazione
acida
METODO A - Mineralizzazione acida convenzionale
1. Principio del metodo
Il metodo consiste in una digestione con acido concentrato a caldo in recipienti chiusi in stufa (o
aperti sotto cappa) di campioni acquosi tal quali per portare in soluzione i metalli associati al
particolato o presenti in forma colloidale e/o organica. La digestione di campioni acquosi tal
quali, che può avvenire con modalità più o meno drastiche, dà una stima del metallo totale, che
è funzione oltre che delle condizioni sperimentali anche delle proprietà specifiche del metallo.
I metalli totali così ottenuti possono essere analizzati con spettrometria di emissione in sorgente
plasma (ICP-OES) o spettrometria di assorbimento atomico (in fiamma, mediante atomizzazione
elettrotermica, mediante formazione di idruri).
2. Interferenze e cause di errore
Si consiglia di utilizzare il metodo di digestione meno forte, che garantisca un recupero completo
e compatibile con le tecniche analitiche da utilizzare a seconda del metallo in esame. La
digestione con acido nitrico è la più adeguata per la maggior parte dei campioni e il nitrato
costituisce una buona matrice per le diverse tecniche analitiche (ETA-AAS, F-AAS).
Alcuni campioni richiedono l’aggiunta di altri acidi (perclorico, cloridrico, solforico, fluoridrico)
per una digestione più efficace. Poiché questi acidi possono interferire nell’analisi di alcuni
metalli o costituire una scadente matrice per l’analisi, è necessario verificare la percentuale
di recupero dei metalli per ogni procedura di digestione utilizzata.
In generale la digestione con il solo acido nitrico è consigliata per campioni scarsamente inquinati
o per composti facilmente ossidabili, la miscela HNO3-H2SO4 o HNO3-HCl per la sostanza
organica facilmente ossidabile; la miscela HNO3-HClO4 o HNO3-HClO4-HF è necessaria
per mineralizzare la sostanza organica refrattaria o i minerali (ad esempio silice). Attualmente
la tendenza è di utilizzare acido nitrico e cloridrico, od anche la miscela tra i due (acqua
regia 1:3 v/v HNO3-HCl), mentre si tende a sconsigliare l’uso dell’acido perclorico per i
rischi connessi con possibili esplosioni, e ad utilizzare l’acido fluoridrico in aggiunta ad altri
acidi, quando necessario, facendo particolare attenzione nel maneggiarlo e indossando le protezioni
necessarie alla sicurezza dell’operatore. L’utilizzo di contenitori chiusi ad alta pressione
presenta alcuni vantaggi rispetto ai sistemi aperti, quali quelli di poter operare con minori volumi
di acidi, di poter operare a temperature e pressioni più elevate di quella atmosferica, di
diminuire il livello di contaminazione e di evitare la perdita di elementi volatili. Particolare attenzione
deve essere rivolta al materiale con cui è fatto il contenitore, ad esempio con l’acido
fluoridrico i contenitori non devono essere in vetro o quarzo. Si consiglia inoltre di utilizzare il
minore volume possibile di soluzione acida, per minimizzare la contaminazione dei campioni
da parte delle impurezze contenute negli acidi, e di preparare sempre dei bianchi di controllo.
3. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
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4. Apparecchiature
4.1 Vetreria di laboratorio
4.2 Piastra riscaldante o stufa dotata di controllo della temperatura e di temporizzatore
4.3 Contenitori chiusi per la digestione, singoli o in sistemi multiposto.
5. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere di grado ultrapuro e l’acqua utilizzata per la preparazione dei
reattivi deve essere ad elevato grado di purezza (conducibilità <0,1µS/cm).
5.1 Acido nitrico concentrato di grado ultrapuro (HNO3 )
5.2 Acido cloridrico concentrato di grado ultrapuro (HCl)
6. Procedimento
6.1 Procedimento con il sistema chiuso
Per la mineralizzazione acida in un sistema chiuso sono utilizzati dei contenitori in PTFE o
fluoro-polimeri con coperchio, alloggiati in piastre metalliche multiple o camicie metalliche
singole, dotate di valvole per la pressione. Prelevare, preferibilmente per pesata, e trasferire
nel contenitore per la digestione 45 mL di campione acquoso, dopo averlo ben mescolato.
Aggiungere 5 mL di HNO3. Chiudere il contenitore con il coperchio e controllare la valvola
per il controllo della pressione, seguendo le istruzioni della casa produttrice. Preparare per
ogni tornata di campioni anche dei bianchi (45 mL di acqua e 5 mL di acido), i campioni con
le aggiunte e i campioni in doppio, secondo il protocollo del controllo di qualità. Porre il sistema
in stufa a 95°C per due ore. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente ed aprire i
contenitori sotto cappa. Trasferire i campioni digeriti in bottiglie di plastica, opportunamente
lavate con acido; qualora si noti la presenza di precipitato lasciar sedimentare o filtrare il
campione digerito.
6.2 Procedimento con il sistema aperto
6.2.1 Mineralizzazione con acido nitrico
Agitare il campione e trasferire un volume adeguato (100 mL) in una beuta da 125 mL, aggiungere
5 mL di acido nitrico, riscaldare su una piastra e lasciar evaporare fino al minor volume
possibile (10-20 mL). Continuare a riscaldare e ad aggiungere acido nitrico, se necessario,
fino a che la mineralizzazione sia completa, cioè fino ad ottenere una soluzione trasparente
ed incolore. Non fare andare a secco. Trasferire la soluzione, dopo averla filtrata se
necessario, in un matraccio tarato da 100 mL, aggiungere due successive aliquote di 5 mL di
acqua con cui sono state lavate le pareti della beuta, lasciar raffreddare la soluzione e portare
a volume con acqua. Per campioni a basse concentrazioni si consiglia di aumentare il
volume iniziale di campione.
6.2.2 Mineralizzazione con acido nitrico e cloridrico
Se fosse necessaria una mineralizzazione più forte, agitare il campione e trasferire un volume
adeguato (100 mL) in una beuta da 125 mL, aggiungendo 3 mL di acido nitrico, riscaldare
su una piastra e far evaporare il campione fino a un volume di 5 mL, evitando l’ebollizione
o di mandare a secco il campione. Far raffreddare ed aggiungere 5 mL di acido nitri
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co, coprire con un vetro di orologio, porre nuovamente sulla piastra riscaldante, aumentando
la temperatura fino ad ottenere un leggero riflusso. Continuare il riscaldamento, aggiungendo
ulteriore acido se necessario, fino a digestione completa, evaporare fino a un volume
di 5 mL e raffreddare nuovamente. Aggiungere 10 mL (1+1) di HCl e 15 mL di acqua. Riscaldare
per altri 15 minuti per sciogliere il precipitato o il residuo. Far raffreddare la soluzione
e trasferirla in matraccio tarato da 100 mL; lavare le pareti della beuta e il vetro di orologio
con acqua versandola, dopo eventuale filtrazione, nello stesso matraccio tarato. In alternativa
centrifugare o lasciar sedimentare. Infine portare a volume. Per campioni a basse
concentrazioni si consiglia di aumentare il volume iniziale di campione.
7. Calcoli
Riportare i risultati come segue:
Concentrazione del metallo (mg/L) = A x B/C
dove:
A = concentrazione (mg/L) del metallo nella soluzione digerita;
B = volume finale (mL) della soluzione digerita;
C = volume (mL) di campione.
METODO B - Mineralizzazione acida con sistema a microonde
Introduzione
Negli ultimi decenni l’impiego delle microonde come sorgente di energia termica ha trovato
una vastissima applicazione, sia in campo industriale che domestico. L’energia delle microonde
copre uno spettro di frequenze varianti tra 300 e 300.000 MHz, mentre le frequenze
normalmente usate in campo industriale e scientifico variano tra i 900 e i 5000 MHz. La
frequenza più usata per i forni a microonde, che corrisponde anche alla frequenza utilizzata
nei forni a microonde domestici, è di 2450 MHz. L’energia a microonde è una radiazione
non ionizzante che accentua il movimento molecolare per migrazione degli ioni o rotazione
dei dipoli, senza necessariamente causare mutamenti nella struttura molecolare.
Generalmente l’energia a microonde è assorbita dal campione mediante due meccanismi: la
conduzione ionica e la rotazione dei dipoli. La conduzione ionica è la migrazione conduttiva
degli ioni disciolti presenti nelle soluzioni sotto l’effetto di un campo elettromagnetico. Tale migrazione
è influenzata da parametri quali la concentrazione, la mobilità degli ioni e la temperatura
della soluzione. La rotazione dei dipoli consiste invece nell’allineamento delle molecole
che hanno momenti di dipolo non nulli, sotto l’effetto di un campo magnetico. Ambedue
questi meccanismi avvengono nella maggior parte dei casi simultaneamente. Inoltre, rispetto al
riscaldamento tradizionale per conduzione, le microonde riscaldano contemporaneamente tutto
il campione, senza riscaldare i contenitori utilizzati che sono di materiali trasparenti alle microonde.
In tal modo le soluzioni raggiungono molto più rapidamente il proprio punto di ebollizione
e il riscaldamento è molto più veloce ed efficace del sistema tradizionale.
Nei laboratori analitici, la possibilità di sviluppare calore controllabile in modo selettivo ha reso
possibile l’applicazione delle microonde oltre che a trattamenti generali di riscaldamento,
anche a processi di disidratazione rapida e alla determinazione analitica dell’umidità di campioni
diversi, a reazioni chimiche delicate da condurre in breve tempo a temperatura controllata
in modo riproducibile e a tecniche rapide per la preparazione dei campioni d’analisi.
I campi di applicazione attuali sono notevolmente ampi, e comprendono la preparazione dei
campioni per l’analisi mediante spettrometria atomica o al plasma, polarografia ed altri metodi
elettrochimici, mediante processi di solubilizzazione dei materiali inorganici e di incenerimento
e/o mineralizzazione umida delle sostanze organiche.
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1. Principio del metodo
Il metodo consiste in una digestione con acido concentrato a caldo, in recipienti chiusi in forni
a microonde diffuse o in recipienti aperti in forni a microonde focalizzate, di campioni acquosi
tal quali per portare in soluzione i metalli associati al particolato o presenti in forma colloidale
e/o organica. La digestione di campioni acquosi tal quali, che può avvenire con modalità più
o meno drastiche, dà una stima del metallo totale, che è funzione oltre che delle condizioni
sperimentali anche delle proprietà specifiche del metallo.
I metalli totali così ottenuti possono essere analizzati con spettrometria di emissione in sorgente
plasma (ICP-OES) o spettrometria di assorbimento atomico (in fiamma, F-AAS, mediante
atomizzazione elettrotermica, ETA-AAS, mediante formazione di idruri, HG-AAS).
Esistono, allo stato attuale, due famiglie di strumenti: quelli che prevedono il riscaldamento con
microonde diffuse e quelli con microonde focalizzate. I componenti principali delle due tipologie
di strumenti sono identici: Le microonde sono generate da un generatore (chiamato magnetron),
propagate attraverso una guida d’onda e propagate all’interno della camera di riscaldamento.
Nei sistemi a microonde diffuse, le microonde emesse dal magnetron sono erogate, per mezzo
di un agitatore, all’interno del forno, che deve essere ermeticamente chiuso per evitare la dispersione
delle microonde all’esterno, dove vanno rimbalzando tra le sue pareti costruite di metallo
che le riflette in tutte le direzioni. I campioni sono contenuti in contenitori ermeticamente
chiusi costituiti di materiali trasparenti alle microonde (PTFE, quarzo, ecc.) e in grado di sopportare
gli aumenti di temperatura e pressione che si generano all’interno dei contenitori stessi.
Negli strumenti di nuova concezione, sono inoltre previsti dei sistemi di regolazione e controllo
delle pressioni e delle temperature all’interno dei contenitori.
Gli strumenti a microonde focalizzate, invece, focalizzano le microonde prodotte dal magnetron
in un fascio ristretto verso la cavità dove è situato il campione. Il fascio di microonde è in
tal modo focalizzato direttamente sulla parte inferiore del contenitore dove si trova la miscela
del campione con i reagenti, consentendo di ridurre la potenza applicata e quindi la dispersione
dell’energia elettromagnetica. Si può perciò lavorare a pressione atmosferica con contenitori
aperti muniti di refrigerante a ricadere per assicurare la necessaria azione di riflusso.
In entrambe le configurazioni strumentali la camera è fornita di un camino o di un sistema di
estrazione dei vapori prodotti, che è collegato a sistemi di ventilazione programmabile o a
dispositivi di aspirazione e di abbattimento dei fumi.
2. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del forno a microonde permette di minimizzare i tempi di analisi e le quantità di acido
da utilizzare.
Alte concentrazioni di materiale organico presente nei campioni, possono causare pressioni
troppo elevate nei contenitori utilizzati, con il rischio di avere perdite di materiale durante la
mineralizzazione. In tali casi converrà ridurre la quantità di campione sottoposto a mineralizzazione
e, in ogni caso, è preferibile l’utilizzo di strumentazioni che prevedano il controllo
della pressione e/o della temperatura.
3. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
4. Apparecchiature
4.1 Apparecchiatura a microonde diffuse
4.1.1 Forno a microonde diffuse che consenta la programmazione della potenza erogata
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METALLI E SPECIE METALLICHE
(generalmente i forni attualmente in commercio hanno potenze massime nominali compresetra 600 e 1200 Watt). È consigliabile sia presente un sistema di monitoraggio della temperatura
e/o della pressione all’interno dei contenitori durante la mineralizzazione.
4.1.2 Contenitori chiusi per la digestione, in materiale polimerico (PTFE o fluoro-polimeri)
resistente agli acidi e in grado di resistere ad elevate pressioni (almeno 30 bar).
4.2 Apparecchiatura a microonde focalizzate
4.2.1 Forno a microonde focalizzate che consenta la programmazione della potenza erogata
(generalmente i forni attualmente in commercio hanno potenze massime nominali comprese
tra 200 e 600 Watt). Deve essere presente un sistema di monitoraggio della temperatura
e un sistema a ricadere per la condensazione dei fumi prodotti durante la mineralizzazione.
4.2.2 Contenitori aperti per la digestione, in materiale polimerico (PTFE o fluoro-polimeri),
in vetro pyrex o in quarzo o in alternativa sistema di iniezione in flusso del campione per la
mineralizzazione “on-line” del campione durante la fase di lettura.
4.3 Bilancia analitica, risoluzione 0,01 g.
5. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere di grado ultrapuro e l’acqua utilizzata per la preparazione dei
reattivi deve essere ad elevato grado di purezza (conducibilità <0,1µS/cm).
5.1 Acido nitrico concentrato di grado ultrapuro (HNO3 ) (d=1,40)
6. Procedimento
Indicazioni di carattere generale sull’acido o la miscela di acidi da utilizzare nel procedimento
di digestione, in relazione alle diverse tipologie di matrici, sono riportate al Capitolo
2 del metodo A.
Preparare per ogni tornata di campioni anche dei bianchi, i campioni con le aggiunte e i
campioni in doppio, secondo il protocollo del controllo di qualità. Eseguire la mineralizzazione
in forno a microonde adottando un programma termico costruito seguendo le indicazioni
riportate nel manuale d’uso dello strumento.
Alla fine della digestione, dopo aver lasciato raffreddare i campioni a temperatura ambiente,
aprire i contenitori sotto cappa e trasferire i campioni in matracci tarati. Lavare le
pareti dei contenitori con acqua e versare le acque di lavaggio nei rispettivi matracci, portando
infine a volume. Nel caso si verifichino perdite significative del campione, eliminarlo
e ripetere la mineralizzazione. Trasferire quindi i campioni digeriti in bottiglie di polietilene,
opportunamente lavate con acido; qualora si noti presenza di precipitato lasciar sedimentare
o filtrare il campione digerito, sempre senza operare alcuna diluizione del campione.
Esistono in commercio anche strumentazioni che prevedono l’addizione “on-line” dell’acido
nitrico al campione. Il campione viene quindi fatto passare in un forno a microonde focalizzate
e sottoposto “in flusso” all’azione delle microonde. All’uscita del forno il campione va direttamente
allo strumento per l’analisi.
7. Calcoli
Riportare i risultati come segue:
Concentrazione del metallo (mg/L) = A x B/C
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METALLI E SPECIE METALLICHE
dove:
A = concentrazione (mg/L) del metallo nella soluzione digerita;
B = volume finale (mL) della soluzione digerita;
C = volume (mL) di campione.
Nel caso invece del sistema in flusso, si ha direttamente il risultato finale, in quanto campioni
da analizzare e soluzioni di riferimento subiscono il medesimo trattamento e quindi la medesima
diluizione.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX edition, (Washington, APHA).
KINGSTON H.M. & JASSIE L.B. (1988): “Introduction to Microwawe Sample Preparation:
Theory and Practice. American Chem. Soc., Washington, DC.
KINGSTON H.M. & WALTER P.J. (1992): “Comparison of microwawe versus conventional dissolution
for environmental applications”, Spectroscopy, 7, 20-27.
KINGSTON H.M., WALTER P.J., CHALK S.J., LORENTZEN E.M. & LINK D.D. (1997): “Microwawe-
Enhanced Chemistry: Fundamentals, Sample Preparation, and Applications”, Kingston,
H.M, Haswell, S.J. (Eds), Microwawe-Enhanced Chemistry: Fundamentals, Sample Preparation,
and Applications”, American Chem. Soc., Washington, Cap 3, 223-349.
U.S. EPA (1990):” Microwawe assisted acid digestion of aqueous samples and extracts”. SW846
Method 3015, Test Method for Evaluating Solid Waste, Washington.
ZLOTORZYNSKI A. (1995): “The application of microwawe radiation to analytical and environmental
chemistry”, Critical Rev. in Anal. Chem., 25, 43-76.
APPENDICE
A1 - Raccomandazioni sull’uso in sicurezza del microonde
Riguardo l’uso del microonde si raccomanda quanto segue:
1. Esistono molte raccomandazioni d’uso e sicurezze specifiche per ogni modello di forno a
microonde, relativamente alla schermatura dello strumento in oggetto, al possibile rilascio
nell’ambiente di microonde e alla sicurezza dell’operatore dalla contaminazione degli acidi
usati per la mineralizzazione. Non è possibile in questa sede operare una lista di tutte
le possibili avvertenze dei vari modelli, si rimanda perciò alla consultazione del manuale
d’uso dello strumento del laboratorio.
2. I contenitori per l’attacco a microonde sono comunemente costituiti da un “liner” interno e da
uno o più contenitori esterni. I contenitori esterni non sono spesso così resistenti agli acidi e alla
pressione come i “liner” interni: degradazioni chimiche o fisiche di questi contenitori possono
perciò causare problemi di efficienza del sistema e di sicurezza dell’operatore. Si consiglia
perciò di operare un controllo periodico dello stato di conservazione di questi contenitori.
3. Durante la mineralizzazione a microonde la pressione interna dei contenitori raggiunge valori
elevati: si sconsiglia pertanto l’uso di contenitori senza valvole di sfogo in grado di rompersi
alle pressioni indicate dal costruttore. Deve essere inoltre assicurata un’efficiente aspirazione
dall’interno del forno a microonde a una cappa chimica per evitare che la rottura
della valvola di un contenitore possa immettere nell’ambiente vapori acidi con pericolo per
l’operatore.
4. Si deve in ogni caso evitare l’uso di forni a microonde domestici, del tipo di quelli da cucina.
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A2 - Norme per la taratura di un forno a microonde
1. Pesare una quantità esatta di acqua deionizzata in un bicchiere di teflon da 1 litro. Lasciare
riposare a temperatura ambiente il contenitore con l’acqua, quindi misurare la temperatura
dell’acqua con una termocoppia tarata.
2. Porre quindi il contenitore nel forno a microonde e sottoporlo a riscaldamento per un tempo
definito (generalmente 1-2 minuti) alla potenza voluta, impostando l’apposito programma
di riscaldamento.
3. Terminato il programma, togliere il contenitore dal forno, aggiungere un’ancoretta magnetica
e agitare il liquido su un agitatore magnetico, quindi misurare la temperatura. La
misura della temperatura deve essere effettuata in ogni caso entro 30 secondi dalla fine
del programma termico.
4. Calcolare la differenza di temperatura tra il valore misurato dopo il riscaldamento e il valore
iniziale.
5. Ripetere le operazioni descritte ai punti 1÷4 altre 2 volte.
6. Calcolare la media delle tre differenze di temperatura.
L’innalzamento di temperatura è correlato alla potenza effettivamente erogata mediante la
formula seguente:
K·Cp·m·.T
p = m
t
dove
P = potenza apparente assorbita espressa in Watt;
K = fattore di conversione da calorie/sec a watt pari a 4,184;
Cp = calore specifico dell’acqua a temperatura ambiente pari a 0,9997 cal·g-1·C-1);
m = massa dell’acqua espressa in grammi;
.Tm = media delle differenze di temperatura registrate prima e dopo il riscaldamento nel forno;
t = tempo di riscaldamento in secondi.
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3020. Determinazione di elementi chimici
mediante spettroscopia di emissione
con sorgente al plasma (ICP-OES)
1. Principio del metodo
La base del metodo consiste nella misura delle intensità delle radiazioni elettromagnetiche
emesse dagli atomi/ioni eccitati delle specie presenti nel campione, mediante tecniche spettrometriche
con sorgente al plasma (ICP-OES). Il plasma è un gas altamente ionizzato, prodotto,
in strumenti ICP, per induzione elettromagnetica generata da un campo di radiofrequenze.
Le più comuni radiofrequenze usate sono dell’ordine di 27 o 40 Mhz. Il campione e
le soluzioni di taratura vengono opportunamente nebulizzate e l’aerosol viene trasportato nel
plasma, dove, in seguito a fenomeni di eccitazione, avviene la produzione dello spettro di
emissione composto dalle righe caratteristiche degli elementi presenti. Tali righe, dopo essere
state separate mediante un sistema di dispersione vengono inviate su un rivelatore (fotomoltiplicatore
o a stato solido) che produce un segnale elettrico di intensità proporzionale all’intensità
delle righe di emissione. Le intensità di emissione vengono rilevate, simultaneamente o
in sequenza, e la concentrazione di analita presente nel campione viene determinata per confronto
con una soluzione di riferimento a concentrazione nota.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione delle frazioni disciolta, particolata e totale di 34 elementi
chimici in acque reflue, superficiali, di falda e potabili. La Tab. 1 riporta l’elenco degli
elementi per i quali il metodo è applicabile, le principali lunghezze d’onda analitiche ed i limiti
di rivelabilità “tipici” ottenibili per ciascun elemento. Le indicazioni di Tab. 1 sono riportate
a scopo puramente orientativo, in quanto dipendono strettamente dalle caratteristiche tecniche
dell’apparecchiatura utilizzata. Si possono utilizzare altre lunghezze d’onda, se queste
garantiscono una sensibilità sufficiente al soddisfacimento delle richieste analitiche e soprattutto
la possibilità di minimizzare le eventuali interferenze spettrali presenti.
3. Interferenze e cause di errore
La spettroscopia di emissione con sorgente al plasma (ICP-OES) rappresenta una tecnica analitica
“relativa” con la quale è possibile determinare la concentrazione degli analiti solo se essi
vengono confrontati con soluzioni di riferimento a concentrazione nota. Qualsiasi caratteristica
del campione che provoca una variazione dell’ampiezza del segnale di emissione rispetto
ai campioni di riferimento, genera un disturbo. L’insieme di tutti i potenziali disturbi che
conducono ad errori di misura viene definito “interferenza”. In considerazione poi dell’origine
del disturbo, si definiscono interferenze chimiche, fisiche, spettrali (del fondo o di riga).
L’insieme delle interferenze menzionate (che possono essere potenzialmente presenti), se non
adeguatamente corrette, producono variazioni dell’intercetta sull’asse Y della retta di taratura
(effetto di tipo additivo) oppure variazione del coefficiente angolare della retta (effetto di
tipo moltiplicativo). L’effetto di tipo additivo è riconducibile ad interferenze dovute al fondo o
di riga mentre l’effetto di tipo moltiplicativo è riconducibile ad interferenze di natura chimica
e/o fisica che alterano i processi di trasporto alla torcia o di eccitazione, producendo modificazioni
nel processo di nebulizzazione o di eccitazione.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3.1 Interferenze del fondo (o “background”)
Le interferenze del fondo possono essere sia negative che positive e sono causate da uno o
più componenti della matrice che, direttamente o indirettamente, provocano uno dei seguenti
fenomeni: variazione di temperatura della sorgente (con conseguente variazione del “continuo”
emesso dalla sorgente), bande di emissione molecolari, “luce diffusa”, ricombinazioni
ioni-elettroni.
L’entità di queste interferenze varia con le condizioni operative adottate e solo nel caso della
“luce diffusa”, alcune soluzioni strumentali (reticolo olografico, doppio monocromatore, ecc.)
possono ridurre sensibilmente il problema. La misura del segnale di emissione e del fondo,
necessaria per la correzione dell’interferenza, viene comunemente eseguita ai lati della riga
analitica. La zona spettrale in cui viene effettuata la misura dipende dalla complessità dellospettro intorno alla riga analitica prefissata. È possibile effettuare una correzione del fondo
da uno o da entrambi i lati della riga analitica.
Conoscendo il tipo di sostanza interferente, la sua concentrazione e ammettendo che sia costante
nei diversi campioni è possibile effettuare la correzione di questa interferenza anche
ricorrendo al metodo della matrice simulata.
3.2 Interferenze di riga o spettrali
Le interferenze di riga si verificano per sovrapposizione (parziale o totale) tra la riga analitica
e la riga di un altro elemento. La sovrapposizione può essere “virtuale” in quanto dovuta
a scarsa risoluzione dello spettrometro, o reale, ossia la riga interferente cade entro la larghezza
della riga analitica. La correzione delle interferenze dovute a sovrapposizione di riga
non è sempre possibile e comporta comunque un peggioramento della precisione analitica.
Per tali motivi è sempre conveniente impiegare un’altra riga analitica esente da interferenze,
se disponibile, avente un adeguato potere separativo. La possibilità di correggere questo
tipo di interferenze dipende dal grado di sovrapposizione e dal rapporto di intensità tra
le due righe. In alcuni casi, infatti, la riga analitica è totalmente “nascosta” dalla riga interferente
e pertanto non esiste alcuna possibilità di impiegare tale riga per effettuare la misura
analitica (se non quella di separare chimicamente l’analita dall’interferente). Nel caso, invece,
di sovrapposizioni meno marcate è possibile effettuare interventi di correzione. Attualmente,
questi si basano sul calcolo del valore di intensità di emissione prodotto dall’elemento
interferente in corrispondenza del picco analitico, valore che viene sottratto al segnale di
emissione totale per ottenere il segnale “pulito” dovuto all’analita. Il calcolo di questo valore
può essere effettuato con diverse procedure di interpolazione matematica. Esistono diversi
atlanti e procedure “software” per l’individuazione e la correzione di interferenze spettrali,
ma non di rado ci si trova di fronte ad interferenze “non previste”. Rimane pertanto la necessità
di effettuare uno studio sperimentale ogni qualvolta si analizza una nuova tipologia di
matrice (o comunque con differenti rapporti interelementari), allo scopo di evidenziare la presenza
di interferenze spettrali.
La Tab. 2 fornisce una lista delle interferenze spettrali più comuni per i vari elementi analizzati.
Nel caso di strumenti simultanei in cui è possibile analizzare contemporaneamente lo
stesso analita a più lunghezze d’onda è particolarmente agevole verificare la presenza di interferenze
spettrali confrontando la risposta strumentale tra due o più righe analitiche e rigettando
quella che fornisce risultati anomali.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Ag 328,068 0,005
338,289 0,01
Al 308,215 0,04
396,152 0,03
237,312 0,03
As 193,696 0,03
197,197 0,1
189,042 * 0,14
B 208,959 0,001
249,678 0,006
249,773 0,005
Ba 233,527 0,004
455,403 0,002
493,409 0,001
Be 313,042 0,0007
234,861 0,0003
Bi 223,061 0,04
306,772 0,08
Ca 317,933 0,01
393,366 0,0002
315,89 0,02
Cd 214,438 0,004
226,502 0,002
228,802 0,003
Co 228,616 0,007
230,786 0,01
Cr 205,552 0,01
206,15 0,007
267,716 0,01
283,563 0,01
284,325 0,01
Cu 324,754 0,005
327,396 0,01
219,958 0,01
Fe 259,940 0,007
238,204 0,005
239,562 0,005
K 766,490 ** 2
769,896 -
Li 460,286 0,9
670,784 0,004
Mg 279,079 0,03
279,553 0,0005
285,213 0,001
Mn 257,610 0,002
293,306 0,01
294,92 0,008
Mo 202,030 0,008
203,844 0,02
Na 589,592 0,1
588,995 0,03
Ni 221,647 0,01
231,604 0,015
232,003 0,02
P 213,618 0,1
214,914 0,1
Pb 220,353 0,03
216,999 0,1
Elemento Riga (nm) Limite di rivelabilità (mg/L)
Tabella 1: Righe analitiche raccomandate e relativi limiti di rivelabilità (mg/L) (APHA, 1998; EPA, 1992)
segue
METALLI E SPECIE METALLICHE
segue
S 182,037 * 0,5
Sb 206,833 0,03
217,581 0,05
Se 196,090 0,08
203,985 0,1
Si 251,611 0,02
212,412 0,02
288,158 0,03
Sn 235,484 0,1
189,980 * 0,02
Sr 407,771 0,0005
421,552 0,0006
460,733 0,1
Ti 334,941 0,005
337,280 0,01
336,121 0,01
Tl 190,864 * 0,03
276,787 0,1
V 290,882 0,01
292,402 0,01
310,230 0,01
W 207,911 0,03
209,860 0,05
239,709 0,06
Zn 206,200 0,005
202,548 0,004
213,856 0,002
Zr 343,823 0,01
339,198 0,008
* collocare il sistema ottico dello strumento sotto vuoto o sotto flusso di gas inerte; ** interferisce il Mg sulla misura
del K.
Elemento Riga (nm) Limite di rivelabilità (mg/L)
3.3 Interferenze di tipo chimico e/o fisico
Le interferenze di tipo moltiplicativo si manifestano come modificazioni del segnale analitico
e sono prodotte dalla matrice che produce alterazioni nei processi di trasporto alla torcia, desolvatazione,
atomizzazione, eccitazione. Le interferenze connesse al processo di trasporto e
desolvatazione sono principalmente riferibili a variazioni di densità, viscosità e tensione superficiale
della soluzione. Variazioni dell’efficienza del meccanismo di trasporto possono anche
essere dovute a una distribuzione non omogenea di matrice e analita nelle particelle di
aerosol nebulizzate. I processi di atomizzazione ed eccitazione dell’analita raramente risultano
interferiti dalla matrice. Per taluni elementi possono a volte verificarsi interferenze dovute
a modifiche dell’equilibrio di ionizzazione dell’analita. L’effetto positivo o negativo sulla
sensibilità analitica è da porre in relazione all’origine ionica o atomica della riga analitica.
Le interferenze che producono un effetto di tipo moltiplicativo sulla sensibilità analitica possono
essere corrette soddisfacentemente adottando opportune procedure di taratura quali il
metodo delle aggiunte note, il metodo della soluzione di riferimento simulata e il metodo del
riferimento interno. Nel caso di strumentazione sequenziale è possibile rendersi conto di eventuali
interferenze analizzando il campione tal quale e dopo opportuna diluizione: se per il
campione corretto dalla diluizione si ottengono valori insoddisfacenti, o comunque oltre i valori
di accuratezza accettabili, si può essere in presenza di interferenze di natura chimica e/o
fisica non meglio identificate, di cui è necessario individuare le cause. Un altro possibile metodo
per accertare la presenza di interferenze fa riferimento alle aggiunte note: se anche l’aggiunta
di analita, nell’ordine di concentrazioni comprese fra 10 e 100 volte il limite di rive-
labilità, porta a risultati al di fuori dei limiti dell’accuratezza del metodo, si è probabilmente
in presenza di sensibili effetti matrice.
200
METALLI E SPECIE METALLICHE
Ag 328,060 Fe, Mn, V
338,289 Cr
Al 308,215 Mn, V, Fe, Mo, Co
396,152 Mo, Cu
167,080 Fe
As 193,696 Fe, Al, V
197,197 Fe, Al
189,042 Al
B 208,959 Al, Mo
249,678 Fe, Cr
249,773 Fe
Ba 233,527 Fe, V
455,403
493,409
Be 313,042 V
234,861 Fe
Bi 223,061 Cu
306,772 Fe, V
Ca 317,933 Fe, V
393,366
Cd 214,438 Fe
226,502 Fe
228,802 As, Co
Co 228,616 Ti
Cr 205,552 Fe, Mo
267,716 Mn, V
283,563 Fe, Mo
284,325 Fe
Cu 324,754 Ti
327,396
Fe 259,940
K 766,490 Mg
Li 460,286 Fe
670,784
Mg 279,079
279,553
285,213 Fe
Mn 257,610 Fe, Mo, Cr
293,306 Al, Fe
Pb 220,353 Al, Co, Ti
S 182,037 Cr, Mo
Sb 206,833 Ni, Mo, Cr, Mg, Co, Mn
217,581
Se 196,026 Mo
203,985
Si 251,611
212,412
288,158
Sn 235,484 Mo, Co
189,980 Mo
Sr 407,771
421,552
460,733
Ti 334,941 Ca, Cr, Si
336,121
337,280
Tl 190,846
276,787
Elemento Riga (nm) Interferenze spettrali
Tabella 2: Righe analitiche raccomandate e interferenze spettrali
segue
METALLI E SPECIE METALLICHE
segue
V 290,882 Fe, Mo
292,402 Fe, Mo, Cr
310,230
W 207,911
209,860
239,709
Zn 206,200 Cr
213,856 Cu, Ni, Fe
Zr 343,823
354,262
Elemento Riga (nm) Interferenze spettrali
4. Campionamento e conservazione del campione
Prima di prelevare i campioni analitici è necessario conoscere in dettaglio il tipo di determinazioni
richieste (es. metalli totali o disciolti) in modo tale da adottare le precauzioni più opportune
ai fini della conservazione del campione e/o di eventuali trattamenti preliminari che
dovessero rendersi necessari (es. filtrazione, condizionamento con acidi e mineralizzazione).
Il campionamento deve essere effettuato in accordo con quanto previsto dalla Sezione 1030
“Metodi di campionamento”, che prevede, per la determinazione delle specie disciolte, la filtrazione
attraverso filtri da 0,45 µm e l’acidificazione della soluzione con 1 mL di HNO3 concentrato
per litro di campione (in modo da avere un pH<2). La concentrazione di metallo totale
può essere determinata come somma del metallo in soluzione più il metallo presente nella
fase particolata, facendo riferimento alle Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nell’uso
di campioni replicati, nella attivazione di precauzioni per proteggere singolarmente i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei
recipienti.
Per la conservazione dei campioni si consiglia l’uso di recipienti in policarbonato, polietilene,
teflon o altro materiale caratterizzato da una scarsa capacità di cessione ed adsorbimento
di metalli, precedentemente trattati con HNO3 1 M per una notte e successivamente lavati con
acqua ad elevato grado di purezza.
Nei campioni da sottoporre ad analisi le concentrazioni dei vari analiti presenti possono variare
sensibilmente nel tempo, a causa di fenomeni di coprecipitazione e adsorbimento sulle
pareti dei contenitori; si consiglia pertanto di condurre le determinazioni nel più breve tempo
possibile dal campionamento.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrometro ICP-OES, eventualmente corredato di autocampionatore.
Per dettagli sulle caratteristiche di queste apparecchiature si rimanda al Sottoparagrafo 3.2.6
della Sezione 1020 “Lineamenti di tecniche analitiche”.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
202
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzioni di riferimento
Utilizzare soluzioni di riferimento a titolo noto (es. 1000 mg/L). Esistono in commercio soluzioni
di riferimento multielementari che possono essere convenientemente utilizzate per
l’analisi di più analiti. Preparare per diluizione dalle soluzioni madre le soluzioni di riferimento
alla concentrazione desiderata, avendo cura di aggiungere 0,5 mL di HNO3 concentrato
prima di portare a volume con acqua demineralizzata in matracci tarati da 100
mL. Queste soluzioni sono stabili per parecchie settimane. In funzione delle esigenze analitiche
è possibile utilizzare soluzioni di taratura monoelementari o multielementari. In quest’ultimo
caso verificare che la miscelazione degli elementi considerati non dia luogo a interferenze
di tipo spettrale o chimico (es. coprecipitazione). Alcuni esempi di possibili soluzioni
di riferimento multielementari che tengono conto delle compatibilità interelementari
sono riportate in Tab. 3. Come bianco per la taratura analitica si utilizza una soluzione di
acqua demineralizzata allo 0,5% di HNO3. Per la conservazione delle soluzioni di riferimento
attenersi alle indicazioni riguardanti le modalità di conservazione del campione riportate
al Capitolo 4 precedente.
6.3 Soluzioni per la verifica e l’ottimizzazione delle condizioni strumentali
6.3.1 Soluzione di riferimento di Na (1000 mg/L) per la verifica del flusso di aspirazione
al nebulizzatore.
6.3.2 Soluzione di Mn (10 mg/L allo 0,5% HNO3 ) o in alternativa
6.3.3 Soluzione di As, Ba, Mn, Sr e Zn (10 mg/L di ciascun elemento allo 0,5% HNO3) per
la verifica della concentrazione equivalente al fondo (BEC), del limite di rivelabilità (LR) e della
precisione delle determinazioni (CV%).
6.3.4 Soluzione di riferimento di Al (1000 mg/L) per la verifica della linearità della curva
di taratura. In funzione di esigenze analitiche specifiche, è sempre possibile utilizzare una soluzione
multielementare contenente gli analiti di interesse ad una concentrazione almeno 100
volte maggiore del limite di rivelabilità tipico per quell’elemento.
Tabella 3: Preparazione delle soluzioni di taratura multielementari
Soluzione mista 1 Ba, Cu, Co, Fe, V
Soluzione mista 2 Be, Cd, Mn, Pb, Se, Zn
Soluzione mista 3 As, Li, Mo, Si, Sr
Soluzione mista 4 Al, Ca, Cr, K, Na, Ni
Soluzione mista 5 Ag, B, Mg, Sb, Tl
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
è indispensabile procedere alla ottimizzazione dei parametri strumentali. Nelle
normali condizioni operative si tende infatti a raggiungere un compromesso tra i vari parametri
allo scopo di assicurare un adeguato potere di rivelabilità per tutti gli analiti che devono
essere determinati nel campione in esame. I parametri dello strumento sui quali è possibile
intervenire sono quelli relativi alla sorgente, all’unità per l’introduzione del campione,
all’interfaccia torcia/spettrometro e allo spettrometro. I citati parametri vengono ottimizzati
uno alla volta allo scopo di ottenere il miglior rapporto segnale analitico/segnale di fondo.
203
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.1.1 Sorgente
I parametri operativi caratteristici della sorgente plasma sono i seguenti:
a) potenza applicata;
b) flusso del gas plasmageno;
c) flusso del gas ausiliario.
Una maggior temperatura del plasma comporta un aumento del segnale del fondo e una variazione
di sensibilità che dipende dalle caratteristiche della transizione in esame. Pertanto
anche mediante tale parametro è possibile ottimizzare il rapporto segnale/fondo ed esercitare
un controllo su alcuni tipi di interferenza. La temperatura del plasma viene controllata regolando
opportunamente la potenza applicata e il flusso di gas plasmageno. L’aumento di
temperatura della sorgente plasma favorisce i processi di atomizzazione, di eccitazione e di
ionizzazione delle specie atomiche, anche in relazione alle caratteristiche della transizione
atomica o ionica e, quindi, porta ad un aumento della sensibilità analitica tranne per il sodio
e potassio. Quando ad esempio si misura l’intensità di una riga di emissione atomica un aumento
troppo elevato della potenza applicata può causare, in particolare per elementi a basso
potenziale di ionizzazione, lo spopolamento del livello di partenza della transizione con
conseguente diminuzione di sensibilità. Poichè il segnale di fondo aumenta comunque all’aumentare
della temperatura del plasma, un aumento della potenza applicata può portare ad
un peggioramento effettivo del rapporto segnale/fondo. L’aumento del flusso di gas plasmageno
determina una maggiore “diluizione” dell’analita nel campione immesso nella sorgente
con conseguente riduzione della sensibilità analitica.
Il gas ausiliario viene utilizzato per sollevare il plasma dall’orlo superiore della torcia e impedire
così la formazione e deposizione di sali, specie quando si analizzano matrici organiche.
7.1.2 Unità di introduzione del campione
I parametri relativi all’unità di introduzione del campione variano a seconda del meccanismo
di trasporto utilizzato. Nel caso in cui venga impiegato un nebulizzatore pneumatico, la pressione
e il flusso del gas di trasporto comportano una variazione della velocità e della portata
del gas. Aumentando il flusso del gas di trasporto, aumenta la concentrazione dell’analita
nella torcia con relative maggiori sensibilità analitiche. Aumentando la velocità del gas di trasporto,
peraltro, si facilita la deposizione dell’analita nel nucleo ad alta temperatura del plasma
ma si riduce il tempo di permanenza con conseguente riduzione della sensibilità, in particolare
per quegli elementi con alto potenziale di eccitazione. Questi due parametri (pressione
e flusso) determinano anche la quantità di solvente introdotto nella torcia e quindi anche
la temperatura e la concentrazione delle specie che danno luogo al segnale di fondo (ad
es. le specie ossidrile). Il miglior compromesso tra sensibilità e precisione si ottiene generalmente
con portate di aspirazione dell’ordine di 1 mL/min per soluzioni acquose e di 0,4-0,6
mL/min per solventi organici. Il sistema di drenaggio deve essere mantenuto efficiente, in modo
da ridurre al minimo le oscillazioni di pressione della camera di nebulizzazione.
7.1.3 Torcia ed interfaccia ottica
I parametri di regolazione della torcia e dell’interfaccia ottica si identificano con l’altezza
d’osservazione in torcia e con l’atmosfera circostante la stessa. Poichè la temperatura del plasma
diminuisce all’aumentare della distanza dal nucleo della torcia, variando l’altezza di osservazione
rispetto al bordo della torcia stessa è possibile esaminare zone del plasma a temperature
diverse aventi diverse distribuzioni della densità di popolazione atomica e quindi di
sensibilità. Il controllo dell’atmosfera circostante la sorgente plasma, nonchè di tutto il banco
ottico, si rende necessario in caso di determinazioni analitiche a lunghezza d’onda inferiore
a 190 nm. Questa esigenza può determinarsi sia per l’assenza di righe analitiche sfruttabili
a lunghezza d’onda superiore, sia per la presenza di interferenze spettrali pesanti a lun
204
METALLI E SPECIE METALLICHE
ghezza d’onda superiori. Come è noto, la trasmissione delle radiazioni elettromagnetiche a
lunghezze d’onda inferiori a 190 nm è ostacolata dall’assorbimento delle bande dell’ossigeno
atmosferico, che va, pertanto, rimosso dal sistema ottico e dalle aree circostanti la sorgente
plasma mediante un flusso di gas inerte (azoto, argon) oppure operando sottovuoto.
7.1.4 Spettrometro
I parametri di regolazione dello spettrometro risultano i seguenti:
a) geometria delle fenditure;
b) angolo di incidenza della radiazione sul reticolo;
c) tensione applicata al fotomoltiplicatore, (solo per strumenti dotati di questo di
spositivo).
L’altezza della fenditura determina l’altezza dell’immagine osservata e pertanto influisce sul
rapporto segnale/fondo. A tal fine sono preferite altezze ridotte, compatibilmente con l’ottenimento
di una adeguata sensibilità strumentale. La larghezza della fenditura determina sia
l’ampiezza spettrale trasmessa (banda passante) sia la larghezza dell’immagine osservata.
Pertanto, una diminuzione della larghezza della fenditura, sebbene provochi una generale riduzione
della sensibilità dello strumento, comporta d’altro canto, un netto miglioramento del
rapporto segnale/fondo.
La selezione della lunghezza d’onda analitica viene condotta mediante la rotazione del reticolo
disperdente che modifica così l’angolo di incidenza della radiazione emessa. Compatibilmente
con la presenza di eventuali interferenze, e tranne i casi in cui la concentrazione del-
l’elemento da analizzare sia così elevata da consigliare l’uso di lunghezze d’onda meno sensibili,
è sempre consigliabile selezionare la lunghezza d’onda più sensibile e, se necessario,
diluire il campione.
L’alimentazione del fotomoltiplicatore è regolata in funzione del tipo e dell’intensità della banda
analitica. Variando la tensione applicata al fotomoltiplicatore, si influisce sia sulla precisione
della misura che sul rapporto segnale/fondo. In linea di principio è consigliabile utilizzare
tensioni elevate avendo però cura di evitare fenomeni di saturazione elettronica. La tensione
applicata al fotomoltiplicatore non dovrebbe comunque superare l’80% della tensione
massima ammissibile.
7.2 Messa a punto dell’apparecchiatura
Avviare lo strumento ed attendere un tempo di riscaldamento e di stabilizzazione della apparecchiatura
secondo quanto stabilito dal manuale d’uso dello strumento prima di iniziare
qualsiasi operazione di taratura. La Tab. 4 fornisce una base di riferimento generale per le
condizioni strumentali. A causa di differenze costruttive delle apparecchiature disponibili e
delle loro diverse caratteristiche e potenzialità, l’operatore dovrà attenersi alle condizioni specifiche
consigliate dai manuali operativi forniti a corredo dell’apparecchiatura.
7.2.1 Flusso di aspirazione al nebulizzatore
Aspirare una soluzione di riferimento di sodio a 1000 mg/L, (6.3.1) attendere circa trenta
secondi e quindi, seguendo le condizioni riportate nel manuale operativo, regolare il flusso
dell’aerosol del nebulizzatore sino ad ottenere una ben definita regione di emissione gialla
nella sorgente al plasma che si estende fra 2 e 3 mm al di sopra della spirale in rame della
radiofrequenza. Registrare il flusso di aspirazione del nebulizzatore, lavare con il bianco di
taratura per almeno 3-4 minuti e misurare il volume di soluzione aspirata nell’unità di tempo
(mL/min).
