APAT 
IRSA-CNR 
Istituto di Ricerca sulle Acque 
Agenzia per la protezione 
Consiglio Nazionale delle Ricerche 
dell’ambiente e per i servizi tecnici 
Metodi analitici per le acque 
Volume Terzo 
Sezione 6000 - Metodi microbiologici - Parte generale 
Sezione 7000 - Determinazione di microorganismi 
Sezione 8000 - Metodi ecotossicologici 
Sezione 9000 - Indicatori biologici 
APAT 
Manuali e Linee Guida 29/2003 
Informazioni legali 
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) o le persone che agiscono 
per suo conto non sono responsabili dell’uso che può essere fatto delle informazioni contenute 
in questo manuale. 
APAT - Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici 
Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma 
www.apat.it 
CNR-IRSA - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque 
Via Reno, 1 - 00198 Roma 
www.irsa.rm.cnr.it 
© APAT, Rapporti 29/2003 
ISBN 88-448-0083-7 
Riproduzione autorizzata citando la fonte 
Elaborazione grafica 
APAT 
Grafica di copertina: Franco Iozzoli 
Foto: Paolo Orlandi 
Coordinamento tipografico 
APAT 
Impaginazione e stampa 
I.G.E.R. srl - Viale C.T. Odescalchi, 67/A - 00147 Roma 
Stampato su carta TCF 
Finito di stampare febbraio 2004 
AUTORI 
Il manuale “Metodi Analitici per le Acque” è pubblicato nella serie editoriale “Manuali e Linee 
Guida” dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT). 
L’opera si articola in tre volumi, suddivisi in sezioni (da 1000 a 9040). Fatta eccezione per 
la parte generale (sezioni 1000-1040), ogni sezione contiene uno o più metodi, costituiti da 
capitoli, paragrafi e sottoparagrafi. 
I metodi analitici riportati nel manuale sono stati elaborati da una Commissione istituita nel 
1996 dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSA-CNR), 
per l’aggiornamento e l’ampliamento dei metodi riportati nel Quaderno 100 “Metodi analitici 
per le acque”, pubblicato dall’IRSA-CNR ed edito dal Poligrafico dello Stato nel 1994. 
Un Gruppo di Lavoro, coordinato dall’APAT, e formato dal Servizio di Metrologia Ambientale 
dell’APAT, dall’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRSACNR), 
dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e dalle Agenzie Provinciali 
per la Protezione dell’Ambiente (APPA), con il contributo del Centro Tematico Nazionale 
“Acque interne e marino costiere” (CTN/AIM), ha provveduto ad una revisione critica e 
ad una integrazione dei metodi analitici prodotti dalla Commissione istituita dall’IRSA-CNR. 
I metodi analitici riportati nel presente manuale possono essere riprodotti ed utilizzati purché 
ne sia citata la fonte. 
L’edizione finale è a cura di: 
Maria Belli, Damiano Centioli, Paolo de Zorzi, Umberto Sansone 
(Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici - APAT) 
Silvio Capri, Romano Pagnotta, Maurizio Pettine 
(Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque - CNR-IRSA) 
I N D I C E 
Indice 
VOLUME 1 
PRESENTAZIONE 
PREMESSA 