7.2.2 Rapporto segnale/fondo
Aspirare la soluzione (6.3.3) e registrare le intensità massime di emissione a diverse altezze
205
METALLI E SPECIE METALLICHE
Potenza della radiofrequenza 1.100 W
Pressione argon 275 kPa
Potenza della radiofrequenza riflessa <5 W
Flusso argon raffreddamento 15÷20 L/min
Altezza di osservazione sopra l’avvolgimento per radiofrequenza 15 mm
Flusso argon trasporto (al nebulizzatore) 0,6÷0,8 L/min
Flusso argon ausiliario 0,5÷1 L /min
Diametro iniettore >1 mm
Flusso aspirazione 1–2 mL/min
Tabella 4: Condizioni operative orientative per gli spettrometri di emissione in sorgente plasma
lungo la sorgente plasma (da 14 a 18 mm sopra l’avvolgimento in rame). Le lunghezze d’onda
alle quali effettuare le letture sono rispettivamente 193,696 nm per As, 213,856 nm per
Zn, 257,610 nm per Mn, 421,552 nm per Sr e 455,403 nm per Ba. Ripetere l’operazione
con il bianco di taratura. Determinare gli andamenti dei rapporti segnale/rumore e scegliere
la posizione per cui il citato rapporto risulta massimo per ciascun elemento. Nel caso di
determinazioni simultanee mediare la posizione ottimale di osservazione per i diversi elementi.
7.2.3 Flusso di nebulizzazione
Aspirare con flussi crescenti la soluzione (6.3.3) e registrare le intensità di emissione dei vari
analiti, alle righe analitiche prescelte, ogni 25 mL/min, nell’intervallo indicativo tra 500 e 1000
mL/min. Condurre almeno tre determinazioni successive e quindi ripetere l’operazione con il
bianco di taratura. Dopo sottrazione dei valori del bianco da quelli di emissione si ottengono
le intensità di emissione nette alle diverse velocità di flusso. Si riporta in grafico e si seleziona
il valore di flusso al nebulizzatore per cui si ottiene la massima intensità del segnale.
7.3 Controllo dell’efficienza della strumentazione ICP-OES
Prima di iniziare le procedure analitiche è consigliabile controllare l’efficienza operativa della
strumentazione ICP-OES verificando alcune caratteristiche analitiche quali: il limite di rive-
labilità (LR), la concentrazione equivalente al fondo (BEC), la precisione a breve termine (RSD)
e l’andamento della curva di taratura (cioè l’intervallo di concentrazione dell’analita entro il
quale l’andamento è di tipo lineare). La misura di tali parametri permette di stabilire se lo strumento
funziona correttamente e di verificare l’accurata messa a punto del metodo analitico
che si intende utilizzare. Per ottenere le migliori prestazioni occorre procedere alla misura delle
caratteristiche analitiche dopo almeno 30 minuti dall’inizio della generazione del plasma,
onde evitare eventuali transitori non trascurabili del rumore di fondo e della sensibilità analitica.
I valori di consenso relativi ai parametri analitici (LR, BEC, RSDmax) possono essere prescritti
dai metodi di riferimento oppure venire stabiliti sulla base dei risultati ottenuti mediante
conduzioni di una serie di prove sperimentali “in loco” o effettuate nell’ambito di prove interlaboratorio
tra diversi laboratori accreditati.
7.3.1 Determinazione del BEC, della stabilità a breve termine (CV%), del limite di rivelabilità
(LR)
Si tenga presente che i limiti di rivelabilità calcolati nel modo seguente hanno un ampio margine
di errore (50% e più) dovuto al limitato numero di misure effettuate. Tutte le verifiche sotto
riportate possono essere condotte, in funzione delle necessità analitiche, con elementi diversi
da quelli qui indicati.
Leggere in sequenza il bianco e la soluzione multielementare (6.3.3). Effettuare dieci repliche
su entrambe le soluzioni e registrare i risultati relativi alla soluzione multielementare. I coefficienti
di variazione (CV%) relativi ai vari analiti considerati rappresentano la stabilità delle
determinazioni a breve termine espressa in termini percentuali.
206
METALLI E SPECIE METALLICHE
È possibile, a questo punto, calcolare il valore della concentrazione equivalente al fondo
(BEC) per ogni singolo elemento in base alla seguente espressione:
XbBEC =
Xs – Xb( )·Cs
dove:
Xb = intensità media di emissione del bianco;
Xs = intensità media di emissione della soluzione multielementare contenente As, Zn, Mn, Sr
e Ba;
Cs = concentrazione (mg/L) della soluzione.
Rileggere la prova in bianco come campione incognito; calcolare il limite di rivelabilità del-
l’elemento considerato in accordo con la seguente espressione:
Cs
LR = 3·St
( )
Xn
dove :
St = scarto tipo delle intensità misurate per la soluzione del bianco;
Xn = intensità media netta della soluzione multielementare contenente As, Zn, Mn, Sr e Ba;
Cs = concentrazione (mg/L) della soluzione.
Si consideri che in spettrometria di emissione al plasma l’elemento di riferimento solitamente
considerato è il Mn e per tale motivo i controlli di BEC, CV e LR possono essere effettuati utilizzando
la soluzione (6.3.2). Nel caso in cui si vogliano determinare i valori di precisione a
breve termine in funzione della concentrazione di analita, si possono ripetere le misure fatte
in precedenza per la soluzione multielementare contenente As, Zn, Mn, Sr e Ba considerando
due livelli di concentrazione (rispettivamente il più basso ed il più alto) tra quelli che verranno
utilizzati per la taratura dello spettrometro.
7.3.2 Linearità della curva di taratura
Preparare delle soluzioni alla concentrazione di 1 mg/L, 10 mg/L, 20 mg/L, 50 mg/L e 100
mg/L di Al a partire dalla soluzione (6.3.4) per diluizione con acqua deionizzata contenente
HNO3 allo 0,5%. Costruire la curva di taratura aspirando ed analizzando le soluzioni di
taratura e il bianco. Effettuare le letture alle seguenti righe analitiche dell’alluminio: 308,215
nm, 309,271 nm, 394,401 nm, 396,152 nm. Visualizzare le curve di taratura e valutare la
bontà della linearità calcolando il coefficiente di correlazione, (R2>0,999), o mediante la stima
dei residui della regressione.
7.3.3 Frequenza dei controlli
I parametri strumentali individuati devono essere controllati e verificati nel tempo con una frequenza
che sarà funzione sia dell’utilizzo dello strumento che dello specifico parametro considerato.
A titolo di esempio, per livelli di utilizzo medi di circa 3-4 giorni per settimana, la
concentrazione equivalente al fondo e la ripetibilità a breve termine vanno controllati giornalmente
(ogni volta che si utilizza lo strumento) mentre la ripetibilità a lungo termine va verificata
solo per determinazioni che si protraggono per diverse ore. Il limite di rivelabilità e la
linearità della curva di taratura devono essere verificate solo in fase di messa a punto/validazione
del metodo analitico o quando si analizza per la prima volta una data tipologia di
matrice. I controlli più operativi quali la verifica dei flussi al nebulizzatore o l’altezza di osservazione
in torcia dovranno essere effettuati in occasione di qualche modifica della configurazione
strumentale o quando i valori sperimentali di BEC, precisione e LR non soddisfino
i valori di riferimento. In assenza di definiti valori a cui fare riferimento per il controllo di BEC,
207
METALLI E SPECIE METALLICHE
CV% e LR si dovrà seguire l’andamento di tali parametri nel tempo, riportando i valori assoluti
misurati in funzione del tempo e intervenendo con azioni correttive qualora si verifichino
brusche variazioni dei valori determinati.
7.4 Taratura del metodo
Dopo aver ottimizzato le condizioni operative dello strumento come descritto in precedenza,
costruire le rispettive curve di taratura degli analiti utilizzando, per ogni analita, tre soluzioni
di lavoro preparate a partire dalle soluzioni di riferimento descritte in (6.2). Introdurre
le soluzioni di lavoro ad una portata costante per almeno 30 s ed attendere il raggiungimento
delle condizioni di equilibrio prima di iniziare l’integrazione del segnale. Tra
una determinazione e l’altra effettuare lavaggi prolungati con acqua deionizzata contenente
HNO3 allo 0,5%, in modo da minimizzare eventuali effetti memoria. Ripetere la misura
di ogni soluzione almeno tre volte ed effettuarne la media. Lavare il sistema con la soluzione
di lavaggio tra un campione e l’altro. Al termine della taratura verificare la linearità
della risposta strumentale esaminando il coefficiente di correlazione della regressione
lineare o valutando la bontà della interpolazione attraverso l’analisi dei residui. Ripetere
l’analisi di almeno una soluzione utilizzata per la taratura del metodo verificando che le
concentrazioni riscontrate siano comprese tra il 95% e il 105% dei valori attesi, in caso contrario
ripetere la taratura.
7.5 Pretrattamento del campione
Per ridurre le interferenze causate dalla presenza di sostanze organiche e per favorire il rilascio
di metalli adsorbiti sul particolato in sospensione presenti nel campione, si consiglia di
adottare delle procedure di pretrattamento basate sulla digestione del campione.
Si adotta la procedura meno drastica, compatibilmente con la tenacia di ritenzione sui solidi
e la degradabilità della sostanza organica.
A questo scopo si utilizzano reattivi ossidanti quali l’acido nitrico, l’acido perclorico o il solforico.
L’acido nitrico è preferito sia per le sue capacità ossidanti, sia perchè lo ione nitrato costituisce
un buon “background” ai fini delle determinazioni analitiche in spettroscopia di emissione.
7.6 Analisi
Prima di eseguire l’analisi del campione impostare tutti i parametri strumentali seguendo
quanto riportato nel manuale operativo dello strumento. Si consiglia di leggere i campioni alternando
ad essi delle soluzioni di taratura (ad esempio cinque campioni seguiti dalle soluzioni
di taratura). L’analisi dei campioni deve essere eseguita nell’intervallo coperto dalla retta
di taratura e sia i campioni che le soluzioni di lavoro devono essere analizzati nelle stesse
condizioni strumentali ed effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da analizzare. Se
il valore riscontrato nella misura di un campione risulta superiore a quello corrispondente alla
soluzione di taratura con la maggiore concentrazione, ripetere l’analisi dopo opportuna
diluizione del campione stesso. Alcuni problemi analitici sono associabili alla deposizione
e/o alla ritenzione per adsorbimento dell’analita sulle superfici costitutive del sistema di introduzione
del campione. Lavaggi ragionevolmente protratti fra un campione e l’altro, possono
minimizzare o risolvere il problema solo nel caso di ritenzione reversibile o labile. Nel
caso di analisi di componenti presenti a basse concentrazioni si raccomandano, pertanto,
tempi medi di lavaggio dell’ordine di qualche decina di secondi e quando possibile, l’introduzione
dei campioni in ordine crescente di concentrazione.
8. Calcoli
La maggior parte delle apparecchiature disponibili in commercio risultano completamente assistite
da mezzi informatici molto sofisticati, pertanto, è possibile condurre le operazioni ana
208
METALLI E SPECIE METALLICHE
litiche (taratura e analisi) in completa automazione, secondo programmi di elaborazione molto
versatili. Si rimanda ai manuali operativi delle apparecchiature per ogni dettaglio in merito.
I dati analitici vengono espressi in mg/L mediante confronto con le curve di taratura, tenendo
conto delle eventuali diluizioni effettuate. Non riportare valori di concentrazione inferiori
ai limiti di rivelabilità del metodo.
9. Qualità del dato
Le Tabb. 5a, 5b, 5c riportano, a titolo di esempio, i dati ottenuti in riferimento a campioni di
acque naturali, potabili ed effluenti primari da impianti di trattamento. Per ciascuna matrice
sono state campionate cinque aliquote, sottoposte ad analisi e le medie delle cinque determinazioni
sono state acquisite per la valutazione delle concentrazioni per ciascun analita. Si riporta,
inoltre, per ciascun analita, la concentrazione iniziale, la media del recupero percentuale,
nonché lo scarto tipo del recupero percentuale, relativamente a 2 aggiunte note a concentrazione
differenti per ogni campione.
9.1 Controllo di qualità
Si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti, dei
programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni (vedi Appendice 1) attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari
di tempo, su materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali
di riferimento non certificati tramite apposite carte di controllo. Informazioni sul tipo di
materiali certificati e sugli organismi che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità
del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte in parallelo
con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
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Chimico: Criteri per la stesura di metodi normalizzati, in C. Minoia, M. Bettinelli, E. Sabbioni,
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e alimentari, Morgan Edizioni Tecniche, Milano.
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METALLI E SPECIE METALLICHE
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U.S.EPA (1992): “Methods for determination of metals in environmental sample”, CRC Press
Inc., Boca Raton, FL.
Ag < LR 0,05 97 0,7 0,2 96 0,2
Al 0,036 0,05 107 7,6 0,2 101 1,1
As < LR 0,05 107 0,7 0,2 104 0,4
B 0,063 0,1 97 0,6 0,4 98 0,8
Ba 0,102 0,05 102 3,0 0,2 99 0,9
Be < LR 0,01 100 0,0 0,1 100 0,0
Ca 93,8 5,0 * * 20,0 100 4,1
Cd 0,002 0,01 90 0,0 0,1 96 0,0
Co < LR 0,02 94 0,4 0,2 94 0,4
Cr < LR 0,01 100 7,1 0,1 100 0,4
Cu 0,005 0,02 100 1,1 0,2 96 0,5
Fe 0,042 0,1 99 2,3 0,4 97 1,4
Hg < LR 0,05 94 2,8 0,2 93 1,2
K 6,21 5,0 96 3,4 20,0 101 1,2
Li 0,001 0,02 100 7,6 0,2 104 1,0
Mg 24,5 5,0 95 5,6 20,0 96 1,6
Mn 2,76 0,01 * * 0,1 * *
Mo < LR 0,02 108 1,8 0,2 101 0,2
Na 35,0 5,0 101 11,4 20,0 100 3,1
Ni < LR 0,02 112 1,8 0,2 96 0,2
P 0,197 0,1 95 12,7 0,4 98 3,4
Pb < LR 0,05 87 4,9 0,2 95 0,2
Sb < LR 0,05 98 2,8 0,2 99 1,4
Se < LR 0,1 102 0,4 0,4 94 1,1
SiO2 13,1 5,0 93 4,8 20,0 99 0,8
Sn < LR 0,05 98 2,8 0,2 94 0,2
Sr 0,274 0,1 94 5,7 0,4 95 1,7
Tl < LR 0,1 92 0,4 0,4 95 1,1
V < LR 0,05 98 0,0 0,2 99 0,4
Zn 0,538 0,05 * * 0,2 99 2,5
< LR = concentrazione inferiore al limite rilevabilità
* = concentrazione dell’aggiunta inferiore al 10% della concentrazione iniziale del campione
Analita Conc. iniziale
(mg/L)
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
Tabella 5a: Esempio di determinazioni analitiche in acque naturali mediante spettroscopia plasma (Martin et al.,
1991)
METALLI E SPECIE METALLICHE
Ag < LR 0,05 95 0,7 0,2 96 0,0
Al 0,185 0,05 98 8,8 0,2 105 3,0
As < LR 0,05 108 1,4 0,2 101 0,7
B 0,023 0,1 98 0,2 0,4 98 0,2
Ba 0,042 0,05 102 1,6 0,2 98 0,4
Be < LR 0,01 100 0,0 0,1 99 0,0
Ca 35,2 5,0 101 8,8 20,0 103 2,0
Cd < LR 0,01 105 3,5 0,1 98 0,0
Co < LR 0,02 100 0,0 0,2 99 0,5
Cr < LR 0,01 110 0,0 0,1 102 0,0
Cu < LR 0,02 103 1,8 0,2 101 1,2
Fe 0,008 0,1 106 1,0 0,4 105 0,3
Hg < LR 0,05 103 0,7 0,2 100 0,4
K 1,98 5,0 109 1,4 20,0 107 0,7
Li 0,006 0,02 103 6,9 0,2 110 1,9
Mg 8,08 5,0 104 2,2 20,0 100 0,7
Mn < LR 0,01 100 0,0 0,1 99 0,0
Mo < LR 0,02 95 3,5 0,2 108 0,5
Na 10,3 5,0 99 3,0 20,0 106 1,0
Ni < LR 0,02 108 1,8 0,2 104 1,1
P 0,045 0,1 102 13,1 0,4 104 3,2
Pb < LR 0,05 95 0,7 0,2 100 0,2
Sb < LR 0,05 99 0,7 0,2 102 0,7
Se < LR 0,1 87 1,1 0,4 99 0,8
SiO2 6,5 5,0 104 3,3 20,0 96 1,1
Sn < LR 0,05 103 2,1 0,2 101 1,8
Sr 0,181 0,1 102 3,3 0,4 105 0,8
Tl < LR 0,1 101 3,9 0,4 101 0,1
V < LR 0,05 101 0,7 0,2 99 0,2
Zn 0,005 0,05 101 3,7 0,2 98 0,9
< LR = concentrazione inferiore al limite rilevabilità
* = concentrazione dell’aggiunta inferiore al 10% della concentrazione iniziale del campione
Analita Conc. iniziale
(mg/L)
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
Tabella 5b: Esempio di determinazioni analitiche in acque potabili mediante spettroscopia plasma (Martin et al.,
1991)
METALLI E SPECIE METALLICHE
Tabella 5c: Esempio di determinazioni analitiche in acque di scarico (a) mediante spettroscopia plasma (Martin et al.,
1991)
Ag 0,009 0,05 92 1,5 0,2 95 0,1
Al 1,19 0,05 * * 0,2 113 12,4
As < LR 0,05 99 2,1 0,2 93 2,1
B 0,226 0,1 217 16,3 0,4 119 13,1
Ba 0,189 0,05 90 6,8 0,2 99 1,6
Be < LR 0,01 94 0,4 0,1 100 0,4
Ca 87,9 5,0 * * 20,0 101 3,7
Cd 0,009 0,01 89 2,6 0,1 97 0,4
Co 0,016 0,02 95 3,1 0,2 93 0,4
Cr 0,128 0,01 * * 0,1 97 2,4
Cu 0,174 0,02 98 33,1 0,2 98 3,0
Fe 1,28 0,1 * * 0,4 111 7,0
Hg < LR 0,05 102 1,4 0,2 98 0,5
K 10,6 5,0 104 2,8 20,0 101 0,6
Li 0,011 0,02 103 8,5 0,2 105 0,8
Mg 22,7 5,0 100 4,4 20,0 92 1,1
Mn 0,199 0,01 * * 0,1 104 1,9
Mo 0,125 0,02 110 21,2 0,2 102 1,3
Na 236 5,0 * * 20,0 * *
Ni 0,087 0,02 122 10,7 0,2 98 0,8
P 4,71 0,1 * * 0,4 * *
Pb 0,015 0,05 91 3,5 0,2 96 1,3
Sb < LR 0,05 97 0,7 0,2 103 1,1
Se < LR 0,1 108 3,9 0,4 101 2,6
SiO2 16,7 5,0 124 4,0 20,0 108 1,1
Sn 0,016 0,05 90 3,8 0,2 95 1,0
Sr 0,515 0,1 103 6,4 0,4 96 1,6
Tl < LR 0,1 105 0,4 0,4 95 0,0
V 0,003 0,05 93 0,9 0,2 97 0,2
Zn 0,160 0,05 98 3,3 0,2 101 1,0
< LR = concentrazione inferiore al limite rilevabilità
* = concentrazione dell’aggiunta inferiore al 10% della concentrazione iniziale del campione
(a) = effluenti primari da impianti di trattamento
Analita Conc. iniziale
(mg/L)
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
Conc. aggiunta
(mg/L)
Recupero
medio (%)
Scarto
tipo
APPENDICE 1
Definizioni
a) Limite di rivelabilità (LR)
Si definisce come limite di rivelabilità (LR) la concentrazione minima rivelabile di un determinato
elemento, cioè la concentrazione minima per la quale si ottiene un segnale distinguibile
dal rumore di fondo. I limiti di rivelabilità riportati in letteratura per ICP-AES risultano anche
molto diversi, e ciò può dipendere sia dai diversi metodi con cui tali valori sono stati determinati,
sia dalle differenti prestazioni analitiche della strumentazione utilizzata. Secondo la
IUPAC, si definisce limite di rivelabilità (LR) quella concentrazione di analita che, alla lunghezza
d’onda selezionata, produce un segnale d’intensità di emissione chiaro e distinto di
ampiezza pari a tre volte lo scarto tipo delle fluttuazioni d’intensità del segnale di fondo. Col
METALLI E SPECIE METALLICHE
termine “segnale di fondo” si intende il segnale ottenuto per concentrazioni dell’analita pari
a zero. Il valore del limite di rivelabilità dipende, pertanto, sia dal potere di rivelabilità strumentale
che dall’intensità e stabilità del segnale di fondo. Esso viene spesso utilizzato per valutare
le prestazioni strumentali. In condizioni sperimentali ideali, la più bassa concentrazione
di analita misurabile in una data matrice non deve essere inferiore a dieci volte il valore
del limite di rivelabilità (LR).
b) Concentrazione equivalente al fondo (BEC)
Si definisce concentrazione equivalente al fondo (BEC, Background Equivalent Concentration)
quella concentrazione d’analita che, alla lunghezza d’onda selezionata, produce un segnale
d’ampiezza pari a quella del segnale di fondo. Il BEC dipende dal potere di rivelabilità dello
strumento (coefficiente angolare della curva di taratura) e dall’intensità del segnale di fondo.
Esso rappresenta quindi un parametro rapido di determinazione delle prestazioni strumentali.
Informazioni analoghe sulla qualità delle prestazioni strumentali vengono fornite dalla
misura del rapporto segnale/fondo (SBR, “Signal Background Ratio”), ovvero del rapporto
tra il segnale netto dell’intensità di emissione prodotto ad una determinata lunghezza d’onda
da una soluzione di riferimento dell’elemento in esame ed il corrispondente segnale di fondo.
Il parametro SBR, contrariamente al BEC, viene riferito ad una determinata concentrazione
di analita (generalmente 1 oppure 10 mg·L-1).
c) Precisione a breve termine (CV%)
Uno dei parametri importanti per valutare se lo spettrometro sia in grado di effettuare una determinata
misura, è la precisione a breve termine del segnale emesso durante tale misura, intesa
come l’accordo tra misure dello stesso tipo, effettuate ripetutamente ed a breve distanza
l’una dall’altra sul medesimo campione. La precisione a breve termine (CV%) viene determinata
calcolando lo scarto tipo delle misure ripetute ed è espressa come percentuale del valore
medio. La precisione massima si ottiene quando la concentrazione dell’analita è compresa tra
100 e 1000 volte il valore del limite di rivelabilità. In tali condizioni, ed assumendo un tempo
di integrazione di 3 s, il valore CV% risulta compreso tra 0,2 e 0,5%. Per concentrazioni minori
e comprese tra 10 e 100 volte il limite di rivelabilità, il CV% deve risultare inferiore o uguale
al 5%. Per concentrazioni pari al limite di rivelabilità, il CV% risulta dell’ordine del 50%. Il
livello di precisione a breve termine dello strumento, considerato accettabile per un determinato
metodo analitico, viene definito con due valori CV% massimi ammissibili da accertare in corrispondenza
del limite inferiore e del limite superiore del campo delle determinazioni analitiche.
Tali valori possono variare in funzione del tipo di campione utilizzato, della concentrazione
dell’elemento in esame e delle condizioni sperimentali, ma dovranno comunque essere
compresi nell’intervallo tra il 5% e il 15% in corrispondenza del limite inferiore e tra l’1% e il
2% in corrispondenza del limite superiore delle determinazioni analitiche.
d) Precisione a lungo termine
Per verificare la stabilità nel tempo del segnale di emissione si determina lo scarto tipo di una
serie di misure effettuate sullo stesso campione in un arco temporale esteso. Esso consente di
controllare la validità delle determinazioni effettuate a tempi diversi, senza tarature successive
fra una serie di misure e l’altra. La mancata stabilità strumentale in intervalli di tempo prolungati
può essere risolta mediante verifica e correzione periodica delle procedure di taratura
strumentale.
e) Linearità della curva di taratura
Le curve di taratura analitica hanno un andamento lineare su un ampio intervallo di concentrazione
che si estende dal valore del limite di rivelabilità sino a concentrazioni superiori di
quattro o cinque ordini di grandezza. Per la maggior parte degli elementi la linearità della
curva è soddisfacente sino a valori di concentrazione dell’analita pari a 1000 mg L-1. Una
METALLI E SPECIE METALLICHE
buona linearità delle curve di taratura analitica rende il metodo più rapido perchè riduce al
minimo le operazioni di diluizione del campione e, conseguentemente, il volume delle soluzioni
occorrente per la taratura analitica.
APPENDICE 2
Raccomandazioni sull’uso in sicurezza di uno spettrometro a emissione al plasma
Lo spettrometro a emissione al plasma non è considerato uno strumento a rischio per l’operatore
e tuttavia va utilizzato con le dovute precauzioni onde evitare possibili effetti nocivi dovuti
ai fumi, al calore ed alle radiazioni ultraviolette emesse. Le sorgenti al plasma emettono
infatti radiofrequenze e una intensa radiazione ultravioletta che deve essere opportunamente
schermata. I fumi che accompagnano la decomposizione della soluzione iniettata nel plasma
e le piccole quantità di ozono generate dalla radiazione ultravioletta devono essere rimossi
dall’atmosfera del laboratorio installando sopra la zona di lavoro un opportuno sistema diaspirazione dotato di relativi filtri idonei all’intrappolamento delle emissioni prodotte. È inoltre
consigliabile schermare la torcia dal lato dell’operatore in quanto le radiazioni ultraviolette
emesse dal plasma possono essere dannose per la pelle e per gli occhi. In assenza di
precisi accertamenti della pericolosità delle radiofrequenze in gioco, è sempre consigliabile
mantenere a livelli quanto più bassi possibili le radiazioni emesse dal generatore e la potenza
riflessa. Particolare cura è necessaria nella manipolazione di campioni di acque reflue o
comunque biologicamente attive a causa della potenziale presenza di agenti patogeni. Si
raccomanda l’adozione di comuni norme antinfortunistiche, nonché l’uso di guanti, occhiali
e ausilii di protezione personale.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3030. Determinazione di cationi (sodio, ammonio,
potassio, magnesio, calcio) mediante
cromatografia ionica
1. Principio del metodo
Il metodo è basato sulla determinazione simultanea di specie cationiche mediante cromatografia
ionica. Questa tecnica si basa sulla separazione degli analiti mediante colonna di
scambio cationico in base alla loro affinità per la fase stazionaria.
Il riconoscimento degli analiti, rivelati mediante conduttimetro in linea, viene effettuato confrontando
il tempo di ritenzione dei picchi del campione con il tempo di ritenzione di soluzioni
di riferimento. La concentrazione viene determinata confrontando l’area del picco con
la curva di taratura dell’analita costruita mediante una serie di soluzioni di riferimento a diverse
concentrazioni.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque dolci naturali (superficiali, sotterranee, potabili, minerali e
meteoriche), alle acque trattate ed agli scarichi domestici ed industriali. Il campo di applicazione,
utilizzando un volume di iniezione di 25 µL, è compreso tra 0,1 e 100 mg/L per calcio,
tra 0,1 e 50 mg/L per magnesio, tra 0,1 e 30 mg/L per sodio e potassio, e tra 0,1 e 10
mg/L per ammonio.
Campioni che presentano concentrazioni più elevate possono essere analizzati dopo un’opportuna
diluizione. Campioni aventi concentrazione inferiore al limite di applicabilità (0,1
mg/L) possono essere analizzati aumentando il “loop” di iniezione fino a 200 µL.
3. Interferenze e cause di errore
Sostanze con tempi di ritenzione simili a quelli degli analiti di interesse possono interferire con
la determinazione, specie se presenti in elevate quantità. Questo tipo di interferenza, facilmente
individuabile nei cromatogrammi per la presenza di picchi parzialmente sovrapposti,
è dipendente dalla fase stazionaria e dalla forza dell’eluente. Ogni qual volta si verifichi un
evento del genere, è necessario modificare la forza dell’eluente oppure cambiare il tipo di colonna,
secondo le indicazioni delle case produttrici. In questo paragrafo vengono descritte le
più comuni interferenze riscontrabili nelle analisi effettuate con i modelli più diffusi di colonne
a scambio cationico.
Nel caso di campioni nei quali gli analiti siano vicini all’estremo superiore del campo di applicabilità,
si possono avere interferenze tra i picchi degli analiti stessi. In questo caso è necessario
ottimizzare la separazione per ottenere un fattore di risoluzione, R>1. Una soluzione
alternativa è la diluizione del campione stesso o la diminuzione del volume di iniezione.
La risoluzione tra sodio e ammonio è problematica per la maggior parte delle fasi stazionarie
in commercio, soprattutto quando il sodio è presente in quantità notevolmente superiori all’ammonio.
In funzione della selettività della colonna, il manganese, quando presente in concentrazioni
dell’ordine di mg/L, può interferire col picco di magnesio e calcio. Questa situazione si può
verificare ad esempio in acque lacustri anossiche o in acque di scarico.
In caso di presenza di sostanze organiche con elevata affinità per resine scambiatrici ioniche
a base aromatica, come polifenoli, tensioattivi, acidi umici, può essere necessario purificare
il campione mediante filtrazione su cartucce, a base di polivinilpirrolidone polimerizzato, re
METALLI E SPECIE METALLICHE
sine macroporose di divinilbenzene o equivalenti, in grado di trattenere selettivamente questo
tipo di sostanze. La presenza di queste sostanze si evidenzia sul cromatogramma come disturbi
o picchi molto allargati sulla linea di base, a carattere non periodico.
L’analisi frequente di campioni contenenti metalli disciolti può portare col tempo alla perdita
delle caratteristiche di efficienza e risoluzione della colonna: è consigliabile purificare questo
tipo di campioni mediante filtrazione su cartucce in grado di sequestrare metalli, disponibili
commercialmente.
Per campioni contenenti particolato sospeso, si consiglia la filtrazione attraverso filtri da 0,45
µm prima dell’iniezione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo del campione deve essere effettuato in accordo con quanto previsto dalla Sezione
1030 “Metodi di campionamento”. A causa dei piccoli volumi analizzati, si deve prestare
particolare cura nella manipolazione dei campioni al fine di non introdurre contaminazione
negli stessi.
Sodio e potassio sono stabili in soluzione. Calcio e magnesio possono precipitare come carbonati.
La concentrazione di ammonio può essere affetta dall’attività biologica del campione. Pertanto
per conservare il campione è necessario acidificare con acido nitrico intorno a pH 3. I campioni
devono essere analizzati nel minor tempo possibile dopo il prelievo (al più tardi entro 48
h per l’ammonio), mantenendo gli stessi fino al momento dell’analisi a 4°C. I recipienti utilizzati
per la conservazione dei campioni devono essere necessariamente in materiale plastico, quali,
ad esempio, polietilene.
5. Apparecchiature
5.1 Vetreria di laboratorio di classe A
5.2 Cromatografo ionico, costituito da pompa isocratica capace di fornire un flusso da
0,5 a 2,5 mL/min; rivelatore a conducibilità con compensazione della temperatura. “Loop”
di iniezione da 20 a 200 µL.
5.3 Colonna di separazione a scambio cationico
Colonna impaccata con resine pellicolari a bassa capacità, funzionalizzate con gruppi solfonici
o carbossilici, supportate su polimero a base aromatica, con relativa precolonna di fase
analoga, in grado di dare una separazione efficiente dei picchi degli analiti. La colonna scelta
deve essere in grado di fornire un’adeguata efficienza e risoluzione nella separazione dei
picchi degli analiti: i valori accettabili dei parametri cromatografici (ad una concentrazione
di 1 mg/L per ciascun analita) sono i seguenti:
fattore di capacità: 0,52000 piatti teorici
fattore di risoluzione: R>1
fattore di asimmetria: 01 mg/L) possono essere utilizzate per due
settimane.
12
S
9
6
3
0
-3
Na+
NH4
+
Ca++
K+
Mg++
051015
minuti
Figura 1: Esempio di cromatogramma di una soluzione di riferimento multipla di sodio, ammonio, potassio e magnesio
2 mg/L, calcio 10 mg/L. Volume di iniezione 50 µ
µµL; eluente 20 mM acido metansolfonico; flusso 1 mL/min;
colonna Dionex IonPac CS12A Analytical Column (4 mm); soppressore Cation Self-Regenerating Suppressor II.
Iniettare un’aliquota della prima soluzione di riferimento ed acquisire il cromatogramma. Il
volume di iniezione deve essere uguale per soluzioni di riferimento e campioni. Quando si
usa un sistema di iniezione con “loop”, esso deve essere condizionato con almeno 3 volumi
METALLI E SPECIE METALLICHE
di campione prima dell’iniezione. L’iniezione può essere effettuata con una siringa o un autocampionatore.
Nel caso si usi una siringa di plastica, questa deve essere risciacquata con
acqua deionizzata ed avvinata 2 volte con la soluzione d’analisi prima dell’iniezione. La stessa
procedura deve essere adottata per le fiale dell’autocampionatore.
Ripetere l’operazione per le altre soluzioni in modo da costruire una curva di taratura. Verificare
la curva di taratura, almeno ogni 25 campioni e alla fine della sessione di analisi, mediante
l’iniezione di soluzione di riferimento di controllo avente concentrazione compresa nel-
l’intervallo di lavoro.
Se il valore dell’area della soluzione di riferimento di controllo iniettato si discosta per ±5%
dal valore dell’area della stessa soluzione di riferimento utilizzata per la curva di taratura, è
necessario ripetere la taratura.
7.3 Determinazione
Iniettare un’aliquota del campione ed acquisire il cromatogramma. Per l’iniezione dei campioni
bisogna attenersi alle stesse condizioni descritte per le soluzioni di riferimento al Paragrafo
7.2.
Il riconoscimento qualitativo dei cationi viene effettuato per confronto con i tempi di ritenzione
delle soluzioni di riferimento di taratura. Nei casi dubbi è necessario assicurarsi della corretta
attribuzione effettuando un’aggiunta nota dell’analita al campione e verificando che vi
sia un aumento dell’altezza del picco cromatografico relativo.
Completata l’identificazione qualitativa dei picchi, si procede all’analisi quantitativa ricavando
le concentrazioni dalla curva di taratura.
Nel caso la concentrazione del campione oltrepassi il limite superiore della taratura, utilizzare
delle soluzioni di taratura a maggiore concentrazione nei limiti imposti dal campo di applicazione
del metodo (vedi Capitolo 2). Per concentrazioni superiori si deve diluire il campione.
Campioni aventi concentrazione inferiore al limite di applicabilità (0,1 mg/L) possono essere
analizzati aumentando il loop di iniezione fino a 200 µL. La preparazione delle soluzioni
di riferimento e la taratura in questo intervallo di concentrazioni è però molto delicata; si consiglia
di operare la taratura con cinque soluzioni di riferimento nell’intervallo 0,01-0,1 mg/L.
8. Calcoli
La concentrazione dei cationi nel campione si ricava dalla curva di taratura costruita per ciascun
analita.
9. Qualità del dato
Il metodo è stato validato mediante un esercizio di interconfronto condotto da 11 laboratori
italiani qualificati appartenenti ad enti pubblici e privati. Questo esercizio è stato effettuato
analizzando tre campioni multicomponenti sintetici di acque di pioggia e acque superficiali
(RIDEP-92, AQUACON-A97, AQUACON-B97), utilizzati in precedenti esercizi di interconfronto,
e un campione certificato (acqua di pioggia artificiale NBS2694-II) fornito dal National
Institute of Standards (NIST). Dall’analisi ANOVA dei dati ottenuti dai laboratori, dopo
eliminazione degli “outlier” secondo procedure standardizzate, si sono ricavate la ripetibilità
e la riproducibilità del metodo alle concentrazioni in esame in matrici sintetiche (Tab. 1).
L’accuratezza del metodo è stata dimostrata confrontando i valori medi di concentrazione per
gli analiti, ottenuti nell’esercizio di interconfronto, coi valori attesi o certificati dei campioni
(Tab. 2).
METALLI E SPECIE METALLICHE
NBS-II 7 6 14,3 0,40 0,015 3,8 0,021 5,3 0,042 0,059
RIDEP92 9 9 0 0,17 0,013 7,6 0,020 11,8 0,036 0,056
AQUACON-A97 7 5 28,6 2,19 0,032 1,5 0,069 3,2 0,090 0,190
AQUACON-B97 9 9 0 4,10 0,100 2,4 0,200 4,9 0,280 0,560
NBS-II 6 6 0 0,91 0,045 4,9 0,063 6,9 0,130 0,180
RIDEP92 7 6 14,3 0,44 0,022 5,0 0,025 5,7 0,062 0,070
NBS-II 7 6 14,3 0,11 0,025 22,7 0,032 29,1 0,070 0,090
RIDEP92 9 7 22,2 0,24 0,014 5,8 0,023 9,6 0,039 0,064
AQUACON-A97 7 6 14,3 1,97 0,050 2,5 0,110 5,4 0,140 0,300
AQUACON-B97 9 9 0 2,30 0,170 7,3 0,180 7,9 0,480 0,520
NBS-II 6 5 16,7 0,052 0,004 8,3 0,005 10,4 0,012 0,015
RIDEP92 8 7 12,5 0,100 0,007 7,0 0,010 10,0 0,020 0,028
AQUACON-A97 6 5 16,7 2,230 0,066 3,0 0,083 3,7 0,180 0,230
AQUACON-B97 9 9 0 5,200 0,160 3,1 0,200 3,8 0,450 0,560
NBS-II 5 5 0 0,067 0,022 32,8 0,037 55,2 0,062 0,10
RIDEP92 8 8 0 0,190 0,019 10,0 0,055 28,9 0,053 0,15
AQUACON-A97 7 7 0 23,6 0,770 3,3 0,830 3,5 2,200 2,30
AQUACON-B97 9 9 0 41,8 0,920 2,2 1,300 3,2 2,600 3,70
ar = 2,8 sr
bR = 2,8 sR
n lab
n lab
senza
outlier
% outlier X sr CV sR CV ar bR
Tabella1: Risultati delle prove di validazione interlaboratorio: ripetibilità e riproducibilità. Media (X), deviazione
standard della ripetibilità (sr), deviazione standard della riproducibilità (sR), limite di ripetibilità (r); limite di riprodu-
cibilità (R) espressi in mg/L e calcolati secondo le norme ISO 5725.
Sodio
Potassio
Ammonio
Magnesio
Calcio
METALLI E SPECIE METALLICHE
NBS-II 0,40 0,042 0,419 0,0015
RIDEP92 0,17 0,036 0,200 0,0100
AQUACON-A97 2,19 0,090 2,200 0,1000
AQUACON-B97 4,10 0,280 4,100 0,1000
NBS-II 0,91 0,130 1,0* -
RIDEP92 0,44 0,062 0,49 0,02
NBS-II 0,11 0,070 0,106 0,008
RIDEP92 0,24 0,039 0,290 0,010
AQUACON-A97 1,97 0,140 2,000 0,100
AQUACON-B97 2,30 0,480 2,400 0,100
NBS-II 0,052 0,012 0,051 0,003
RIDEP92 0,100 0,020 0,100 0,010
AQUACON-A97 2,200 0,180 2,300 0,100
AQUACON-B97 5,200 0,450 5,100 0,100
NBS-II 0,067 0,062 0,049 0,011
RIDEP92 0,190 0,053 0,200 0,020
AQUACON-A97 23,600 2,200 24,000 0,400
AQUACON-B97 41,800 2,600 41,600 0,700
* valori indicativi non certificati
X r µµ ss
Ammonio
Sodio
Potassio
Magnesio
Calcio
Tabella 2: Risultati delle prove di validazione interlaboratorio: accuratezza. Confronto tra l’intervallo di confidenza
(CI = X ± r), col valore certificato o atteso (µµ ± ss) espressi in mg/L e calcolati secondo le norme ISO 5725.
BIBLIOGRAFIA
ISO (1994): “Accuracy (trueness and precision) of measurement methods and results”,
Method 5725, ISO, Geneva.
ISO (1998): “Water quality. Determination of dissolved Li+, Na+, NH4+, K+, Mn2+, Ca2+,Mg2+,Sr2+
and Ba2+ using ion chromatography – Method for water and waste water”, Proposal for
method ISO/DIS 14911, Geneva.
IUPAC (1995): “Protocol for the design, conduct and interpretation of method-performance
studies”, Pure & Appl. Chem., 67, 331-343.
MOSELLO R., BIANCHI M., GEISS H., MARCHETTO A., MORSELLI L., MUNTAU H., SERRINI
G., SERRINI LANZA G. & TARTARI G.A., (1993): “Italian network for the chemistry of atmospheric
deposition, n. 10, Intercomparison 1/92”, Documenta Ist. Ital. Idrobiol., 40, 49 pp.
MOSELLO R., BIANCHI M., GEISS H., MARCHETTO A., SERRINI G., SERRINI LANZA G.,
TARTARI G.A. & MUNTAU H., (1998): “AQUACON-MedBas Project, Subproject N°5 Freshwater
analysis, Intercomparison 1/97”, Joint Res, Centre European Commission, Rep, EUR
18075 EN, 66 pp.
METALLI E SPECIE METALLICHE
YOUDEN W.J. & STEINER E.H. (1975): “Statistical Manual of the Association of Official
Analytical Chemists”, AOAC, Arlington, VA.
APPENDICE
1. Valutazione dei parametri cromatografici di una separazione
1.1 Valutazione del fattore di capacità k
Definendo un tempo di ritenzione corretto
t’= t– t
r rm
ove tr è il tempo di ritenzione dell’analita e tm il tempo necessario alla fase mobile per arrivare
al rivelatore, si può calcolare il fattore di capacità:
k = t’r/tm
1.2 Valutazione del fattore di risoluzione R
La risoluzione R tra due picchi si calcola, in accordo con la Farmacopea statunitense (USP),
secondo la seguente equazione:
2·(tR2-tR1)
R2,1=
(W2b+W1b)
R2,1 è la risoluzione tra la coppia di picchi 2,1
tR1 è il tempo di ritenzione, in secondi, del primo dei due picchi
tR2 è il tempo di ritenzione, in secondi, del secondo picco
W1b è l’ampiezza alla base del primo picco, misurato in secondi sulla scala dei tempi
W2b è l’ampiezza alla base del secondo picco, misurato in secondi sulla scala dei tempi
W1b, W2b sono le ampiezze alla base del triangolo isoscele costruito sul picco Gaussiano, generato
tracciando le tangenti ai punti di flesso (Fig. 1).
Figura 1: Rappresentazione grafica del calcolo della risoluzione R tra due picchi.
METALLI E SPECIE METALLICHE
1.3 Valutazione dell’efficienza
L’efficienza della colonna può essere espressa in numero di piatti teorici, N, calcolati secondo
la seguente equazione:
N = 16 (tr/wb)2
dove:
tr = tempo di ritenzione dell’analita;
wb = ampiezza alla base del picco, misurato in secondi sulla scala dei tempi.
1.4 Valutazione del fattore di asimmetria As
La simmetria dei picchi viene espressa, quantitativamente, dall’equazione:
As = b/a
ove b e a sono le distanze della curva dalla verticale nel punto di massimo, misurate al livello
del 10% dell’altezza del picco, rispettivamente dopo e prima del punto di massimo (Fig. 2).
Figura 2: Rappresentazione grafica del calcolo del fattore di asimmetria.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3040. Metodi di preconcentrazione
per la determinazione di metalli in tracce
I procedimenti analitici utilizzati per l’analisi degli elementi in tracce nelle acque superficiali
incontaminate (dolci e di mare) e nelle acque sotterranee richiedono in alcuni casi uno stadio
preliminare di preconcentrazione che permetta da un lato di aumentare sensibilmente il limite
di rivelabilità e dall’altro di minimizzare gli effetti negativi dovuti a potenziali interferenti e
alla matrice stessa.
I procedimenti di preconcentrazione descritti nel seguito (Metodo A - complessazione con ammonio
pirrolidinditiocarbammato (APDC), estrazione del complesso con cloroformio ed estrazione
di ritorno in ambiente acido; Metodo B – estrazione in fase solida mediante resina Chelex-
100) sono di tipo generale e consentono di concentrare con rese soddisfacenti un numero
elevato di analiti; altre procedure di preconcentrazione, applicabili all’analisi di particolari
analiti, verranno descritte nelle sezioni specifiche ad essi relative. Tra queste la procedura
modificata di estrazione con APDC per il tallio (Sezione 3290 Metodo B) e la procedura di
coprecipitazione con idrossido ferrico descritta per il cromo (Sezione 3150 Metodo B4) e per
il vanadio (Sezione 3310 Metodo B).
METODO A - Complessazione con ammonio pirrolidinditiocarbammato (APDC), estrazione
con cloroformio ed estrazione di ritorno in ambiente acido
Il procedimento di preconcentrazione proposto consiste nella chelazione del metallo con ammonio
pirrolidinditiocarbammato (APDC), successiva estrazione del complesso con cloroformio
e riestrazione dalla fase organica con acido nitrico. L’analita in presenza di APDC viene
trasformato in una specie non carica solubile nel solvente organico, per sostituzione delle molecole
d’acqua ad esso coordinate con il gruppo legante. La successiva estrazione della fase
organica in ambiente acido permette di eliminare i problemi causati dalla instabilità del complesso
e di ottenere invece una soluzione acida stabile e conservabile per lungo tempo prima
dell’analisi strumentale.
Questa tecnica, utilizzando condizioni di pH adeguati, consente di concentrare i più comuni
metalli di interesse ambientale (Ag, Cd, Co, Cr(VI), Cu, Pb, Tl, Zn) con rese di estrazione del-
l’ordine del 50-100%. Il procedimento è caratterizzato da rapidità, semplicità ed elevati fattori
di concentrazione.
Le rese di estrazione sono fortemente dipendenti dalle caratteristiche delle matrici analizzate
(acque superficiali e acque estuarine); per questo motivo è indispensabile utilizzare il metodo
delle aggiunte note.
A differenza dei metodi strumentali in via diretta, questo metodo, prevedendo una certa manipolazione
del campione comporta rischi di contaminazione che vanno il più possibile contenuti
anche prestando particolare attenzione alla purezza dei reattivi impiegati. Dovranno
essere altresì seguite le norme precauzionali relative all’uso di sostanze organiche tossiche.
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sulla chelazione di ioni metallici con APDC, successiva estrazione del complesso
con cloroformio e riestrazione dalla fase organica con acido nitrico. Poiché l’efficienza
dell’estrazione del complesso Me-APDC e la solubilità del cloroformio in acqua sono legate
alla conducibilità e alla temperatura, è necessario il ricorso alle aggiunte note. La complessazione
e l’estrazione sono possibili in un ampio intervallo di pH; ma si preferisce ope
METALLI E SPECIE METALLICHE
rare tra pH 4 e 5 per avere una procedura utile contemporaneamente per più analiti ed una
maggiore stabilità dei complessi. L’estrazione della fase organica in ambiente acido permette
di ottenere una soluzione acida stabile e conservabile prima dell’analisi strumentale che
può essere condotta in spettrometria di assorbimento atomico con fornetto di grafite (ETAAAS)
o in alternativa mediante spettrometria di emissione atomica al plasma (ICP-OES) oppure
spettrometria di assorbimento atomico in fiamma (F-AAS).
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile a matrici diverse incluse le acque superficiali e acque estuarine e consente
dopo la preconcentrazione (generalmente si concentra di un fattore 50) la determinazione
di bassi livelli di concentrazione (inferiori al µg/L) di Ag, Cd, Co, Cr (VI), Cu, Pb, Tl, Zn.
3. Interferenze e cause di errore
La maggior parte delle interferenze viene praticamente rimossa anche se l’estrazione lascia
in soluzione diverse sostanze potenzialmente interferenti.
Il ricorso al metodo delle aggiunte note permette di effettuare delle determinazioni accurate e
di minimizzare le interferenze di matrice, ed inoltre l’utilizzo del correttore di fondo (per ETAAAS
e F-AAS) consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polietilene o altro materiale caratterizzato da scarsa capacità di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente risciacquate
con acqua ad elevato grado di purezza.
Per determinare soltanto il metallo disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo, su
membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e sottoposto a procedimento di
estrazione. Se il procedimento di estrazione non può essere effettuato entro 24 ore è consigliabile
acidificare il campione filtrato con HNO3 fino a pH 2. Occorre comunque tenere presente
che la stabilizzazione in ambiente acido può produrre alterazioni nella speciazione del
cromo, favorendo una riduzione del Cr (VI) a Cr (III).
La concentrazione del metallo totale può essere ottenuta dalla somma del metallo solubile, più
il metallo presente nella fase particolata.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei
recipienti.
5. Apparecchiature
Tutto il materiale utilizzato per le operazioni analitiche deve essere condizionato prima del-
l’uso come descritto al Capitolo 4 precedente.
5.1 Bottiglie di polietilene da 2 L
226
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.2 Imbuti separatori da 1 L e da 100 mL, in vetro con rubinetto in teflon.
5.3 Matracci tarati in polietilene da 20 mL
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
deveno essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40) ad elevato grado di purezza.
6.2 Ammoniaca concentrata (NH3, d=0,9) ad elevato grado di purezza.
6.3 Cloroformio (CHCl3, d=1,48) ad elevato grado di purezza.
6.4 Soluzione di Ammonio Pirrolidinditiocarbammato (APDC) all’1%
Sciogliere 1 g di APDC in 100 mL di acqua. La soluzione, che ha un aspetto opalescente, è
stabile per un tempo brevissimo e va quindi preparata nella quantità necessaria, al momento
dell’uso. La soluzione, prima di essere adoperata, va estratta, almeno tre volte, con cloroformio
(6.3) per eliminare impurezze metalliche presenti.
6.5 Acido acetico glaciale (CH3COOH, d=1,05) ad elevato grado di purezza.
6.6 Acetato di ammonio (CH3COONH4) ad elevato grado di purezza.
6.7 Soluzione tampone di acido acetico-acetato di ammonio
Sciogliere 250 g di acetato d’ammonio (6.6) in 150 mL di acqua e aggiungere 600 mL di
acido acetico (6.5). La soluzione può essere trattata in imbuto separatore da 1 L con 7 mL di
APDC e 40 mL di cloroformio (6.3) allo scopo di estrarre e allontanare con la fase organica
le impurezze di metalli presenti nei reattivi.
6.8 Soluzione concentrata degli elementi presi in considerazione (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio. Le soluzioni per le aggiunte note si ottengono per diluizioni successive della soluzione
concentrata (6.8). Preparare almeno tre soluzioni di riferimento nel campo di applicabilità
del metodo.
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
È opportuno trattare contemporaneamente almeno 3 campioni (per acque marine i campioni
non devono essere dissimili in termini di salinità per più del 5‰). Portare un volume pari
ad 800 mL di campione a pH 4-5 in imbuto separatore da un litro aggiungendo quantità opportune
di ammoniaca (6.2), se il campione è stato preventivamente acidificato. È possibile
estrarre volumi di campioni inferiori qualora i livelli di concentrazione degli analiti lo permettano;
in tal caso è necessario ridurre proporzionalmente i volumi di reattivi impiegati. Aggiungere,
successivamente, la soluzione tampone (6.7), 7 mL di APDC all’1% (6.4) e 20 mL
di cloroformio (6.3). Agitare per 2 minuti, quindi lasciare stratificare. Quando le fasi si sono
separate, recuperare separatamente lo strato inferiore acquoso (servirà per la preparazione
del bianco e del riferimento) e raccogliere interamente lo strato organico in un secondo im
227
METALLI E SPECIE METALLICHE
buto separatore da 100 mL contenente 10 mL di HNO3 5 M. Ripetere l’estrazione (per ciascun
campione) con 20 mL di cloroformio come descritto in precedenza avendo cura di unire
lo strato organico a quello precedente nell’imbuto separatore da 100 mL. Quindi procedere
all’estrazione di ritorno in ambiente acido agitando per 2 minuti l’imbuto separatore da
100 mL e lasciando stratificare. Quando le fasi si sono separate, recuperare la fase acquose
nel matraccio da 20 mL (5.3) e portare a volume con acqua.
7.2 Analisi con il metodo delle aggiunte note
Le 3 fasi acquose rimaste negli imbuti da 1 L servono per la preparazione di bianchi e soluzioni
a concentrazioni note.
– Preparazione bianco: aggiungere 20 mL di cloroformio (6.3) alle fasi acquose
provenienti dalle precedenti estrazioni (7.1) agitando per 2 minuti. Quando
le fasi si sono separate, recuperare gli strati organici ciascuno in un secondo
imbuto separatore da 100 mL contenente 10 mL di HNO3 5 M. Quindi procedere
all’estrazione di ritorno in ambiente acido agitando per 2 minuti e lasciando
stratificare. Quando le fasi si sono separate, recuperare le fasi acquose
nei matracci da 20 mL (5.3) e portare a volume con acqua.
– Preparazione delle soluzioni a concentrazioni note: agli strati acquosi già
estratti per preparare i bianchi aggiungere concentrazioni crescenti degli analiti
dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il campione. Ripetere
quindi la doppia estrazione con cloroformio e l’estrazione di ritorno in ambiente
acido (come descritto in precedenza) portando ad un volume finale di
20 mL.
– Determinazione analitica: Misurare quindi, utilizzando la tecnica spettrometrica
prescelta, il segnale del campione, delle tre soluzioni di riferimento e dei
bianchi dei reattivi, seguendo le indicazioni riportate nel metodo relativo al
metallo di interesse, avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. Si considerano
accettabili i valori delle repliche che forniscono un coefficiente di variazione
inferiore al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento
e del bianco dei reattivi devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali.
La concentrazione totale del metallo presente nelle aliquote non deve
superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dall’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 10%.
9. Qualità del dato
Su campioni di acqua marina costiera si sono ottenuti coefficienti di variazione dell’ordine del
10-15%. Prove di recupero effettuate sugli stessi campioni hanno fornito rese superiori al 90%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO B - Preconcentrazione mediante resina Chelex-100 per la determinazione di metalli
in tracce in acque superficiali
Introduzione
Attualmente la determinazione diretta di metalli ai livelli riscontrabili nelle acque risulta possibile
solo per un ristretto numero di elementi, nonostante esistano metodi di analisi caratterizzati
da bassi limiti di rivelazione. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, occorre
operare uno stadio di preconcentrazione che consenta da un lato un miglioramento della sensibilità
di rivelazione e dall’altro un incremento della selettività, eliminando gli effetti negativi
di specifici interferenti e/o della matrice stessa. Tra i vari metodi di preconcentrazione disponibili,
quelli che utilizzano dei substrati solidi, supportanti o meno specifici reagenti, risultano
molto indicati per l’alta selettività e semplicità d’uso.
Negli ultimi anni la ricerca relativa alla preparazione di resine con caratteristiche chelanti, in
grado di fissare gli elementi in traccia direttamente dalla soluzione, ha incontrato un crescente
interesse. La successiva eluizione delle specie metalliche trattenute dalla resina, consente di ottenere
soluzioni analizzabili con tecniche spettroscopiche (ETA-AAS, ICP-OES, ecc.).
I gruppi funzionali chelanti maggiormente studiati sono quelli della dimetilgliossima, dei ditiocarbammati,
della 8-idrossochinolina e dell’imminodiacetato. La caratteristica principale di
questi gruppi funzionali è data dalla loro capacità di legare selettivamente i metalli di transizione
a scapito di altre classi (ad esempio metalli alcalini e/o alcalino-terrosi), rendendo possibile
la preconcentrazione contemporanea di più metalli da un unico campione.
La procedura descritta nel seguito prevede l’impiego del gruppo funzionale imminodiacetico
(Fig. 1) per la preconcentrazione di metalli in tracce da acque superficiali, dolci e marine.
O
CH2 C
R N
CH2 C
O
O
_
_
Na+
Na+
O
Figura 1: Gruppo chelante imminodiacetico.
Caratteristiche generali
Il gruppo chelante imminodiacetico è solitamente fissato su un supporto organico di tipo polimerico
costitutito da stirene e divenilbenzene, e prende il nome commerciale di Chelex-100
(Bio-Rad Lab.), di Dowex A1 (Dow Chemical Co.) e di Amberlite IRC-718 (Rohm & Haas Co.).
Solitamente la resina chelante è fornita in forma Na+, tuttavia mediante opportuno trattamento
è possibile convertirla in altre forme chimiche (esempio Ca2+, Mg2+, NH4+).
La principale caratteristica di questa resina è l’elevata selettività verso i metalli pesanti rispetto a
quelli alcalini ed alcalino-terrosi. La selettività della resina Chelex-100 verso i vari elementi, intesa
come la sua affinità per un catione rispetto al catione di riferimento (Zn2+), è la seguente:
Hg2+ > Cu2+ > Ni2+ > Pb2+ > Zn2+ > Co2+ > Cd2+ > Fe2+ > Mn2+ >> Ca2+ > Mg2+ >>> Na+
Occorre tenere presente che l’ordine degli elementi nella serie e la capacità chelante della resina
variano in funzione del pH, della forza ionica, della presenza di complessanti o di composti
in forma colloidale.
METALLI E SPECIE METALLICHE
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sulla chelazione di ioni metallici presenti nella fase disciolta di campioni acquosi
superficiali, mediante resina Chelex-100 in forma NH4+.
Successivamente, i metalli trattenuti dalla resina sono eluiti per mezzo di una soluzione acida
(HNO3) di opportuna concentrazione.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile a campioni di acque naturali superficiali (dolci e marine) e consente
la rivelazione di bassi livelli di concentrazione (inferiori, in molti casi al µg/L) di Cd, Co, Cu,
Fe, Mn, Ni, Pb e Zn, ottenendo fattori di concentrazione pari a 100. Le determinazioni analitiche
dei metalli considerati sono effettuate mediante spettrofotometria di assorbimento atomico
con fornetto di grafite (ETA-AAS) o spettrofotometria di emissione atomica in plasma
(ICP-OES).
3. Interferenze e cause d’errore
Matrici di acqua dolce e di mare non producono effetti negativi sull’efficienza di recupero dei
metalli in tracce; tuttavia, modifiche dei fattori di recupero dei singoli analiti possono essere
determinate dalla presenza di specie complessanti e colloidali.
4. Campionamento e conservazione del campione
Prelevare circa 1 L di campione d’acqua, precedentemente filtrato attraverso un filtro a membrana
di policarbonato (0,45 µm), e introdurlo in una bottiglia di polietilene da 1 L, precondizionata
(vedi Capitolo 5) e prepesata, contenente 6 mL di resina Chelex-100 (forma NH4+)
e 10 mL di soluzione tampone di acetato di ammonio 1 M. Dopo il prelievo, la bottiglia viene
ripesata, registrando il relativo peso su una tabella per il calcolo della concentrazione finale.
Conservare a 4°C in attesa dell’estrazione dei metalli trattenuti (da effettuare entro una
settimana dal prelievo).
5. Apparecchiature
Tutto il materiale in plastica utilizzato per le operazioni analitiche (bottiglie, imbuti separatori,
colonne, matracci) deve essere condizionato prima dell’uso.
Il trattamento del materiale in plastica nuovo avviene mediante un lavaggio preliminare con
detersivo liquido, abbondante risciacquo con acqua deionizzata, immersione per una giornata
in una soluzione chelante (6.11) e successivo risciacquo con acqua deionizzata. Le bottiglie
vanno lavate con acido nitrico diluito (1:10), conservate riempite di acido nitrico diluito
(1:10), e, prima dell’uso, risciacquate con acqua deionizzata e poste ad asciugare.
Per le bottiglie e il materiale di plastica già utilizzati è sufficiente un lavaggio con acido nitrico
diluito (1:10) e un risciacquo con acqua deionizzata.
5.1 Bottiglie di polietilene da 1 L
5.2 Imbuti separatori da 1 L di polipropilene, con tappo e rubinetto.
5.3 Colonne in polipropilene da 10 mL graduate (0,8x4 cm), dotate di tappo e setto poroso
(35 µm) in polietilene.
5.4 Pompa ad acqua
230
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.5 Matracci in polietilene da 10 mL
5.6 Colonna cromatografica (2,5x20 cm) in vetro e setto poroso (35 µm) in polietilene.
6. Reattivi
I reattivi utilizzati devono essere di grado ultrapuro; l’acqua utilizzata per il risciacquo finale
della vetreria e la preparazione delle soluzioni deve essere di elevata purezza (18 µS/cm).
6.1 Resina Chelex-100 (200/400 mesh) in forma Na+
6.2 Acido nitrico concentrato di grado ultrapuro (69%, d=1,42)
6.3 Soluzione diluita di acido nitrico (HNO3 2,5 M)
Diluire a 500 mL con acqua, 80 mL di acido nitrico concentrato.
6.4 Acido cloridrico concentrato (37%, d=1,18)
6.5 Soluzione di acido cloridrico diluito (HCl 6 M)
Diluire a 1 L con acqua 500 mL di acido cloridrico concentrato.
6.6 Soluzione di ammoniaca concentrata (32%, d=0,88)
6.7 Soluzione di ammoniaca diluita (NH3 1,7 M)
Diluire a 1 L con acqua 100 mL di ammoniaca concentrata.
6.8 Soluzione di ammoniaca diluita (NH3 2,5 M)
Diluire a 500 mL con acqua 80 mL di ammoniaca concentrata.
6.9 Acido acetico concentrato (100%, d=1,05)
6.10 Soluzione tampone di acetato di ammonio 1 M purificata (CH3COONH4, pH=6,0)
In una bottiglia di polietilene da 1 L condizionata in precedenza (vedi Capitolo 5), porre 400
mL di acqua, 60 mL di acido acetico concentrato. Aggiungere ammoniaca concentrata sino
ad ottenere un pH pari a 6,0. Portare a volume (1 L) con acqua, raffreddando la soluzione
mediante immersione in un bagno ad acqua e ghiaccio ed agitare per alcuni minuti. Aggiungere
infine 6 mL di resina Chelex-100.
Filtrare la soluzione prima dell’uso, su un filtro a membrana in policarbonato (0,45 µm) precedentemente
lavato, in sequenza, con: 50 mL di HCl 6 M, 50 mL di acqua, 10 mL di NH3
1,7 M e 50 mL di acqua.
6.11 Soluzione chelante
In una bottiglia di polietilene da 10 L introdurre EDTA sale bisodico biidrato (50 g), ammonio
cloruro (16 g), NH3 concentrata (100 mL), nero eriocromo T (una “spatolata”) e acqua
deionizzata per portare a volume a 10 L. La soluzione chelante può essere utilizzata per più
lavaggi e ripreparata quando la colorazione passa dal celeste al rosa.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Conversione della resina
Pesare 52 g (d=0,65, circa 80 mL) di Chelex-100 in forma Na+ e porli con una spatola di
plastica nell’apposita colonna cromatografica. Fare passare 250 mL di HNO3 2,5 M senza
lasciare andare a secco la resina (si noterà una diminuzione di volume dovuta alla sostituzione
dei gruppi Na+ con gruppi H+). Lavare con 100 mL di acqua e successivamente aggiungere,
poco per volta, 250 mL di NH3 2,5 M (si noterà un aumento di volume, dovuto alla
sostituzione dei gruppi H+ con i gruppi NH4+). Dopo aver lasciato sedimentare la resina, lavare
con 200 mL di acqua, lasciando nella colonna gli ultimi 20 mL. Chiudere con il tappo la
colonna e agitare ogni volta per risospendere la resina prima del suo prelievo.
La resina così preparata può essere conservata nella stessa colonna per diversi mesi.
7.2 Preconcentrazione dei metalli disciolti
Porre in agitazione su slitta per 24 ore le bottiglie contenente i campioni, ad una velocità tale
da permettere il completo mescolamento. Al termine delle 24 ore procedere all’eluizione
dei metalli trattenuti dalla resina chelante. A tale scopo predisporre gli imbuti separatori e le
colonne, collegandoli alla pompa ad acqua secondo lo schema riportato in Fig. 2. Trasferire
il contenuto delle bottiglie negli imbuti separatori, utilizzando la pompa ad acqua per la completa
eliminazione della fase liquida ed il recupero della resina nella colonna.
Il flusso di percolazione va regolato mediante opportuna apertura dei rubinetti ed evitando
accuratamente che la resina vada a secco.
Lavare quindi la resina in sequenza con 10 mL di acqua e 25 mL di tampone acetato. Completato
il lavaggio, staccare il sistema di aspirazione (pompa e relativi rubinetti) ed eluire con
10 mL di acido nitrico 2,5 M, raccogliendo quantitativamente per gravità l’eluato in matracci
prepesati, posti sotto le colonne (Fig. 2). Ripesare i matracci alla fine dell’eluizione.
Figura 2: Rappresentazione dell'apparato sperimentale utilizzato per la preconcentrazione e l'eluizione dei metalli
da campioni acquosi (I= imbuto separatore, C= colonna; M= matraccio; R= rubinetto).
7.3 Preparazione dei “bianchi” analitici
Per ogni lotto di campioni (n= 4-8), preparare almeno tre “bianchi” analitici preparati versando
6 mL di resina Chelex-100 e 10 mL di tampone acetato in una bottiglia di polietilene
da 1 L e sottoponendoli alla procedura prevista per i campioni.
232
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.4 Determinazione analitica
Procedere alla determinazione analitica dei metalli negli eluati (campioni e relativi “bianchi”)
mediante spettrofotometria di assorbimento atomico con fornetto di grafite e/o spettrofotometria
di emissione atomica in plasma.
8. Calcoli
La concentrazione (C) del metallo presente in fase disciolta nel campione di partenza, espressa
in µg/L, si ottiene applicando la seguente formula:
dove
Cc= concentrazione (µg/L) misurata nell’eluato;
Cbi= concentrazione (µg/L) misurata nei “bianchi” analitici;
pf= peso netto finale (g) dell’eluato;
pi= peso netto (g) del campione prelevato;
pbi= peso netto (g) dei “bianchi” analitici (bi=b1, b2, ecc.);
n = numero dei “bianchi” analitici;
1,074 = densità (g/mL) della soluzione nitrica eluente.
9. Qualità del dato
In Tab. 1 sono riportati i valori percentuali medi di resa di ritenzione (3 replicati) e i valori
percentuali di resa di eluizione con HNO3 2,5 M, ottenuti per alcuni elementi presenti a concentrazione
nota, nella fase di-
sciolta, in campioni di acqua di
mare con il metodo in discontinuo.
A titolo di esempio si riportano i risultati
sperimentali riportati in letteratura
relativi alla determinazione
di alcuni metalli pesanti in un
campione di riferimento certificato
(NASS-1, NRC Canada) (Tab. 2) e
all’efficienza di recupero di alcuni
metalli aggiunti in quantità nota a
campioni di acqua ultrapura e di
acqua di mare con preconcentrazione
in discontinuo mediante
Chelex-100 (Tab. 3). I recuperi
percentuali più elevati sono stati
ottenuti con la prima matrice e i
valori risultano superiori all’85%.
In Tab. 4 sono riportati i valori dei
bianchi analitici e dei limiti di rive-
labilità, ottenuti con la procedura
di preconcentrazione descritta ed
analisi successiva in assorbimento
atomico con atomizzazione elettrotermica.
Co 99,7 ± 0,5 92,8
Cd 98,4 ± 0,1 96,1
Fe 97,5 ± 0,3 89,7
Mn 89,8 ± 0,8 92,1
Ni 99,8 ± 0,1 94,9
Pb 99,5 ± 0,2 91,9
Zn 99,8 ± 0,2 91,2
Metallo
Resa di ritenzione
(%)
Resa di eluizione
(%)
Tabella1: Rese di ritenzione e di eluizione per alcuni elementi pre-
senti in fase disciolta in campioni di acqua di mare
Co 0,0036 ± 0,0007 0,004 ± 0,001
Cu 0,122 ± 0,0180 0,099 ± 0,010
Fe 0,190 ± 0,0600 0,192 ± 0,036
Mn 0,025 ± 0,0130 0,022 ± 0,007
Ni 0,233 ± 0,0140 0,257 ± 0,027
Zn 0,170 ± 0,0680 0,159 ± 0,027
Metallo Me trovato Me certificato
(µµg/L) (µµg/L)
Tabella 2: Valori sperimentali e certificati con materiale di riferi-
mento NASS-1 (N.R.C. Canada)
METALLI E SPECIE METALLICHE
Acqua ultrapura 98 ± 3 100 ± 3 95 ± 5 95 ± 5 100 ± 4 100 ± 10
Acqua di mare 92 ± 2,5 88 ± 3 90 ± 15 86 ± 2,5 95 ± 6 100 ± 5
Tabella 3: Recupero (%) degli ioni di metalli (10 µµg/L) aggiunti ad acqua di grado ultrapuro e ad acqua di mare me-
diante preconcentrazione con Chelex-100 (Boniforti et al., 1984)
Cd <0,005 0,005
Co <0,010 0,010
Cu <0,020 0,020
Fe 0,21 ± 0,070 0,420
Mn <0,010 0,010
Ni <0,020 0,020
Pb 0,04 ± 0,03 0,140
Zn 2,89 ± 3,12 12,300
(a)= xb + 3 sb
Metalli Bianco analitico
µµg/L
Limite di rivelabilità(a)
µµg/L
Tabella 4: Valori dei “bianchi” analitici e dei limiti di rilevazione analitici
Matrice Co (II) Cu (II) Fe (III) Mn (II) Ni (II) Zn (II)
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M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3050. Alluminio
L’alluminio, con un contenuto di circa l’8% nella crosta terrestre rappresenta il metallo più abbondante
sulla Terra e il terzo elemento della litosfera dopo l’Ossigeno e il Silicio. Il minerale più
importante per l’estrazione del metallo è la bauxite (Al2O3 • 2H2O). L’alluminio, allo stato metallico,
trova notevole impiego nell’edilizia, nell’industria automobilistica, nell’industria alimentare
e, per la sua buona conducibilità elettrica, in elettrotecnica. I sali di alluminio trovano applicazione
nella depurazione delle acque, nella preparazione di prodotti cosmetici e farmaceutici.
Nelle acque dolci superficiali è generalmente presente associato a colloidi organici, e la concentrazione
indicata come valore di riferimento per acque fluviali è di 50 µg/L. Nell’acqua
di mare è presente sia associato a colloidi che come idrossido Al(OH)4-e la sua concentrazione
di riferimento è di 0,5 µg/L in acque oceaniche. Concentrazioni disciolte leggermente
più alte (1,5-3,5 µg/L) sono state riportate per il mar Mediterraneo.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per l’alluminio solubile un intervallo di valori (5-100 µg/L)
per la protezione della vita acquatica e un valore di 200 µg/L per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede un criterio di qualità
di 200 µg/L per le acque sotterranee.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
L’alluminio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (protossido
di azoto-acetilene) di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale
di assorbanza a 309,3 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva
di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di
indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’alluminio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 1,0 a 50 mg/L. Per concentrazioni superiori a 50
mg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione
oppure facendo ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento
quelle generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di alluminio pari
a 1,0 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventual
METALLI E SPECIE METALLICHE
mente presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di sali di lantanio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte
e successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare
soltanto l’alluminio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da
0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi
deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile
per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dell’alluminio
totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per protossido
d’azoto-acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione di lantanio (1% La)
6.3 Soluzione concentrata di alluminio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di alluminio (100 mg/L)
Trasferire 10 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di
HNO3 (6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione
è stabile per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse
proprietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche
dell’apparecchiatura e per
Lunghezza d’onda (nm) 309,3
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
minimizzare eventuali interferenze
Fenditura (nm) 0,7
procedere all’ottimizzazione dei
Correzione del fondo attivata
parametri strumentali seguendo le
Fiamma protossido di azoto-acetilene
indicazioni riportate nel manuale
Intensità di corrente come da specifica
d’uso dello strumento o in altri pro-
della lampada (mA)
tocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione diluita (6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco
dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre
volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di alluminio presente nelle aliquote deve comunque
essere inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione dell’alluminio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
239
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acque di scarico, dopo aggiunta
di quantità note di alluminio in modo da ottenere una concentrazione di 5,0 mg/L,
hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio) • 100,
compresi tra l’1,9% ed il 4,8% ed un’accuratezza compresa tra l’1% ed il 5%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di alluminio tali da realizzare una concentrazione
finale di 4,5 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 4,2% ed
un’accuratezza dell’8,4%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B – Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
L’alluminio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 309,3
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’alluminio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 1,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40
µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di alluminio pari
a 1,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione
e 25 µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali ap
240
METALLI E SPECIE METALLICHE
plicate; può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia
applicando queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto l’alluminio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dell’alluminio totale si rimanda alle
Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
241
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di alluminio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di alluminio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di
HNO3 (6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione
è stabile per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse
proprietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2 •6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 309,3
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1500 40 20 300
Atomizzazione 2600 0 5 0 *
Pulizia 2700 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
METALLI E SPECIE METALLICHE
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale dell’alluminio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione dell’alluminio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
243
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da quattro laboratori su soluzioni sintetiche in acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 6,9 ± 3,6 14,8 ± 6,0
CV (%) intralaboratorio 18,0 4,7
CV (% ) interlaboratorio 52,2 40,5
Accuratezza (%)** 38,0 26,0
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato
della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano al-
l’aumentare della complessità della matrice. L’EPA in uno studio condotto tra dieci laboratori riporta
per campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 20,5 µg/L, una precisione
del singolo analista pari al 24%, una precisione totale del 21% ed un’accuratezza del 97%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO C – Determinazione spettrofotometrica con eriocromocianina R
1. Principio del metodo
Il metodo è basato sulla reazione dell’alluminio con il colorante eriocromocianina R. In soluzione
acquosa a pH = 6 il complesso che si forma presenta un massimo di assorbimento alla
lunghezza d’onda di 535 nm. L’assorbanza della soluzione è proporzionale alla concentrazione
di alluminio.
Figura 1: Formula di struttura dell’eriocromocianina R.
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile ad acque naturali e di scarico nell’intervallo di concentrazione 0,02
- 0,3 mg/L. Concentrazioni più elevate possono essere determinate mediante diluizione del
campione.
3. Interferenze e cause di errore
Errori in difetto possono essere causati dalla presenza di fluoruri e polifosfati. Nel primo caso
l’errore può essere evitato tenendo conto nel calcolo del peso dell’interferenza mostrato in
Fig. 2, o mediante l’aggiunta alle soluzioni di riferimento della stessa quantità di fluoruro determinata
preliminarmente sui campioni.
Nel secondo caso il metodo prevede un procedimento per evitare l’interferenza di fosfati complessi
(7.2.2).
L’interferenza dovuta all’alcalinità è evitabile acidificando il campione fino al viraggio del metilarancio.
L’interferenza di ferro e manganese può essere eliminata aggiungendo una soluzione di acido
ascorbico.
Figura 2: Curve di correzione per la stima dell’alluminio in presenza di fluoruri. Trovare il punto di intersezione tra
i valori di concentrazione misurati di alluminio e fluoruri. Se il punto non cade direttamente in una delle curve, interpolare
tra le due curve più prossime per trovare il “valore vero”.
METALLI E SPECIE METALLICHE
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione debbono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
In particolare i campioni debbono essere raccolti in recipienti di polietilene tenuti in bagno
acido e poi sciacquati con acqua; le determinazioni debbono essere effettuate prima possibile.
Se si deve procedere alla determinazione del solo alluminio solubile i campioni debbono
essere filtrati attraverso una membrana avente una porosità di 0,45 µm.
Evitare materiali come carta, cotone o lana di vetro perché con il loro impiego si verifica la
rimozione della maggior parte dell’alluminio solubile.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura di laboratorio
5.2 Spettrofotometro per misure alla lunghezza d’onda di 535 nm con celle aventi un
cammino ottico di 1 cm o superiori.
5.3 Vetreria
Per evitare errori dovuti a materiale adsorbito sul vetro tutta la vetreria deve essere trattata
con acido cloridrico 1+1 e sciacquata con acqua fino alla eliminazione completa dell’acido.
6. Reattivi
I reattivi e l’acqua debbono essere privi di alluminio.
6.1 Soluzione concentrata di alluminio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in commercio.
In alternativa, sciogliere 8,792 g di solfato di alluminio e potassio, AlK(SO4)2•12H2O in
acqua deionizzata e portare a volume a 500 mL con acqua.
6.2 Soluzione diluita di alluminio (5 mg/L)
Diluire 5 mL della soluzione concentrata di alluminio (6.1) a 1000 mL con acqua. Questa soluzione
deve essere preparata al momento dell’uso.
6.3 Soluzioni di acido solforico (H2SO4) 3 M e 0,02 N
6.4 Soluzione di acido ascorbico
Sciogliere 0,1 g di acido ascorbico in acqua e portare a volume con acqua in matraccio tarato
da 100 mL. Questa soluzione è stabile per un giorno.
6.5 Tampone acido acetico-acetato
Sciogliere 36 g di acetato di sodio, NaC2H3O2 ·3H2O in acqua, aggiungere 40 mL di soluzione
di acido acetico 1 M e diluire a 1 litro con acqua.
6.6 Soluzione concentrata di colorante
Sciogliere 300 mg di eriocromocianina R (C23H15Na3O9S) in circa 50 mL di acqua. Portare il pH
da circa 9 a 2,9 con acido acetico 1+1 (sono necessari circa 3 mL) e diluire a 100 mL con acqua.
246
METALLI E SPECIE METALLICHE
6 7 Soluzione diluita di colorante
Diluire 10 mL della soluzione concentrata di colorante a 100 mL con acqua. Questa soluzione
è stabile 6 mesi.
6.8 Soluzione di indicatore metilarancio
6.9 Soluzione di EDTA 0,01 M
Sciogliere 3,7 g di sale disodico dell’acido etilendiamminotetraacetico (EDTA) in acqua e diluire
a 1 litro con acqua.
6.10 Soluzione di idrossido di sodio NaOH 1 M
Sciogliere 4 g di idrossido di sodio in acqua e diluire a 100 mL con acqua.
6.11 Soluzione di idrossido di sodio NaOH 0,1 M
Prelevare 5 mL di questa soluzione e diluire a 50 mL con acqua.
7. Procedimento
7.1 Taratura
Preparare in matraccio tarato da 50 mL un bianco dei reattivi privo di alluminio e una serie
di soluzioni di riferimento contenenti, ad esempio, 1 µg, 2 µg, 3 µg, 5 µg e 7 µg di alluminio
prelevando 0,2 mL; 0,4 mL; 0,6 mL; 1,0 mL e 1,4 mL della soluzione diluita (6.2). Aggiungere
acqua fino a un volume totale di circa 25 mL.
Aggiungere a ciascuna soluzione 1 mL di H2SO4 0,02 N, 1 mL di soluzione di acido ascorbico
e 10 mL di soluzione tampone. Mescolare dopo ogni aggiunta.
Con una pipetta graduata aggiungere 5 mL di soluzione diluita di eriocromocianina R e mescolare.
Portare a volume con acqua, mescolare e attendere da 5 a 10 minuti (dopo 15 minuti
il colore comincia a scomparire gradualmente). Misurare quindi l’assorbanza della soluzione
alla lunghezza d’onda di 535 nm contro il bianco dei reattivi.
Costruire la curva di taratura riportando i µg di alluminio/50 mL di volume finale in ascissa
e i valori di assorbanza in ordinata.
7.2 Determinazione
7.2.1 Determinazione in assenza di fluoruri e fosfati complessi
Porre 25 mL di campione (o una aliquota diluita a 25 mL) in un recipiente di porcellana, aggiungere
qualche goccia di soluzione di metilarancio e titolare con soluzione di acido solforico
0,02 N fino al viraggio al rosa. Registrare la lettura e scartare il campione.
Trasferire due aliquote da 25 mL di uno stesso campione in matracci tarati da 50 mL, aggiungere
a temperatura ambiente lo stesso volume di soluzione di acido solforico 0,02 N utilizzato
per la titolazione precedente più 1 mL in eccesso. Ad una di queste aliquote aggiungere
1 mL di soluzione di EDTA allo scopo di complessare l’alluminio presente e compensare
colore e torbidità nella misura spettrofotometrica.
Aggiungere ad ambedue le aliquote 1 mL di soluzione di acido ascorbico, 10 mL di soluzione
tampone, 5 mL di soluzione di colorante mescolando dopo ogni aggiunta.
Portare a volume con acqua, mescolare e, dopo 5-10 minuti, misurare l’assorbanza del campione
contro il bianco EDTA, come descritto al punto 7.1. Determinare la concentrazione di
alluminio tramite la curva di taratura.
247
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2.2 Determinazione in presenza di fosfati
Aggiungere 1,7 mL di soluzione di acido solforico 3 M a 100 mL di campione in una beuta
da 200 mL. Scaldare almeno 90 minuti mantenendo la temperatura della soluzione appena
sotto il punto di ebollizione fino ad avere un volume di circa 25 mL (in caso di volume minore
aggiungere acqua).
Dopo aver raffreddato portare a pH 4,4 (±0,1) con NaOH 1 M (6.10) e 0,1 M (6.11). Diluire
a 100 mL con acqua, mescolare e utilizzare un’aliquota di 25 mL per la determinazione
dell’alluminio (come in 7.1). Contemporaneamente effettuare una prova in bianco sottoponendo
allo stesso trattamento 100 mL di acqua.
L’ortofosfato derivante dalla digestione acida, non interferisce fino a concentrazioni pari a 5
mg/L. Ove si conosca la concentrazione del fosfato si può operare, tenuto conto dell’elevata
sensibilità del metodo su soluzioni diluite del campione in modo da portare il valore dell’interferente
al di sotto del valore limite.
Quando la concentrazione del fosfato non è nota, al fine di verificare l’assenza della interferenza
si consiglia di operare sul campione tal quale e su porzioni opportunamente diluite verificando
se le risposte sono inversamente proporzionali alle diluizioni effettuate.
7.2.3 Determinazione in presenza di fluoruri
Misurare la concentrazione dei fluoruri impiegando il metodo descritto in questo manuale (Sezione
4100); utilizzare per la determinazione dell’alluminio la serie di curve della Fig. 2 oppure,
in alternativa, riferirsi a soluzioni di riferimento, preparate in modo tale da avere la stessa
concentrazione di fluoruro determinata sui campioni.
8. Calcoli
.
.
.
.
dove:
C = concentrazione (µg·L-1) di Al;
a = quantità (µg) di alluminio nei 50 mL di volume finale;
V = volume (mL) di campione sottoposto ad analisi.
9. Qualità del dato
Prove di precisione effettuate su una serie di 5 campioni a concentrazione variabile di Al hanno
fornito un coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100], compreso
tra il 2% e il 18%, con valori più alti per i campioni aventi concentrazione più basse, vicine
al limite inferiore del campo di applicazione.
Per quanto riguarda l’accuratezza, su campioni cui sono state fatte aggiunte per ottenere 0,2
mg/L di alluminio sono stati ottenuti recuperi compresi tra il 95% e il 105%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24 / 3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21 - 22.
METALLI E SPECIE METALLICHE
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
SHULL K.E. & GUTHAN G.R. (1967): “Rapid modifical Eriochromo cyanin R method for determination
of aluminium in water”, J. Amer. Water.Works Ass., 59, 1456.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3060. Antimonio
La concentrazione di antimonio nella crosta terrestre è di circa 0,2 ppm. In natura si trova allo stato
di solfuro Sb2S3, di triossido Sb2O3, di tetrossido Sb2O4 e di tioantimonito Ag3SbS3. Le principali
fonti antropogeniche dell’elemento sono l’attività mineraria, metallurgica e l’uso di carbone quale
combustibile. Tra gli impieghi più significativi si segnala la produzione di leghe metalliche bassofondenti
e considerevolmente dure. Viene impiegato, ad esempio, insieme a stagno e piombo inleghe per caratteri da stampa. È inoltre probabile che l’antimonio vada a sostituire, alla luce dei limiti
più restrittivi imposti per il piombo dalla nuova direttiva europea concernente la qualità delle
acque potabili, il piombo nelle leghe di saldatura utilizzate nelle reti acquedottistiche.
L’antimonio può essere presente in natura in diversi stati di ossidazione (+5), (+3), (0) e (-3)
ma solo gli stati trivalente e pentavalente hanno importanza pratica. L’antimonio ha scarsa
tendenza ad essere adsorbito sul particellato presente nelle acque. Essendo un elemento poco
diffuso e poco indagato si hanno informazioni limitate sui livelli naturali dell’elemento nelle
acque. Viene indicato come valore naturale di riferimento 1 µg/L per le acque fluviali e 0,2
µg/L per i sistemi marini.
Le informazioni sugli effetti dell’antimonio in ambienti acquatici sono scarse. La nuova direttiva
europea, concernente la qualità delle acque potabili, recepita con D.Lgs. 31/2001, ha
introdotto un limite più restrittivo per l’antimonio (5 µg/L). Obiettivi di qualità ancor più stringenti
sono quelli previsti dal decreto del Ministero dell’Ambiente per la salvaguardia della laguna
di Venezia (1,0 µg/L per il bacino scolante; 0,6 µg/L e 0,2 µg/L, valori imperativo e
guida, rispettivamente, per la laguna).
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
L’antimonio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 217,6
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’antimonio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 5,0 a 50,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 50
µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di antimonio pari
a 5,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo di 1,0 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto l’antimonio
disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dell’antimonio totale si rimanda alle
Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di antimonio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di antimonio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di
HNO3 (6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è
stabile per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse
proprietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice (1000 mg/L palladio + acido citrico al 2%).
Sciogliere una quantità opportuna di palladio nitrato (preferibile) o palladio cloruro in acido
nitrico 0,05 M. Quindi aggiungere 2 g di acido citrico come agente riducente (preferibile) o
acido ascorbico in acqua deionizzata e portare a volume in matraccio tarato da 100 mL inpolietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori seguendo le indicazioni riportate nel
manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 217,6
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1100 20 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
METALLI E SPECIE METALLICHE
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3) e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di riferimento utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di antimonio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di antimonio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
254
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da quattro laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 6,2 ± 1,4 18,0 ± 2,7
CV (%) intralaboratorio 9,5 4,3
CV (% ) interlaboratorio 22,6 15,0
Accuratezza (%)** 24,0 10,0
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio)•100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato
della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano al-
l’aumentare della complessità della matrice. L’EPA in uno studio condotto tra dieci laboratori riporta
per campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 6,7 µg/L, una precisione
del singolo analista pari al 26%, una precisione totale del 41% ed un’accuratezza del 64%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere, condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Metodo per spettrometria di assorbimento atomico con formazione di idruri
(HG-AAS)
1. Principio del metodo
L’antimonio viene determinato mediante spettroscopia di assorbimento atomico con generazione
di idruri e lettura dell’assorbanza alla lunghezza d’onda di 217,6 nm utilizzando due
possibili configurazioni strumentali: “batch system” oppure “flow injection”. Il metodo si avvale
di una preriduzione chimica con potassio ioduro a temperatura ambiente in cui avviene
la riduzione dell’antimonio (V) ad antimonio (III). Successivamente l’antimonio (III), ridotto dal
sodio boroidruro a SbH3, viene vaporizzato in un sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito
mediante un gas inerte nella cella di misura mantenuta ad una temperatura di 1000°C
tramite un mantello riscaldante.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione e la speciazione dell’antimonio nelle acque superficiali,
sotterranee e potabili nell’intervallo di concentrazione 1-10 µg/L.
Il limite di rivelabilità del metodo è stato calcolato effettuando 10 determinazioni su uno stesso
campione avente un contenuto di antimonio di 1,0 µg/L, alternate con una misura del
bianco. Tale limite, espresso come tre volte lo scarto tipo delle dieci repliche, è risultato pari
a 0,2 µg/L.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
Per determinare quantitativamente l’antimonio (V) è indispensabile sottoporre il campione ad
un trattamento preliminare di preriduzione con potassio ioduro. L’acido nitrico utilizzato per
mineralizzare il metallo associato alla fase particolata o a composti metallorganici eventualmente
presenti non interferisce nella determinazione. Nel caso in cui si debba determinare
l’analita in una matrice nuova o scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo
delle aggiunte note. Tale metodo permette di minimizzare le interferenze di matrice. L’utilizzo
del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. L’acido fluoridrico interferisce nella determinazione dell’antimonio per concentrazioni
>0,5 M. Tale interferenza può essere rimossa aumentando la concentrazione di acido
cloridrico aggiunto (>1,5 M).
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polietilene o altro materiale caratterizzato da scarsa capacità di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HCl 1 M per una notte e successivamente neutralizzate
con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto l’antimonio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo, su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa o
policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HCl (6.1). L’analisi deve essere effettuata prima
possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana dal
prelievo. Per la determinazione della concentrazione di antimonio totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente identico
a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste per i
campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nell’uso di campioni
replicati, nell’adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, che consenta il montaggio del sistema
“batch” e del sistema “flow injection”, corredato di dispositivo per la correzione degli assorbimenti
aspecifici e possibilmente di sistema di intrappolamento dei vapori (vedi Appendice).
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Cella di misura in quarzo con finestre di quarzo o altro materiale trasparente a 217,6
nm. La cella di misura è fissata alla camera del bruciatore; negli strumenti moderni può essere
riscaldata a una temperatura di 1000°C tramite un apposito mantello riscaldante.
5.4 Sistema batch (vedi figura 1)
5.5 Sistema flow injection (vedi figura 2)
5.6 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.7 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
256
METALLI E SPECIE METALLICHE
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido cloridrico concentrato (d=1,19)
6.2 Soluzione di preriduzione (KI 10%)
Sciogliere 10 g di KI in un matraccio di polietilene da 100 mL e portare a volume con acqua.
6.3 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1% per sistema “batch”.
Sciogliere 10 grammi di NaOH di grado ultrapuro in un matraccio di polietilene da 1 litro
contenente circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 30 grammi
di NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata a temperatura non superiore a 4°C.
6.4 Soluzione di NaBH4 (0,2 %) in NaOH (0,05%) per sistema “flow injection”.
Sciogliere 0,5 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 2 grammi di
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata ad una temperatura non superiore a 4°C.
Nota: il sodio boroidruro libera idrogeno a contatto con acido, dovrà pertanto essere maneggiato
con cura e conservato secondo le indicazioni del fornitore.
6.5 Soluzione di riferimento concentrata contenente 1000 mg/L di antimonio.
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento di antimonio ad elevato grado di purezza disponibili
in commercio. Le soluzioni di riferimento per la taratura si ottengono per diluizioni
successive della soluzione concentrata (6.5). Preparare almeno tre soluzioni di riferimento nel
campo di applicabilità del metodo.
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
Per determinare soltanto l’antimonio trivalente solubile, acidificare con HCl concentrato (6.1)
fino ad avere una soluzione 0,3 M. In queste condizioni durante il processo di ossidoriduzione
che porta alla formazione dell’idruro di antimonio (SbH3) la forma pentavalente di antimonio
non è ridotta e quindi non è determinata.
Per determinare l’antimonio totale solubile, Sb(III) + Sb(V), è necessario sottoporre il campione
ad una preriduzione con ioduro di potassio. Al campione acidificato secondo le modalità
precedentemente indicate si aggiunge 1 mL della soluzione di ioduro di potassio (6.2) per
ogni 10 mL di campione. In queste condizioni la forma pentavalente di antimonio viene ridotta
immediatamente ad antimonio trivalente a temperatura ambiente. Il risultato analitico
che si ottiene è riferito all’antimonio totale solubile espresso come somma dell’antimonio (III)
e dell’antimonio (V).
7.1.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali con il sistema “batch”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni ri
257
METALLI E SPECIE METALLICHE
portate nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1-2 sono elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “batch” (Fig. 1).
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 217,6
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (mL) 10
Volume NaBH4 (mL) 5
Tabella 2: Condizioni operative tipiche per l’analisi dell’antimonio con il sistema “batch”
Purge 1 20 sec
Reazione (riduzione conNaBH4) 15 sec lettura attivata
Purge 2 30 sec
temp. cella 1000°C
La fase “purge 1” ha lo scopo di eliminare dal campione composti volatili che possono interferire
nella misura; per assicurare una eliminazione completa si può aumentare opportunamente
la durata del “purge 1”.
Durante la fase di reazione con NaBH4 si forma SbH3 che viene trasferito mediante un flusso
di gas inerte (Ar) nella cella di misura.
La fase “purge 2” consente la pulizia del sistema e la sua preparazione alla lettura del campione
successivo.
B
Ar A
C
E
D
Figura 1: Esempio schematico del sistema “batch”. A: recipiente del riducente; B: contenitore di reazione; C: cono di
immissione del riducente; D: valvola multivie; E: cella di misura.
7.1.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali con il sistema “flow injection”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1a-2a sono elencate, a titolo di esempio,
le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “flow injection”
(Fig. 2).
258
METALLI E SPECIE METALLICHE
Tabella 1a: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 217,6
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume di campionamento (µL) 500
Temperatura cella (°C) 1000
Flusso di argon (mL/min) 90
Flusso “carrier” (HCl) (mL/min) 10
Flusso riducente (NaBH4) (mL/min) 6
Figura 2: Esempio schematico del “Flow Iniection Analysis System” (FIAS).
0 15 sì sì riempimento
1 10 sì sì riempimento
2 1 no sì iniezione sì
t(s) = tempo in secondi; P1, P2 = pompa 1, pompa 2; rpm = giri/min
Stadio t(s) P1
(rpm)
P2
(rpm)
Posizione
valvola lettura
Tabella 2a: Condizioni operative tipiche per l’analisi dell’antimonio con il sistema “flow injection”
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto ai Sottoparagrafi 7.1.1 e 7.1.2
(nel caso che si adoperi, rispettivamente il sistema “batch” o “flow injection”) costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione concentrata (6.5), e il bianco dei
reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Effettuare il controllo sulla bontà della curva di taratura come riportato al Paragrafo 8.1.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni provenienti dal trattamento descritto in (7.1) effettuando
almeno tre repliche per ogni soluzione da analizzare; si considerano accettabili i valori
che forniscono un coefficiente di variazione inferiore al 10%. Le analisi dei campioni, delle
soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi devono essere effettuate nelle stesse condi
259
METALLI E SPECIE METALLICHE
zioni strumentali. Se la risposta del campione incognito analizzato cade al di fuori dell’intervallo
di linearità, diluire opportunamente il campione per riportarlo nel campo di linearità.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ad intervalli regolari, da definire in funzione della stabilità della
risposta strumentale, una soluzione di riferimento a concentrazione nota e verificando che
il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione proveniente dal trattamento descritto in (7.1) viene suddiviso in quattro aliquote,
di cui una rimane tal quale, mentre alle altre si aggiungono concentrazioni crescenti di antimonio
dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il campione. Misurare l’assorbanza
delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi, seguendo le indicazioni riportate in
(7.2.1) avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale di antimonio
presente nelle aliquote non deve superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale
non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di lavoro in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del bianco
dei reattivi, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici
se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Ricavare quindi la concentrazione di antimonio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le quantità corrispondenti alla 1°, 2°, 3° aggiunta e A0, A1, A2,
A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte, sottratte
del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza A0
una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al campione
sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può essere
considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da due laboratori, uno che ha utilizzato la procedura “batch”
e l’altro la procedura “flow injection”, su campioni di acqua deionizzata contenenti 0,5 µg/L;
1,0 µg/L; 2,0 µg/L; 5,0 µg/L e 10,0 µg/L di antimonio hanno fornito valori del coefficiente
di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, entro il 5%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere, condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
260
METALLI E SPECIE METALLICHE
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24 / 3-31.
Decreto Interministeriale del 23/4/1998, concernente i requisiti di qualità delle acque e caratteristiche
degli impianti di depurazione per la tutela della laguna di Venezia, in G.U.
n.140, del 18/6/1998.
Direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998, concernente la qualità delle acque destinate al
consumo umano, in G.U. delle Comunità Europee, L330/32 del 5.12.98.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 9.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 313-316.
MARTIN J.M. & WHITFIELD D.M. (1983): “The significance of the river input of chemical elements
to the ocean”. In C.S. Wong et al. Trace Metals in Seawater, NATO Conf. Ser. IV, Plenum
Press, 265-296.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
APPENDICE
Raccomandazioni sull’uso in sicurezza di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico
con generatore di idruri
I vapori di antimonio prodotti a seguito della reazione con sodio boroidruro sono tossici e
rappresentano, se inalati, un serio pericolo per l’operatore. Si consiglia pertanto di procedere
ad un intrappolamento di tali vapori. Ciò si realizza attraverso un sistema a circolazione
chiusa come quello riportato in Fig. 3. I vapori di antimonio vengono trasportati mediante un
flusso di gas inerte (Ar) attraverso il tubo (d) nella cella di misura (A), chiusa all’estremità da
finestre (f) costituite di materiale trasparente a 217,6 nm. Successivamente vengono convogliati
tramite i tubi di collegamento (e) prima in una trappola di essiccazione (B) e poi in una
trappola (C) contenente un filtro a carbone attivo che trattiene l’antimonio. L’uscita della trappola
a carbone attivo (g) è collegata, tramite un tubo, ad una cappa aspirante provvista anch’essa
di filtro a carbone attivo. Il carbone attivo deve essere sostituito periodicamente e sottoposto
a smaltimento nel rispetto delle normative vigenti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Figura 3: Descrizione schematica del sistema a circolazione chiusa utilizzato per intrappolare i vapori di antimonio.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3070. Argento
L’argento è un elemento raro; la sua abbondanza nella crosta terrestre è pari soltanto a 0,07
mg/kg. Il minerale più comune è il solfuro. L’argento viene utilizzato principalmente nella produzione
di materiale fotografico e nell’industria elettrica ed elettronica.
L’argento può esistere in due stati di valenza: (0) e (I). In condizioni ossidanti la specie prevalente
è l’Ag+, o per meglio dire il complesso AgCl(aq). Al di sotto di valori del potenziale
redox di 0,4 V è stabile la specie Ag(0) (Ag metallico) e per valori ossidoriduttivi ancora più
bassi, e in presenza di ione solfuro, precipita l’Ag2S. L’Ag (I) viene ridotto ad argento metallico
dallo ione ferroso che si ossida a ione ferrico con conseguente diminuzione della solubilità
dell’argento che può essere ulteriormente esaltata dalla coprecipitazione da parte dell’idrossido
ferrico.
Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di 0,003
µg/L, mentre per le acque di mare il valore è di circa un ordine di grandezza più basso.
L’argento non è elemento essenziale ed esercita effetti tossici sugli organismi acquatici già a
basse concentrazioni. Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione
ambientale canadese, US EPA, WRC-UK) forniscono per l’argento solubile un intervallo di
valori (0,1-0,9 µg/L) per la protezione della vita acquatica e un valore di 10 µg/L per le acque
destinate al consumo umano.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede un criterio di qualità
di 10 µg/L per le acque sotterranee.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
L’argento viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 328,1
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’argento in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,5 a 10,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 10 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di argento pari a
0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L (volume di campione iniettato: 25 µL). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere leggermente
migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità
vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto l’argento disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dell’argento totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di argento (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
264
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione diluita di argento (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di
HNO3 (6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è
stabile per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse
proprietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 328,1
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 600 30 20 300
Atomizzazione 2200 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione in
265
METALLI E SPECIE METALLICHE
feriore al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di argento presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione dell’argento
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in triplicato da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
1,0 µg/L e 25,0 µg/L di argento hanno fornito valori del coefficiente di variazione,
CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, pari, rispettivamente, a 9,3% e 1,8%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano al-
l’aumentare della complessità della matrice. Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento,
l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato delle misurazione e il valore
di riferimento accettato. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 8,5 µg/L
lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 34% ed un’accuratezza del 20%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recen
266
METALLI E SPECIE METALLICHE
ti, dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione previa concentrazione dell’analita ed analisi in spettrometria
di assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
L’argento viene determinato in assorbimento atomico con fornetto di grafite alla lunghezza
d’onda di 328,1 nm dopo un doppio processo di estrazione-concentrazione. In una prima fase
l’argento viene complessato a pH=4,0 con pirrolidinditiocarbammato d’ammonio (APDC)
e il complesso estratto in cloroformio.
Successivamente il complesso viene riportato in una fase minerale più stabile per estrazione
dalla fase organica con HNO3 7,5 M.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’argento in campioni di acque naturali nell’intervallo
di concentrazione da 0,01 a 1,0 µg/L. Concentrazioni più elevate possono essere determinate
direttamente senza ricorrere al trattamento di preconcentrazione (vedi metodo A).
3. Interferenze e cause di errore
Vale quanto riportato al Capitolo 3 del metodo A. I cloruri non interferiscono fino a concentrazioni
di 5000 mg/L.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
scure di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Dati i bassi livelli di concentrazione
in cui il metodo opera, lo stesso è rivolto essenzialmente alla determinazione dell’argento
disciolto, ottenibile dopo filtrazione immediata del campione attraverso un filtro di policarbonato
da 0,45 µm.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio
Tutta la vetreria deve essere preventivamente lavata con acido nitrico diluito (1+9) e accuratamente
risciacquata con acqua distillata ad elevata purezza.
5.2 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.3 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.4 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.5 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.6 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.7 pHmetro, corredato possibilmente di elettrodo combinato.
5.8 Apparato di filtrazione sotto vuoto o sotto pressione e filtri in policarbonato da
0,45 µm
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Acido acetico glaciale
6.3 Acido Acetico 1:1
Versare 25 mL di acido acetico (6.2) e 25 mL di acqua distillata in matraccio tarato da 50
mL.
6.4 Soluzione concentrata di ammoniaca (30% NH3, d=0,89)
_P
6.5 Ammonio pirrolidinditiocarbammato (APDC) all’1% ()
V
Sciogliere 250 mg di APDC in 25 mL di acqua distillata.
6.6 Ammonio acetato 2 M (pH=5,4±0,1)
Versare 600 mL di acqua distillata in un matraccio da 1 L. Aggiungere 115 mL di acido acetico
glaciale ultrapuro (6.2) e agitare. Aggiungere lentamente 148 mL di soluzione concentrata
di ammoniaca (6.4). Agitare e portare a volume. Controllare il pH.
6.7 Cloroformio puro per assorbimento atomico
268
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.8 Soluzione concentrata di argento (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.9 Soluzione di argento a concentrazione intermedia (10,0 mg/L)
Trasferire 1 mL della soluzione (6.8) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore scuro caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.10 Soluzione diluita di argento (100 µg/L)
Trasferire 1 mL della soluzione (6.9) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione va preparata
giornalmente.
7. Procedimento
7.1 Dosaggio del campione
Trasferire 200 mL di campione in un imbuto separatore, portare il pH a 4,0 con ammonio
acetato 2 M (6.6). Aggiungere 0,5 mL di APDC all’1%, agitare vigorosamente per 3-4 minuti,
aggiungere 5 mL di cloroformio ed agitare nuovamente per 2 minuti. Lasciare riposare la
fase organica e quindi trasferirla in una provetta di vetro pulita da 20 mL. Ripetere l’estrazione
una seconda volta, recuperare la fase organica e aggiungerla alla precedente.
Addizionare alla provetta 500 µL di HNO3 concentrato per distruggere il complesso APDC-
Ag, prelevare 25 µL della fase acquosa che si stratifica nella parte superiore della provetta, ed
iniettarli direttamente nel fornetto applicando le condizioni operative riportate nel metodo A.
7.2 Taratura
È consigliabile operare con il metodo delle aggiunte, (anche se alcune prove hanno dimostrato
che le assorbanze di riferimenti interni ottenuti per aggiunta dell’analita al campione
sono in ottimo accordo con quelle relative a soluzioni di riferimento esterne). Suddividere il
campione in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre si aggiungono
concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il
campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi seguendo le
indicazioni riportate al Paragrafo 7.1 del metodo A, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di argento presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La re
269
METALLI E SPECIE METALLICHE
gressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni di acque superficiali addizionate con
0,025 µg/L e 0,05 µg/L di argento hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV
(%) = (scarto tipo/valore medio)·100, entro il 9% e un’accuratezza entro il 22%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
BRULAND W.K. & COALE K.H. (1985): “Analysis of seawater for dissolved cadmium, copper
and lead: an intercomparison of voltammetric and atomic absorption methods”, Mar. Chem.,
17, 285-300.
FLEGAL A.R., SAÑUDO-WILHELMY S.A. & SCELFO G.M. (1995): “Silver in the eastern
Atlantic Ocean”, Mar. Chem., 49, 315-320.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
SMITH G.J. & FLEGAL A.R. (1993): “Silver in San Francisco Bay estuarine waters”, Estuaries,
16, (3A), 547-558.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3080. Arsenico
L’arsenico è ampiamente distribuito nella crosta terrestre con una concentrazione media di
1,8 mg/kg. Gli usi principali dell’arsenico riguardano la fabbricazione del vetro, la produzione
di leghe con rame e zinco e la produzione di semiconduttori. Composti dell’arsenico
sono anche utilizzati in medicina veterinaria,come pesticidi e come conservanti per il legno.
La fusione e l’arrostimento di minerali contenenti solfuri e la combustione di combustibili fossili
(specialmente carbone) sono tra i processi principali che rilasciano arsenico, ma non vanno
trascurati i processi di erosione naturale.
L’arsenico è presente in natura in quattro stati di ossidazione (+5, +3, 0, -3), mentre nelle acque
naturali si presenta sotto le forme di arsenito (+3), arseniato (+5) e derivati organici. Il
rapporto tra le forme arsenito e arseniato è funzione delle condizioni redox presenti e del pH.
È anche possibile la metilazione biologica di composti inorganici di arsenico con la conseguente
formazione di trimetilarsina, (CH3)3As, e acido dimetilarsenico, (CH3)2AsOOH.
Tra gli elementi metallici è uno dei più mobili sia nell’idrosfera che nell’atmosfera.
Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di circa
1 µg/L, mentre per le acque di mare il valore è leggermente più elevato, 1,2 µg/L.
Le differenti forme di arsenico hanno non solo comportamenti chimici diversi ma anche differenti
tossicità e modalità di interazione con gli organismi acquatici.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per la protezione della vita acquatica un intervallo di valori
compresi tra 25 e 50 µg/L per l’arsenico disciolto totale.
Per le acque destinate al consumo umano la direttiva europea, recepita con D.Lgs. 31/2001,
ha abbassato il limite e fissa una concentrazione massima ammissibile di 10 µg/L; alcune
fonti ritengono comunque tale valore ancora non sufficientemente protettivo per la salute
umana.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (10 µg/L per le acque sotterranee; 10-100 µg/L, in funzione
dei trattamenti chimico-fisici previsti, per le acque superficiali destinate alla potabilizzazione;
50 µg/L per le acque idonee alla vita dei pesci).
METODO A -Determinazione mediante assorbimento atomico con formazione di idruri
(HG-AAS)
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sulla reazione di As (III) con sodio boroidruro per formare l’idruro di arsenico
(AsH3). Poiché nelle acque naturali e di scarico l’arsenico può essere presente oltre che
come As (III) anche come As(V), specie che non dà reazione con il sodio boroidruro, è necessario
convertire preliminarmente tutte le forme di arsenico ad As (III). In assenza di forme
organiche, la riduzione da As (V) a As (III) può effettuarsi con HCl 4 M in presenza di KI;
qualora si sospetti la presenza di specie organiche di arsenico é necessario sottoporre il campione
ad un procedimento di mineralizzazione ossidativa per portare tutte le forme del metallo
a As (V) e quindi ridurle a As (III).
Successivamente l’arsenico (III), ridotto dal sodio boroidruro a AsH3, viene vaporizzato in un
sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito mediante un gas inerte nella cella di misura
mantenuta ad una temperatura di 1000°C tramite un mantello riscaldante (Fig.1).
Dalla misura del segnale di assorbanza a 193,7 nm si ricava la concentrazione mediante
METALLI E SPECIE METALLICHE
confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita,
comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’arsenico nelle acque naturali (dolci e di mare), sotterranee,
potabili e di scarico nell’intervallo di concentrazione compreso tra 0,5 e 10 µg/L.
Per concentrazioni superiori a 10 µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo
alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di arsenico di
0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’acido nitrico utilizzato per mineralizzare il metallo associato alla fase particolata o a composti
metallorganici eventualmente presenti non interferisce nella determinazione. Nel caso in
cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o scarsamente caratterizzata è
consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo permette di minimizzare le
interferenze di matrice. L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti
aspecifici eventualmente presenti.
La maggior parte delle interferenze viene praticamente eliminata poiché l’idruro di arsenico
volatile viene allontanato in fase gassosa, lasciando in soluzione le sostanze potenzialmente
interferenti. Non si hanno interferenze significative da parte di altri elementi, almeno ai livelli
di concentrazione normalmente riscontrabili nelle acque. Molti metalli (Cr, Co, Cu, Hg, Ni,
Mo, Ag, Se) impediscono l’ottenimento di rese quantitative nello sviluppo dell’arsina a livelli
di concentrazione superiori di 100 volte in peso rispetto all’arsenico presente.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di politene o altro materiale caratterizzato da scarsa capacità di cessione o adsorbimento di
metalli, precedentemente trattate con HCl 1 M per una notte e successivamente neutralizzate
con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto l’arsenico disciolto, il campione
viene filtrato dopo il prelievo, su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa o poli-
carbonato) e acidificato fino a pH<2 con HCl (6.1). L’analisi deve essere effettuata prima possibile
e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana dal prelievo.
La concentrazione di arsenico totale può essere ottenuta dalla somma delle frazioni solubili di
arsenico (III) e arsenico (V) e della frazione particolata, analizzate separatamente, oppure effettuando
un trattamento di mineralizzazione del campione tal quale, (ad esempio sottoponendo
il campione acidificato con HNO3 a mineralizzazione in forno a microonde) (vedi Sezione
3010).
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei
recipienti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, che consenta il montaggio del sistema a
sviluppo di idruri, corredato di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici e
possibilmente di sistema di intrappolamento dei vapori (vedi Appendice).
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Cella di misura in quarzo con finestre di quarzo o altro materiale trasparente a 193,7
nm. La cella di misura è fissata alla camera del bruciatore e riscaldata ad una temperatura
di 1000°C tramite un apposito mantello riscaldante.
5.4 Sistema “batch automatizzato” (vedi Fig. 1) o sistema manuale (vedi Fig. 2)
5.5 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.6 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
B
Ar A
C
E
D
Figura 1: Esempio schematico del sistema degli idruri. A: recipiente del riducente; B: contenitore di reazione; C: cono
di immissione del riducente; D: valvola multivie; E: cella di misura.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido cloridrico concentrato (d=1,19) ad elevato grado di purezza.
6.2 Soluzione di ioduro di potassio al 10%
Sciogliere 10 g di KI in un matraccio di polietilene da 100 mL e portare a volume con acqua.
6.3 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1%
Sciogliere 10 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 30 grammi di
273
METALLI E SPECIE METALLICHE
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata a temperatura non superiore a 4°C.
Nota: il sodio boroidruro libera idrogeno a contatto con acido, dovrà pertanto essere maneggiato
con cura e conservato secondo le indicazioni del fornitore.
6.4 Soluzione concentrata di arsenico (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento di arsenico ad elevato grado di purezza disponibili
in commercio. Le soluzioni per la curva di taratura si ottengono per diluizioni successive
della soluzione concentrata (6.4). Preparare almeno tre soluzioni di riferimento nel
campo di applicabilità del metodo.
6.5 H2SO4 (d=1,84)
6.6
HNO3 (d=1,40)
P
6.7
Soluzione di KMnO4 5% (—)
V
6.8 Soluzione di cloridrato di idrossilammina 1,5%
Figura 2: Esempio di generatore per lo sviluppo dell’arsina: a) beuta dove avviene la riduzione; b) rubinetto e tubo
di immissione del reattivo; c) siringa di plastica; d) tubo di ingresso dell’argon; e) tubo depuratore contenente acetato
di piombo (*); f) cella di misura.
(*) Soluzione di acetato di piombo (su lana di vetro). Sciogliere 10 g di acetato di piombo triidrato
[Pb(CH3COO)2·3H2O) in 100 mL di acqua.
Questa soluzione viene utilizzata per preparare la lana di vetro all’acetato evitando di impregnarla eccessivamente
per impedire che un eccesso di reattivo possa gocciolare nella beuta di reazione.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
Per determinare l’arsenico totale solubile [As (III) + As (V)] è necessario sottoporre il campione
ad una preriduzione con KI in presenza di HCl 4 M. A 10 mL di campione acidificato secondo
le modalità precedentemente indicate aggiungere 1 mL di KI (6.2) e lasciar reagire per
almeno 1 h a temperatura ambiente. In queste condizioni la forma pentavalente di arsenico
viene ridotta a arsenico (III). Il risultato analitico che si ottiene è riferito all’arsenico totale solubile
espresso come somma dell’arsenico (III) e dell’arsenico (V).
Qualora l’arsenico debba essere determinato in acque fortemente inquinate con alti contenuti
di sostanza organica, prima di operare la riduzione ad arsina è indispensabile una preliminare
distruzione della sostanza organica stessa. Allo scopo si può utilizzare una delle seguenti
procedure:
Procedura A
Aggiungere a 25 mL di campione 7 mL di acido solforico H2SO4 (d=1,84), 5 mL di acido nitrico
concentrato (HNO3) (d=1,40), riscaldare a bagnomaria bollente per 30 minuti ed evaporare fino
a fumi bianchi. Occorre mantenere un eccesso di acido nitrico aggiungendo eventualmentealtre aliquote di 5 mL finchè tutta la sostanza organica non sia stata distrutta. È necessario controllare
se la soluzione imbrunisce. Ove questo avvenga occorre aggiungere altro acido nitrico
per evitare la perdita dell’arsenico, a causa della formazione di composti ridotti volatili.
Raffreddare, aggiungere 15 mL di acqua distillata, evaporare fino a comparsa di fumi bianchi
per eliminare totalmente gli ossidi di azoto. Raffreddare ed aggiungere cautamente acqua
distillata fino al volume iniziale di circa 25 mL.
Procedura B
Aggiungere a 25 mL di campione alcune gocce di soluzione di permanganato di potassio
(KMnO4) al 5% p/v, seguite da 2,5 mL di acido solforico concentrato (H2SO4) (d=1,84) e da
0,15 mL di acido nitrico concentrato (HNO3) (d=1,40). Il campione viene posto in bagno termostatico
a 35°C per 1 ora e l’eccesso di permanganato viene distrutto aggiungendo, goccia
a goccia, una soluzione di cloridrato di idrossilammina (NH2OH•HCl) all’1,5% sino a
scomparsa della colorazione rosa.
Ovviamente, nel caso in cui venga effettuata la distruzione preliminare della sostanza organica,
il bianco dei reattivi dovrà essere misurato operando in modo analogo su un campione
di acqua distillata.
La mineralizzazione ossidativa porta tutte le forme del metallo ad As (V), è quindi necessario
ridurle poi ad As (III) come descritto in precedenza, aumentando la concentrazione di KI per
compensare la eventuale residua presenza degli ossidanti aggiunti.
Se si utilizza il sistema manuale (Fig. 2) porre un’aliquota di 10 mL di campione o delle soluzioni
di riferimento nella beuta del generatore (a) e acidificare con HCl concentrato fino ad
ottenere una concentrazione 4 M di acido cloridrico. Aggiungere 1 mL di soluzione di ioduro
di potassio (6.2). Inserire il tappo smerigliato dopo aver provveduto ad ingrassare leggermente
il medesimo.
Far fluire l’argon attraverso il tubo di ingresso (d) (Fig. 2) per un tempo di 30-60 secondi,
iniettare in pochi secondi 5 mL di soluzione di sodio boroidruro (6.3) mediante la siringa (c)
e chiudere subito il rubinetto (b).
7.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1-2 sono elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema degli idruri.
METALLI E SPECIE METALLICHE
La fase “purge 1” ha lo scopo di eliminare dal campione composti volatili che possano interferire
nella misura; per assicurare una eliminazione completa si può aumentare opportunamente
la durata del “purge 1”.
Durante la fase di reazione con NaBH4 si forma AsH3 che viene trasferito mediante un flusso
di gas inerte (Ar) nella cella di misura.
La fase “purge 2” consente la pulizia del sistema e la sua preparazione alla lettura del campione
successivo.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 193,7
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (mL) 10
Volume NaBH4 (mL) 4
Tabella 2: Condizioni operative tipiche per l’analisi dell’arsenico con il sistema degli idruri
Purge 1 30 sec
Reazione (Riduzione con NaBH4) 10 sec lettura attivata
Purge 2 30 sec
temp. cella 1000 °C
7.3 Analisi
7.3.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali, come descritto in (7.2), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.4), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni provenienti dal trattamento descritto in (7.1) effettuando
almeno tre letture per ogni soluzione da analizzare; si considerano accettabili i valori
che forniscono un coefficiente di variazione inferiore al 10%. Le analisi dei campioni, delle
soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi devono essere effettuate nelle stesse condizioni
strumentali. Se la risposta del campione incognito analizzato cade al di fuori dell’intervallo
di linearità, diluire opportunamente il campione per riportarlo nel campo di linearità.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.3.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione proveniente dal trattamento descritto in (7.1) viene suddiviso in quattro aliquote,
di cui una rimane tal quale, mentre alle altre si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita
dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il campione. Misurare l’assorbanza
delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi, seguendo le indicazioni riportate in
7.2 avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale di arsenico
presente nelle aliquote non deve superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale
non è più lineare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di arsenico
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza
A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al
campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può
essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori, su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata, in tutto
il campo di applicazione indicato, hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV(%)
= (scarto tipo/valore medio)•100, inferiori al 10%. Va tenuto presente che la precisione di un
metodo generalmente peggiora all’aumentare della complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
APPENDICE
Raccomandazioni sull’uso in sicurezza di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico
con generatore di idruri
I vapori di arsenico (arsina) prodotti a seguito della reazione con sodio boroidruro sono altamente
tossici e rappresentano, se inalati, un serio pericolo per l’operatore. Si consiglia pertanto
di procedere ad un intrappolamento di tali vapori. Ciò si realizza attraverso un sistema
a circolazione chiusa come quello riportato in Fig. 3. I vapori di arsenico vengono trasporta-
ti mediante un flusso di gas inerte (Ar) attraverso il tubo (d) nella cella di misura (A), chiusa
all’estremità da finestre (f) costituite di materiale trasparente a 193,7 nm. Successivamente
vengono convogliati tramite i tubi di collegamento (e) prima in una trappola di essiccazione
(B) e poi in una trappola (C) contenente un filtro a carbone attivo che trattiene l’arsenico. L’uscita
della trappola a carbone attivo (g) è collegata, tramite un tubo, ad una cappa aspirante
provvista anch’essa di filtro a carbone attivo. Il carbone attivo deve essere sostituito periodicamente
e sottoposto a smaltimento nel rispetto delle normative vigenti.
277
METALLI E SPECIE METALLICHE
Figura 3: Descrizione schematica del sistema a circolazione chiusa utilizzato per intrappolare i vapori di arsenico.
METODO B - Determinazione spettrofotometrica con dietilditiocarbammato di argento
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sullo sviluppo dell’arsina e sulla sua successiva reazione con dietilditiocarbammato
di argento (AgDDC) e morfolina in cloroformio. L’arsina reagisce con AgDDC dando
un composto rosso con massimo di assorbanza a 535 nm.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dell’arsenico nelle acque naturali e di scarico a concentrazioni
comprese fra 0,04 e 0,6 mg/L.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di arsenico pari
a 0,04 mg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto
tipo, di 0,008 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Per quanto concerne le acque naturali non si hanno interferenze significative.
Nel caso di acque di scarico occorre tenere presente che molti metalli (Cr, Co, Cu, Hg, Mo,
Ni, Ag, Se) impediscono rese quantitative nello sviluppo dell’arsina, a livelli di concentrazione
superiori di 100 volte in peso rispetto all’arsenico presente.
L’interferenza più consistente è data dall’antimonio che nelle stesse condizioni sviluppa stibina
capace di dare con il dietilditiocarbammato di argento un composto rosso con massimo
di assorbimento a 510 nm; sino a rapporti in peso Sb:As di 15:1 l’interferenza positiva si
mantiene al di sotto del 10%.
L’idrogeno solforato ed i solfuri interferiscono, ma il metodo prevede la loro eliminazione mediante
acetato di piombo [vedi tubo (e) di Fig. 2, metodo A].
METALLI E SPECIE METALLICHE
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione debbono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento” e come prescritto al Capitolo
4 del metodo A.
L’analisi deve essere effettuate prima possibile e comunque il campione acidificato con HCl
(1+1) è conservabile per lungo tempo.
5. Apparecchiature
5.1 Generatore per lo sviluppo dell’arsina
Si può far riferimento al dispositivo descritto in Fig. 2 del metodo A, tenendo presente che in
questo caso il tubo depuratore (e), riempito con acetato di piombo, è collegato ad un cilindro
graduato di raccolta contenente la soluzione assorbente di dietilditiocarbammato di argento
e morfolina in cloroformio e non alla cella di misura dello spettrofotometro di assorbimento
atomico.
5.2 Spettrofotometro adatto per misure alla lunghezza d’onda di 535 nm, dotato di celle
con cammino ottico di 1 cm.
5.3 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi. Per la preparazione delle soluzioni deve essere
usata acqua distillata e/o deionizzata.
6.1 Acido cloridrico concentrato (HCl) (d=1,18)
6.2 Soluzione di acetato di piombo (su lana di vetro).
Sciogliere 10 g di acetato di piombo triidrato [Pb(CH3COO)2•3H2O) in 100 mL di acqua.
Questa soluzione viene utilizzata per preparare la lana di vetro all’acetato evitando di impregnarla
eccessivamente per impedire che un eccesso di reattivo possa gocciolare nella beuta di reazione.
6.3 Reattivo al dietilditiocarbammato di argento
Sciogliere 10 mL di morfolina in 70 mL di cloroformio. Aggiungere 0,3 g di dietilditiocarbammato
d’argento [AgSCSN(C2H5)2]. Agitare fino a quasi completa dissoluzione e portare
a volume a 100 mL con cloroformio. Conservata in bottiglia scura e al riparo dalla luce la soluzione
è stabile per un mese.
6.4 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1%
Sciogliere 10 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 30 grammi di
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata a temperatura non superiore a 4°C.
6.5 Soluzione di ioduro di potassio al 10%
Sciogliere 10 g di ioduro di potassio (KI) in un matraccio di polietilene da 100 mL e portare
a volume con acqua.
279
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.6 Soluzione concentrata di arsenico (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento di arsenico ad elevato grado di purezza disponibili
in commercio. Le soluzioni per la curva di taratura si ottengono per diluizioni successive
della soluzione concentrata (6.6). Preparare almeno tre soluzioni di riferimento nel
campo di applicabilità del metodo.
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
Seguire le modalità operative descritte al Paragrafo 7.1 del metodo A per quanto riguarda
la preriduzione con ioduro di potassio e l’eventuale distruzione della sostanza organica.
Utilizzare, quindi, il dispositivo (5.1) e operare la riduzione ad arsina con sodio boroidruro
(6.4). Far fluire l’argon attraverso il tubo di ingresso (d) e iniettare, possibilmente con regolarità
per la durata di 3 minuti, 5 mL di soluzione di sodio boroidruro (6.4) mediante la siringa
(c). Chiudere subito il rubinetto (b) ed attendere 15 minuti. Raccogliere l’arsina nella soluzione
di dietilditiocarbammato d’argento (4 mL).
7.2 Taratura e analisi
Costruire la curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo
di indagine analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.6), e il bianco dei
reattivi.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni provenienti dal trattamento descritto in (7.1) effettuando
almeno tre repliche per ogni soluzione da analizzare; si considerano accettabili i valori
delle repliche che forniscono un coefficiente di variazione inferiore al 10%.
Se la risposta del campione incognito analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità,
diluire opportunamente il campione per riportarlo nel campo di linearità.
8. Calcoli
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le quantità di As
(µg) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del bianco,
in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto
tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di arsenico nel
campione in mg·L-1 utilizzando la seguente equazione:
dove:
a = quantità (µg) di arsenico ricavata dalla curva di taratura;
V = volume (mL) di campione introdotto nel generatore di arsina.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=7) da un solo laboratorio su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
0,04 mg/L hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto ti-
po/valore medio)·100], pari al 14%. Va tenuto presente che la precisione generalmente peggiora
all’aumentare della complessità della matrice.
METALLI E SPECIE METALLICHE
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-32/3-36, 3-59/3-61.
CREMISINI C., DALL’AGLIO M. & GHIARA E. (1979): “Arsenic in Italian rivers and in some
cold and thermal springs”, International Conference Management and Control of Heavy Metals
in the Environment (London).
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 17-20.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 244-252.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3090. Bario
Il bario ha una concentrazione media di 430 ppm nella crosta terrestre. In natura è presente
prevalentemente come barite (BaSO4) e whiterite (BaCO3). Viene utilizzato principalmente nel-
l’industria dei pigmenti, sotto forma di barite bianca; altri utilizzi in metallurgia, in medicina,
nell’industria del vetro, della ceramica, dei coloranti e degli esplosivi.
Nelle acque naturali è presente solo come Ba (II), in genere sotto forma di Ba2+ e, anche se
non ha una particolare tendenza ad adsorbirsi su sostanze solide, la sua mobilità geochimica
è drasticamente limitata dalla elevata insolubilità dei suoi sali carbonato e, soprattutto, solfato.
Concentrazioni comprese tra 5 e 100 µg/L vengono riportate come valori di riferimento per
acque fluviali e marine. Non vengono forniti per il bario criteri di qualità specifici ai fini della
protezione della vita acquatica, mentre viene indicato un livello di 100 µg/L di Ba per acque
destinate a potabilizzazione.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati (0,1-1 mg/L), in funzione dei trattamenti chimico-fisici previsti, per le acque superficiali
destinate alla potabilizzazione.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il bario viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (protossido di
azoto-acetilene) di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale
di assorbanza a 553,6 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di
taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine
analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del bario in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 1,0 a 20 mg/L. Per concentrazioni superiori a 20 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di bario pari a
1,0 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale meto
METALLI E SPECIE METALLICHE
do permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di sali di lantanio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il bario disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del bario totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per protossido
di azoto-acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione di lantanio (1% La)
6.3 Soluzione concentrata di bario (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di bario (100 mg/L)
Trasferire 10 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali in
284
METALLI E SPECIE METALLICHE
terferenze, procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 553,6
Fenditura (nm) 0,2
Correzione del fondo attivata se possibile
Fiamma protossido di azoto-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la soluzione
(6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei reattivi.
Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di bario presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del bario
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
285
METALLI E SPECIE METALLICHE
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acque esenti da solfati, dopo
aggiunta di quantità note di bario in modo da ottenere una concentrazione di 20 mg/L,
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (mg/L) 20,0
Concentrazione trovata (mg/L)* 19,9 ± 0,4
CV (%) interlaboratorio 2,0
Accuratezza (%)** 0,5
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio)•100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di bario tali da realizzare una concentrazione
finale di 1 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità dell’8,9% ed un’accuratezza
del 2,7%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il bario viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 553,6
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del bario in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 4,0 a 40 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di bario pari a
4,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,5 µg/L (volume di campione iniettato: 25 µL). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere leggermente
migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità
vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il bario disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del bario totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche
previste per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono
nell’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5 . Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
287
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di bario (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di bario (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 553,6
Fenditura (nm) 0,4
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1200 40 20 300
Atomizzazione 2600 0 5 0 *
Pulizia 2700 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
METALLI E SPECIE METALLICHE
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di bario presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del bario
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
289
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=6) da un solo laboratorio su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
25 µg/L di bario hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) =
(scarto tipo/valore medio) •100, pari al 3% ed un’accuratezza dell’11%. Non essendo stati
utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato
della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 56,5 µg/L di bario lo Standard
Methods riporta una riproducibilità del 43% ed un’accuratezza del 59%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3100. Berillio
Il berillio è considerato elemento raro; la sua abbondanza nella crosta terrestre è pari soltanto
a 0,07 mg/kg, simile a quella dell’argento. Il berillio e le leghe che lo contengono sono largamente
utilizzate nell’industria, ma la fonte antropogenica principale è probabilmente costituita
dalla combustione del carbone, dove è presente in concentrazioni di 0,4-8 mg/kg.
Nelle acque dolci è raramente presente in concentrazioni sufficientemente elevate da manifestare
effetti tossici; il cloruro e il nitrato sono molto solubili, il solfato è moderatamente solubile,
mentre praticamente insolubili sono il carbonato e l’idrossido. Nelle acque di mare la
forma teorica prevista è il BeOH+.
Per acque dolci e marine incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di
0,0002 µg/L. Non sono stati fissati criteri di qualità per la protezione della vita acquatica e
il consumo umano per il berillio solubile, nè da parte dei paesi europei né da parte dell’EPA.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede un criterio di qualità
di 4 µg/L per le acque sotterranee.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il berillio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 234,9
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del berillio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,5 a 4,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 4 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di berillio pari a
0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
METALLI E SPECIE METALLICHE
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il berillio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del berillio totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di berillio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di berillio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
292
METALLI E SPECIE METALLICHE
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2•6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 234,9
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1500 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
293
METALLI E SPECIE METALLICHE
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di berillio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del berillio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da quattro laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
1,0 e 4,0 µg/L di berillio hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) =
(scarto tipo/valore medio)•100, compresi tra l’1 e il 3% ed un’accuratezza del 2%. Non essendo
stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
294
METALLI E SPECIE METALLICHE
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 0,45 µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 35% ed un’accuratezza
del 15%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
BURBA P., WILLMER P.G., BETZ M. & FUCHS F. (1983): “Atomic absorption determination of
beryllium traces in natural waters”, Intern. J. Environ. Anal. Chem., 13, 177-191.
ELLIS G.W., HODGE F.V., DARBY A.D. & JONES L.C. (1988): “Determination of beryllium in
liquid and solid waste samples by flame and furnace AAS”, Atom. Spectrosc., 9, (6), 181
187.
EPSTEIN M.S., RAINS T.C., BRADY T.J., MOODY J.R. & BARNES I.L. (1978): “Determination
of several trace metals in simulated fresh waters by graphite furnace atomic emission spectrometry”,
Anal. Chem., 50, (7), 874-880.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21 - 22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
KORKISCH J., SORIO A. & STEFFAN I. (1976): “Atomic absorption determination of beryllium
in liquid environmental samples”, Talanta, 23, 289-294.
LAGAS P. (1978): “Determination of beryllium, barium, vanadium and some others elements
in water ”, Anal. Chim. Acta, 98, 261-267.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
VANHOE H., VANDECASTEELE C., DESMET B. & DAMS R. (1988): “ Determination of beryllium
in environmental samples by electrothermal atomic absorption spectrometry”, J. Anal.
Atom. Spectrom., 3, 703-707.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3110. Boro
Introduzione
La presenza di boro nelle acque superficiali è determinata da sorgenti puntuali (effluenti sia
domestici che industriali, a causa del suo impiego nei formulati di alcuni detergenti e in processi
industriali) e diffuse, a seguito del dilavamento di terreni contenenti boro. Raramente si
riscontrano concentrazioni superiori a 1 mg/L, ad eccezione delle acque minerali e/o termali.
Vengono descritti nel seguito due metodi spettrofotometrici, l’uno basato sulla reazione del
boro con la curcumina da impiegare nell’intervallo delle basse concentrazioni (0,1-1 mg/L),
l’altro basato sulla reazione con l’acido carminico adatto ad apprezzare concentrazioni più
elevate (1-10 mg/L).
METODO A1 - Determinazione spettrofotometrica con curcumina
1. Principio del metodo
Il boro presente nelle acque reagisce con curcumina formando un composto di colore rosso
chiamato rosocianina, che può essere determinato per via spettrofotometrica alla lunghezza
d’onda di 540 nm.
Dalla misura dell’assorbanza della soluzione si ricava la concentrazione mediante confronto
con una curva di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note comprese nel campo
di indagine analitica.
2. Campo d’applicazione
Il metodo può essere applicato alle acque naturali, potabili e agli scarichi industriali e domestici
nell’intervallo di concentrazioni comprese tra 100 e 1000 µg/L se si preleva 1,0 mL di
campione. Tale intervallo può essere esteso variando il volume di campione o ricorrendo alla
diluizione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di boro pari a
100 µg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo,
di 10 µg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Interferiscono i nitrati se presenti in concentrazione superiore a 15 mg/L, espressa come azoto.
La durezza totale interferisce a concentrazioni superiori a 100 mg/L come CaCO3 in quanto
provoca torbidità nella soluzione alcoolica finale. Questa interferenza viene eliminata trattando
il campione con una resina cationica forte, come illustrato al Paragrafo (7.2) seguente.
METALLI E SPECIE METALLICHE
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione debbono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare si raccomanda
di conservare il campione in recipienti di polietilene.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura da laboratorio
Per evitare possibili fenomeni di cessione evitare l’impiego di vetreria al borosilicato. Si raccomanda
l’impiego di teflon, polietilene, polipropilene, quarzo o altro materiale caratterizzato
da irrilevante capacità di cessione o di adsorbimento di boro.
5.2 Spettrofotometro per misure alla lunghezza d’onda di 540 nm, munito di celle aventi
cammino ottico di 1 cm.
5.3 Bagno termostatico in grado di mantenere 55±2°C.
5.4 Capsule per evaporazione della capacità di 50–100 mL preferibilmente di teflon.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere di tipo ultrapuro per analisi in tracce. Per la preparazione dei
reattivi e delle soluzioni a concentrazione nota di boro, nonché per il risciacquo finale della
vetreria dovrà essere usata acqua deionizzata.
6.1 Acido cloridrico concentrato (d=1,19)
6.2 Alcool etilico al 95%
6.3 Soluzione concentrata di boro (1,000 g/L)
Sciogliere 0,5716 g di acido borico anidro (H3BO3) di elevata purezza in acqua e portare a
volume a 100 mL con acqua.
La soluzione va conservata in recipiente ben chiuso di polietilene o polipropilene.
6.4 Soluzione diluita di boro (1,00 mg/L)
Diluire opportunamente con acqua la soluzione (6.3) in modo da avere una concentrazione
di 1,00 mg/L. Conservare come descritto in (6.3).
6.5 Soluzione di curcumina
Sciogliere 40 mg di curcumina (C21H20O6) e 5,0 g di acido ossalico diidrato (H2C2O4•2H2O)
in 80 mL di alcool etilico (6.2); aggiungere 4,2 mL di acido cloridrico (6.1) e portare a 100
mL con alcool etilico. Filtrare se la soluzione è torbida. La soluzione è stabile per almeno una
settimana se conservata in frigorifero.
6.6 Resina cationica forte in forma protonata
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Taratura
Preparare una curva di taratura utilizzando soluzioni di riferimento in numero sufficiente a
garantire una corretta interpolazione delle concentrazioni misurate. Per la preparazione delle
soluzioni di riferimento, prelevare, con micropipetta tarata, volumi della soluzione diluita
di boro (6.4), (es. 0,1 mL; 0,25 mL; 0,5 mL e 1 mL), e disporli nelle capsula (5.4) aggiungendo,
se necessario, acqua per portare il volume finale a 1 mL. Per il bianco porre in capsula
solo 1 mL di acqua.
Aggiungere 4,0 mL di soluzione di curcumina (6.5) ad ogni capsula, agitare dolcemente con
moto rotatorio e collocarle sul bagnomaria (5.3) a 55±2°C per due ore, sotto cappa. Poiché
un aumento dei tempi di evaporazione e rimozione dell’acido cloridrico porta ad un incremento
del colore della soluzione finale, è importante mantenere questo tempo costante per le
soluzioni di taratura e i campioni, ed è indispensabile utilizzare capsule identiche per tipo,
diametro e materiale per assicurare uguali tempi di evaporazione.
Dopo che le capsule si sono raffreddate a temperatura ambiente, aggiungere ad ogni capsula
10 mL di alcool etilico (6.2) e mescolare fino a completa dissoluzione del residuo rosso. Trasferire
quantitativamente il contenuto in matracci tarati da 25 mL portando a volume con alcool
etilico (6.2). Mescolare capovolgendo i matracci e leggere l’assorbanza a 540 nm utilizzando
celle da 1 cm di cammino ottico ed operando la correzione del bianco dei reattivi.
Costruire la curva di taratura riportando in ordinate l’assorbanza ed in ascisse le concentrazioni
di boro in mg/L. Le letture devono essere effettuate entro un’ora dall’essiccamento dei
residui.
7.2 Rimozione dell’interferenza dovuta alla durezza
Ad un’aliquota di campione (10–25 mL) aggiungere circa 0,5 g di resina cationica forte (6.6)
ed agitare con ancoretta magnetica per almeno 5 minuti; decantare e se necessario filtrare
su carta da filtro rapida per eliminare la resina.
7.3 Determinazione
Effettuato il trattamento come riportato in (7.2), prelevare 1 mL di campione e disporlo su una
capsula (5.4). Procedere quindi come descritto per la preparazione della curva di taratura,
rispettando scrupolosamente tempi e modalità operative.
Se la risposta del campione cade al di fuori dell’intervallo individuato dalla curva di taratura,
diluire la soluzione in esame prima dell’analisi strumentale.
8. Calcoli
Dal valore dell’assorbanza, corretto del valore del bianco, risalire alla concentrazione del boro
nel campione utilizzando la curva di taratura.
Nel caso in cui sia stata eseguita una diluizione del campione moltiplicare il risultato per il
fattore di diluizione.
9. Qualità del dato
Dati pubblicati (APHA, 1998), relativi a prove di interconfronto effettuate da trenta laboratori
su una soluzione sintetica di acqua deionizzata contenente 0,24 mg/L di boro, mostrano
un coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100] intorno al 20% ed
un’accuratezza dell’1%. Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente
peggiorano all’aumentare della complessità della matrice.
299
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO A2 – Determinazione spettrofotometrica con carminio
1. Principio del metodo
Una soluzione di carminio o di acido carminico in acido solforico concentrato in presenza di
borati cambia colore passando dal rosso al blu. L’intensità della nuova colorazione è funzione
della concentrazione del boro e viene misurata alla lunghezza d’onda di 585 nm.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque naturali e di scarico, nell’intervallo di concentrazione compreso
fra 1,0 e 10,0 mg/L quando si prelevano 2 mL di campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di boro pari a 0,2
mg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo, di
0,080 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Gli ioni generalmente presenti nell’acqua non interferiscono.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione debbono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
5. Apparecchiature
Evitare l’impiego di vetreria al borosilicato. Si raccomanda l’impiego di teflon, polietilene, polipropilene
o altro materiale privo di boro.
5.1 Spettrofotometro per misure nel campo del visibile, munito di celle aventi cammino ottico
di almeno 1 cm e dotate di tappi in teflon.
6. Reattivi
Tutti i reattivi debbono essere puri per analisi e l’acqua deve essere bidistillata o distillata e
deionizzata.
6.1 Soluzione concentrata di boro (1 mL=0,1 mg)
Pesare 0,5716 g di acido borico anidro (H3BO3) in acqua e diluire ad 1 litro.
6.2 Acido cloridrico concentrato HCl (d=1,19)
6.3 Soluzione di acido cloridrico (1+11) (v/v)
Prelevare 83 mL di HCl concentrato (6.2) e portare a volume con acqua in matraccio tarato
da 1 litro.
6.4 Acido solforico concentrato (H2SO4) (d=1,84)
300
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.5 Soluzione di acido carminico
Sciogliere 0,92 g di carminio N.F.40, o di acido carminico (il principale costituente del carminio)
in 1 litro di acido solforico concentrato (6.4); questa operazione può richiedere fino a
2 ore di tempo.
6.6 Soluzione di idrossido di sodio 1 M
Sciogliere 40 g di NaOH in 1 litro di acqua.
7. Procedimento
7.1 Taratura
Prelevare esattamente 1,0 mL; 2,5 mL; 5,0 mL; 7,5 mL e 10,0 mL della soluzione concentrata
di boro (6.1) e diluire a 100 mL con acqua. Le soluzioni di riferimento contengono, rispettivamente,
1,0 mg/L; 2,5 mg/L; 5,0 mg/L; 7,5 mg/L e 10,0 mg/L di boro. Preparare anche
un bianco con 100 mL di acqua.
Trasferire 2,0 mL di ciascuna soluzione in un pallone o in un tubo da saggio. Trattare le soluzioni
di riferimento e il bianco esattamente come il campione (Paragrafo 7.2).
Aggiungere 2 gocce di HCl concentrato (6.2) e, con molta cautela, 10,0 mL di acido solforico
concentrato (6.4); agitare e lasciare raffreddare a temperatura ambiente. Aggiungere poi 10,0
mL della soluzione di acido carminico (6.5), agitare e quindi lasciare a riposo per circa un’ora.
Misurare a 585 nm l’assorbanza della soluzione così ottenuta, impiegando come riferimento
un bianco di acqua trattato come descritto per le soluzioni di riferimento e il campione
da analizzare e avendo cura che le celle siano tappate. Riportare in grafico l’assorbanza
in funzione del contenuto in boro delle cinque soluzioni (rispettivamente 2, 5,
10, 15 e 20 µg).
È opportuno effettuare un controllo giornaliero della taratura.
7.2 Determinazione
Trasferire in una beuta o capsula un’aliquota “V” del campione da analizzare contenente
2÷20 µg di boro, alcalinizzare con un leggero eccesso di NaOH 1 M (6.6) ed evaporare a
secchezza su bagno termostatico. Eliminare in stufa a 500-550°C le eventuali sostanze organiche
presenti e lasciar raffreddare il residuo; aggiungere poi 2,5 mL di HCl 1+11 (6.3) e
agitare con una bacchetta di gomma o di materiale plastico per facilitare la dissoluzione del
residuo. Versare la soluzione in un tubo da centrifuga e, se necessario, centrifugare.
Trasferire quindi 2,0 mL della soluzione centrifugata in un pallone o in un tubo da saggio.
Procedere quindi come descritto in precedenza (a partire dal terzo capoverso del Paragrafo
7.1) per la preparazione della curva di taratura.
8. Calcoli
dove:
C= concentrazione (mg·L-1) di boro;
a = quantità (µg) di boro ricavati dalla curva di taratura;
V = volume (mL) del campione sottoposto ad analisi.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da un solo laboratorio su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
contenenti 1 mg/L, 5 mg/L e 10 mg/L di boro hanno fornito valori del coefficiente
di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100] compresi tra il 3% e l’8%. Va tenuto
presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed. (Washington, APHA), 4-21/4-23.
BUNTON N.G. & TAIT B.H. (1969): “Determination of boron in waters and effluents using
curcumin”, J. Amer. Water Works Assoc., 61, 357.
CALLICOAT D.L. & WOLSZON J.F. (1959): “Procédé à l’acide carminique pour la détermination
du bore”, Anal. Chem., 31, 1434.
RODIER J. (1978): “L’Analyse de L’Eau: eaux naturelles, eaux residuaires, eau de mer”, 6° ed.
(Paris, Dunod).
SMITH W.C., GOODIE A.J. & SILVERSTON J.N. (1955): “Détermination colorimétrique des
traces d’acide borique dans les milieux biologiques”, Anal. Chem., 27, 295.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3120. Cadmio
Il cadmio è presente in quantità molto basse nella crosta terrestre; esso infatti occupa il 64°
posto in ordine di abbondanza. La concentrazione di cadmio in acque dolci superficiali non
contaminate è di circa 0,01 µg/L e valori simili si hanno in acque marine, mentre nella crosta
terrestre varia da 0,1 a 0,5 mg/kg e risulta sempre presente assieme allo zinco. Il cadmio
è largamente usato nei processi galvanici di elettroplaccatura di altri metalli o leghe, sia
per sfruttare il suo basso punto di fusione (leghe per saldature), che per migliorare le proprietà
meccaniche; nella produzione di pigmenti colorati, come stabilizzante nella produzione
di PVC e nella produzione di batterie ricaricabili a lunga durata (Cd/Ni e Cd/Ag). Lo stato
di ossidazione del cadmio è il bivalente, anche se vengono riportati alcuni composti di cadmio
monovalente. Nelle acque dolci superficiali esso è presente sia allo stato di ione libero,
che complessato con sostanze umiche, ioni minerali o agenti chelanti organici; generalmente
forma dei complessi con numero di coordinazione 4 e 6. Il cadmio è facilmente adsorbito sui
materiali solidi umici. Il cadmio è estremamente tossico per gli organismi acquatici.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per il cadmio solubile un intervallo di valori (0,2-10 µg/L)
per la protezione della vita acquatica e (3-5 µg/L) per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (5 µg/L per le acque sotterranee, 1-5 µg/L per le acque superficiali
destinate alla potabilizzazione e 0,2-2,5 µg/L di cadmio, espresso come cadmio totale,
per le acque idonee alla vita dei pesci). Il D.Lgs. 31/2001 concernente la qualità delle
acque destinate al consumo umano fissa una concentrazione massima ammissibile di 5 µg/L.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il cadmio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 228,8 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cadmio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,02 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2 mg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cadmio pari a
0,02 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,002 mg/L.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per
una notte e successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare
soltanto il cadmio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana
da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3
(6.1). L’analisi deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane
stabile per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del
cadmio totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cadmio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di cadmio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 228,8
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la soluzione
(6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei reattivi.
Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di cadmio presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cadmio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
305
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da sei laboratori su campioni di acque di scarico, dopo aggiunta di
quantità note di cadmio in modo da ottenere una concentrazione di 0,02 mg/L, hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi
tra l’1,1% ed il 9,3% ed un’accuratezza compresa tra il 2% ed il 7%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di cadmio tali da realizzare una concentrazione
finale di 0,05 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 21,6%
ed un’accuratezza dell’8,2%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il cadmio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
228,8 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cadmio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,1 a 4,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 4 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cadmio pari a
0,1 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,02 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e
306
METALLI E SPECIE METALLICHE
25 µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie di polipropilene
o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento di
metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente neutralizzate
con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il cadmio disciolto, il campione
viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato)
e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata prima possibile
e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana dal prelievo.
Per la determinazione quantitativa del cadmio totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
307
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cadmio (100 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di cadmio (200 µg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice (NH4)H2PO4 (10 g/L)
Sciogliere 1,0 g di (NH4)H2PO4 di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare a volumein matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori seguendo
le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati.
In Tabb. 1-2 sono elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione
delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 228,8
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 700 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
METALLI E SPECIE METALLICHE
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di cadmio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di lavoro in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del bianco,
in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto
tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di cadmio nel
campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto dell’eventuale
diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
309
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato, in un circuito di interconfronto, su soluzioni sintetiche in acqua
deionizzata hanno fornito, dopo eliminazione di eventuali “outlier”, i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 0,5 2,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 0,48 ± 0,03 1,9 ± 0,16
Numero di laboratori (n) 7 6
Ripetibilità (r%) 13,3 6,6
Riproducibilità (R%) 19,7 12,5
Accuratezza (%)** 4,0 5,0
* valor medio ± scarto tipo
S(r)= scarto tipo di ripetibilità; S(R)= scarto tipo di riproducibilità
r = 2·(2)1/2·S(r) = 2,83·S(r); R = 2·(2)1/2·S(R) = 2,83·S(R)
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 0,43 µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 43% ed un’accuratezza
del 16%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3130. Calcio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il calcio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 422,7 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura
ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine
analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del calcio in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,1 a 5,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 5 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di calcio pari a
0,1 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,01 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di sali di lantanio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
Le interferenze dovute alla presenza di alluminio, fosfati, solfati, silicati e vanadio sono controllate
impiegando la fiamma di protossido di azoto/acetilene.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per
una notte e successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare
soltanto il calcio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana
da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1).
L’analisi deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane
METALLI E SPECIE METALLICHE
stabile per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del calcio
totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e/o protossido d’azoto-acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti
aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d= 1,40)
6.2 Soluzione di lantanio (1% La)
6.3 Soluzione concentrata di calcio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di calcio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 422,7
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene e/o protossido d’azoto-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la soluzione
(6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei reattivi.
Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del
campione talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di calcio presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del calcio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da quattro laboratori su campioni di acqua deionizzata contenenti 4
mg/L di calcio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto ti-
po/valore medio)·100, pari al 6,7% ed un’accuratezza del 2%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di calcio tali da realizzare una concentrazione
finale di 5 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 4,2% ed un’accuratezza
dello 0,4%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-24.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3140. Cobalto
Il cobalto è il 32° elemento in ordine di abbondanza nella crosta terrestre. I minerali comuni
di questo elemento sono CoS2 e CoAs2. Viene utilizzato per produrre leghe, magneti, pigmenti,
vernici e come catalizzatore nell’industria petrolifera. Il suo isotopo radioattivo trova
impiego in medicina.
Il cobalto forma composti Co2+ e Co3+ ed alcuni cobaltiti derivati dal biossido CoO2. Gli ioni
Co3+ sono fortemente ossidanti e quindi poco stabili, quelli Co2+ formano chelati con numero
di ossidazione 4 o 6. La cobalamina o vitamina B12 ed i suoi derivati sono biologicamente attivi.
Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di 0,1 µg/L,
mentre per le acque di mare il valore è più basso, 0,02 µg/L.
Negli ambienti acquatici, la tossicità del cobalto si manifesta a concentrazioni due-quattro ordini
di grandezza superiori a quelle normalmente riscontrabili in acque dolci o marine.
Non sono stati fissati criteri di qualità per la protezione della vita acquatica e il consumo umano
per il cobalto solubile, nè da parte dei paesi europei né da parte dell’EPA.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il cobalto viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 240,7
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cobalto in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 2,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cobalto pari a
2 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,4 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il cobalto disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del cobalto totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche
previste per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono
nell’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro
dell’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cobalto (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
316
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione diluita di cobalto (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di
HNO3 (6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è
stabile per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse
proprietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 240,7
Fenditura (nm) 0,2
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1100 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di cobalto presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cobalto
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
5,0 µg/L e 40,0 µg/L di cobalto hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%)
= (scarto tipo/valore medio)·100, pari, rispettivamente, a 2,3% e 0,2%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 29,7
µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 18% ed un’accuratezza del 6%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Caratterizzato il materiale di riferimento non certificato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, è possibile verificare gli scostamenti di misure giornaliere condotte
in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
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XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
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Project 1851-1 Final Report, August.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
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M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3150. Cromo
Il cromo è presente, nei minerali conosciuti, sempre allo stato trivalente se si escludono i rarissimi
rinvenimenti di cromati, come ad esempio la crocoite (PbCrO4). Il suo minerale più diffuso
è la cromite ed è anche presente in piccole quantità in molti silicati. Il tenore medio del
cromo nella crosta terrestre è di circa 100 ppm. Nelle acque dolci e marine incontaminate si
assume per il cromo una concentrazione media di riferimento di 0,2 µg/L. Il cromo ha impieghi
principali in siderurgia, galvanica, industria chimica (catalizzatori, coloranti, fungicidi),
medicina (isotopo radiattivo), concia delle pelli, mordenzatura e stampa dei tessuti, fotografia
e litografia, produzione di abrasivi, refrattari per altoforni. Il cromo può esistere in nove
stadi di ossidazione (da - II a + VI). La forma anionica Cr(VI) è debolmente adsorbita dal
materiale particellato, ed è quindi più mobile del Cr(III). Negli ambienti acquatici, la forma
esavalente è più tossica di quella trivalente. La tossicità del Cr(III) diminuisce all’aumentare
della durezza dell’acqua, mentre quella del Cr(VI) è influenzata oltre che dalla durezza del-
l’acqua anche dalla concentrazione del solfato, che è in grado di competere con il cromato.
Il cromo (III) e il cromo (VI) rappresentano gli stati di ossidazione più comuni. Poiché ai due
diversi stati di ossidazione corrispondono comportamenti ambientali molto differenti, le normative
prevedono, in taluni casi, limiti differenziati per le due forme.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento fissa criteri di qualità diversificati
per i due stati di ossidazione (50 µg/L per Cr(III)+Cr (VI) e 5 µg/L per il Cr(VI) per
le acque sotterranee) mentre per le acque superficiali destinate alla potabilizzazione il limite
è di 50 µg/L senza alcuna specifica per lo stato di ossidazione. Per le acque idonee alla vita
dei pesci, limitatamente alla specie più esigente, i salmonidi, sono previsti per il cromo criteri
compresi tra 5 e 50 µg/L, in funzione della durezza dell’acqua. Il D.Lgs. 31/2001 concernente
la qualità delle acque destinate al consumo umano fissa una concentrazione massima
ammissibile di 50 µg/L.
Al fine di soddisfare le esigenze normative, nel seguito vengono proposti metodi diretti per
eseguire separatamente ciascuna delle due determinazioni, anche se nella pratica comune si
ricorre spesso a metodi indiretti per differenza, basati sulla determinazione del cromo totale
e di una delle due forme. Se si vuole procedere a determinazioni specifiche dei due stati di
ossidazione il campione, filtrato o meno, non dovrà essere acidificato ma lasciato al suo pH
naturale poiché eventuali modifiche di tale parametro potrebbero alterare la distribuzione del
cromo tra le due forme.
I procedimenti analitici, descritti nel seguito, possono essere così riassunti:
Il cromo totale disciolto può essere determinato direttamente nel campione mediante spettrometria
di assorbimento atomico in fiamma (metodo A) oppure mediante assorbimento atomico
con atomizzazione elettrotermica (metodo B1); oppure per bassi livelli di concentrazione
o per matrici complesse (es. acque marine) può essere determinato previa concentrazione del-
l’analita mediante coprecipitazione con idrossido ferrico ed analisi in assorbimento atomico
con atomizzazione elettrotermica (metodo B4).
Il cromo (VI) può essere determinato direttamente nel campione mediante la misura spettrofotometrica
dell’assorbanza del composto che esso forma con la difenilcarbazide (metodo
C1) oppure mediante spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica,
previa estrazione con APDC (metodo B2).
Il cromo (III) può essere determinato mediante spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (metodo B3), dopo allontanamento del cromo (VI) mediante estrazione
con APDC.
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO A - Determinazione del cromo totale per spettrometria di assorbimento atomico
con atomizzazione in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il cromo viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 357,9 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, tali che comprendano il campione incognito
analizzato.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cromo in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,1 a 4,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 4 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cromo pari a
0,1 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,01 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
Alte concentrazioni di ferro e nichel provocano interferenza negativa. L’aggiunta di NH4Cl al
2% alle soluzioni di riferimento, ai campioni e al bianco dei reattivi permette di controllare
l’interferenza. Inoltre l’utilizzo di una fiamma riducente permette di ottenere una retta di taratura
lineare ed indipendente dallo stato di ossidazione del cromo in soluzione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il cromo totale (III+VI) disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana
da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1).
L’analisi deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile
per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del cromo totale
[(III+VI)disciolto+(III+VI)particolato] si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cromo (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di cromo (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 357,9
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la soluzione
(6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei reattivi.
Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione in
323
METALLI E SPECIE METALLICHE
feriore al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di cromo presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cromo
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acque di scarico, dopo l’aggiunta
di quantità note di cromo in modo da ottenere una concentrazione di 2,0 mg/L hanno
fornito un valore del coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100],
pari al 10% ed un’accuratezza del 10%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di cromo tali da realizzare una concentrazione
finale di 3 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 10,0% ed
un’accuratezza del 3,7%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recen
324
METALLI E SPECIE METALLICHE
ti, dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B1 - Determinazione del cromo totale per spettrometria di assorbimento atomico
con atomizzazione elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il cromo viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 357,9
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cromo in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 1,0 a 20,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 20 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cromo pari a
1,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L (volume iniettato: 50 µL di campione). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere migliorato
aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità vengono
esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il cromo
totale (III+VI) disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45
µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi
deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile
per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del cromo totale
[(III+VI)disciolto+(III+VI)particolato] si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d= 1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cromo (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in commercio.
6.3 Soluzione diluita di cromo (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 357,9
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 50
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1200 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di cromo presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
327
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cromo
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato, in un circuito di interconfronto, su soluzioni sintetiche in acqua
deionizzata hanno fornito, dopo eliminazione di eventuali “outlier”, i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 10,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 48 ± 0,3 9,6 ± 0,4
Numero di laboratori (n) 7 7
Ripetibilità (r%) 9,7 3,8
Riproducibilità (R%) 14,6 11,5
Accuratezza (%)** 4,0 4,0
* valor medio ± scarto tipo
S(r)= scarto tipo di ripetibilità; S(R)= scarto tipo di riproducibilità
r = 2·(2)1/2·S(r) = 2,83·S(r); R = 2·(2)1/2·S(R) = 2,83·S(R)
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato del
la misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 9,87 µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 41% ed un’accuratezza
del 5%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO B2 - Determinazione del cromo (VI). Metodo per spettrometria di assorbimento atomico
con atomizzazione elettrotermica, previa estrazione del complesso APDC–cromo (VI)
1. Principio del metodo
La formazione del composto APDC–cromo (VI) permette l’estrazione selettiva in cloroformio
del cromo (VI) rispetto al cromo (III). La successiva distruzione del complesso organico e la solubilizzazione
del cromo (VI) in soluzione acquosa consente la determinazione del cromo (VI)
per iniezione diretta nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico.
In tale maniera vengono eliminati quegli inconvenienti che di solito si verificano immettendo
solventi organici direttamente nel fornetto. Dalla misura del segnale di assorbanza a 357,9
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cromo (VI) in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,1 a 2 µg/L. Per concentrazioni superiori a 2 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cromo pari a
0,1 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,02 µg/L (volume iniettato: 50 µL di campione). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere migliorato
aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità vengono
esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico eventualmente
presenti.
Il metodo non è inficiato da interferenze importanti perché il cromo (VI) viene separato selettivamente
dal cromo (III) e vengono eliminate perturbazioni del segnale da parte di matrici
complesse. Il metodo può essere affetto da errori in difetto se nel campione sono presenti elevate
concentrazioni di elementi (Cd, Co, Cu, Fe, Pb, Mn, Ni, Ag, e Zn), che formano complessi
con l’APDC.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il cromo (VI) disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45
µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e sottoposto al trattamento di estrazione. L’analisi
deve essere effettuata prima possibile dal momento del prelievo per prevenire reazioni di ossido-
riduzione.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipien
METALLI E SPECIE METALLICHE
te identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.6 Serie di imbuti separatori, possibilmente in vetro Pyrex da 1 L precedentemente lavati
come descritto nel Capitolo 4.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di cromo (VI) (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di cromo (VI) (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Cloroformio (CHCl3, d=1,48) ad elevato grado di purezza.
6.5 Soluzione di Ammonio Pirrolidinditiocarbammato (APDC) all’1%
Sciogliere 1 g di APDC in 100 mL di acqua. La soluzione, che ha un aspetto opalescente, è
stabile per un tempo brevissimo e va quindi preparata nella quantità necessaria, al momento
dell’uso. La soluzione, prima di essere adoperata, va estratta, almeno tre volte, con cloroformio
(6.4) per eliminare impurezze metalliche presenti.
6.6 Ammoniaca concentrata (d=0,8)
330
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.7 Acido cloridrico concentrato (d=1,19)
6.8 Acido acetico glaciale (CH3COOH, d=1,05) ad elevato grado di purezza.
6.9 Acetato di ammonio (CH3COONH4) ad elevato grado di purezza.
6.10 Soluzione tampone di acido acetico-acetato di ammonio
Sciogliere 250 g di acetato d’ammonio (6.9) in 150 mL di acqua e aggiungere 600 mL di
acido acetico (6.8). La soluzione può essere trattata in imbuto separatore da 1 L con 7 mL di
APDC e 40 mL di cloroformio (6.4) allo scopo di estrarre e allontanare con la fase organica
le impurezze di metalli presenti nei reattivi.
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
È opportuno trattare contemporaneamente almeno 3 campioni (per acque marine non devono
essere dissimili in termini di salinità per più del 5‰).
Trasferire 500 mL di campione in imbuto separatore da 1 L, aggiustare il pH a 4-5 con soluzioni
diluite di acido cloridrico (6.7) o ammoniaca (6.6). Aggiungere, successivamente, la soluzione
tampone (6.10), 5 mL di APDC all’1% (6.5) e 20 mL di cloroformio (6.4). Agitare per
2 minuti, quindi lasciare stratificare. Quando le fasi si sono separate, recuperare separatamente
lo strato inferiore acquoso (servirà per la preparazione del bianco e dei riferimenti) e
raccogliere interamente lo strato organico in un secondo imbuto separatore da 100 mL contenente
10 mL di HNO3 5 M. Ripetere l’estrazione per ciascun campione con 20 mL di cloroformio
come descritto in precedenza avendo cura di unire lo strato organico a quello precedente
nell’imbuto separatore da 100 mL. Quindi procedere all’estrazione di ritorno in ambiente
acido agitando per 2 minuti l’imbuto separatore da 100 mL e lasciando stratificare.
Quando le fasi si sono separate, recuperare la fase acquosa in matraccio di polietilene da 25
mL e portare a volume con acqua.
7.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 357,9
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 50
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1200 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
7.3 Analisi
7.3.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.2), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento e il bianco dei reattivi sottoposti allo stesso
trattamento seguito per il campione; le soluzioni vanno preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.3.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Quindi procedere all’estrazione come descritto in (7.1) Misurare
l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi seguendo le indicazioni riportate
al Paragrafo 7.2, avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale
di cromo (VI) presente nelle aliquote deve comunque essere inferiore al valore limite oltre
il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cromo
(VI) nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
332
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza
A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al
campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può
essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in triplicato da due laboratori su campioni di acque di scarico, dopo l’aggiunta
di quantità note di cromo in modo da ottenere una concentrazione di cromo (VI) di 0,5
µg/L, hanno fornito un valore del coefficiente di variazione [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)
·100] pari al 20% ed un’accuratezza del 10%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B3 - Determinazione del cromo (III). Metodo per spettrometria di assorbimento atomico
con atomizzazione elettrotermica, previa separazione ed eliminazione del cromo (VI)
1. Principio del metodo
Il metodo consiste nella separazione ed eliminazione del cromo (VI) mediante estrazione del
composto APDC–cromo (VI), e successiva determinazione del cromo (III) nella fase acquosa
mediante iniezione diretta nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro ad assorbimento
atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 357,9 nm si ricava la concentrazione mediante
confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di
analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cromo (III) in campioni di acque naturali (dolci e di
mare) e di scarico nell’intervallo di concentrazione da 1 a 20 µg/L. Per concentrazioni superiori
a 20 µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del
campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di cromo (III) pari
a 1 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L. Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni
strumentali applicate; può essere migliorato aumentando il volume di campione iniettato.
Tuttavia applicando queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
333
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il cromo (III) disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45
µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e sottoposto al trattamento di estrazione per eliminare
il cromo (VI). L’analisi deve essere effettuata prima possibile dal momento del prelievo,
poiché la conservazione può favorire la riduzione del cromo (VI) da parte di composti riducenti
(ad esempio sostanze organiche presenti nel campione). Si raccomanda comunque di
non lasciare trascorrere più di 2-3 giorni dalla data di prelievo, conservando il campione in
frigorifero.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.6 Serie di imbuti separatori, possibilmente in vetro Pyrex da 500 mL precedentemente
lavati come descritto nel Capitolo 4.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d = 1,40)
334
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.2 Soluzione concentrata di cromo (III) (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di cromo (III) (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Cloroformio (CHCl3, d=1,48) ad elevato grado di purezza.
6.5 Soluzione di Ammonio Pirrolidinditiocarbammato (APDC) all’1%
Sciogliere 1 g di APDC in 100 mL di acqua. La soluzione, che ha un aspetto opalescente, è
stabile per un tempo brevissimo e va quindi preparata nella quantità necessaria, al momento
dell’uso. La soluzione, prima di essere adoperata, va estratta, almeno tre volte, con cloroformio
(6.4) per eliminare impurezze metalliche presenti.
6.6 Ammoniaca concentrata (d=0,8)
6.7 Acido cloridrico concentrato (d=1,19)
6.8 Acido acetico glaciale (CH3COOH, d=1,05) ad elevato grado di purezza.
6.9 Acetato di ammonio (CH3COONH4) ad elevato grado di purezza.
6.10 Soluzione tampone di acido acetico-acetato di ammonio
Sciogliere 250 g di acetato d’ammonio (6.9) in 150 mL di acqua e aggiungere 600 mL di
acido acetico (6.8). La soluzione può essere trattata in imbuto separatore da 1 L con 7 mL di
APDC e 40 mL di cloroformio (6.4) allo scopo di estrarre e allontanare con la fase organica
le impurezze di metalli presenti nei reattivi.
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
È opportuno trattare contemporaneamente almeno tre campioni (per acque marine non devono
essere dissimili in termini di salinità per più del 5‰).
Trasferire 500 mL di campione in imbuto separatore da 1 L, aggiustare il pH a 4-5 con soluzioni
diluite di acido cloridrico (6.7) o ammoniaca (6.6). Aggiungere, successivamente, la soluzione
tampone (6.10), 5 mL di APDC all’1% (6.5) e 20 mL di cloroformio (6.4). Agitare per
2 minuti, quindi lasciare stratificare. Recuperare quindi la fase organica in un imbuto separatore
da 100 mL se si vuole procedere alla determinazione del cromo (VI) secondo le modalità
indicate nel metodo B2.
Effettuare una seconda estrazione con procedura del tutto simile ed effettuare, quindi, un lavaggio
dell’imbuto separatore con 10 mL di cloroformio, riunendo le fasi organiche, dopo decantazione,
nello stesso imbuto separatore da 100 mL.
Iniettare la fase acquosa nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro di assorbimento atomico.
335
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 357,9
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 50
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1200 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.3 Analisi
7.3.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.2), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento e il bianco dei reattivi, sottoposte allo
stesso trattamento seguito per il campione; le soluzioni di riferimento vanno preparate diluendo
opportunamente la soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine
analitico. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno
tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
336
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.3.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Quindi si procede all’estrazione come descritto in (7.1). Misurare
l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi seguendo le indicazioni riportate
al Paragrafo 7.2, avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale
di cromo (III) presente nelle aliquote deve comunque essere inferiore al valore limite oltre
il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del cromo
(III) nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in triplicato da due laboratori su campioni di acque di scarico, dopo l’aggiunta
di quantità note di cromo in modo da ottenere una concentrazione di cromo di 10
µg/L, hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)
·100], pari al 10% ed un’accuratezza dell’8%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO B4 – Determinazione del cromo totale disciolto previa concentrazione dell’analita
mediante coprecipitazione con idrossido ferrico ed analisi in spettrometria di assorbimento
atomico con atomizzazione elettrotermica (ETA-ASS)
1. Principio del metodo
Il cromo totale disciolto viene determinato in assorbimento atomico con fornetto di grafite alla
lunghezza d’onda di 357,9 nm dopo un procedimento di preconcentrazione che si basa
sulla coprecipitazione dell’analita con idrossido ferrico, generato in ambiente alcalino dal-
l’ossidazione di un sale ferroso, e sulla successiva ridissoluzione del cromo coprecipitato. Il
metodo si applica sia alle specie trivalenti che a quelle esavalenti. Nelle condizioni del metodo
il Cr (III) è coprecipitato direttamente dall’idrossido ferrico mentre il Cr (VI) è preventivamente
ridotto a Cr (III) dal sale ferroso e quindi coprecipitato insieme al Cr (III).
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del cromo nel campo di concentrazione compreso tra
0,5 e 2,0 µg/L, che è il campo entro cui sono comprese le concentrazioni delle acque naturali,
incluse quelle di mare. Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un
contenuto di cromo pari a 0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare
un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L (volume di campione
iniettato: 25 µL).
Concentrazioni più elevate possono essere determinate avendo l’accortezza di modificare il
volume di HCI aggiunto, di cui al Paragrafo 7.1 seguente, per la ridissoluzione del precipitato.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
La procedura di coprecipitazione è particolarmente indicata per risolvere interferenze dovute
a matrici saline quali acque di mare.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Dati i bassi livelli di concentrazione
in cui il metodo opera, lo stesso è rivolto essenzialmente alla determinazione del cromo totale
disciolto, ottenibile dopo filtrazione immediata del campione attraverso un filtro di policabonato
da 0,45 µm.
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio
Tutta la vetreria deve essere preliminarmente lavata con acido nitrico diluito (1+9) caldo e accuratamente
risciacquata con acqua distillata ad elevata purezza. Disponibilità di fiale in polietilene
da 10 mL.
338
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.2 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.3 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.4 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.5 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.6 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.7 pHmetro, corredato possibilmente di elettrodo combinato.
5.8 Apparato di filtrazione sotto vuoto o sotto pressione e filtri in policarbonato da 0,45 µm.
6. Reattivi
Sia i reattivi che l’acqua utilizzata per il risciacquo della vetreria e la preparazione delle soluzioni
devono essere ad elevata purezza.
6.1 Soluzione di solfato ferroso ammonico (6 g/L)
Sciogliere 0,3 g di Fe(NH4)2·(SO4)2·6H2O in 50 mL di acqua. La soluzione va preparata poco
prima dell’uso.
6.2 Idrossido di ammonio di grado ultrapuro (10%)
Diluire in modo appropriato le soluzioni concentrate disponibili in commercio che hanno un
titolo di circa il 35%.
6.3 Acido cloridrico di grado ultrapuro (1+2)
Versare 33 mL di acido cloridrico concentrato in un pallone da 100 mL contenente circa 50
mL di acqua e portare a volume.
6.4 Acido nitrico concentrato di grado ultrapuro (d=1,40)
6.5 Soluzione concentrata di cromo (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.6 Soluzione diluita di cromo (100 mg/L)
Prelevare 10 mL della soluzione concentrata di cromo (6.5) e diluirla a 100 mL in pallone tarato
previa aggiunta di 20 mL di HCI (6.3).
6.7 Soluzione di cromo (100 µg/L)
Prelevare 1 mL della soluzione di riferimento diluita (6.6) con una pipetta automatica e portare a
volume in un matraccio tarato da 1000 mL, previa aggiunta di 50 mL di HCI (6.3). La soluzione
è stabile per circa un mese. Nel caso in cui non si disponga di pipette automatiche sarà opportuno
operare una doppia diluizione anziché direttamente la diluizione 1:1000 sopra riportata.
339
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Dosaggio del campione
Aggiungere a 250 mL di campione 1,5 mL di soluzione di solfato ferroso ammonico (6.1) e
circa 20 µL di soluzione di idrossido di ammonio al 10% (6.2), in modo da portare il pH a
8,0. Il volume di idrossido di ammonio riportato è solo orientativo poiché l’esatto dosaggio
va definito in funzione della matrice del campione in modo che il pH finale sia 8,0. Tenere la
sospensione in agitazione per 1 ora e al termine dell’agitazione recuperare il precipitato attraverso
filtrazione su filtro in policarbonato da 0,45 µm. Il filtro va quindi trasferito con pinzette
di plastica in una fiala in politene da 10 mL. Si aggiungono 5 mL di HCI ultrapuro (1+2)
(6.3) per consentire la ridissoluzione del cromo. È opportuno sottolineare che la ridissoluzione
va effettuata subito dopo il trattamento di coprecipitazione, poiché processi di invecchiamento
degli idrossidi potrebbero rendere in seguito la ridissoluzione più difficoltosa.
Nel caso in cui i risultati indichino concentrazioni di analita che cadono in prossimità dell’estremo
superiore del campo di applicazione del metodo, diluire opportunamente con HCI
(6.3) le soluzioni provenienti dalla procedura di ridissoluzione per far sì che i valori di assorbanza
rientrino nel campo di linearità strumentale.
La soluzione acida è stabile e può essere letta all’assorbimento atomico (metodo B1) anche a
distanza di tempo.
7.2 Taratura
È consigliabile operare con il metodo delle aggiunte, anche se alcune prove hanno dimostrato
che le assorbanze dei riferimenti interni ottenuti per aggiunta dell’analita al campione sono
in ottimo accordo con quelle relative a soluzioni di riferimento esterne. Suddividere il campione
in quattro aliquote da 250 mL. Una delle aliquote serve per la determinazione vera e
propria, mentre le altre tre vengono addizionate di 1 mL, 2 mL e 3 mL di soluzione di riferimento
diluita di cromo (6.7) in modo da avere una concentrazione aggiunta di cromo pari a
0,4 µg/L; 0,8 µg/L e 1,2 µg/L. Sottoporre quindi queste tre aliquote allo stesso trattamento
del campione vero e proprio descritto in (7.1). Per ottenere il bianco dei reattivi, aggiungere
in una fiala da 10 mL in polietilene 1,5 mL di solfato ferroso ammonico (6.1), un volume di
soluzione di idrossido di ammonio (6.2) comparabile a quello aggiunto ai campioni e 5 mL
(o un volume uguale a quello impiegato al Paragrafo 7.1) di HCI ultrapuro (6.3).
Determinare i valori di assorbanza dei riferimenti interni in assorbimento atomico seguendo
le modalità indicate nel metodo B1.
8. Calcoli
8.1 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1°, 2°, 3° aggiunta e
A0, A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori
di assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito
di assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita
riferita al campione sarà data dal valore dall’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La
regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni sintetici hanno fornito valori del coefficiente
di variazione [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100], compresi tra il 3% e l’8%.
340
METALLI E SPECIE METALLICHE
Prove di recupero, basate sul confronto delle assorbanze ottenute per una determinata concentrazione
di cromo utilizzando sia il metodo dei riferimenti interni che quello dei riferimenti
esterni, hanno dato valori superiori al 90%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
METODO C - Determinazione spettofotometrica diretta del cromo (VI) mediante difenilcarbazide
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sullo sviluppo del colore conseguente alla reazione tra cromo (VI) e difenilcarbazide.
Il meccanismo di tale reazione ancora non completamente noto sembra consistere
in una riduzione del cromo (VI) a cromo (III) e in una contemporanea ossidazione della difenilcarbazide
a difenilcarbazone con conseguente formazione di un composto colorato in
rosso-violetto.
Il cromo (VI) viene determinato eseguendo le misure di assorbanza alla lunghezza d’onda di
540 nm. La reazione è molto sensibile e il coefficiente di estinzione molare è circa 40.000
L·mole-1·cm-1 a tale lunghezza d’onda.
2. Campo di applicazione
Questo metodo consente la determinazione del solo cromo (VI) direttamente nel campione di
acque naturali e di scarico, nell’intervallo di concentrazione compreso tra 0,1 e 1 mg/L.
In linea di principio il metodo è applicabile a campioni di acqua di mare se i livelli di concentrazione
del cromo (VI) lo consentono.
Concentrazioni più elevate possono essere determinate previa diluizione del campione.
3. Interferenze e di errore
La reazione sulla quale si basa il metodo è assai specifica tanto che alla lunghezza d’onda
di 540 nm le interferenze sono praticamente trascurabili con una banda passante dello strumento
sufficientemente stretta.
Interferenze positive possono essere costituite dai sali di mercurio e del molibdeno (VI) che
reagiscono con la difenilcarbazide dando luogo a complessi colorati; tuttavia la debole intensità
della colorazione data da questi due metalli consente di tollerare concentrazioni del-
l’interferente fino a 200 mg/L.
Interferenze positive sono anche prodotte dal vanadio quando la sua concentrazione supera
di un fattore 10 quella del cromo (VI) e dal ferro trivalente che produce una colorazione giallina
a concentrazioni >1 mg/L.
Causa di interferenza negativa può essere costituita dalla presenza di sostanze ossidanti, come
NO2 (per concentrazioni superiori a 5 mg/L) e cloro libero per concentrazioni superiori
a 2 mg/L, che provocano decomposizione del complesso colorato. Altra interferenza negativa
può essere prodotta dalla presenza di acqua ossigenata che in condizioni acide riduce il
cromo (VI) a cromo (III).
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campione deve essere prelevato in accordo con quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi
di campionamento”.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Se si desidera effettuare l’analisi del solo cromo (VI) disciolto è necessario filtrare il campione
subito dopo il prelievo, attraverso filtri da 0,45 µm. Si raccomanda di eseguire l’analisi il
più presto possibile dal momento del prelievo per prevenire reazioni di ossido-riduzione. Se
ciò non dovesse essere possibile si raccomanda di conservare il campione, al massimo per 23
giorni dalla data di prelievo, in frigorifero.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro per misure nel campo del visibile munito di celle con cammino ottico
da 1 cm o superiori.
5.2 Vetreria da laboratorio
Si consiglia di lavare la vetreria con HNO3 (1+1) ed acqua.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi. L’acqua utilizzata deve essere distillata e/o deionizzata.
6.1 Soluzione concentrata di cromo (VI) [1,00 mL=0,050 mg di Cr (VI)]
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, pesare 0,1414 g di dicromato di potassio (K2Cr2O7), previamente essiccato in
stufa a 110°C per almeno 2 ore. Sciogliere in acqua, trasferire la soluzione in un matraccio
tarato da 1000 mL e portare a volume con acqua.
6.2 Soluzione diluita di cromo (VI) [1,00 mL=0,005 mg Cr (VI)]
Prelevare 10,0 mL della soluzione concentrata (6.1), trasferirli in un matraccio tarato da 100
mL e portare a volume con acqua.
6.3 Acido solforico concentrato H2SO4 (d=1,84)
6.4 Soluzione di acido solforico (1+1)
Ad un volume di acqua aggiungere con cautela un ugual volume di H2SO4 concentrato (6.3).
6.5 Acido nitrico concentrato HNO3 (d=1,42)
6.6 Soluzione di acido nitrico diluito (1+3)
Aggiungere a 3 volumi di acqua 1 volume di acido nitrico concentrato (6.5).
6.7 Soluzione di difenilcarbazide
Sciogliere 0,25 g di 1,5-difenilcarbazide in 50 mL di acetone. Conservare in bottiglia scura
e rinnovare la soluzione quando si rileva decolorazione.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Taratura
Trasferire 2,00 mL; 5,00 mL; 10,0 mL; 15,0 mL e 20,0 mL della soluzione diluita di cromo (VI)
(6.2) in matracci tarati da 100 mL e portare a volume con acqua. Si ottengono così soluzioni
di riferimento aventi, rispettivamente, concentrazioni di cromo pari a 100 µg/L; 250 µg/L;
500 µg/L; 750 µg/L e 1000 µg/L. Preparare anche un bianco con 100 mL di acqua da trattare
come le altre soluzioni.
Aggiungere 1 mL di acido solforico (1+1) (6.4) e 2 mL di soluzione di difenilcarbazide (6.7).
Mescolare con cura e attendere lo sviluppo del colore per 5 minuti.
Trasferire un’aliquota di ciascuna soluzione di riferimento nella cella di misura e leggere a
540 nm l’assorbanza corrispondente usando come riferimento acqua acidificata con acido
solforico (1+1) (1 mL di H2SO4 (6.4) in 100 mL di acqua).
Costruire la curva di taratura riportando per ciascuna delle soluzioni di riferimento i valori
di assorbanza sottratti del valore del bianco in funzione delle corrispondenti concentrazioni.
7.2 Determinazione
Trasferire 100 mL di campione in matraccio tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di acido
solforico (6.4) e 2 mL di soluzione di difenilcarbazide (6.7). Mescolare con cura e attendere
lo sviluppo del colore per 5-10 minuti.
Trasferire un’aliquota della soluzione nella cella di misura e leggere a 540 nm l’assorbanza
usando come riferimento acqua acidificata con acido solforico (1+1) (1 mL di H2SO4 (6.4) in
100 mL di acqua).
8. Calcoli
Dal valore di assorbanza, corretto del valore del bianco, risalire alla concentrazione di cromo
(VI) nel campione utilizzando la curva di taratura.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su soluzioni di acqua deionizzata aventi una concentrazione
di cromo (VI) di 400 µg/L hanno fornito un coefficiente di variazione, [CV (%) =
(scarto tipo/valore medio)·100], pari al 5%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
PETTINE M., LA NOCE T. & LIBERATORI A. (1988): “Hydrogen peroxide interferences in the
343
METALLI E SPECIE METALLICHE
determination of chromium (VI) by the diphenylcarbazide method”, Anal. Chim. Acta, 209,
315-319.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3160. Ferro
Il ferro è il quarto elemento per abbondanza nella crosta terrestre. Si trova raramente allo stato
nativo, mentre i minerali più importanti del ferro sono FeS2, Fe3O4, FeCO3, Fe2O3. Il ferro è
largamente impiegato in metallurgia per la produzione di ghise e acciai. Nelle acque naturali
è presente solitamente nelle forme Fe2+, Fe3+, in complessi organometallici e in forme colloidali;
la concentrazione di riferimento in acque fluviali incontaminate è di circa 50 µg/L
mentre nelle acque marine il livello è pari a 0,2 µg/L. Il ferro ferroso è più solubile e si trova
in acque prive di ossigeno ed a bassi potenziali redox, quali ad esempio quelle ipolimniche
di laghi profondi e stratificati. Se le condizioni anossiche portano alla produzione di H2S, si
può formare il solfuro (FeS) che precipita. Al contrario, una ossigenazione delle acque porta
rapidamente all’ossidazione dello ione ferroso a ione ferrico, con conseguente precipitazione
dell’idrossido che mostra una spiccata tendenza a dar luogo a processi di adsorbimento
e coprecipitazione. In presenza di elevate quantità di sostanza organica disciolta (ad esempio
acidi umici e fulvici), il ferro può raggiungere concentrazioni più elevate. In acque aventi
alta alcalinità con pH tra 7 e 10, la solubilità del ferro dipende essenzialmente da quella
del Fe(CO3). La mobilità geochimica globale del ferro è bassa perchè nell’ambiente superficiale
prevalgono le forme ossidate poco solubili. Ciò è chiaramente evidenziato dai tenori che
si riscontrano nelle acque oceaniche in rapporto ai contenuti di ferro nella crosta terrestre (2
µg/L e 56000 ppm, rispettivamente).
Valori di circa 1 mg/L possono causare effetti dannosi per la fauna ittica.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per il ferro solubile un valore di 300 µg/L per la protezione
della vita acquatica e un valore di 50 µg/L per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, inserisce il ferro tra i macrodescrittori
dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei ai fini della loro classificazione,
fissando un valore di <50 µg/L per la classe di migliore qualità, =200 µg/L per le classi intermedie
e >200 µg/L per la classe peggiore. Tale decreto stabilisce altresì criteri diversificati,
in funzione dei trattamenti chimico-fisici più o meno spinti previsti, per il ferro disciolto
(100 e 1000 µg/L) in acque superficiali destinate alla potabilizzazione.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il ferro viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
248,3 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del ferro in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,2 a 5,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 5 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure fa
METALLI E SPECIE METALLICHE
cendo ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di ferro pari a 0,1
mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,02 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il ferro disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del ferro totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di ferro (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di ferro (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse pro346
METALLI E SPECIE METALLICHE
prietà di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 248,3
Fenditura (nm) 0,2
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la
soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei
reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di ferro presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del ferro
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono
state aggiunte quantità di ferro in modo da avere una concentrazione di 2 mg/L hanno
fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi
tra 0,9% e 7,8% ed un’accuratezza dell’1%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di ferro tali da realizzare una concentrazione
finale di 4,4 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 5,8% ed
un’accuratezza del 2,3%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il ferro viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro
ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 248,3 nm
si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
348
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del ferro in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 1,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di ferro pari a 1,0
µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il ferro disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del ferro totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di ferro (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di ferro di ferro (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1 -2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 248,3
Fenditura (nm) 0,2
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1400 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di ferro presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del ferro
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
351
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da quattro laboratori su soluzioni sintetiche in acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 5,7 ± 1,3 19,5 ± 1,6
CV (%) intralaboratorio 11,9 3,9
CV (% ) interlaboratorio 22,8 8,2
Accuratezza (%)** 14,0 2,6
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato del
la misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. L’EPA in uno studio condotto tra dieci laboratori
riporta per campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 6,2 µg/L, una precisione
del singolo analista pari al 29%, una precisione totale del 39% ed un’accuratezza del
112%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
METALLI E SPECIE METALLICHE
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3170. Litio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il litio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene) di
uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
670,8 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del litio in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,05 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di litio pari a 0,05
mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,002 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il litio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del litio totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di litio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di litio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 670,8
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata se possibile
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la
soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei
reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre
volte.
356
METALLI E SPECIE METALLICHE
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di litio presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del litio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni di acqua deionizzata contenenti 0,21
mg/L di litio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore
medio)·100, pari al 19% ed un’accuratezza del 10%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
357
METALLI E SPECIE METALLICHE
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-24.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3180. Magnesio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il magnesio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 285,2 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura
ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine
analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del magnesio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,010 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2
mg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure
facendo ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento
quelle generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di magnesio pari
a 0,010 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rive-
labilità, espresso come tre volte lo scarta tipo, di 0,001 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di sali di lantanio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il magnesio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45
µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi
deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile
per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del magnesio totale
si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione di lantanio (1% La)
6.3 Soluzione concentrata di magnesio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di magnesio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 285,2
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la soluzione
(6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei reat
360
METALLI E SPECIE METALLICHE
tivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di magnesio presente nelle aliquote deve comunque
essere inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del magnesio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 - Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni di acqua deionizzata contenenti 0,46
mg/L di magnesio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto ti-
po/valore medio)·100, pari al 4,2% ed un’accuratezza del 5%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di magnesio tali da realizzare una concentrazione
finale di 1,1 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 10,5% ed
un’accuratezza del 10%.
361
METALLI E SPECIE METALLICHE
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-24.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3190. Manganese
Il manganese rappresenta il decimo elemento, in ordine di abbondanza nella crosta terrestre.
I minerali più comuni sono MnO2, MnCO3, MnSiO3. Viene usato in siderurgia e nella produzione
di leghe con Al, Mg, Fe, Co e Cu e nell’industria chimica (ossidante nell’industria pirotecnica,
fiammiferi, vernici, fungicidi, catalizzatori). Il manganese può essere presente in natura
in diversi stati di ossidazione. Nelle acque dolci incontaminate la concentrazione presa
a riferimento per il manganese è di 8 µg/L mentre in acque marine è di circa 0,2 µg/L. Allo
stato ridotto Mn2+ si comporta come elemento solubile in acqua, mentre nelle forme ossidate
forma degli ossidi ed idrossidi estremamente insolubili (Mn(OH)2, MnO3, MnO2 e
Mn3O4). Acque naturali con caratteristiche riducenti, una volta entrate a contatto con l’atmosfera,
vengono ossidate con conseguente precipitazione degli idrossidi di Mn. Acque di scarichi
urbani ed industriali possono contenere concentrazioni apprezzabili di Mn(II) ed anche
in questo caso la loro immissione in acque superficiali conduce, in un tempo e/o percorso più
o meno lungo, all’ossidazione del Mn con conseguente precipitazione dell’idrossido insolubile.
La mobilità geochimica globale del manganese è bassa perchè nell’ambiente superficiale
prevalgono le forme ossidate poco solubili. Ciò è chiaramente evidenziato dai tenori che si
riscontrano nelle acque oceaniche in rapporto ai contenuti di manganese nella crosta terrestre
(0,2 µg/L e 950 ppm, rispettivamente).
Il manganese solitamente non costituisce un problema per la vita acquatica, poichè i valori di
tolleranza per i diversi organismi variano da 1,5 a 1000 mg/L.
Il D.Lgs. 152/99, in materia di tutela delle acque dall’inquinamento, inserisce il manganese
tra i macrodescrittori dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei ai fini della loro classificazione,
fissando un valore di =20 µg/L per la classe di migliore qualità, =50 µg/L per le
classi intermedie e >50 µg/L per la classe peggiore. Tale decreto stabilisce altresì criteri diversificati
(50, 100 e 1000 µg/L) per le acque superficiali destinate alla potabilizzazione in
funzione dei trattamenti chimico-fisici più o meno spinti previsti.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il manganese viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 279,5 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura
ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine
analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del manganese in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,1 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2
mg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure
facendo ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento
quelle generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di manganese pari
a 0,1 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,01 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti. Una concentrazione di silice
(>100 mg/L) può interferire nella determinazione del manganese. Tale interferenza può essere
eliminata aggiungendo CaCl2 allo 0,2% al campione, alle soluzioni di riferimento e al
bianco dei reattivi.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare i
campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione
o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il
manganese disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato
di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere
effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del manganese totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di manganese (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di manganese (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabi364
METALLI E SPECIE METALLICHE
le per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 279,5
Fenditura (nm) 0,2
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la
soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei
reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre
volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del
campione talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di manganese presente nelle aliquote deve comunque
essere inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
365
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del manganese
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 - Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono state
aggiunte quantità di manganese in modo da avere una concentrazione di 2 mg/L hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi
tra 0,7% e 1,7% ed un’accuratezza compresa tra l’1% ed il 7%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di manganese tali da realizzare una
concentrazione finale di 4,05 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 7,8%
ed un’accuratezza dell’1,3%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il manganese viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di
uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
279,5 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
366
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del manganese in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,5 a 10,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 10
µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di manganese pari
a 0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,05 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione
e 25 µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali
applicate; può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato.
Tuttavia applicando queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il manganese
disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di
cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una
settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del manganese totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche
previste per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono
nell’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di manganese (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di manganese (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 279,5
Fenditura (nm) 0,2
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1400 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità.Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di manganese presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del manganese
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
369
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da quattro laboratori su soluzioni sintetiche in acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 4,6 ± 0,5 19,2 ± 1,4
CV (%) intralaboratorio 1,1 2,6
CV (%) interlaboratorio 10,9 7,3
Accuratezza (%)** 8,0 4,0
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano al-
l’aumentare della complessità della matrice. L’EPA in uno studio condotto tra dieci laboratori riporta
per campioni di acque di scarico, ad una concentrazione di 9,1 µg/L, una precisione
del singolo analista pari al 27%, una precisione totale del 46% ed un’accuratezza del 64%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
standard ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure
giornaliere condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
METALLI E SPECIE METALLICHE
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3200. Mercurio
Il mercurio è caratterizzato da un tenore medio nella crosta terrestre di circa 0,08 ppm. Per
le sue proprietà chimico-fisiche il mercurio è largamente utilizzato in campo industriale. Il
principale impiego dell’elemento è nell’industria del cloro e degli alcali (dove il mercurio è utilizzato
da catodo nelle celle elettrolitiche), nella produzione di barometri, lampade, batterie,
nelle applicazioni medicinali e nella fabbricazione della carta e di polveri detonanti.
Esiste in tre stabili stati di ossidazione: (0), (I) e (II). La speciazione dell’elemento è influenzata
da diversi fattori quali pH, potenziale redox e presenza di complessanti inorganici e organici.
Il mercurio (II), ad esempio, forma complessi stabili con i cloruri ma anche con cisteina,
amminoacidi e acidi idrossicarbossilici. Una frazione significativa del mercurio nelle acque
naturali è associata ai solidi sospesi (30-80%), dando luogo ad un rilevante trasporto solido
per questo elemento. A livello del sedimento, il mercurio può reagire con i solfuri formando
HgS insolubile; questo importante meccanismo detossificante può, però, essere annullato
dalla riossigenazione del sedimento a seguito di risospensione e/o movimentazione
di materiali sedimentati. Un secondo importante meccanismo di rimozione dalla fase acquosa
del mercurio è costituito dalla volatilizzazione dell’elemento.
Nei sedimenti, oltre che come solfuro, il mercurio può essere presente come mercurio metallico
o come specie organica ed inorganica adsorbita; composti metallorganici possono essere
prodotti a seguito di processi biologici ed alcuni di questi possono essere parzialmente rilasciati
alla colonna d’acqua. Nella maggior parte delle acque naturali il metilmercurio costituisce
solo una piccola parte del mercurio totale (<1%). Intervalli tipici per le acque naturali
sono 0,5-10 ng/L per il mercurio disciolto e 1-20 ng/L per il mercurio totale.
L’allegato 2 sez. B del D.L. 152/99, inerente i requisiti di qualità delle acque idonee alla vita
dei pesci, introduce limiti più restrittivi per il mercurio rispetto alla disciplina sugli scarichi:
0,5 µg/L come valore imperativo e 0,05 µg/L come valore guida. Obiettivi di qualità ancor
più stringenti sono quelli previsti dal decreto di salvaguardia della laguna di Venezia (0,005
µg/L per il bacino scolante; 0,003 µg/L e 0,001 µg/L, valori imperativo e guida, rispettivamente,
per la laguna).
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (1 µg/L per le acque sotterranee; un valore guida di 0,5
µg/L ed uno imperativo di 1 µg/L per le acque superficiali destinate alla potabilizzazione;
un valore per il mercurio totale di 0,5 µg/L per le acque idonee alla vita dei pesci). Il D.Lgs.
31/2001 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano fissa una concentrazione
massima ammissibile di 1 µg/L.
La spettrometria di assorbimento atomico a vapori freddi (CV-AAS) rappresenta ancora la
tecnica più conveniente e diffusa per la determinazione del mercurio. Il mercurio (II) ottenuto
dal trattamento preliminare di ossidazione del campione viene ridotto a mercurio elementare,
vaporizzato in un sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito mediante un gas inerte
nella cella di misura.
Nel seguito vengono descritte tre procedure analitiche, la prima (metodo A1) basata sulla tradizionale
ossidazione del mercurio con una miscela di permanganato di potassio e persolfato
di potassio e riduzione con cloruro di stagno (II), la seconda (metodo A2) basata su una
rapida ossidazione preliminare (10 minuti) del mercurio in forno a microonde e successiva riduzione
mediante sodio boroidruro. Questa seconda procedura prevede l’utilizzo di due configurazioni
strumentali (sistema “batch” oppure “Flow Injection Analysis System”, FIAS). Il ricorso
a successivi arricchimenti del mercurio su una retina di oro (metodo A3) consente la determinazione
dell’analita a livelli di pochi ng/L.
METALLI E SPECIE METALLICHE
METODO A1 – Metodo di ossidazione per via umida e determinazione mediante spettrometria
di assorbimento atomico a vapori freddi (CV-AAS)
1. Principio del metodo
Il metodo si avvale di una ossidazione chimica per via umida, che trasforma tutto il mercurio
a mercurio (II), seguita da una riduzione a mercurio metallico. Il mercurio elementare, vaporizzato
in un sistema a circolazione chiusa, attraversa una cella collocata lungo il cammino
ottico dello spettrofotometro di assorbimento atomico e viene determinato alla lunghezza
d’onda di 253,7 nm.
2. Campo di applicazione
Questo metodo consente la determinazione del mercurio totale, presente sia nelle acque naturali
che negli scarichi urbani e industriali, nell’intervallo di concentrazione da 0,5 a 10,0 µg/L.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di mercurio pari
a 0,5 µg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo,
di 0,10 µg/L.
3. Interferenze e cause di errore
I solfuri possono interferire a concentrazioni superiori a 20 mg/L. In tal caso è necessario aggiungere
una maggiore quantità di soluzione ossidante.
Il rame può interferire se presente in concentrazioni superiori a 20 mg/L. Anche in tal caso è
necessario aggiungere una maggiore quantità di soluzione ossidante.
Le acque di scarico industriali e salmastre, ricche di cloruri, richiedono l’aggiunta di una maggiore
quantità di permanganato di potassio. In questo caso però anche i cloruri vengono ossidati
a cloro libero, che assorbe alla stessa lunghezza d’onda dei vapori di mercurio (253
nm). Diventa pertanto obbligatoria l’eliminazione del cloro libero dallo spazio morto nel recipiente
di aerazione, prima che si proceda alla riduzione e successiva evaporazione del
mercurio nella cella.
La presenza di alcune sostanze organiche volatili, non ossidabili nelle condizioni del metodo,
che assorbono alla lunghezza d’onda prevista dal metodo, possono dar luogo ad interferenze
positive.
Possono essere causa di interferenze negative quei metalli che, quando vengono ridotti allo
stato elementare dal cloruro di stagno (II) formano amalgame stabili con il mercurio (ad esempio
selenio, oro, platino e palladio.
La presenza di bromuri può causare interferenze negative a concentrazioni superiori a 2÷3
g/L, mentre gli ioduri danno lo stesso tipo di interferenze già alla concentrazione di 2 mg/L.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
In particolare i campioni debbono essere stabilizzati aggiungendo, per ogni di campione, 5
mL di HNO3 (6.2) e 10 mL di KMnO4 (6.5).
Prima di procedere al prelievo per l’analisi, eventuali depositi di MnO2, che adsorbono mercurio
sottraendolo alla determinazione, debbono essere solubilizzati con aggiunta di cloridrato
di idrossilammina (6.4).
Per una lunga conservazione (circa 3 mesi) è consigliabile addizionare ad ogni litro di campione
50 mL di soluzione stabilizzante (6.10) in luogo della soluzione (6.5).
Se si vuole determinare il solo mercurio disciolto il campione viene filtrato attraverso un filtro
METALLI E SPECIE METALLICHE
a membrana da 0,45 µm prima di effettuare l’aggiunta dei relativi stabilizzanti (6.5 e 6.10).
Si consiglia di conservare i campioni in contenitori di vetro, possibilmente di tipo Pyrex.
5. Apparecchiature
5.1 Apparecchiatura per la determinazione del mercurio (Fig. 1), costituita da:
5.1.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico (D) corredato possibilmente di dispositivo
per la correzione dell’assorbimento non specifico: in particolare qualsiasi strumento che consenta
il montaggio della cella di misura dei vapori di Hg, oppure qualsiasi spettrofotometro
analizzatore di vapori di Hg, corredato possibilmente anche di sistema di intrappolamento
vapori (vedi Appendice).
5.1.2 Lampada a catodo cavo a mercurio (G), oppure del tipo senza elettrodi (EDL).
5.1.3 Registratore (R) con varie possibilità di fondo scala e con velocità variabile di scorrimento
della carta, compatibile con il sistema di rivelazione UV.
5.1.4 Cella di misura (C): possono essere usate celle con cammino ottico di 10÷16 cm e
con finestre di quarzo o di materiale trasparente a 253,7 nm. Per la loro costruzione può essere
utilizzato il metilmetacrilato (plexiglas) (diametro esterno del tubo: 25 mm; lunghezza:
100-160 mm). L’ingresso e l’uscita del gas (anche questi ultimi in tubo di quarzo o plexiglas
di 6 mm di diametro esterno) sono sistemate a 12÷13 mm da ciascuna estremità. La cella è
fissata alla camera del bruciatore ed allineata con il fascio di luce in modo da dare la massima
trasmittanza.
5.1.5 Pompa dell’aria (H): qualsiasi pompa peristaltica capace di erogare circa 2 L di aria
per minuto in maniera costante.
5.1.6 Flussimetro (F): qualsiasi tipo purché in grado di misurare in modo riproducibile flussi
dell’ordine di 2 litri/minuto.
5.1.7 Tubo di aerazione (B): tubo di vetro provvisto di diffusore in vetro sinterizzato con pori
sufficientemente grandi (porosità 100÷250 µm). Il passaggio del vapore di mercurio dal
recipiente contenente il campione alla cella è realizzato con tubo di cloruro di polivinile.
5.1.8 Tubo di essiccamento (E): tubo di circa 150 mm x 18 mm diametro esterno, riempito
con 20 g di perclorato di magnesio [(Mg(ClO4)2]. È consigliabile il riempimento secondo il seguente
schema: lana di vetro=12 mm / perclorato di magnesio=38 mm / gel di silice con indicatore=
6 mm / lana di vetro=12 mm (vedi Appendice A1, punto a).
5.1.9 Trappola di vetro a carbone attivo (T) per fissare i vapori di mercurio, riempita secondo
il seguente schema: lana di vetro 25=mm/carbone attivo=25 mm/lana di vetro=25 mm.
5.1.10 Recipiente di reazione (A): recipiente di vetro al borosilicato, di 200÷300 mL di capacità
(ad es. bottiglia per BOD).
5.2 Bagno termostatico a 95±2°C
5.3 Normale vetreria di laboratorio preparata come descritto in Appendice A 1, punto c.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Figura 1: Schema di apparecchiatura per la determinazione del mercurio senza fiamma. A: Recipiente di reazione;
B: Tubo con diffusore di vetro sinterizzato; C: Cella di misura; D: Rivelatore ad assorbimento atomico; E: Tubo di essiccamento;
F: Flussimetro; G: Lampada a catodo cavo; H: Pompa dell’aria; T: Tubo a carbone attivo; R: Registratore;
S1S2: Rubinetti a 3 vie.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere di grado ultrapuro. L’acqua indicata nel seguito deve essere distillata
e/o deionizzata.
6.1 Acido solforico concentrato (d=1,84)
6.2 Acido nitrico concentrato (d=1,42)
6.3 Soluzione di cloruro di stagno (II) (100 g/L)
Introdurre 25 g di cloruro di stagno (II) diidrato (SnCl2·2H2O) e 50 mL di HCl (6.7) in un matraccio
da 250 mL e portare a volume con acqua.
Far gorgogliare azoto attraverso la soluzione per 30 minuti per rimuovere eventuali tracce di
Hg.
6.4 Soluzione di cloridrato di idrossilammina (120 g/L)
Sciogliere 12 g di cloruro di sodio e 12 g di cloridrato di idrossilammina (NH2OH·HCl) in acqua
e diluire a 100 mL.
6.5 Soluzione di permanganato di potassio (50 g/L)
Sciogliere 50 g di permanganato di potassio (KMnO4) in acqua e diluire a 1000 mL.
6.6 Soluzione di persolfato di potassio (50 g/L)
Sciogliere 50 g di persolfato di potassio (K2S2O8) in acqua e diluire a 1000 mL.
376
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.7 Acido cloridrico concentrato (d=1,19)
6.8 Soluzione concentrata di mercurio (1 mL=1,00 mg di Hg)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, sciogliere 0,1354 g di cloruro di mercurio (II) (HgCl2) in circa 70 mL di acqua,
aggiungere 1 mL di acido nitrico concentrato (6.2) e portare a volume di 100 mL con acqua.
Le soluzioni di riferimento per la curva di taratura si ottengono per diluizioni successive della
soluzione precedente, con acqua contenente HNO3 all’1%. Preparare almeno tre soluzioni
di riferimento nel campo di applicabilità del metodo. Queste soluzioni vanno preparate giornalmente.
È consigliabile preparare giornalmente, diluendo opportunamente la soluzione
concentrata, una soluzione diluita di mercurio a concentrazione di 0,1 mg/L.
6.9 Soluzione ossidante per il lavaggio della vetreria
Sciogliere 100 g di dicromato di potassio (K2Cr2O7) in 1000 mL di acido solforico circa 2,5
M.
6.10 Soluzione stabilizzante
Sciogliere 4 g di dicromato di potassio (K2Cr2O7) in 1000 mL di acido nitrico circa 5 M.
7. Procedimento
7.1 Taratura
In 4 contenitori (5.1.10) introdurre, ad esempio, 1,0 mL; 2,0 mL; 5,0 mL e 10,0 mL della soluzione
diluita di mercurio (6.8) e aggiungere acqua fino ad ottenere un volume di 100 mL;
in un altro contenitore preparare un bianco introducendo 100 mL di acqua; agitare ed aggiungere
5 mL di H2SO4 concentrato (6.1) e 2,5 mL di HNO3 concentrato (6.2), quindi addizionare
15 mL di soluzione di KMnO4 (6.5) in ogni contenitore ed attendere per 15 minuti.
Aggiungere 10 mL di persolfato di potassio (6.6) e riscaldare per due ore in bagno termostatico
a 95°C. Raffreddare e aggiungere 5 mL di soluzione di cloridrato di idrossilammina
(6.4) per ridurre l’eccesso di ossidanti.
Attendere 30 secondi dopo la decolorazione, aggiungere 2 mL della soluzione di cloruro di
stagno (II) (6.3) e collegare rapidamente il contenitore al sistema di aerazione (vedi schema
Fig. 1). La pompa per la circolazione dell’aria viene preventivamente regolata per funzionare
ad un flusso di 1 litro/minuto.
Eseguire la lettura quando il valore dell’assorbanza rimane costante per circa 15÷20 secondi.
Dopo aver deviato il flusso, tramite i rubinetti S1 e S2, attraverso il filtro a carbone (5.1.9) continuare
l’aerazione fino a quando l’assorbanza ritorna al valore zero. Quindi riportare i rubinetti
S1 e S2 nella posizione di misura.
Procedere con le altre soluzioni a concentrazione nota e costruire la curva di taratura, riportando
su un grafico, in ascissa i valori delle quantità di Hg in µg ed in ordinata i corrispondenti
valori delle assorbanze, corrette del valore del bianco.
7.2 Determinazione
Trasferire 100 mL del campione (o una aliquota «V» diluita a 100 mL) nel contenitore
(5.1.10). Aggiungere 5 mL di H2SO4 (6.1)e 2,5 mL di HNO3 (6.2), agitando dopo ogni aggiunta.
Aggiungere 15 mL di soluzione di permanganato di potassio (6.5). Per i campioni di
acqua di scarico può essere necessario aggiungere un volume maggiore di soluzione di permanganato
sino a persistenza del colore rosso-porpora per almeno 15 minuti.
377
METALLI E SPECIE METALLICHE
Aggiungere 10 mL di soluzione di persolfato di potassio (6.6) e riscaldare per 2 ore in bagno
termostatico a 95°C. Raffreddare e aggiungere 5 mL di cloridrato di idrossilammina (6.4)
per ridurre l’eccesso di ossidanti e gli eventuali depositi di MnO2.
Attendere 30 secondi, aggiungere 2 mL di cloruro di stagno (II) (6.3) e collegare rapidamente
il contenitore al sistema di aerazione.
Eseguire la lettura quando il valore dell’assorbanza rimane costante per circa 15÷20 secondi.
Dopo aver deviato il flusso, tramite i rubinetti S1 e S2, attraverso il filtro a carbone (5.1.9) continuare
l’aerazione fino a quando l’assorbanza ritorna al valore zero. Quindi riportare i rubinetti
S1 e S2 nella posizione di misura.
8. Calcoli
Dal valore dell’assorbanza ottenuta per il campione di acqua in esame, ricavare dalla curva
di taratura la quantità in µg di Hg (a).
Calcolare la concentrazione C del mercurio, in µg/L, nel campione con la relazione:
dove:
a = µg di Hg ricavati dalla curva di taratura;
a0 = µg di Hg nel bianco dei reattivi;
V = volume (mL) di campione sottoposto all’analisi.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
1 µg/L di Hg hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore
medio)·100, pari al 21%, mentre l’accuratezza è risultata pari al 2,4%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento,
l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della misurazione e il
valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
APPENDICE A1
a) Cambiare il riempimento del tubo di essiccamento (Fig. 1, E) quando il perclorato di magnesio
appare molto impaccato. Cambiare il gel di silice non appena appare la colorazione
rosa.
b) Ripetere sempre la taratura dopo la sostituzione dell’essiccante.
c) Lavare la vetreria con soluzione ossidante (6.9). Sciacquare con acqua. Non usare solventi
per l’essiccamento.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Al fine di evitare inquinamenti, tenere tutta la vetreria necessaria per la determinazione del
mercurio, ben separata dalla vetreria normalmente impiegata in laboratorio.
METODO A2 – Ossidazione in forno a microonde e determinazione per spettrometria di assorbimento
atomico a vapori freddi (CV-AAS)
1. Principio del metodo
Il mercurio viene determinato mediante spettrometria di assorbimento atomico a vapori freddi
(CV-AAS) alla lunghezza d’onda di 253,7 mm utilizzando due possibili configurazioni
strumentali: sistema “batch” oppure “flow injection”. Il metodo si avvale di una ossidazione
chimica in forno a microonde in cui avviene la decomposizione della sostanza organica e dei
composti organomercurici (eventualmente presenti) e la trasformazione di tutto il mercurio
presente a mercurio (II). Successivamente il mercurio (II), ridotto dal sodio boroidruro a mercurio
elementare, viene vaporizzato in un sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito mediante
un gas inerte nella cella di misura.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del mercurio totale in campioni di acque di scarico e
naturali (dolci e di mare) nell’intervallo di concentrazione da 0,5 a 50 µg/L. Per concentrazioni
superiori a 50 µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione
del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di mercurio pari
a 0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Sostanze organiche volatili, eventualmente presenti, possono essere eliminate nella fase di
“stripping” che precede la riduzione. In tale fase viene eliminato anche l’eventuale cloro che
può essere presente. La incompleta eliminazione di questi composti (sostanze organiche volatili
e cloro libero) è causa di interferenza positiva poiché assorbono alla stessa lunghezza
d’onda dei vapori del mercurio (253,7 nm).
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o policarbonato o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione
o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza.
In particolare i campioni debbono essere stabilizzati aggiungendo, subito dopo il prelievo 1
mL di HNO3 (6.1) per ogni 100 mL di campione. Qualora si voglia determinare il solo mercurio
disciolto il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato
METALLI E SPECIE METALLICHE
di cellulosa o policarbonato) prima di effettuare l’aggiunta di HNO3. L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una
settimana dal prelievo. Per una lunga conservazione del campione si consiglia di acidificare
come descritto in precedenza e quindi congelare.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, che consenta il montaggio del sistema
“batch” e del sistema “flow injection”, corredato di dispositivo per la correzione degli assorbimenti
aspecifici e possibilmente di sistema di intrappolamento dei vapori (vedi Appendice).
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Cella di misura in vetro o quarzo con finestre di quarzo o altro materiale trasparente
a 253,7 nm.
La cella di misura è fissata alla camera del bruciatore e mantenuta a temperatura ambiente;
negli strumenti moderni può essere riscaldata a una temperatura di 200°C tramite un apposito
fornetto elettrico al fine di prevenire eventuali condense dei vapori di mercurio durante la
fase di lettura. La cella è allineata con la radiazione emessa dalla lampada a mercurio.
5.4 Sistema “batch” (vedi Fig. 1)
5.5 Sistema “flow injection” (vedi Fig. 2)
5.6 Forno a microonde, capace di generare una potenza di almeno 600 W e possibilmente
in grado di monitorare sia la pressione che la temperatura all’interno dei recipienti utilizzati
per la mineralizzazione.
5.7 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40) di grado ultrapuro.
6.2 Acido cloridrico concentrato (d=1,19) di grado ultrapuro.
6.3 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1% per sistema “batch”.
Sciogliere 10 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 30 grammi di
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata a temperatura non superiore a 4°C.
380
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.4 Soluzione di NaBH4 (0,2 %) in NaOH (0,05%) per sistema “flow injection”.
Sciogliere 0,5 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 2 grammi di
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana.
Nota: il sodio boroidruro libera idrogeno a contatto con acido, dovrà pertanto essere maneggiato
con cura e conservato secondo le indicazioni del fornitore.
6.5 Soluzione concentrata di mercurio (1 mg/mL)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
Le soluzioni di riferimento per la curva di taratura si ottengono per diluizioni successive della
soluzione precedente, con acqua contenente HNO3 all’1%. Preparare almeno tre soluzioni
di riferimento nel campo di applicabilità del metodo.
7. Procedimento
7.1 Mineralizzazione con microonde in presenza di acido nitrico
La procedura di mineralizzazione è basata sull’esposizione controllata alle microonde di
campioni in presenza di acido nitrico. Trasferire le soluzioni (campioni e bianchi) acidificate
con HNO3 (concentrazione finale di acido 1 M, compresa l’aggiunta effettuata all’atto del
prelievo) in contenitori di teflon PFA chiusi ermeticamente e procedere alla mineralizzazione
per almeno 10 minuti erogando una potenza variabile tra 250 e 600 W.
Il volume di campione da sottoporre a mineralizzazione, la durata della stessa e la potenza
erogata dovranno tuttavia essere ottimizzati in funzione della strumentazione disponibile e
della particolare matrice analizzata. Nel seguito vengono riportate, a titolo esemplificativo, le
condizioni operative tipiche di due sistemi a microonde, uno dotato di controllo della temperatura
applicata e l’altro che si basa sulla variazione delle potenze erogate.
1 250 2 80
2 400 3 130
3 600 5 170
Stadio Potenza
(Watt)
Tempo
(min)
Temperatura
(°C)
Microonde con controllo della temperatura
1 250 2
2 400 3
3 600 3
4 0 1
5 600 2
Stadio Potenza (Watt) Tempo (min)
Microonde con controllo delle potenze erogate
In entrambi i casi sono stati utilizzati contenitori a media pressione (max 30 bar) in teflon, “liner”
interno di capacità da 45 mL (massimo volume consigliato 15 mL).
Qualora risulti necessario lavorare in condizioni diverse da quelle descritte nel metodo (per
esempio trattare campioni ad elevato carico organico), utilizzare, ad esempio, digestori in teflon
capaci di sopportare pressioni più elevate (=250 psi), allungare i tempi di esposizione
METALLI E SPECIE METALLICHE
alle microonde, aumentare la concentrazione di HNO3 (oltre 2 M) e aggiungere una soluzione
di KMnO4 (in modo da ottenere una concentrazione di 0,05 M).
7.1.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali per sistema “batch”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1-2 sono elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “batch” (Fig. 1).
Tabella 1: Condizioni operative strumentali per il sistema batch
Lunghezza d’onda (nm) 253,7
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (mL) 10
Volume NaBH4 (mL) 4
B
Ar A
C
E
D
Figura 1: Esempio schematico del sistema batch. A: recipiente del riducente; B: contenitore di reazione; C: cono di
immissione del riducente; D: valvola multivie; E: cella di misura.
Tabella 2: Condizioni operative tipiche per l’analisi del mercurio con il sistema “batch”
Purge 1 5 sec
Reazione (riduzione con NaBH4) 15 sec lettura attivata
Purge 2 40 sec
temp. cella 200 °C
La fase “purge 1” ha lo scopo di eliminare dal campione composti volatili che possono interferire
nella misura; per assicurare una eliminazione completa si può aumentare opportunamente
la durata del “purge 1”.
Durante la fase di reazione con NaBH4 il mercurio (II) viene ridotto a mercurio metallico che
viene trasferito mediante un flusso di gas inerte (Ar) nella cella di misura.
La fase “purge 2” consente la pulizia del sistema e la sua preparazione alla lettura del successivo
campione.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.1.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali con il sistema “flow injection”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1a–2a sono elencate, a titolo di esempio,
le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “flow injection”
(Fig. 2).
Tabella 1a: Condizioni operative strumentali per il sistema “flow injection”
Lunghezza d’onda (nm) 253,7
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume di campionamento (µL) 500
Temperatura cella (°C) 200
Flusso di argon (mL/min) 90
Flusso “carrier” (HCl) (mL/min) 10
Flusso riducente (NaBH4) (mL/min) 6
Figura 2: Esempio schematico del “Flow Iniection Analysis System” (FIAS).
0 15 sì sì riempimento
1 10 sì sì riempimento
2 1 no sì iniezione sì
t(s) = tempo in secondi; P1, P2 = pompa 1, pompa 2; rpm = giri/min
Stadio T(s) P1
(rpm)
P2
(rpm)
Posizione
valvola lettura
Tabella 2a: Condizioni operative tipiche per l’analisi del mercurio con il sistema “flow injection”
La procedura di analisi con il sistema “flow injection” è condotta utilizzando la soluzione riducente
(6.4) e la soluzione di trasporto costituita da HCl al 3% (p/v).
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali, come descritto in (7.1.1) o (7.1.2) (nel caso che
si adoperi, rispettivamente, il sistema “batch” o il “flow injection”) costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.5), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni provenienti dal trattamento di mineralizzazione effettuando
almeno tre letture per ogni soluzione da analizzare; si considerano accettabili i valori
che forniscono un coefficiente di variazione inferiore al 10%. Le analisi dei campioni, delle
soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi devono essere effettuate nelle stesse condizioni
strumentali. Se la risposta del campione incognito analizzato cade al di fuori dell’intervallo
di linearità, diluire opportunamente il campione per riportarlo nel campo di linearità.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione proveniente dal trattamento di mineralizzazione viene suddiviso in quattro aliquote,
di cui una rimane tal quale, mentre alle altre si aggiungono concentrazioni crescenti
dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il campione. Misurare l’assorbanza
delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi, seguendo le indicazioni riportate in
7.2.1 avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale del mercurio
presente nelle aliquote non deve superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale
non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di mercurio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da due laboratori, uno che ha utilizzato la procedura “batch” e l’altro
384
METALLI E SPECIE METALLICHE
la procedura “flow injection”, su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti 0,5-5
µg/L di mercurio inorganico, hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) =
(scarto tipo/valore medio)·100, entro il 5%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiale di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO A3 – Ossidazione in forno a microonde e determinazione per spettrometria di assorbimento
atomico a vapori freddi (CV-AAS) e amalgama su oro
1. Principio del metodo
Il mercurio viene determinato mediante spettrometria di assorbimento atomico a vapori freddi
(CV-AAS) alla lunghezza d’onda di 253,7 nm utilizzando due possibili configurazioni strumentali:
sistema “batch” oppure “flow injection”. Il metodo si avvale di una ossidazione chimica
in forno a microonde in cui avviene la decomposizione della sostanza organica e dei
composti organomercurici e la trasformazione di tutto il mercurio presente a mercurio (II). Successivamente
il mercurio (II), ridotto dal sodio boroidruro a mercurio elementare, viene vaporizzato
in un sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito mediante un gas inerte dapprima
su una retina di oro (amalgama) e, successivamente, nella cella di misura.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del mercurio totale in campioni di acque di scarico e
naturali (dolci e di mare) nell’intervallo di concentrazione da 0,01 a 0,50 µg/L. Concentrazioni
superiori a 0,50 µg/L possono essere determinate direttamente senza utilizzo dell’amalgama
(vedi metodo A2).
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di mercurio pari
a 10 ng/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 2 ng/L.
3. Interferenze e cause di errore
Vale quanto riportato al Capitolo 3 del metodo A2.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare considerando
le basse concentrazioni di mercurio da analizzare, il campionamento e la conservazione
dei campioni possono rappresentare se effettuati erroneamente, una importante sorgente di
METALLI E SPECIE METALLICHE
contaminazione. Per ridurre drasticamente questo rischio effettuare il prelievo con recipienti
(polipropilene o policarbonato o altro materiale caratterizzato da una irrilevante capacità di
cessione e adsorbimento di metalli) preventivamente trattati con HNO3 1 M per 48 ore e quindi
neutralizzati effettuando lavaggi con acqua ad elevato grado di purezza.
I campioni debbono essere stabilizzati aggiungendo, subito dopo il prelievo, 1 mL di HNO3
concentrato di grado ultrapuro per ogni 100 mL di campione. L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e, comunque, entro una settimana. Qualora si voglia determinare il solo mercurio
disciolto, il campione deve essere filtrato sotto pressione con corrente d’azoto di grado
ultrapuro attraverso un filtro a membrana in policarbonato da 0,45 µm (precedentemente
condizionato secondo la procedura descritta per i contenitori), prima di effettuare l’aggiunta
di HNO3. Per una lunga conservazione del campione si consiglia di acidificare come descritto
in precedenza e quindi congelare.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, che consenta il montaggio del sistema
“batch” e del sistema “flow injection” corredato di dispositivo per la correzione degli assorbimenti
aspecifici, del dispositivo per l’arricchimento del mercurio mediante amalgama su oro
e di un sistema di intrappolamento dei vapori (vedi Appendice).
Per le altre apparecchiature vale quanto riportato al Capitolo 5, dal Paragrafo 5.2 al Paragrafo
5.7 del metodo A2.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40) di grado ultrapuro.
6.2 Acido cloridrico concentrato (d=1,19) di grado ultrapuro.
6.3 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1% per sistema “batch”.
Vale quanto riportato al Paragrafo 6.3 del metodo A2.
6.4 Soluzione di NaBH4 (0,2%) in NaOH (0,05%) per sistema “flow injection”.
Vale quanto riportato al Paragrafo 6.4 del metodo A2.
Nota: il sodio boroidruro libera idrogeno a contatto con acido, dovrà pertanto essere maneggiato
con cura e conservato secondo le indicazioni del fornitore.
6.5 Soluzione concentrata di mercurio (1 mg/mL)
Vale quanto riportato al Paragrafo 6.5 del metodo A2.
386
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Mineralizzazione con microonde in presenza di acido nitrico
Vale quanto riportato al Paragrafo 7.1 del metodo A2.
7.1.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali per sistema “batch”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 3-4 sono elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “batch” (Fig. 1 metodo
A2).
Tabella 3: Condizioni operative strumentali per il sistema “batch”
Lunghezza d’onda (nm) 253,7
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (mL) 10
Volume di NaBH4 (mL) 4
Tabella 4: Condizioni operative tipiche per l’analisi del mercurio con il sistema “batch”
Purge 1 40 sec
Reazione (riduzione con NaBH4) 10 sec lettura attivata
Purge 2 30 sec
temp. cella 200 °C
Durante la fase di reazione con NaBH4 il mercurio (II) viene ridotto a mercurio metallico e trasferito
mediante un flusso di gas inerte (Ar) su una retina di oro sulla quale il mercurio si amalgama
consentendo, attraverso successivi arricchimenti, di aumentare la sensibilità strumenta-
le. Effettuare quindi il riscaldamento (T=200°C) della retina di oro; in questa fase l’apertura
di una valvola consente il passaggio di un flusso di argon (purificato a seguito del passaggio
attraverso una maglia di oro) che trasferisce il mercurio atomico nella cella di misura.
7.1.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali con il sistema “flow injection”
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 3a–4a sono elencate, a titolo di esempio,
le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema “flow injection”
(Fig. 2 metodo A2).
METALLI E SPECIE METALLICHE
Tabella 3a: Condizioni operative strumentali per il sistema “flow injection”
Lunghezza d’onda (nm) 253,7
Fenditura (nm 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume di campionamento (µL) 1000
Temperatura cella (°C) 200
Flusso di argon (mL/min) 90
Flusso “carrier” (HCl) (mL/min) 10
Flusso riducente (NaBH4) (mL/min) 6
pre-fill 15 sì sì riempimento
1 10 sì sì riempimento
2 20 no sì iniezione
3 20 no sì iniezione sì
t(s) = tempo in secondi; P1, P2 = pompa 1, pompa 2; rpm = giri/min
Stadio t (s) P1
(rpm)
P2
(rpm)
Posizione
valvola lettura
Tabella 4a: Condizioni operative tipiche per l’analisi del mercurio con il sistema “flow injection”
La procedura di analisi con il sistema FIAS è condotta utilizzando la soluzione riducente (6.4)
e la soluzione di trasporto costituita da HCl al 3% (p/v).
Al fine di ottenere una idonea risposta strumentale l’operatore dovrà realizzare un opportuno
arricchimento del mercurio sull’amalgama mediante ripetizione degli stadi 1 e 2. Passare
quindi allo stadio n. 3, effettuando il riscaldamento (T=200°C) della retina di oro contenuta
nell’amalgama; in questa fase l’apertura di una valvola consente il passaggio di un flusso di
argon che trasferisce il mercurio atomico nella cella di misura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Vale quanto riportato al Sottoparagrafo 7.2.1 del metodo A2.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Vale quanto riportato al Sottoparagrafo 7.2.2 del metodo A2.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
Vale quanto riportato al Paragrafo 8.1 del metodo A2. Tener conto del fattore di arricchimento,
vale a dire il volume di campione concentrato sull’amalgama.
8.2 Metodo delle aggiunte
Vale quanto riportato al Paragrafo 8.2 del metodo A2. Tener conto del fattore di arricchimento,
vale a dire il volume di campione concentrato sull’amalgama.
388
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da due laboratori, uno che ha utilizzato la procedura “batch” con amalgama
e l’altro la procedura “flow injection” con amalgama, su soluzioni sintetiche di acqua
deionizzata contenenti 0,05-1 µg/L di mercurio inorganico, hanno fornito valori del coefficiente
di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, entro il 5%. Va tenuto presente
che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della complessità della
matrice.
Nelle misure condotte con il sistema in “batch” sono stati effettuati tre arricchimenti da 10 mL
ciascuno, mentre con il “flow injection” sono stati concentrati sull’amalgama 30 mL di campione.
APPENDICE
Raccomandazioni sull’uso in sicurezza di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico a
vapori freddi
I vapori di mercurio metallico prodotti a seguito della reazione con sodio boroidruro sono altamente
tossici e rappresentano, se inalati, un serio pericolo per l’operatore. Si consiglia pertanto
di procedere ad un intrappolamento di tali vapori. Ciò si realizza attraverso un sistema
a circolazione chiusa come quello riportato in Fig. 3. I vapori di mercurio elementare vengono
trasportati mediante un flusso di gas inerte (Ar) attraverso il tubo (d) nella cella di misura
(A), chiusa all’estremità da finestre (f) costituite di materiale trasparente a 253,7 nm. Successivamente
vengono convogliati tramite i tubi di collegamento (e) prima in una trappola di essiccazione
(B) e poi in una trappola (C) contenente un filtro a carbone attivo che trattiene il
mercurio. L’uscita della trappola a carbone attivo (g) è collegata, tramite un tubo, ad una cappa
aspirante provvista anch’essa di filtro a carbone attivo. Il carbone attivo deve essere sostituito
periodicamente e sottoposto a smaltimento nel rispetto delle normative vigenti.
Figura 3: Descrizione schematica del sistema a circolazione chiusa utilizzato per intrappolare i vapori di mercurio.
BIBLIOGRAFIA
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XX Ed., (Washington, APHA), 3-22/3-24.
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METALLI E SPECIE METALLICHE
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dissolved and particulate fractions of the Thyrrhenian sea”, Mar. Chem., 18, 227-232.
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MOORE J.W. & RAMAMOORTHY S. (1983): “Heavy metals in natural waters-Applied monitoring
and impact assessment”, De Santo Ed., Springer-Verlag, New York.
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digested soil by laser-excited atomic fluorescence spectrometry with electrothermal
atomization”, Talanta, 41, 2073-2078.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3210. Molibdeno
Il molibdeno presenta una concentrazione media nella crosta terrestre di 1 ppm.
Gli stati di ossidazione del molibdeno sono +6 e +4, ma in natura è importante soprattutto lo
stato +6. Non forma in genere composti insolubili, ma mostra tendenza ad adsorbirsi su sostanze
solide, specialmente organiche. Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione
di riferimento di 0,5 µg/L, mentre per le acque di mare il valore è decisamente
più elevato, 10 µg/L.
Il molibdeno è uno degli elementi in traccia con mobilità geochimica più elevata.
Non vengono forniti da parte di enti ed organismi internazionali criteri di qualità per la protezione
della vita acquatica.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il molibdeno viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di
uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
313,3 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del molibdeno in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 2,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40
µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di molibdeno pari
a 2 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,4 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione
e 25 µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia
applicando queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3 . Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
METALLI E SPECIE METALLICHE
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il molibdeno
disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del molibdeno totale si rimanda alle
Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di molibdeno (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di molibdeno (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
392
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O
Sciogliere 0,3455 g di Mg(NO3)2·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 313,3
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1800 40 20 300
Atomizzazione 2600 0 5 0 *
Pulizia 2650 1 5 300
RT= tempo in secondi della rampa di temperatura
HT= tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C= temperatura impostata in °C
G= flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R= attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione inco
393
METALLI E SPECIE METALLICHE
gnito analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di molibdeno presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del molibdeno
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
2,0 µg/L e 20,0 µg/L di molibdeno hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV
(%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra lo 0,5% e l’1%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
394
METALLI E SPECIE METALLICHE
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3220. Nichel
Il nichel è abbastanza diffuso in natura e risulta uniformemente distribuito nell’ambiente; a seconda
delle diverse fonti bibliografiche esso occupa una posizione compresa tra il 23° ed il
25° posto come abbondanza nella crosta terrestre e la sua concentrazione varia tra 10 e 100
mg/kg con una media stimata di 75 mg/kg. Le concentrazioni di nichel nelle acque incontaminate
sono simili a quelle del rame: 0,5 µg/L per acque dolci e 0,3 µg/L per acque marine.
Circa il 40% della produzione mondiale di nichel viene usato nella preparazione di acciai
speciali. Il metallo è tuttavia molto usato in leghe per la fabbricazione di monete, utensili, parti
di macchine e strumenti; sotto forma di granuli viene impiegato come catalizzatore nell’idrogenazione
degli oli vegetali, nel “cracking” del petrolio e nella purificazione del gas di
cockeria. Fra i sali i più importanti troviamo gli ossidi, impiegati nella fabbricazione degli accumulatori
(Ni-Cd e Ni-Fe), i solfati ed i nitrati impiegati nei processi galvanici.
Il normale stato di ossidazione in soluzione acquosa è il Ni2+ e può formare complessi stabili
con molti composti organici ed inorganici. In acque dolci superficiali il nichel è presente al
90% come ione libero, mentre nell’acqua di mare il 40% circa è presente come ione libero ed
il 60% come complesso disciolto. Il nichel, anche se in misura minore rispetto al rame e ad altri
elementi, è facilmente adsorbito sul particolato presente nelle acque.
Il nichel produce effetti tossici sulla vita acquatica anche a concentrazioni relativamente basse;
l’azione tossica è più marcata nelle acque dolci caratterizzate da bassi valori di durezza
totale. Tuttavia è stato evidenziato che la contemporanea presenza di rame e nichel aumenta
significativamente l’effetto tossico sulla vita acquatica.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per il nichel solubile un intervallo di valori (10-160 µg/L)
per la protezione della vita acquatica e (20-50 µg/L) per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento fissa in 20 µg/L il criterio
di qualità per le acque sotterranee.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il nichel viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
232,0 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del nichel in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,2 a 5,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 5 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di nichel pari a
METALLI E SPECIE METALLICHE
0,2 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,02 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il nichel disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del nichel totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di nichel (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in commercio.
6.3 Soluzione diluita di nichel (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
398
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 232,0
Fenditura (nm) 0,2
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in (7.1), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente la
soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il bianco dei
reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre
volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del
campione talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di nichel presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
399
METALLI E SPECIE METALLICHE
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del nichel
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da cinque laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono state
aggiunte quantità di nichel in modo da avere una concentrazione di 2 mg/L hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra
0,8% e 9% ed un’accuratezza entro l’1%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di nichel tali da realizzare una concentrazione
finale di 3,93 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 9,8% ed
un’accuratezza del 2%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il nichel viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 232,0
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del nichel in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 2,0 a 40 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
400
METALLI E SPECIE METALLICHE
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di nichel pari a
2,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,4 µg/L (volume iniettato: 50 µL di campione). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere migliorato
aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità vengono
esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il nichel disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del nichel totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
METALLI E SPECIE METALLICHE
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di nichel (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di nichel (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 232,0
Fenditura (nm) 0,2
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 50
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1200 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo (7.1), costruire la
curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo (7.1), avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di nichel presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del nichel
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato, in un circuito di interconfronto, su soluzioni sintetiche in acqua
deionizzata hanno fornito, dopo eliminazione di eventuali “outlier”, i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 10,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 9,6 ± 0,8 19,9 ± 1,5
Numero di laboratori (n) 8 8
Ripetibilità (r%) 13,6 16,6
Riproducibilità (R%) 22,5 20,2
Accuratezza (%)** 4,0 0,5
* valor medio ± scarto tipo
S(r)= scarto tipo di ripetibilità; S(R)= scarto tipo di riproducibilità
r = 2·(2)1/2·S(r) = 2,83·S(r); R = 2·(2)1/2·S(R) = 2,83·S(R)
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 26,2 µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 35% ed un’accuratezza
del 7%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3230. Piombo
Il piombo è presente in natura come carbonato (cerussite), solfato (anglesite), clorofosfato (piromorfite),
cromato (crocoite) e solfuro (galena). La concentrazione di piombo nella crosta terrestre
è di circa 12 mg/kg, mentre nelle acque naturali incontaminate risulta inferiore a 1
µg/L. Il piombo è usato nell’industria petrolchimica come additivo antidetonante delle benzine,
anche se questo uso tende a diminuire con la diffusione delle benzine verdi, nella produzione
di batterie, di schermi di protezione contro le radiazioni ionizzanti, di esplosivi, di vernici
e come pigmento nell’industria chimica.
Il piombo può avere tre stati di ossidazione: (0), (II) e (IV). Nelle acque è presente in diverse
forme tra cui le principali sono: piombo ionico, complessi inorganici, complessi organici tra i
quali i più diffusi sono quelli con acidi umici o fulvici. In condizioni particolari si possono formare
composti organometallici, quali i piombo alchili, a seguito di processi di metilazione a
livello del sedimento. Nelle acque dolci le specie prevalenti sono il carbonato e il piombo organico,
con quantità modeste di piombo come ione libero, in acqua di mare le forme prevalenti
sono PbCO3 e PbCl+ mentre i complessi organici sono di minore importanza. La distribuzione
delle diverse specie è funzione del pH, della basicità e della concentrazione di sostanze
organiche solubili o particolate ed esercita una influenza determinante sul destino finale
e sulla tossicità dell’elemento nell’ambiente acquatico.
Il piombo produce effetti tossici sulla vita acquatica di tipo acuto e cronico anche a concentrazioni
relativamente basse; l’azione tossica è più marcata in acque dolci caratterizzate da
bassi valori di durezza totale, dove minore è l’effetto competitivo dei cationi Ca2+ e Mg2+. Il
piombo si accumula nei molluschi e nelle alghe ma non ci sono evidenze che si accumuli anche
nei livelli trofici superiori.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per il piombo solubile un intervallo di valori (1-200 µg/L)
per la protezione della vita acquatica e (10-50 µg/L) per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (10 µg/L per le acque sotterranee, 50 µg/L per le acque superficiali
destinate alla potabilizzazione e 10 µg/L per le acque idonee alla vita dei pesci nel
caso della specie – i salmonidi – più esigente). Il D.Lgs. 31/2001 concernente la qualità delle
acque destinate al consumo umano fissa una concentrazione massima ammissibile di 10 µg/L.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il piombo viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 283,3 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del piombo in campioni di acque naturali e di scarico
METALLI E SPECIE METALLICHE
nell’intervallo di concentrazione da 1,0 a 20 mg/L. Per concentrazioni superiori a 20 mg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di piombo pari a
1,0 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,05 mg/L.
Tale limite può essere migliorato utilizzando la riga analitica di 217,0 nm.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il piombo disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del piombo totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di piombo (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
406
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione diluita di piombo (100 mg/L)
Trasferire 10 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 283,3
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo (7.1), costruire la
curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il
bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno
tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di piombo presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del piombo
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da sei laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono state
aggiunte quantità di piombo in modo da avere una concentrazione di 5 mg/L hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra
0,7% e 5,1% ed un’accuratezza dell’1%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di piombo tali da realizzare una concentrazione
finale di 6,0 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 4,7% ed
un’accuratezza dello 0,2%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il piombo viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 283,3
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
408
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del piombo in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 1,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di piombo pari a
1,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il piombo disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una
settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del piombo totale si rimanda alle
Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di piombo (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di piombo (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice (NH4)H2PO4 (10 g/L)
Sciogliere 1,0 g di (NH4)H2PO4 di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare a volumein matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori seguendo
le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente con-
sigliato dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
410
Lunghezza d’onda (nm) 283,3
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
METALLI E SPECIE METALLICHE
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 800 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto in al Paragrafo (7.1), costruire la
curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di piombo presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del piombo
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
411
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato, in un circuito di intercalibrazione, su soluzioni sintetiche in acqua
deionizzata hanno fornito, dopo eliminazione di eventuali ‘‘outlier’’, i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0 10,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 4,9 ± 0,5 9,2 ± 1,1
Numero di laboratori (n) 9 6
Ripetibilità (r%) 17,8 13,3
Riproducibilità (R%) 36,2 31,8
Accuratezza (%)** 2,0 8,0
* valor medio ± scarto tipo
S(r)= scarto tipo di ripetibilità; S(R)= scarto tipo di riproducibilità
r = 2·(2)1/2·S(r) = 2,83·S(r); R = 2·(2)1/2·S(R) = 2,83·S(R)
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 10,4 µg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 47% ed un’accuratezza
del 14%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO C - Determinazione spettrofotometrica mediante ditizone
1. Principio del metodo
Il piombo presente in un campione acidificato viene trattato con una soluzione ammoniacale
di citrato/cianuro ed estratto a pH 10-11,5 con una soluzione cloroformica di ditizone. Il ditizonato
di piombo ha un colore rosso ciliegia, la cui assorbanza viene misurata alla lunghezza
d’onda di 510 nm.
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile ad acque naturali e di scarico nell’intervallo di concentrazione 0,050,2
mg/L di piombo.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di piombo pari a
0,05 mg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo
, di 0,005 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Il metodo non subisce interferenze da parte di 20 µg di Tl+, 100 µg di Sn2+, 200 µg di In2+ e
1000 µg dei seguenti elementi bivalenti: Ba, Cd, Co, Cu, Mg, Mn, Hg, Sr, Zn e trivalenti Al,
Sb, As, Cr, Fe, e V, nonchè di fosfati e solfati.
I metalli alcalini non interferiscono anche se presenti in quantità dell’ordine dei grammi.
Le modalità operative (una sola estrazione a pH 10-11,5) consentono di limitare l’interferenza
dei ditizonati di bismuto, stagno (II) e tallio (I). Questi composti, infatti, poco stabili a pH
molto elevato, vengono estratti solo parzialmente.
L’interferenza dovuta allo stagno (II) ed al tallio (I) può essere ulteriormente diminuita se tali
ioni vengono ossidati nella digestione preliminare.
I ditizonati di bismuto, stagno (II) e tallio (I) mostrano massimi di assorbimento diversi da quelli
del piombo, ed è possibile accertare la loro presenza attraverso la misura dell’assorbimento
a 510 e 465 nm. Il rapporto tra i valori di assorbanza, sottratti del bianco, alle due lunghezze
d’onda dà per il ditizonato di Pb un valore di 2,08 mentre per il Bi è di 1,07; meno
marcata è l’entità della diminuzione del valore di tale rapporto per stagno e tallio. Se per il
campione si riscontra un valore nettamente inferiore a 2,08 si può eliminare l’interferenza seguendo
la procedura descritta al Paragrafo 7.5.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
Il campione va acidificato con HNO3 concentrato a pH<2, evitando comunque di aggiungerne
in eccesso.
Aggiungere 5 mL di soluzione di iodio 0,1 M per litro di campione per evitare la perdita di
composti organici del piombo volatili durante la digestione. Applicare lo stesso trattamento al
bianco.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro per misure a 510 nm, munito di celle aventi cammino ottico di 1 cm.
5.2 pHmetro
5.3 Imbuti separatori 250 mL
5.4 Dosatori per l’aggiunta dei reattivi, oltre a normale attrezzatura da laboratorio.
Tutta la vetreria di laboratorio impiegata deve essere preliminarmente lavata con acido nitrico
diluito (1+9) caldo e accuratamente risciacquata con acqua.
METALLI E SPECIE METALLICHE
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi e le soluzioni vanno preparate con acqua distillata
e deionizzata.
6.1 Soluzione concentrata di piombo
Si consiglia l’utilizzo di soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa sciogliere 0,1599 g di nitrato di piombo [Pb(NO3)2] (purezza minima 99,5%) in
circa 200 mL di acqua in matraccio tarato da 1 litro, aggiungere 10 mL di HNO3 concentrato
e portare a volume (1 mL=100 µg Pb).
6.2 Soluzione diluita di piombo
Introdurre 20 mL di soluzione (6.1) in matraccio tarato da 1000 mL e portare a volume con
acqua (1 mL=2 µg Pb).
6.3 Soluzione concentrata di ditizone (difeniltiocarbazone)
Utilizzare ditizone ad elevato grado di purezza. Sciogliere 250 mg di ditizone (C13H12N4S) in
250 mL di cloroformio (CHCl3) (1 mL=1000 µg ditizone).
6.4 Soluzione diluita di ditizone
Diluire 10 mL di soluzione (6.3) a 250 mL con cloroformio (1 mL=40 µg di ditizone).
6.5 Soluzione di acido nitrico (1+4)
Introdurre 200 mL di HNO3 concentrato in 500 mL di acqua e portare a volume a 1 L con acqua.
6.6 Soluzione di idrossido di ammonio (1+9)
Diluire 10 mL di idrossido di ammonio (NH4OH) concentrato a 100 mL con acqua.
6.7 Soluzione di citrato-cianuro
Sciogliere 400 g di citrato bibasico di ammonio (C6H14N2O7), 20 g di solfito di sodio anidro
(Na2SO3), 10 g di idrossilammina cloridrato (NH2OH·HCl) e 40 g di cianuro di potassio
(KCN) in acqua e diluire ad 1 L. Aggiungere a questa soluzione 2 L di idrossido di ammonio
(NH4OH) concentrato.
Nota:l’acidificazione di soluzioni contenenti cianuro produce acido cianidrico (HCN) estremamente
tossico. Si raccomanda quindi di eseguire tutte le manipolazioni sotto cappa ben
ventilata evitando qualsiasi contatto, inalazione o ingestione.
6.8 Soluzione di solfito di sodio
Sciogliere 5 g di solfito di sodio (Na2SO3) anidro in 100 mL di acqua.
6.9 Soluzione di iodio
Sciogliere 40 g di ioduro di potassio (KI) in 25 mL di acqua, aggiungere 12,7 g di iodio sublimato
e diluire ad 1 L.
6.10 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
414
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.11 Acido perclorico al 70%
6.12 Soluzione di dicloridrato di idrazina al 20%
Sciogliere 20 g di dicloridrato di idrazina (N2H4·2HCl) in 100 mL di acqua.
7. Procedimento
7.1 Digestione del campione
Effettuare la digestione del campione sotto cappa.
Agitare il campione in esame fino ad ottenere una sospensione omogenea. Prelevarne un’aliquota,
contenente 5-60 µg di piombo, e trasferirla in una capsula di porcellana, o meglio di
quarzo da 150 mL (*). Acidificare al metilarancio con acido nitrico concentrato (6.10) e aggiungere
altri 5 mL di acido nitrico concentrato. Concentrare cautamente su bagno ad acqua a 1520
mL, coprendo la capsula durante l’evaporazione in modo da evitare perdite e inquinamenti.
Trasferire la soluzione ed ogni possibile particella solida in una beuta da 125 mL. Aggiungere
5 mL di acido nitrico concentrato (6.10) e 10 mL di acido perclorico al 70% (6.11) con
i quali si pulisce la capsula. Dopo aggiunta di alcune perline di vetro, evaporare fino a che
cominciano a formarsi densi fumi bianchi di acido perclorico. Aggiungere ancora 10 mL di
acido nitrico concentrato (6.10) e rievaporare fino a densi fumi bianchi, assicurandosi della
completa eliminazione di acido nitrico dall’assenza di fumi bruni nella beuta (**).
Raffreddare e aggiungere 40 mL di acqua. Scaldare fino quasi all’ebollizione, raffreddare e
filtrare attraverso un filtro di vetro sinterizzato o di porcellana, raccogliendo il filtrato in un
beaker da 150 mL. Lavare la beuta ed il filtro per due volte con 10 mL di acqua e per 4 volte
con 5 mL di soluzione di dicloridrato di idrazina (6.12) bollente.
Riunire il filtrato e i lavaggi e concentrare fino a circa 30 mL. Proseguire poi come descritto
nel seguito.
7.2 Determinazione con digestione del campione
Al campione proveniente dal trattamento di digestione, contenente non più di 1 mL di acido
concentrato, aggiungere 20 mL di acido nitrico (HNO3) (1+4) e filtrare attraverso un filtro di
carta Whatman N. 541 od equivalente direttamente in un imbuto separatore da 250 mL.
Lavare il recipiente di digestione con 50 mL di acqua e aggiungere al filtrato.
Aggiungere 50 mL di soluzione ammoniacale citrato-cianuro (6.7), mescolare e raffreddare
a temperatura ambiente. Aggiungere 10 mL di soluzione di ditizone (6.4), dibattere vigorosamente
per 30 secondi e lasciare separare le fasi. Inserire un po’ di ovatta nel gambo del-
l’imbuto e far scendere circa 2 mL di fase cloroformica che va scartata. Riempire successivamente
la cella di misura e leggere il valore dell’assorbanza a 510 nm, usando come riferimento
la soluzione di ditizone (6.4).
7.3 Determinazione senza digestione del campione
Porre 100 mL di campione acidificato fino a pH 2 in imbuto separatore, addizionare 20 mL
di acido nitrico (HNO3) (1+4) e procedere come descritto in 7.2 a partire dall’aggiunta di soluzione
ammoniacale citrato-cianuro.
(*) Se il volume richiesto supera i 100 mL, l’acqua viene posta a porzioni successive a mano a mano che evapora. Se il volume
richiesto fosse 10 mL, esso può essere posto direttamente nella beuta da 125 mL.
(**) Se la sostanza organica non fosse ben distrutta ripetere il trattamento con 5 mL di acido nitrico concentrato e 5 mL di acido
perclorico al 70%, evaporare la soluzione a fumi bianchi, lavare il recipiente con acqua distillata ed evaporare di nuovo
a densi fumi bianchi in modo da eliminare l’acido nitrico.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.4 Taratura
Per costruire la curva di taratura operare come in 7.2, utilizzando almeno 5 soluzioni di riferimento,
riportando in ascisse i µg di Pb nei 10 mL di soluzione finale e in ordinata i rispettivi
valori di assorbanza, sottratti del valore del bianco.
7.5 Rimozione delle interferenze (Bi, Sn, Tl)
In presenza di interferenze da parte di bismuto, stagno e tallio, accertate secondo le modalità
indicate al precedente Capitolo 3, procedere alla loro eliminazione nel modo seguente.
Prelevare 100 mL di campione (se il campione non è stato sottoposto a procedimento di digestione
addizionare 5 mL di Na2SO3 per eliminare lo iodio aggiunto per preservare il campione)
e portare il pH a 2,5 con (HNO3) (1+4) o (NH4OH) (1+9).
Versare quindi la soluzione in un imbuto separatore da 250 mL ed estrarre almeno tre volte
con 10 mL di soluzione di ditizone (6.3), o fino a che la fase cloroformica non sia nettamente
colorata in verde. Estrarre quindi con 20 mL di CHCl3 per eliminare l’eccesso di ditizone,
fino a scomparsa della colorazione verde. Aggiungere 20 mL di (HNO3) (1+4), 50 mL di soluzione
di citrato-cianuro e 10 mL di soluzione di ditizone (6.4). Dibattere vigorosamente per
30 secondi e lasciare separare le fasi. Inserire un po’ di ovatta nel gambo dell’imbuto e far
scendere circa 2 mL di fase cloroformica che va scartata. Riempire successivamente la cella
di misura e leggere il valore dell’assorbanza a 510 nm, usando come riferimento la soluzione
di ditizone (6.4).
8. Calcoli
dove:
C = concentrazione (mg·L-1) di piombo;
a = quantità (µg) di piombo ricavata dalla curva di taratura;
V = volume (mL) di campione sottoposto ad analisi.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
aventi una concentrazione di Pb di 0,1 mg/L hanno fornito un coefficiente di variazione, [CV
(%) = (scarto tipo/valore medio)·100], del 5% ed un’accuratezza del 2%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31; 3-79/3-81.
ASTM (1977): “Annual book of ASTM Standards”, Part 26, Method D3112-77 (Philadelphia,
ASTM).
METALLI E SPECIE METALLICHE
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
SANDELL E.B. (1959): “Colorimetric determination of traces of metals”, III Ed. (New York, Interscience).
SNYDER L.J. (1974): “Improved dithizone method for determination of lead-mixed color
method at high pH”, Anal. Chem., 19, 184.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
WICHMANN H.J. (1939): “Isolation and determination of traces metals-the dithizone system”,
Ind. Eng. Chem. Anal. Ed., 11, 66.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3240. Potassio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il potassio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza
a 766,5 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura
ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine
analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del potassio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,1 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di potassio pari
a 0,1 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,005 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di un sale di cesio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per
una notte e successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare
soltanto il potassio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana
da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con
HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato
rimane stabile per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa
del potassio totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione di cesio (1% Cs)
6.3 Soluzione concentrata di potassio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di potassio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 766,5
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la
curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico,
420
METALLI E SPECIE METALLICHE
e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco
almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di potassio presente nelle aliquote deve comunque
essere inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del potassio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=7) da un solo laboratorio su campioni di acqua deionizzata contenenti 2,0
mg/L di potassio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto ti-
po/valore medio)·100, pari all’1,6% ed un’accuratezza dell’1%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recen
421
METALLI E SPECIE METALLICHE
ti, dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-24.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3250. Rame
Il rame è abbastanza diffuso nella crosta terrestre con una concentrazione media valutata tra
23,6 e 47 mg/kg e si può trovare sia allo stato elementare che associato con altri elementi in
minerali quali calcosina (Cu2S), calcopirite (CuFeS2), cuprite Cu2O e malachite (CuCO3Cu(
OH)2). La concentrazione di rame in acque dolci incontaminate risulta inferiore a 1 µg/L,
mentre in acque marine è inferiore a 0,3 µg/L.
Il rame viene largamente impiegato nell’industria elettrica, per le sue eccellenti qualità di conduttore
di calore ed elettricità, e nella produzione di leghe, quali ottone (Zn+Cu) e bronzo
(Sn+Cu). I sali di tale elemento sono utilizzati come antiparassitari in agricoltura, come alghicidi
sia nelle acque di uso industriale che nelle vernici antifouling, come catalizzatori nella
produzione di cloruro di vinile, come ricoprente in galvanica, ed in molti altri processi nel-
l’industria tessile, in quella del vetro e delle ceramiche.
Nelle acque superficiali il rame è presente sia in forma disciolta che particolata quasi esclusivamente
nella sua forma ossidata rameica. Il rame disciolto in buona parte è legato in complessi
con carbonati, ossidrili, acidi umici, amminoacidi, polifosfati, ecc. La frazione di rame
presente come ione libero Cu2+ è molto bassa nelle condizioni che si riscontrano nella maggior
parte delle acque superficiali. Tale frazione libera può comunque aumentare sensibilmente
al diminuire del pH e si calcola che già a pH intorno a 6 sia ampiamente dominante
in acque dolci.
Il rame è un oligoelemento essenziale sia per gli animali che per le piante. Una sua deficienza
o un suo eccesso può condurre a gravi alterazioni metaboliche e sembra ormai accertato
che la sua tossicità sia dovuta alla frazione ionica libera Cu2+.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per il rame solubile un intervallo di valori (2-15 µg/L) per
la protezione della vita acquatica e (1000-2000 µg/L) per le acque ad uso potabile.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (1000 µg/L per le acque sotterranee, 50 µg/L per le acque
superficiali destinate alla potabilizzazione e 40 µg/L per le acque idonee alla vita dei pesci).
Il D.Lgs. 31/2001 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano fissa una
concentrazione massima ammissibile di 1000 µg/L.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il rame viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
324,8 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del rame in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,1 a 5,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 5 mg/L è
METALLI E SPECIE METALLICHE
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di rame pari a
0,1 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,01 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
il rame disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del rame totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di rame (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di rame (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
424
METALLI E SPECIE METALLICHE
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 324,8
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il
bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno
tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di rame presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del rame
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0, A1,
A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte, sottratte
del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza
A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al campione
sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può essere
considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da sette laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali
sono state aggiunte quantità di rame in modo da avere una concentrazione di 1,0 mg/L hanno
fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi
tra 3,1% e 10% ed un’accuratezza compresa tra l’1% e il 10%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di rame tali da realizzare una concentrazione
finale di 4 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità dell’8,3% ed un’accuratezza
del 2,8%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il rame viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro
ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 324,8 nm
si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
426
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del rame in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 1,0 a 40,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di rame pari a
1,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L. (volume di campione iniettato: 25 µL). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere migliorato
aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità vengono
esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il rame disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del rame totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
427
METALLI E SPECIE METALLICHE
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di rame (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di rame (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 324,8
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1000 40 20 300
Atomizzazione 2400 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità.Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di rame presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del rame
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato, in un circuito di inteconfronto, su soluzioni sintetiche in acqua
deionizzata hanno fornito, dopo eliminazione di eventuali “outlier”, i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 10,0 20,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 9,6 ± 0,9 19,6 ± 0,9
Numero di laboratori (n) 9 9
Ripetibilità (r%) 5,6 2,7
Riproducibilità (R%) 27,1 13,0
Accuratezza (%)** 4,0 2,0
* valor medio ± scarto tipo
S(r)= scarto tipo di ripetibilità; S(R)= scarto tipo di riproducibilità
r = 2.(2)1/2.S(r) = 2,83.S(r); R = 2.(2)1/2.S(R) = 2,83.S(R)
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice. Su campioni di acque di scarico, ad una concentrazione
di 10,1 µg/L lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 32% ed un’accuratezza
del 5%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO C – Determinazione spettrofotometrica mediante ossalildiidrazide
1. Principio del metodo
Il rame in soluzione acquosa reagisce con ossalildiidrazide (CONHNH2)2 e acetaldeide
(CH3CHO) a pH 9,3 per dare un complesso molto stabile di colore viola intenso la cui assorbanza
è misurata a 540 nm.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque naturali (incluse quelle marine se i livelli di concentrazione
lo consentono) e di scarico nell’intervallo di concentrazione compreso tra 0,05 e 0,50 mg/L
utilizzando celle da 5 cm di percorso ottico; concentrazioni più elevate tra 0,50 e 2,0 mg/L
possono essere determinate con celle da 1 cm.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di rame pari a
0,05 mg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo,
di 0,008 mg/L utilizzando celle da 5 cm di cammino ottico.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
Il metodo presenta interferenze da parte di cianuri e sostanze organiche, che possono essere
eliminate per semplice digestione acida con miscela solfonitrica del campione in esame.
Per campioni con una concentrazione di 0,10 mg/L di Cu, non danno interferenze 10 mg/L
di Pb, 3 mg/L di Zn, 3 mg/L di Ni, 3 mg/L di Cd, 10 mg/L di Al, 3 mg/L di Mn, 10 mg/L
di Fe(III), 3 mg/L di Sn, 3 mg/L di Co, 2,5 mg/L di Se, 1,5 mg/L di Cr(III), 1000 mg/L di polifosfati
come P2072-, 1000 mg/L di ortofosfati come PO43-, 1000 mg/L di solfati come SO42-,
1000 mg/L di cloruri come Cl-. La presenza contemporanea dei metalli citati, alle suddette
concentrazioni non mostra alcun fenomeno di sinergismo.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura di laboratorio
5.2 Spettrofotometro per misure alla lunghezza d’onda di 540 nm, munito di celle con
cammino ottico fino a 5 cm.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi e le soluzioni preparate con acqua distillata e/o
deionizzata.
6.1 Soluzione concentrata di rame (1,0 g/L)
Si consiglia l’utilizzo di soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa pesare 1,0 g di rame puro e trasferirli in beaker da 250 mL. Aggiungere 5 mL
di acido nitrico concentrato (6.5), 5 mL di acqua e scaldare fino a secco per eliminare l’eccesso
di acido. Riprendere il residuo con 50 mL di acqua e travasare quantitativamente la soluzione
in matraccio tarato da 1000 mL portando a volume con acqua (1 mL=1 mg Cu).
6.2 Soluzione diluita di rame (0,005 g/L)
Introdurre 5 mL di soluzione (6.1) in matraccio tarato da 1000 mL e portare a volume con
acqua (1 mL=0,005 mg Cu).
6.3 Soluzione di acetaldeide al 40%
Sciogliere 400 g di acetaldeide (CH3CHO) in 1000 mL di acqua. Poichè il punto di ebollizione
dell’acetaldeide è di 21°C, preparare la soluzione trasferendo lentamente l’acetaldeide in
un matraccio tarato da 1 litro, immerso in un bagno a ghiaccio, contenente circa 700 mL di
acqua. Quindi portare a volume.
6.4 Soluzione di ossalildiidrazide allo 0,25%
Sciogliere 2,5 g di ossalildiidrazide in acqua e portare a volume a 1000 mL. Scaldare leggermente
la soluzione per facilitare la dissoluzione.
431
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.5 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.6 Acido solforico concentrato (d=1,84)
6.7 Soluzione di ammoniaca concentrata (d=0,89)
6.8 Soluzione di acido citrico al 50%
Sciogliere 500 g di acido citrico (C6H8O7) in acqua e portare a volume a 1000 mL.
6.9 Soluzione di idrossido di sodio al 30%
Sciogliere 300 g di idrossido di sodio (NaOH) in acqua e portare a volume a 1000 mL.
7. Procedimento
7.1 Mineralizzazione
Qualora la natura del campione lo richieda (presenza di sostanze organiche) trasferire 100
mL di campione in un beaker da 200 mL, aggiungere 5 mL di acido solforico concentrato
(6.6) e 5 mL di acido nitrico concentrato (6.5), evaporare su piastra elettrica fino a sviluppo
di fumi bianchi. Ripetere il trattamento con acido nitrico fino ad ottenere una soluzione limpida
ed incolore.
Riprendere con 2 porzioni da 10 mL di acqua, evaporando ogni volta fino a sviluppo di fumi
bianchi.
Raffreddare, aggiungere 10 mL di acqua e neutralizzare a pH 7 con soluzione di idrossido
di sodio al 30% (6.9). Raffreddare, e riportare il volume a 100 mL in matraccio tarato.
7.2 Determinazione
Trasferire 50 mL di campione (eventualmente mineralizzato come descritto al precedente Paragrafo
7.1) in un matraccio tarato da 100 mL. Aggiungere nell’ordine, mescolando dopo
ogni aggiunta, 2,5 mL di acido citrico (6.8), 8 mL di soluzione di ammoniaca concentrata
(6.7), 10 mL di soluzione di acetaldeide (6.3) e 10 mL di soluzione di ossalildiidrazide (6.4).
Portare a volume con acqua.
Attendere 30 minuti per consentire lo sviluppo completo del colore, mantenendo i matracci al
buio, poi misurare l’assorbanza alla lunghezza d’onda di 540 nm, usando un bianco dei
reattivi come riferimento.
7.3 Taratura
Trasferire, ad esempio, 0,5 mL; 1,0 mL; 2,5 mL e 5 mL di soluzione diluita di rame (6.2) in
matracci tarati da 100 mL e diluire a 50 mL con acqua; preparare anche un bianco con 50
mL di acqua.
Procedere come descritto al precedente Paragrafo 7.2. Costruire la curva di taratura riportando
in ascissa le concentrazioni di rame e in ordinata i corrispondenti valori di assorbanza.
8. Calcoli
Dal valore dell’assorbanza, corretto del valore del bianco, risalire alla concentrazione di rame
nel campione utilizzando la curva di taratura.
432
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=7) da un solo laboratorio su campioni sintetici e su campioni reali, contenenti
0,1-0,5 mg/L di rame, hanno fornito valori del coefficiente di variazione [CV (%) = (scarto
tipo/valore medio)·100] compresi tra il 3% e l’8% e valori di recupero tra l’86% e il 105%.
BIBLIOGRAFIA
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XX Ed., (Washington, APHA), 3-12/3-31.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 21-22.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 263-278.
PARADISI C., PAVESI M.A. & CAMPIONE S. (1979): “Dosaggio del rame”, Boll.Chimici Unione
Ital. Lab. Prov., S5, 713.
RODIER J. (1975): “L’Analyse de l’eau: eaus naturelles, eaus residuaires, eau de mer”, 5° ed.
(Parigi, Dunod).
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3260. Selenio
Il selenio è come il rame un elemento critico in quanto è essenziale allo sviluppo della vita animale
e vegetale, ma oltre determinati livelli diventa fortemente tossico. In natura si presenta
sotto diverse forme, come selenito ferrico basico, seleniato di calcio e selenio elementare. La
maggiore utilizzazione del selenio è nelle celle fotovoltaiche; altri utilizzi nella produzione di
vetri, acciai, componenti elettronici, esplosivi e pigmenti. La fonte antropogenica primaria di
selenio nell’ambiente deriva dalla combustione di combustibili fossili (petrolio e carbone).
Il selenio può essere presente in natura in quattro stati di ossidazione: +6, +4, 0 e –2. Il Se
(0) è insolubile e dei tre restanti il selenito (Se4+) è la forma di gran lunga più diffusa in condizioni
ossidanti. Solo in corrispondenza di valori ossido-riduttivi molto elevati è possibile la
formazione di seleniati. Il selenito tende facilmente ad adsorbirsi su fasi solide (argille, sostanze
organiche). Il selenio può inoltre essere presente sotto forma di composti metallorganici.
Per acque dolci e marine viene indicata una concentrazione di riferimento di circa 0,1 µg/L.
Criteri di qualità per la protezione della vita acquatica proposti da vari enti internazionali (ente
di protezione ambientale canadese, US EPA, WRC-UK) forniscono per il selenio solubile un
intervallo di valori tra 1e 10 µg/L; un valore di 10 µg/L è fissato dal D.Lgs. 31/2001 concernente
la qualità delle acque destinate al consumo umano.
METODO A -Determinazione mediante assorbimento atomico con formazione di idruri
(HG-AAS)
1. Principio del metodo
Il metodo si basa sulla reazione del Se (IV) con sodio boroidruro per formare l’idruro di selenio
(SeH2). Poiché nelle acque naturali e di scarico il selenio può essere presente oltre che
come Se (IV) anche come Se(VI), specie che non dà reazione con il sodio boroidruro, è necessario
convertire preliminarmente tutte le forme di selenio a Se (IV). In assenza di forme organiche,
la riduzione da Se (VI) a Se (IV) può effettuarsi con HCl 4 M a caldo; qualora si sospetti
la presenza di specie organiche del selenio è necessario sottoporre il campione ad un
procedimento di mineralizzazione ossidativa, per portare tutte le forme del metallo a Se (VI)
e quindi ridurle a Se (IV).
Successivamente il selenio (IV), ridotto dal sodio boroidruro a SeH2, viene vaporizzato in un
sistema a circolazione chiusa e quindi trasferito mediante un gas inerte nella cella di misura
mantenuta ad una temperatura di 1000°C tramite un mantello riscaldante.
Dalla misura del segnale di assorbanza a 196,0 nm si ricava la concentrazione mediante
confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita,
comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile a matrici diverse incluse le acque superficiali (dolci e marine) sotterranee,
sorgive e di scarico nell’intervallo di concentrazione compreso tra 1 e 20 µg/L. Per
concentrazioni superiori a 20 µg/L è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla
diluizione del campione.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di selenio di 1,0
µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,2 µg/L.
3. Interferenze e cause di errore
Per determinare quantitativamente anche il selenio (VI) è indispensabile sottoporre il campione
ad un trattamento preliminare di preriduzione con HCl 4 M. L’acido nitrico utilizzato per mineralizzare
il metallo associato alla fase particolata o a composti metallorganici eventualmente
presenti non interferisce nella determinazione. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in
una matrice sconosciuta o scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle
aggiunte note. Tale metodo permette di minimizzare le interferenze di matrice. L’utilizzo del correttore
di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente presenti.
La maggior parte delle interferenze viene praticamente eliminata poiché l’idruro di selenio volatile
viene allontanato in fase gassosa, lasciando in soluzione diverse sostanze potenzialmente
interferenti. Alcuni metalli che reagiscono con il sodio boroidruro producendo specie
volatili possono dare interferenza. Tra questi, l’arsenico interferisce a concentrazioni superiori
a 0,4 mg/L; l’antimonio a concentrazioni superiori a 0,5 mg/L, mentre il mercurio, il bismuto
e lo stagno a concentrazioni superiori a 1 mg/L.
Anche il nichel e il rame, se presenti rispettivamente a concentrazioni superiori a 1 mg/L e
0,1 mg/L, interferiscono negativamente. Nessuna interferenza è riportata per i metalli alcalini
e alcalino-terrosi a concentrazioni di 1000 mg/L ciascuno.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarsa capacità di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HCl 1 M per una notte e successivamente risciacquate
con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il selenio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo, su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HCl (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo.
Per la determinazione del selenio totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’adottare tutte le precauzioni necessarie per proteggere i campioni
in modo da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei
recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, che consenta il montaggio del sistema a
sviluppo di idruri, corredato di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici e
possibilmente di un sistema di intrappolamento dei vapori (vedi Appendice).
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
436
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.3 Cella di misura in quarzo con finestre di quarzo o altro materiale trasparente a 196,0
nm. La cella di misura è fissata alla camera del bruciatore e riscaldata ad una temperatura
di 1000°C tramite un apposito mantello riscaldante.
5.4 Sistema idruri (Fig. 1).
5.5 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.6 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido cloridrico concentrato (d=1,19) ad elevato grado di purezza.
6.2 Soluzione di NaBH4 al 3% in NaOH all’1%
Sciogliere 10 grammi di NaOH di grado ultrapuro in matraccio di polietilene da 1 litro contenente
circa 500 mL di H2O ed aggiungere gradualmente e sotto agitazione 30 grammi di
NaBH4, quindi portare a volume con acqua. La soluzione così preparata è stabile per circa
una settimana se conservata a temperatura non superiore a 4°C.
Nota: il sodio boroidruro libera idrogeno a contatto con acido, dovrà pertanto essere maneggiato
con cura e conservato secondo le indicazioni del fornitore.
6.3 Soluzione concentrata di selenio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio. Le soluzioni per la curva di taratura si ottengono per diluizioni successive della
soluzione concentrata (6.3). Preparare almeno tre soluzioni di riferimento nel campo di applicabilità
del metodo.
B
Ar A
C
E
D
Figura 1: Esempio schematico del sistema degli idruri. A: recipiente del riducente; B: contenitore di reazione; C: cono
di immissione del riducente; D: valvola multivie; E: cella di misura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Preparazione del campione
Per determinare il selenio totale solubile, Se(IV) + Se(VI) è necessario sottoporre il campione
ad una preriduzione in presenza di HCl 4 M. Il campione acidificato secondo le modalità precedentemente
indicate viene posto in recipienti di teflon chiusi e riscaldato per 2 ore in stufa
a 120°C. In queste condizioni la forma esavalente di selenio viene ridotta a selenio (IV). Il risultato
analitico che si ottiene è riferito al selenio totale solubile espresso come somma del selenio
(IV) e del selenio (VI).
7.2 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali, seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento. In Tabb. 1-2 sono elencate, a titolo di esempio, le
condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi con il sistema degli idruri.
Tabella 1 - Condizioni operative strumentali
Lunghezza d’onda (nm) 196,0
Fenditura (nm) 2,0
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (mL) 10
Volume NaBH4 (mL) 5
Tabella 2: Condizioni operative tipiche per l’analisi del selenio con il sistema degli idruri
Purge 1 30 sec
Reazione (riduzione con NaBH4) 15 sec lettura attivata
Purge 2 30 sec
temp. cella 1000 °C
La fase “purge 1” ha lo scopo di eliminare dal campione composti volatili che possono interferire
nella misura; per assicurare una eliminazione completa si può aumentare opportunamente
la durata del “purge 1”.
Durante la fase di reazione con NaBH4 si forma SeH2 che viene trasferito mediante un flusso
di gas inerte (Ar) nella cella di misura.
La fase “purge 2” consente la pulizia del sistema e la sua preparazione alla lettura del campione
successivo.
7.3 Analisi
7.3.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali, come descritto in (7.2), costruire la curva di taratura
utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine analitico,
preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura
di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni provenienti dal trattamento descritto in (7.1) effettuando
almeno tre letture per ogni soluzione da analizzare; si considerano accettabili i valori
che forniscono un coefficiente di variazione inferiore al 10%. Le analisi dei campioni, delle
soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi devono essere effettuate nelle stesse condizioni
strumentali. Se la risposta del campione incognito analizzato cade al di fuori dell’inter
438
METALLI E SPECIE METALLICHE
vallo di linearità, diluire opportunamente il campione per riportarlo nel campo di linearità.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.3.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione proveniente dal trattamento descritto in (7.1) viene suddiviso in quattro aliquote,
di cui una rimane tal quale, mentre alle altre si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita
dello stesso ordine di grandezza di quella attesa per il campione. Misurare l’assorbanza
delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi, seguendo le indicazioni riportate in
7.3.1 avendo cura di ripetere le misure almeno tre volte. La concentrazione totale di selenio
presente nelle aliquote non deve superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale
non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione di selenio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
contenenti 2,5-20 µg/L di selenio hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV(%)
= (scarto tipo/valore medio)·100, inferiori al 10%. Va tenuto presente che la precisione di un
metodo generalmente peggiora all’aumentare della complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
439
METALLI E SPECIE METALLICHE
APPENDICE
Raccomandazioni sull’uso in sicurezza di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico
con generatore di idruri
I vapori di selenio prodotti a seguito della reazione con sodio boroidruro sono tossici e rappresentano,
se inalati, un serio pericolo per l’operatore. Si consiglia pertanto di procedere ad
un intrappolamento di tali vapori. Ciò si realizza attraverso un sistema a circolazione chiusa
come quello riportato in Fig. 2. I vapori di selenio vengono trasportati mediante un flusso di
gas inerte (Ar) attraverso il tubo (d) nella cella di misura (A), chiusa all’estremità da finestre
(f) costituite di materiale trasparente a 196,0 nm. Successivamente vengono convogliati tramite
i tubi di collegamento (e) prima in una trappola di essiccazione (B) e poi in una trappola
(C) contenente un filtro a carbone attivo che trattiene il selenio, così come altri metalli liberatisi
a seguito della riduzione con sodio boroidruro. L’uscita della trappola a carbone attivo
(g) è collegata, tramite un tubo, ad una cappa aspirante provvista anch’essa di filtro a carbone
attivo. Il carbone attivo deve essere sostituito periodicamente e sottoposto a smaltimento
nel rispetto delle normative vigenti.
Figura 2: Descrizione schematica del sistema a circolazione chiusa utilizzato per intrappolare i vapori di selenio.
METODO B – Determinazione spettrofotometrica mediante o-fenilendiammina
1. Principio del metodo
Il selenio viene fatto reagire con o-fenilendiammina in ambiente acido ed il composto ottenuto
viene estratto con toluene. Si procede poi alla determinazione spettrofotometrica a 335 nm.
Il procedimento prevede la mineralizzazione ossidativa di tutte le forme di selenio per portarle
a seleniato e la successiva riduzione di questo a Se (IV) con HCl.
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque naturali (dolci e marine) e alle acque di scarico per concentrazioni
comprese fra 0,015 e 0,300 mg/L di Se.
Effettuando 10 determinazioni su soluzioni aventi un contenuto di selenio pari a 0,015 mg/L,
METALLI E SPECIE METALLICHE
si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,003
mg/L utilizzando celle da 1 cm di cammino ottico.
3. Interferenze e cause di errore
La presenza di 0,030 mg/L di Hg, 2 mg/L di As e Cd, 5 mg/L di Pb e Cu, 10 mg/L di Zn,
Al e Fe, 1000 mg/L di nitrati e 500 mg/L di sostanza organica (espressa come COD) non
determina interferenza. La presenza contemporanea dei metalli citati, alle suddette concentrazioni,
non ha manifestato alcun fenomeno di sinergismo.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro idoneo per misure a 335 nm munito di celle aventi cammino ottico
di 1 cm.
5.2 Imbuti separatori e vetreria normale di laboratorio
6. Reattivi
I reattivi devono essere puri per analisi e l’acqua deve essere distillata e deionizzata.
6.1 Acido formico al 99%
6. 2 Soluzione di EDTA 0,1 M
Sciogliere 3,72 g di sale di sodio dell’acido etilendiamminotetracetico in un matraccio tarato
da 100 mL e portare a volume con acqua.
6.3 Soluzione di cloridrato di idrossilammina al 20% (m/V)
Trasferire 20 g di cloridrato di idrossilammina in un matraccio da 100 mL e portare a volume
con acqua agitando fino a completa dissoluzione.
6.4 Soluzione di o-fenilendiammina allo 0,2% (m/V)
Trasferire 50 mg di o-fenilendiammina in un matraccio tarato da 25 mL e portare a volume
con acqua. Preparare al momento dell’uso.
6.5 Soluzione di idrossido di ammonio 3+1
Mescolare 3 volumi di ammoniaca (NH3 acq., d=0,90) con 1 volume di acqua.
6.6 Toluene
6.7 Soluzione di acido cloridrico 1+1
Mescolare 1 volume di acido cloridrico concentrato (HCl, d=1,18) con 1 volume di acqua.
441
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.8 Acido nitrico concentrato (HNO3, d=1,40)
6.9 Acido solforico concentrato (H2SO4, d=1,84)
6.10 Miscela solfonitrica
Addizionare 1 volume di acido nitrico concentrato (6.8) ad 1 volume di acido solforico concentrato
(6.9).
6.11 Soluzione concentrata di selenio (100 mg/L)
Si consiglia l’utilizzo di soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, porre 100,0 mg di selenio metallico in un piccolo beaker. Aggiungere 5 mL di
HNO3 concentrato (6.8), riscaldare fino a dissoluzione completa ed evaporare cautamente fino
a secco. Solubilizzare di nuovo con HCl (6.7), quindi trasferire quantitativamente in matraccio
tarato da 1000 mL portando a volume con il medesimo acido (1 mL=100 µg Se).
6.12 Soluzione diluita di selenio (1 mg/L)
Prelevare 10 mL di soluzione (6.11) e diluire a 1000 mL con HCl (6.7) in matraccio tarato (1
mL=1 µg di Se).
7. Procedimento
7.1 Determinazione
Procedere alla mineralizzazione ossidativa per trasformare tutte le forme di selenio a seleniato.
Trasferire 100 mL di campione in un beaker da 250 mL, aggiungere 10 mL di miscela
solfonitrica (6.10) e far bollire fino a sviluppo di fumi bianchi.
Riprendere con 10 mL di HCl (6.7), portare all’ebollizione per circa 15 minuti in recipiente
chiuso di materiale adatto (preferibilmente di teflon), raffreddare, trasferire in matraccio tarato
da 100 mL e portare a volume con acqua.
Procedere quindi alla riduzione del seleniato a Se (IV) trasferendo 50 mL di campione in un
beaker da 100 mL. Aggiungere 5 mL di acido formico (6.1), 2 mL di EDTA (6.2), 2 mL di cloridrato
di idrossilammina (6.3) e portare il pH a 2,3-2,5 con idrossido di ammonio (6.5). Aggiungere
quindi 2 mL di o-fenilendiammina (6.4) e lasciar riposare per 30 minuti al buio e
alla temperatura di 50°C in stufa termostatata.
Trasferire in un imbuto separatore, aggiungere 5 mL di toluene ed agitare per 2 minuti; separare
la fase organica e quindi farla passare attraverso una carta da filtro.
Misurare l’assorbanza in celle da 1 cm alla lunghezza d’onda di 335 nm, usando un bianco
dei reattivi come riferimento.
7.2 Taratura
Preparare un bianco con 100 mL di acqua e una serie di soluzioni di riferimento trasferendo
2 mL, 4 mL, 6 mL, 8 mL e 10 mL di soluzione diluita di selenio (6.12) in beaker da 250 mL e
aggiungendo, rispettivamente, 98 mL, 96 mL, 94 mL, 92 mL e 90 mL di acqua. Procedere poi
come descritto al precedente Paragrafo 7.1, sottoponendo ad attacco solfonitrico anche le soluzioni
di riferimento.
Costruire la curva di taratura ponendo in ascissa le concentrazioni di selenio ed in ordinata
i valori di assorbanza.
442
METALLI E SPECIE METALLICHE
8. Calcoli
Dal valore di assorbanza, corretto del valore del bianco, risalire alla concentrazione di selenio
nel campione utilizzando la curva di taratura.
9. Qualità del dato
Prove (n=16) effettuate da un solo laboratorio in giorni diversi, con reattivi e soluzioni di riferimento
sempre rinnovate, su una soluzione di acqua deionizzata contenente 0,30 mg/L di
selenio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore
medio)·100], del 5,5%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-32/3-36.
CORBIN D.R. & BARNARD W.H. (1976): “Technical Notes – Atomic Absorption Spectrophotometric
Determination of Arsenic and Selenium in Water by Hydride Generation”, At. Absorption
News-lett., 15, 116-120.
FREIER R.K. (1974): “Wasseranalysen” (Berlin, New York, W. de Gruyter).
HEIN H. (1982): “Selen Bestimmung”, Bodenseewerk Perkin-Elmer & Co., GMbH.
IRSA (1986 a): “I metalli nelle acque: origine, distribuzione, metodi di rimozione”, Criteri e
limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric. Acque, 71, 17-20.
IRSA (1986 b): “Criteri e limiti per il controllo dell’inquinamento delle acque”, Quad. Ist. Ric.
Acque, 75, 244-252.
PETTINE M., LIBERATORI A. & MASTROIANNI D. (1986): “Determinazione del selenio a differenti
stati di ossidazione, Notiziario IRSA Metodi Analitici per le Acque, 6, (2), 16-19.
PIERCE F.D. & BROWN H.R. (1977): “Comparison of Inorganic Interferences – Atomic Absorption
Spectrophotometric Determination of Arsenic and Selenium”, Anal. Chem., 49,
1422.
ROBBINS W.B. & CARUSO J.A. (1979): “Development of Hydride Generation Methods for
Atomic Spectr. Analysis”, Anal. Chem., 51, 889A.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3270. Sodio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Il sodio viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
589,0 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del sodio in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 0,02 a 1,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 1 mg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di sodio pari a
0,02 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,002 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
L’aggiunta di sali di cesio allo 0,1% consente di eliminare le interferenze da ionizzazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per
una notte e successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare
soltanto il sodio disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana
da 0,45 µm (acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1).
L’analisi deve essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane
stabile per almeno una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del sodio
totale si rimanda alle Sezioni 3000 e 3010.
METALLI E SPECIE METALLICHE
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione di cesio (1% Cs)
6.3 Soluzione concentrata di sodio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.4 Soluzione diluita di sodio (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.3) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 589,0
Fenditura (nm) 0,2
Correzione del fondo attivata se possibile
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.4), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il
446
METALLI E SPECIE METALLICHE
bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno
tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di sodio presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del sodio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza
A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al
campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può
essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su campioni di acqua deionizzata contenenti
0,5 mg/L di sodio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto ti-
po/valore medio)·100, pari al 14,8% ed un’accuratezza del 10%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di sodio tali da realizzare una concentrazione
finale di 2,7 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità del 4,5% ed
un’accuratezza del 4,1%.
447
METALLI E SPECIE METALLICHE
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
UNICHIM (1995): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica - Spettrometri
di assorbimento atomico a fiamma (FAAS)”, Manuale 177/1, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3280. Stagno
Lo stagno è presente nella crosta terrestre con un tenore medio di 2 ppm ed è paragonabile
per abbondanza agli elementi in traccia. Le fonti maggiori di produzione derivano da processi
estrattivi a carico delle cassiterite (SnO2) e dal riciclo di materiali di scarto contenenti stagno,
quali laminati e contenitori per alimenti. Gli impieghi principali dello stagno riguardano
la produzione di laminati con rivestimento protettivo e l’ottenimento di leghe. Per queste ultime
l’utilizzo dello stagno è pari a circa la metà del consumo mondiale. Tra le leghe, importanti
sono quelle per saldatura, i bronzi, gli ottoni, quelle per rivestimento di condutture. Oltre
al consumo di stagno inorganico, ha subito un notevole incremento la produzione di composti
stannorganici. I composti mono-organostannici (RSnX3) hanno trovato finora una limitata
applicazione, ad eccezione del monobutilstagno solfato usato come stabilizzante nella produzione
del PVC. I triorganostannici (R3SnX), al contrario, sono stati utilizzati principalmente
come biocidi in prodotti per la conservazione dei tessuti e del legno, in vernici “antifouling”
per scafi e condutture e come antiparassitari in agricoltura. Appartenente all’ultima classe di
composti organostannici è l’ossido di tributilstagno (TBTO), generalmente impiegato come antifouling
in vernici ed in circuiti di raffreddamento.
I composti dello stagno, una volta immessi nell’ambiente acquatico, possono andare incontro
a reazioni di degradazione biologica e a processi di fotodegradazione nel caso delle forme
organiche e di metilazione biologica nel caso delle forme inorganiche. In condizioni normali
lo stagno è presente come Sn(IV) e possiede una elevata tendenza a idrolizzarsi dando luogo
a precipitati e colloidi. Nonostante la solubilità molto bassa dell’idrossido Sn(OH)4, lo stagno
può essere presente nelle acque a livelli di 1 µg/L o superiori. La concentrazione naturale di
riferimento nelle acque continentali è di 0,03 µg/L e nelle acque oceaniche di circa 0,01 µg/L.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Lo stagno viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (protossido
di azoto-acetilene) di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale
di assorbanza a 286,3 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva
di taratura ottenuta con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo diindagine analitico. È da segnalare che APHA (1998) prevede l’impiego della fiamma aria-
acetilene e la lettura dell’assorbanza alla lunghezza d’onda di 224,6 nm; le due diverse condizioni
operative consentono di conseguire limiti di rivelabilità molto simili.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dello stagno in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 10 a 200 mg/L. Per concentrazioni superiori a 200 mg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di stagno pari a
10 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 1,0 mg/L.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
lo stagno disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dello stagno totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per protossido
di azoto-acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di stagno (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di stagno (100 mg/L)
Trasferire 10 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
450
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 286,3
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma protossido di azoto-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.3), in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico, e il
bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno
tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di stagno presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione dello sta
451
METALLI E SPECIE METALLICHE
gno nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di assorbanza
in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di assorbanza
A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita al
campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione può
essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da tre laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono state
aggiunte quantità di stagno in modo da avere una concentrazione di 20 mg/L hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra
il 2% ed il 6%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Lo stagno viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro
ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 286,3 nm si
ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni a
concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico. È da segnalare che
APHA (1998) prevede la misura dell’assorbanza alla lunghezza d’onda di 224,6 nm; le due diverse
condizioni operative consentono di conseguire limiti di rivelabilità molto simili.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dello stagno in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 5,0 a 50,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 50 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di stagno pari a
5,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 1,0 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
452
METALLI E SPECIE METALLICHE
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto lo stagno disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dello stagno totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
453
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di stagno (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di stagno (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso in
modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O + NH4H2PO4
Sciogliere 1 g di NH4H2PO4 e 0,050 g di Mg(NO3)2 ·6H2O di grado ultrapuro in acqua deionizzata
e portare a volume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare
anche altri modificatori seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 286,3
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 800 40 20 300
Atomizzazione 2200 0 5 0 *
Pulizia 2400 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di stagno presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5 %. Calcolare quindi la concentrazione dello stagno
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
455
METALLI E SPECIE METALLICHE
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da quattro laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
Concentrazione attesa (µg/L) 5,0
Concentrazione trovata (µg/L)* 4,7 ± 0,7
CV (%) intralaboratorio 8,7
CV (% ) interlaboratorio 14,9
Accuratezza (%)** 6,0
* valor medio ± scarto tipo
CV (%) = coefficiente di variazione; CV (%) = (scarto tipo/valore medio) .100
** Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo tra il risultato della
misurazione e il valore di riferimento accettato.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO C – Determinazione spettrofotometrica mediante violetto di catechina
1. Principio del metodo
Lo stagno bivalente (Sn2+) viene ossidato a (Sn4+) mediante mineralizzazione con miscela solfo-
nitrica. Lo stagno tetravalente, in soluzione di acido solforico e acido citrico, forma con violetto
di catechina un complesso di colore rosso-bruno la cui assorbanza è misurata a 660 nm.
METALLI E SPECIE METALLICHE
2. Campo di applicazione
Il metodo è applicabile alle acque naturali, di scarico e di mare per concentrazioni di stagno
comprese tra 0,2 e 1 mg/L con celle da 1 cm di percorso ottico e tra 0,05 e 0,2 mg/L utilizzando
celle da 5 cm.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di stagno pari a
0,05 mg/L, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo,
di 0,007 mg/L utilizzando celle da 5 cm di cammino ottico.
3. Interferenze e cause di errore
Per concentrazioni di 0,10 mg/L di stagno non si hanno interferenze da parte di 20 mg/L di
zinco, 20 mg/L di rame, 20 mg/L di nichel, 20 mg/L di piombo, 20 mg/L di bismuto, 20
mg/L di ortofosfati (come PO4), 20 mg/L di polifosfati (come P2O7).
Inoltre la presenza contemporanea dei metalli citati alle suddette concentrazioni, non ha presentato
alcun fenomeno di interferenza.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con quanto
previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”.
5. Apparecchiature
5.1 Normale attrezzatura di laboratorio
5.2 Spettrofotometro adatto a misurare lunghezze d’onda di 660 nm con celle aventi
cammino ottico di 1-5 cm.
6. Reattivi
Tutti i reattivi devono essere puri per analisi e le soluzioni preparate con acqua distillata e
deionizzata.
6.1 Soluzione concentrata di stagno (200 mg/L)
Si consiglia l’utilizzo di soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, pesare 100,0 mg di stagno metallico puro e trasferirli in un beaker da 200 mL.
Aggiungere 20 mL di acido solforico concentrato e scaldare fino a sviluppo di fumi bianchi.
A dissoluzione completa raffreddare e diluire cautamente con 150 mL di acqua. Aggiungere
con cautela, raffreddando, circa 65 mL di acido solforico concentrato.
Raffreddare e travasare quantitativamente in matraccio tarato da 500 mL portando a volume
con acqua (1 mL=0,20 mg Sn).
6.2 Soluzione diluita di stagno (5 mg/L)
Introdurre 2,5 mL di soluzione (6.1) in matraccio tarato da 100 mL e portare a volume con
acqua (1 mL=0,005 mg Sn).
457
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione solforico-citrica
Sciogliere 12,5 g di acido citrico in 100 mL di acqua in matraccio tarato da 500 mL e aggiungere
cautamente 14 mL di H2SO4 concentrato. Raffreddare e portare a volume.
6.4 Soluzione di acido ascorbico al 5%
Sciogliere 5 g di acido ascorbico in 100 mL di acqua. Questa soluzione deve essere preparata
di fresco al momento dell’uso.
6.5 Soluzione di cetiltrimetilammonio bromuro (CTAB)
Sciogliere 55,0 mg di cetiltrimetilammonio bromuro in 10 mL di acqua. Scaldare leggermente
se necessario.
6.6 Soluzione di acido citrico al 10%
Sciogliere 10 g di acido citrico in 100 mL di acqua.
6.7 Soluzione di violetto catechina
Sciogliere 12 mg di violetto catechina in acqua, aggiungere 2 mL di soluzione di CTAB (6.5)
e portare a volume con acqua in matraccio tarato da 100 mL. Questa soluzione deve essere
preparata al momento dell’uso ed utilizzata in giornata.
6.8 Acido solforico concentrato (d=1,84)
6.9 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
7. Procedimento
7.1 Taratura
Trasferire volumi opportuni di soluzione diluita di stagno (6.2) in matracci tarati da 50 mL e
diluire a 20 mL con soluzione solforico-citrica (6.3). Aggiungere 5 mL di soluzione di acido
citrico (6.6), 2 mL di soluzione di acido ascorbico (6.4) e diluire a 40 mL. Aggiungere 5 mL
di violetto catechina e portare a volume con acqua.
Attendere 30 minuti; misurare l’assorbanza alla lunghezza d’onda di 660 nm, usando il bianco
dei reattivi come riferimento.
Costruire la curva di taratura riportando in ascissa le concentrazioni di stagno e in ordinata
i valori di assorbanza.
7.2 Determinazione
Trasferire 100 mL di campione in beaker da 200 mL, aggiungere 6 mL di acido solforico concentrato
(6.8), evaporare su piastra elettrica fino a sviluppo di fumi bianchi.
Raffreddare, aggiungere 5 mL di acido nitrico concentrato (6.9) e rievaporare fino a sviluppo
di fumi bianchi. Ripetere, se necessario, il trattamento con acido nitrico fino ad ottenere
una soluzione limpida e incolore.
Riprendere con 2 porzioni di 10 mL di acqua, evaporando ogni volta fino a sviluppo di fumi
bianchi.
Raffreddare e riportare il volume a 100 mL in matraccio tarato. Prelevare 20 mL di campione
mineralizzato (o una aliquota di volume V diluita a 20 mL) ed introdurli in matraccio tarato
da 50 mL.
Aggiungere, mescolando dopo ogni aggiunta, 5 mL di acido citrico (6.6), 2 mL di soluzione
458
METALLI E SPECIE METALLICHE
di acido ascorbico (6.4) e 5 mL di violetto catechina (6.7), portare a volume con acqua ed
omogeneizzare.
Attendere 30 minuti; misurare l’assorbanza alla lunghezza d’onda di 660 nm usando il bianco
dei reattivi come riferimento.
8. Calcoli
Il valore di concentrazione ricavato dal grafico di taratura deve essere moltiplicato per il fattore
20/V, in cui V è il volume di campione mineralizzato prelevato per l’analisi.
9. Qualità del dato
Prove di precisione effettuate da un solo laboratorio su soluzioni di stagno in acqua deionizzata
hanno fornito i seguenti risultati:
per concentrazioni di stagno di 0,025 mg/L, per n=5, il coefficiente di variazione, [CV (%) =
(scarto tipo/valore medio)·100], è risultato del 14%;
per concentrazioni di stagno di 0,25 mg/L, per n=5, il coefficiente di variazione è risultato
del 4%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
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di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3290. Tallio
I minerali di questo elemento sono rari; lo si ritrova disperso nel feldspato di potassio e nella
pollucite. Il tallio è stato utilizzato come rodenticida; attualmente trova impiego nell’industria
chimica come catalizzatore e nei processi di sintesi, nell’industria elettrica ed elettronica, nella
produzione di sistemi ottici e nella fabbricazione di cementi. Viene diffuso nell’ambiente a
seguito dei processi di combustione del carbone, dove è presente in concentrazione di 0,7
mg/kg.
Il tallio forma composti mono e trivalenti e come comportamento chimico assomiglia ai metalli
alcalini. Spesso è associato a depositi di arsenico. Solitamente presente in composti monovalenti,
in condizioni ossidanti il Tl3+ viene precipitato insieme a Mn e Fe.
Scarse sono le informazioni sui livelli naturali di questo elemento (per le acque di mare si riporta
un valore di 0,02 µg/L), come scarsa è la bibliografia circa i suoi possibili effetti sugli
ecosistemi acquatici.
Per il tallio solubile, non sono stati fissati criteri di qualità per la protezione della vita acquatica
e il consumo umano da parte dei paesi europei, mentre per quanto concerne la salute
umana l’EPA fornisce un valore di 1,7 µg/L (consumo di acqua+organismi) e di 6,3 µg/L
(consumo di soli organismi).
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il tallio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno spettrofotometro
ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 276,8 nm
si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del tallio in campioni di acque naturali e di scarico nel-
l’intervallo di concentrazione da 5,0 a 40 µg/L. Per concentrazioni superiori a 40 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di tallio pari a 5,0
µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,8 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
METALLI E SPECIE METALLICHE
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il tallio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del tallio totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di tallio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
462
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione diluita di tallio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O e Pd(NO3)2
Soluzione equimolecolare di nitrato di magnesio e palladio (6,5 mM). Sciogliere 0,17 g di
Mg(NO3)2·6H2O e 0,15 g di Pd(NO3)2 di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 276,8
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 800 40 20 300
Atomizzazione 2200 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di tallio presente nelle aliquote non deve superare il
valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del tallio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto del-
l’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
METALLI E SPECIE METALLICHE
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da cinque laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
4,0 µg/L e 25,0 µg/L di tallio hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV
(%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra l’1% e il 3% ed un’accuratezza del 4%. Va
tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano al-
l’aumentare della complessità della matrice.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B – Determinazione previa concentrazione dell’analita mediante estrazione con
APDC in cloroformio ed analisi in spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il tallio viene determinato mediante assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica
alla lunghezza d’onda di 276,8 nm dopo un doppio processo di estrazione-concentrazione.
In una prima fase il tallio viene complessato ad un pH alcalino (8-9) con ammonio pirrolidinditiocarbammato
(APDC) ed il complesso estratto in cloroformio. Successivamente il complesso
viene riportato in una fase minerale più stabile per estrazione della fase organica con
una soluzione di HNO3 5 M. Il metodo si applica sia alle specie monovalenti che trivalenti.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del tallio ad una concentrazione compresa tra 0,1 e 5,0
µg/L nelle acque naturali.
Concentrazioni più elevate possono essere determinate direttamente senza ricorrere alla preconcentrazione
del campione (vedi metodo A).
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di tallio pari a 0,1
µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,02 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e
25 µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia
applicando queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
La maggior parte delle interferenze viene praticamente eliminata in quanto l’estrazione lascia
in soluzione solo alcune delle sostanze potenzialmente interferenti.
Il ricorso al metodo delle aggiunte note permette di effettuare delle determinazioni accurate e
METALLI E SPECIE METALLICHE
di minimizzare le interferenze di matrice, ed inoltre l’utilizzo del correttore di fondo consente
di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
La presenza di metalli come ferro, zinco, nichel, cadmio, cobalto, rame, manganese, argento,
cromo fino ad un totale complessivo di 100 mg/L non impedisce, nelle condizioni descritte
nel procedimento, la chelazione e l’estrazione quantitativa del tallio. La presenza di detti
elementi a concentrazione superiore al citato limite provoca un errore in difetto che può essere
eliminato aggiungendo ulteriori quantità di APDC. In ogni caso, però, ciascuno dei singoli
metalli sopra elencati non deve essere presente nel campione a concentrazioni superiori
a 20 mg/L.
Particolare attenzione deve essere rivolta al controllo del valore del pH della soluzione sotto-
posta ad estrazione con cloroformio per assicurare l’estrazione quantitativa del tallio.
La maggior parte delle altre interferenze, dovute a sostanze non complessabili eventualmente
presenti nella matrice, vengono eliminate con l’estrazione.
4. Campionamento e conservazione del campione
Vale quanto riportato al Capitolo 4 del metodo A.
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio
Tutta la vetreria deve essere preliminarmente lavata con acido nitrico diluito (1+9) caldo e accuratamente
risciacquata con acqua distillata ad elevata purezza.
5.2 Imbuti separatori da 1 L e da 100 mL, in vetro con rubinetto in teflon.
5.3 Matracci tarati in polietilene da 20 mL
5.4 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.5 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.6 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.7 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del picco.
5.8 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.9 pHmetro, possibilmente corredato di elettrodo combinato.
6. Reattivi
Sia i reattivi che l’acqua utilizzata per il risciacquo della vetreria e la preparazione delle soluzioni
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Cloroformio di grado ultrapuro
466
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.2 Soluzione di Ammonio Pirrolidinditiocarbammato (APDC) all’1%
Sciogliere 1 g di APDC in 100 mL di acqua. La soluzione, che ha un aspetto opalescente, è
stabile per un tempo brevissimo e va quindi preparata nella quantità necessaria, al momento
dell’uso. La soluzione, prima di essere adoperata, va estratta, almeno tre volte, con cloroformio
(6.1) per eliminare impurezze metalliche presenti.
6.3 Soluzione di citrato tribasico diidrato (20 g/L)
6.4 Idrossido di ammonio di grado ultrapuro (d=0,89)
6.5 Idrossido di ammonio diluito
Prelevare 30 mL di idrossido di ammonio (6.4) e portare a volume in matraccio tarato da 100
mL.
6.6 Acido nitrico di grado ultrapuro (d=1,40)
6.7 Acido nitrico diluito 5 M
6.8 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O e Pd(NO3)2
Soluzione equimolecolare di nitrato di magnesio e palladio (6,5 mM). Sciogliere 0,17 g di
Mg(NO3)2·6H2O e 0,15 g di Pd(NO3)2 di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
6.9 Soluzione concentrata di tallio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, sciogliere 1,000 g di tallio metallico puro al 99,99% in un beaker con 50 mL
di acido nitrico concentrato (6.6) e portare la soluzione a volume in un matraccio tarato da
1000 mL.
6.10 Soluzione diluita di tallio (100 µg/L)
Prelevare 0,1 mL della soluzione concentrata (6.9) con una pipetta automatica e portare a volume
in un matraccio tarato da 1000 mL, previa aggiunta di 25 mL di HNO3 concentrato
(6.6). La soluzione è stabile per circa un mese. Nel caso in cui non si disponga di pipette automatiche
sarà opportuno operare una doppia diluizione 1:100 anzichè direttamente la diluizione
1:10000 sopra riportata.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Vale quanto riportato al Paragrafo 7.1 del metodo A.
7.2 Preparazione del campione
È opportuno trattare contemporaneamente almeno tre campioni (per acque marine non devono
essere dissimili in termini di salinità per più del 5‰). Trasferire 800 mL di campione in
imbuto separatore da 1 litro, aggiungere 80 mL della soluzione di sodio citrato tribasico diidrato
(6.3) e agitare. Aggiustare il valore di pH intorno a 8-9 mediante aggiunta di idrossi
467
METALLI E SPECIE METALLICHE
do di ammonio diluito (6.5), controllando tale operazione mediante un pHmetro. Aggiungere,
successivamente, 7 mL di APDC all’1% (6.2) e 20 mL di cloroformio (6.1). Agitare per 2
minuti, quindi lasciare stratificare. Quando le fasi si sono separate, recuperare separatamente
lo strato inferiore acquoso (servirà per la preparazione del bianco e delle soluzioni di riferimento)
e raccogliere interamente lo strato organico in un secondo imbuto separatore da 100
mL contenente 10 mL di HNO3 5 M. Ripetere l’estrazione per ciascun campione con 20 mL di
cloroformio come descritto in precedenza avendo cura di unire lo strato organico a quello
precedente nell’imbuto separatore da 100 mL. Quindi procedere all’estrazione di ritorno in
ambiente acido agitando per 2 minuti l’imbuto separatore da 100 mL e lasciando stratificare.
Quando le fasi si sono separate, recuperare le fasi acquose nei matracci da 20 mL (5.3)
e portare a volume con acqua.
7.3 Analisi con il metodo delle aggiunte note
Le fasi acquose rimaste negli imbuti da 1 L servono per la preparazione di bianchi e soluzioni
di riferimento.
7.3.1 Preparazione bianco: aggiungere 20 mL di cloroformio (6.1) alle fasi acquose provenienti
dalle precedenti estrazioni (7.2) agitando per 2 minuti. Quando le fasi si sono separate,
recuperare gli strati organici in un secondo imbuto separatore da 100 mL contenente 10
mL di HNO3 5 M. Quindi procedere all’estrazione di ritorno in ambiente acido agitando per
2 minuti e lasciando stratificare. Quando le fasi si sono separate, recuperare le fasi acquose
nei matracci da 20 mL (5.3) e portare a volume con acqua.
7.3.2 Preparazione soluzioni di riferimento: agli strati acquosi già estratti per preparare i
bianchi aggiungere concentrazioni crescenti degli analiti dello stesso ordine di grandezza di
quella attesa per il campione. Ripetere quindi la doppia estrazione con cloroformio e l’estrazione
di ritorno in ambiente acido (come descritto in precedenza) portando ad un volume finale
di 20 mL.
7.3.3 Determinazione analitiche: misurare quindi l’assorbanza del campione, delle tre soluzioni
di riferimento e del bianco dei reattivi, avendo cura di ripetere le letture almeno tre
volte. Si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi devono
essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali, seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo
7.1 del metodo A. La concentrazione totale del metallo presente nelle aliquote non
deve superare il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 10%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
468
METALLI E SPECIE METALLICHE
contenenti 0,2-5,0 µg/L di tallio hanno fornito valori del coefficiente di variazione, CV (%) =
(scarto tipo/valore medio)·100, inferiori al 5%. I valori di recupero sono risultati compresi fra
il 95% e il 101%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
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M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3300. Tellurio
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il tellurio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 214,3
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del tellurio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 5,0 a 50 µg/L. Per concentrazioni superiori a 50 µg/L è
possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di tellurio pari a
5,0 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,8 µg/L (volume iniettato: 25 µL di campione e 25
µL di modificante). Tale limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate;
può essere leggermente migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando
queste modalità vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
Il ricorso ad un idoneo modificatore consente di rendere la matrice più volatile o di formare
composti più stabili con l’elemento in esame; mediante un opportuno ciclo elettrotermico è
possibile allontanare la matrice senza perdere l’analita di interesse.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il tellurio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una set
METALLI E SPECIE METALLICHE
timana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del tellurio totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5 Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di tellurio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di tellurio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
6.4 Modificatore di matrice Mg(NO3)2 ·6H2O e Pd(NO3)2
Soluzione equimolecolare di nitrato di magnesio e palladio (6,5 mM). Sciogliere 0,17 g di
Mg(NO3)2·6H2O e 0,15 g di Pd(NO3)2 di grado ultrapuro in acqua deionizzata e portare avolume in matraccio tarato da 100 mL in polietilene. È possibile utilizzare anche altri modificatori
seguendo le indicazioni riportate nel manuale d’uso dello strumento.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 214,3
Fenditura (nm) 0,2
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Volume del modificante di matrice (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1100 40 20 300
Atomizzazione 2200 0 5 0 *
Pulizia 2600 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
473
METALLI E SPECIE METALLICHE
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di tellurio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del tellurio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate in quintuplicato da tre laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata
contenenti 10 µg/L di tellurio hanno fornito un valore del coefficiente di variazione, CV (%)
= (scarto tipo/valore medio)·100, pari allo 0,5%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METALLI E SPECIE METALLICHE
BIBLIOGRAFIA
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for the Examination of Water and Wastewater”,
XX Ed., (Washington, APHA), 3-24/3-31.
LI Z., ZHE-MING N. & XIAO-QUAN S. (1989): “In situ concentration of metallic hydride in a
graphite furnace coated with palladium. Determination of bismuth, germanium and tellurium”,
Spectrochimica Acta, 44, (8), 751-758.
SCHLEMMER G. & WELZ B. (1986): “Palladium and magnesium nitrates, a more universal
modifier for graphite furnace atomic absorption spectrometry”, Spectrochimica Acta, 41,
(11), 1157-1165.
UNICHIM (1996): “Linee Guida per la taratura della strumentazione analitica – Spettrometri
di assorbimento atomico ad atomizzazione elettrotermica (EAAS)”, Manuale 177/2, Milano.
WEIBUST G., LANGMHYR F.J. and THOMASSEN Y. (1981): “Thermal stabilization of inorganic
and organically bound tellurium for electrothermal atomic absorption spectrometry”,
Anal. Chim. Acta, 128, 23-29.
M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3310. Vanadio
Il vanadio è un elemento largamente distribuito in natura. I minerali comuni di questo elemento
sono VS4 ed il calcio vanadato. Viene diffuso nell’ambiente a seguito dei processi di
combustione del carbone, dove è presente in un intervallo di concentrazioni di 16-176
mg/kg, e del petrolio dove può arrivare a 100 mg/kg. Viene ampiamente utilizzato nella
produzione di varie leghe (ferrovanadio, alluminio-vanadio con titanio), come carburo nel-
l’industria siderurgica, come catalizzatore ed ossidante di composti organici nell’industria chimica.
Viene inoltre impiegato nell’industria tessile, conciaria, ceramica, dei coloranti.
Il vanadio ha quattro stati di ossidazione (2, 3, 4 e 5) e forma facilmente complessi con ossigeno
e zolfo. In natura lo si ritrova come vanadato o come complesso organico; i composti
cationici ed anionici dell’elemento sono solubili in acqua e la forma più stabile è quella pentavalente.
Abbastanza frequenti sono anche i complessi labili e di coordinazione con legandi
inorganici. In condizioni riducenti e in presenza di solfuro si forma solfuro di vanadio, altamente
insolubile.
Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di 1 µg/L,
mentre per le acque di mare il valore è più elevato, 1,6 µg/L (è questo uno dei pochi elementi
in tracce per i quali si hanno livelli naturali più alti nelle acque marine che nelle acque dolci).
Il D.Lgs. 31/2001 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano fissa una
concentrazione massima ammissibile di 50 µg/L.
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il vanadio viene determinato per iniezione diretta del campione nel fornetto di grafite di uno
spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a 318,4
nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta con soluzioni
a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del vanadio in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 5,0 a 50,0 µg/L. Per concentrazioni superiori a 50 µg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di vanadio pari
a 5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 1,0 µg/L (volume di campione iniettato: 25 µL). Tale
limite dipende dalla matrice e dalle condizioni strumentali applicate; può essere leggermente
migliorato aumentando il volume di campione iniettato. Tuttavia applicando queste modalità
vengono esaltati gli effetti delle specie interferenti.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di tipo fisico e/o chimico eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. In particolare, considerando
le basse concentrazioni da determinare, si consiglia di conservare i campioni in bottiglie
di polipropilene o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di cessione o adsorbimento
di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e successivamente
neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto il vanadio disciolto,
il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm (acetato di cellulosa
o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve essere effettuata
prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno una settimana
dal prelievo. Per la determinazione quantitativa del vanadio totale si rimanda alle Sezioni
3000 e 3010.
È buona norma considerare sempre l’opportunità di predisporre un “bianco di campo”, ottenuto
semplicemente mediante lo stoccaggio di un’aliquota di acqua ultrapura in un recipiente
identico a quello dei prelievi, da sottoporre successivamente a tutte le fasi analitiche previste
per i campioni. Altri sistemi di controllo della qualità del campionamento consistono nel-
l’uso di campioni replicati, nell’attivazione di precauzioni per proteggere i campioni in modo
da evitare qualsiasi possibile contaminazione, nell’avvinamento regolare dei recipienti.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.3 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.4 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.5 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di vanadio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
478
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.3 Soluzione diluita di vanadio (2,0 mg/L)
Trasferire 200 µL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente chiuso
in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tabb. 1-2 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 318,4
Fenditura (nm) 0,7
Rilevazione del segnale altezza o area del picco
Correzione del fondo attivata
Tubo pirolitico
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Volume del campione (µL) 25
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
Essiccamento 120 20 20 300
Incenerimento 1400 40 20 300
Atomizzazione 2600 0 5 0 *
Pulizia 2650 1 5 300
RT = tempo in secondi della rampa di temperatura
HT = tempo in secondi di permanenza alla temperatura impostata (isoterma)
T°C = temperatura impostata in °C
G = flusso del gas di lavaggio (argon ultrapuro) in mL/minuto
R = attivazione della lettura in atomizzazione.
T°C RT HT G R
Tabella 2: Programma termico
Il ciclo elettrotermico riportato è valido nel caso in cui si utilizzi un tubo di grafite pirolitica;
in tutti gli altri casi andrà ottimizzato, prendendo come riferimento quello generalmente consigliato
dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la curva
di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento scelte nel campo di indagine
analitico, preparate diluendo opportunamente la soluzione (6.3), e il bianco dei reattivi. Ripetere
la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 10%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
479
METALLI E SPECIE METALLICHE
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità, diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi riducendo la quantità di campione iniettato nel fornetto di
grafite oppure aumentando il flusso di gas di lavaggio in atomizzazione.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di vanadio presente nelle aliquote non deve superare
il valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(µg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione del vanadio
nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da cinque laboratori su soluzioni sintetiche di acqua deionizzata contenenti
5,0 µg/L e 50,0 µg/L di vanadio hanno fornito valori del coefficiente di variazione,
CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, pari, rispettivamente, a 6,7% e 1,1%.
Va tenuto presente che la precisione di un metodo generalmente peggiora all’aumentare della
complessità della matrice. L’EPA in uno studio condotto tra dieci laboratori riporta per campioni
di acqua di scarico, ad una concentrazione di 5,8 µg/L, una precisione del singolo analista
pari all’11%, una precisione totale del 18% ed un’accuratezza del 96%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
480
METALLI E SPECIE METALLICHE
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
METODO B – Determinazione previa concentrazione dell’analita mediante coprecipitazione
con idrossido ferrico ed analisi in spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
elettrotermica (ETA-AAS)
1. Principio del metodo
Il vanadio viene determinato in assorbimento atomico con fornetto di grafite alla lunghezza
d’onda di 318,4 nm dopo un procedimento di preconcentrazione che si basa sulla coprecipitazione
dell’analita con idrossido ferrico, generato in ambiente alcalino dall’ossidazione di
un sale ferroso, e sulla successiva ridissoluzione del vanadio coprecipitato. Il metodo si applica
sia alle specie trivalenti che a quelle pentavalenti.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione del vanadio nel campo di concentrazione compreso tra
0,5 e 2,0 µg/L, che è il campo entro cui sono comprese le concentrazioni delle acque naturali,
incluse quelle di mare. Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un
contenuto di vanadio pari a 0,5 µg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare
un limite di rivelabilità, espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,1 µg/L (volume di
campione iniettato: 25 µL).
Concentrazioni più elevate possono essere determinate avendo l’accortezza di modificare il
fattore di arricchimento indicato al Paragrafo 7.1 seguente o, se i valori lo consentono, applicando
il metodo diretto (vedi metodo A).
3. Interferenze e cause di errore
Vale quanto riportato al Capitolo 3 del metodo A.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il prelievo e la conservazione del campionamento devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Dati i bassi livelli di concentrazione
in cui il metodo opera, lo stesso è rivolto essenzialmente alla determinazione del
vanadio disciolto, ottenibile dopo filtrazione immediata del campione attraverso un filtro di
policarbonato da 0,45 µm.
5. Apparecchiature
5.1 Normale vetreria di laboratorio
Tutta la vetreria deve essere preliminarmente lavata con acido nitrico diluito (1+9) caldo e accuratamente
risciacquata con acqua distillata ad elevata purezza. Disponibilità di fiale in polietilene
da 10 mL.
481
METALLI E SPECIE METALLICHE
5.2 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di fornetto di grafite e di dispositivo
per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.3 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
5.4 Autocampionatore oppure micropipette tarate per il dosaggio di pochi µL.
5.5 Dispositivo per la registrazione dell’assorbanza, adatto ad evidenziare la forma del
picco.
5.6 Dispositivo che fornisce argon ultrapuro
5.7 pHmetro, corredato possibilmente di elettrodo combinato.
5.8 Apparato di filtrazione sotto vuoto o sotto pressione e filtri in policarbonato da 0,45
µm.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per il risciacquo della vetreria e la preparazione delle soluzioni
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Soluzione di solfato ferroso ammonico (6 g/L)
Sciogliere 0,3 g di Fe(NH4)2·(SO4)2·6H2O in 50 mL di acqua. La soluzione va preparata poco
prima dell’uso.
6.2 Idrossido di ammonio di grado ultrapuro (10%)
Diluire in modo appropriato le soluzioni concentrate disponibili in commercio che hanno un
titolo di circa il 35%.
6.3 Acido cloridrico di grado ultrapuro (1+2)
Versare 33 mL di acido cloridrico concentrato in un pallone da 100 mL contenente circa 50
mL di acqua e portare a volume.
6.4 Acido nitrico concentrato di grado ultrapuro (d=1,40)
6.5 Soluzione concentrata di vanadio (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
In alternativa, sciogliere a caldo 0,2297 g di metavanadato di ammonio (NH4VO3) in circa
10 mL di acido nitrico concentrato (6.4) e portare infine la soluzione a volume in un matraccio
da 100 mL.
6.6 Soluzione diluita di vanadio (100 mg/L)
Prelevare 10 mL della soluzione concentrata di vanadio (6.5) e diluirla a 100 mL in pallone
tarato previa aggiunta di 20 mL di HCl (6.3).
482
METALLI E SPECIE METALLICHE
6.7 Soluzione di vanadio (100 µg/L)
Prelevare 1 mL della soluzione di riferimento diluita (6.6) con una pipetta automatica e portare
a volume in un matraccio tarato da 1000 mL, previa aggiunta di 50 mL di HCl (6.3). La
soluzione è stabile per circa un mese. Nel caso in cui non si disponga di pipette automatiche
sarà opportuno operare una doppia diluizione anzichè direttamente la diluizione 1:1000 sopra
riportata.
7. Procedimento
7.1 Dosaggio del campione
Aggiungere a 250 mL di campione 1,5 mL di soluzione di solfato ferroso ammonico (6.1) e
circa 20 mL di soluzione di idrossido di ammonio al 10% (6.2), in modo da portare il pH a
8,0. Il volume di ammoniaca riportato è solo orientativo poichè l’esatto dosaggio va definito
in funzione della matrice del campione in modo che il pH finale sia 8,0. Tenere la sospensione
in agitazione per 1 ora e al termine dell’agitazione recuperare il precipitato attraverso filtrazione
su filtro in policarbonato da 0,45 µm. Il filtro va quindi trasferito con pinzette di plastica
in una fiala in polietilene da 10 mL. Si aggiungono 5 mL di HCl ultrapuro (1+2) (6.3)
per consentire la ridissoluzione del vanadio. È opportuno sottolineare che la ridissoluzione va
effettuata subito dopo il trattamento di coprecipitazione, poichè processi di invecchiamento
degli idrossidi potrebbero rendere in seguito la ridissoluzione più difficoltosa. Nel caso in cui
i risultati indichino concentrazioni di analita che cadono in prossimità dell’estremo superiore
del campo di applicazione del metodo, diluire opportunamente con HCl (6.3) le soluzioni provenienti
dalla procedura di ridissoluzione per far sì che i valori di assorbanza rientrino nel
campo di linearità strumentale.
La soluzione acida è stabile e può essere letta all’assorbimento atomico (metodo A) anche a
distanza di tempo.
7.2 Taratura
È consigliabile operare con il metodo delle aggiunte, anche se alcune prove hanno dimostrato
che le assorbanze di soluzioni di riferimento ottenute per aggiunta dell’analita al campione
sono in ottimo accordo con quelle relative a soluzioni di riferimento esterne. Suddividere
il campione in quattro aliquote da 250 mL. Una delle aliquote serve per la determinazione
vera e propria, mentre le altre tre vengono addizionate di 1 mL, 2 mL e 3 mL di soluzione di
vanadio (6.7) in modo da avere una concentrazione aggiunta di vanadio pari a 0,4 µg/L,
0,8 µg/L e 1,2 µg/L. Sottoporre quindi queste tre aliquote allo stesso trattamento del campione
vero e proprio descritto al Paragrafo 7.1. Per ottenere il bianco dei reattivi, aggiungere
in una fialetta da 10 mL in polietilene 1,5 mL di solfato ferroso ammonico (6.1), un volume
di soluzione di idrossido di ammonio (6.2) comparabile a quello aggiunto ai campioni e
5 mL di HCl ultrapuro (6.3) (o un volume uguale a quello impiegato al Paragrafo 7.1)
Determinare i valori di assorbanza delle soluzioni di riferimento in assorbimento atomico seguendo
le modalità indicate nel metodo A.
8. Calcoli
8.1 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita ri
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METALLI E SPECIE METALLICHE
ferita al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=6) da sei laboratori su campioni sintetici hanno fornito valori del coefficiente
di variazione, [CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100], compresi tra il 2% e il 6%.
Prove di recupero, basate sul confronto delle assorbanze ottenute per una determinata concentrazione
di vanadio utilizzando sia il metodo con riferimento interno che quello con riferimento
esterno, hanno dato valori superiori al 95%.
Va tenuto presente che la precisione e accuratezza di un metodo generalmente peggiorano
all’aumentare della complessità della matrice.
Non essendo stati usati materiali di inserimento l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
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M E TA L L I E S P E C I E M E T A L L I C H E
3320. Zinco
Lo zinco ha una concentrazione media di 70 mg/kg nella crosta terrestre. Viene utilizzato
principalmente nella produzione di varie leghe, tra cui bronzo e ottone, e nei processi galvanici;
altri utilizzi riguardano la produzione di fungicidi, gomme, vernici, ceramiche e vetri.
Lo zinco può esistere in due stati di valenza: (0) e (II). Nelle acque naturali è presente, oltre
che come ione idrato, in specie inorganiche quali ZnCO3, ZnOH+, ZnHCO+
3, ZnCl+, in complessi
organici stabili (Zn-cisteinato), adsorbito od occluso in collodi inorganici (Zn2+-argille)
o organici (Zn2+-acidi umici). Al di sopra di pH 6 lo zinco può essere adsorbito da idrossidi
di ferro e manganese, da argille, materiali umici e biogenici e successivamente depositato nei
sedimenti per coprecipitazione. Ad elevate alcalinità può invece verificarsi la coprecipitazione
ad opera di CaCO3.
In condizioni riducenti e in presenza di solfuro si forma solfuro di zinco, altamente insolubile.
Per acque dolci incontaminate viene indicata una concentrazione di riferimento di 0,6 µg/L,
mentre per le acque di mare il valore è leggermente più basso, 0,3 µg/L.
Criteri di qualità proposti da vari enti internazionali (ente di protezione ambientale canadese,
US EPA, WRC-UK) forniscono per lo zinco solubile un intervallo di valori (30-110 µg/L)
per la protezione della vita acquatica mentre ammettono valori ben più alti (3000 µg/L) per
le acque destinate al consumo umano.
Il D.Lgs. 152/99 in materia di tutela delle acque dall’inquinamento prevede criteri di qualità
diversificati in funzione degli usi (3000 µg/L per le acque sotterranee, 500 µg/L per le
acque superficiali destinate alla potabilizzazione e 300 µg/L per le acque idonee alla vita
dei pesci).
METODO A - Determinazione per spettrometria di assorbimento atomico con atomizzazione
in fiamma (F-AAS)
1. Principio del metodo
Lo zinco viene determinato per aspirazione diretta del campione nella fiamma (aria-acetilene)
di uno spettrofotometro ad assorbimento atomico. Dalla misura del segnale di assorbanza a
213,9 nm si ricava la concentrazione mediante confronto con una curva di taratura ottenuta
con soluzioni a concentrazioni note di analita, comprese nel campo di indagine analitico.
2. Campo di applicazione
Il metodo consente la determinazione dello zinco in campioni di acque naturali e di scarico
nell’intervallo di concentrazione da 0,05 a 2,0 mg/L. Per concentrazioni superiori a 2 mg/L
è possibile rientrare nell’intervallo indicato ricorrendo alla diluizione del campione oppure facendo
ricorso ad una lunghezza d’onda meno sensibile, prendendo come riferimento quelle
generalmente consigliate dal manuale d’uso fornito a corredo dell’apparecchiatura.
Effettuando 10 determinazioni su uno stesso campione avente un contenuto di zinco pari a
0,05 mg/L, alternate con una misura del bianco, si è potuto calcolare un limite di rivelabilità,
espresso come tre volte lo scarto tipo, di 0,005 mg/L.
METALLI E SPECIE METALLICHE
3. Interferenze e cause di errore
L’utilizzo del correttore di fondo consente di minimizzare gli assorbimenti aspecifici eventualmente
presenti. Nel caso in cui si debba determinare l’analita in una matrice sconosciuta o
scarsamente caratterizzata è consigliabile ricorrere al metodo delle aggiunte note. Tale metodo
permette di minimizzare le interferenze di matrice di tipo fisico e/o chimico (variazioni di
densità, viscosità, tensione superficiale) eventualmente presenti.
4. Campionamento e conservazione del campione
Il campionamento e la conservazione del campione devono essere effettuati in accordo con
quanto previsto dalla Sezione 1030 “Metodi di campionamento”. Si consiglia di conservare
i campioni in bottiglie di polipropilene, o altro materiale caratterizzato da scarse proprietà di
cessione o adsorbimento di metalli, precedentemente trattate con HNO3 1 M per una notte e
successivamente neutralizzate con acqua ad elevato grado di purezza. Per determinare soltanto
lo zinco disciolto, il campione viene filtrato dopo il prelievo su membrana da 0,45 µm
(acetato di cellulosa o policarbonato) e acidificato fino a pH<2 con HNO3 (6.1). L’analisi deve
essere effettuata prima possibile e comunque il campione acidificato rimane stabile per almeno
una settimana dal prelievo. Per la determinazione quantitativa dello zinco totale si rimanda
alle Sezioni 3000 e 3010.
5. Apparecchiature
5.1 Spettrofotometro di assorbimento atomico, corredato di bruciatore standard per aria-
acetilene e di dispositivo per la correzione degli assorbimenti aspecifici.
5.2 Lampada a catodo cavo o altra sorgente luminosa capace di emettere lo spettro del-
l’elemento in esame.
6. Reattivi
Tutti i reattivi e l’acqua utilizzata per i lavaggi e la preparazione delle soluzioni di riferimento
devono essere ad elevato grado di purezza.
6.1 Acido nitrico concentrato (d=1,40)
6.2 Soluzione concentrata di zinco (1000 mg/L)
Si consiglia di utilizzare soluzioni di riferimento ad elevato grado di purezza disponibili in
commercio.
6.3 Soluzione diluita di zinco (10,0 mg/L)
Trasferire 1,0 mL della soluzione (6.2) in pallone tarato da 100 mL, aggiungere 1 mL di HNO3
(6.1) e portare a volume con acqua ad elevato grado di purezza. Questa soluzione è stabile
per almeno un mese se conservata a 4°C in un contenitore caratterizzato da scarse proprietà
di cessione o adsorbimento di metalli (polietilene o policarbonato) e opportunamente
chiuso in modo da evitare sia l’evaporazione del solvente che eventuali contaminazioni.
METALLI E SPECIE METALLICHE
7. Procedimento
7.1 Ottimizzazione dei parametri strumentali
Per migliorare le prestazioni analitiche dell’apparecchiatura e per minimizzare eventuali interferenze,
procedere all’ottimizzazione dei parametri strumentali seguendo le indicazioni riportate
nel manuale d’uso dello strumento o in altri protocolli standardizzati. In Tab. 1 sono
elencate, a titolo di esempio, le condizioni operative tipiche per l’esecuzione delle analisi.
Lunghezza d’onda (nm) 213,9
Fenditura (nm) 0,7
Correzione del fondo attivata
Fiamma aria-acetilene
Intensità di corrente della lampada (mA) come da specifica
Tabella 1: Condizioni operative strumentali
7.2 Analisi
7.2.1 Determinazione diretta
Dopo aver impostato i parametri strumentali come descritto al Paragrafo 7.1, costruire la
curva di taratura utilizzando almeno tre soluzioni di riferimento preparate diluendo opportunamente
la soluzione (6.3), scelte in modo tale da coprire l’intero campo di indagine analitico
e il bianco dei reattivi. Ripetere la misura di ogni soluzione di riferimento compreso il
bianco almeno tre volte.
Quindi, eseguire l’analisi dei campioni effettuando almeno tre letture per ogni soluzione da
analizzare; si considerano accettabili i valori che forniscono un coefficiente di variazione inferiore
al 5%. Le analisi dei campioni, delle soluzioni di riferimento e del bianco dei reattivi
devono essere effettuate nelle stesse condizioni strumentali. Se la risposta del campione incognito
analizzato cade al di fuori dell’intervallo di linearità diluire opportunamente il campione
per riportarlo nel campo di linearità. Qualora risulti necessaria una diluizione del campione
talmente elevata da esaltare gli errori connessi alla suddetta operazione è preferibile
ripetere sia la taratura che l’analisi ricorrendo ad un’altra riga analitica meno sensibile.
Nel caso in cui sia richiesta l’analisi di un numero notevole di campioni si consiglia di controllare
la taratura inserendo ogni cinque campioni una soluzione di controllo utilizzata per
la taratura e verificando che il valore di quest’ultima risulti entro il ±5% del valore atteso.
7.2.2 Metodo delle aggiunte note
Il campione viene suddiviso in quattro aliquote, di cui una rimane tal quale, mentre alle altre
si aggiungono concentrazioni crescenti dell’analita dello stesso ordine di grandezza di quella
attesa per il campione. Misurare l’assorbanza delle quattro soluzioni e del bianco dei reattivi
seguendo le indicazioni riportate al Paragrafo 7.1, avendo cura di ripetere le misure almeno
tre volte. La concentrazione totale di zinco presente nelle aliquote deve comunque essere
inferiore al valore limite oltre il quale la risposta strumentale non è più lineare.
8. Calcoli
8.1 Determinazione diretta
La retta di taratura si ottiene tramite il calcolo della regressione lineare, con le concentrazioni
(mg/L) delle soluzioni di riferimento in ascissa e le assorbanze corrispondenti, corrette del
bianco, in ordinata. La regressione può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo
scarto tipo della retta stimata è inferiore al 5%. Calcolare quindi la concentrazione dello zin
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METALLI E SPECIE METALLICHE
co nel campione utilizzando l’equazione ottenuta dalla regressione lineare, tenendo conto
dell’eventuale diluizione effettuata.
8.2 Metodo delle aggiunte
Siano C1, C2, C3, rispettivamente le concentrazioni corrispondenti alla 1a, 2a, 3a aggiunta e A0,
A1, A2, A3, le assorbanze del campione (A0) e del campione addizionato delle varie aggiunte,
sottratte del bianco dei reattivi. Calcolare la retta di regressione che interpola i valori di
assorbanza in funzione delle concentrazioni aggiunte, attribuendo al campione incognito di
assorbanza A0 una concentrazione “aggiunta” uguale a zero. La concentrazione incognita riferita
al campione sarà data dal valore dell’intercetta sull’asse (x) cambiato di segno. La regressione
può essere considerata accettabile ai fini analitici se lo scarto tipo della retta stimata
è inferiore al 5%.
9. Qualità del dato
Prove effettuate (n=5) da sette laboratori su campioni di acqua di scarico ai quali sono state
aggiunte quantità di zinco in modo da avere una concentrazione di 0,5 mg/L hanno fornito
valori del coefficiente di variazione, CV (%) = (scarto tipo/valore medio)·100, compresi tra
0,9% e 3,1% ed un’accuratezza compresa tra l’1% ed il 3%.
Non essendo stati utilizzati materiali di riferimento, l’accuratezza va intesa come grado di accordo
tra il risultato della misurazione e il valore di riferimento accettato.
Per acque di scarico, dopo aggiunta di quantità note di zinco tali da realizzare una concentrazione
finale di 0,5 mg/L, lo Standard Methods riporta una riproducibilità dell’8,2% ed
un’accuratezza dello 0,4%.
Nota: si consiglia ai laboratori di attivare, in accordo con le norme internazionali più recenti,
dei programmi di controllo formale sulla qualità dei dati prodotti. Ciò si può realizzare verificando
le proprie prestazioni attraverso analisi effettuate, ad intervalli regolari di tempo, su
materiali di riferimento certificati prodotti da organismi internazionali e su materiali di riferimento
non certificati (carte di controllo). Informazioni sul tipo di materiali certificati e sugli organismi
che li producono sono fornite nella Sezione 1040 “Qualità del dato analitico”.
Il materiale di riferimento non certificato va caratterizzato in termini di valore medio ed incertezza
ad esso associata, rispetto al quale si verificano gli scostamenti di misure giornaliere
condotte in parallelo con l’insieme dei campioni incogniti da determinare.
BIBLIOGRAFIA
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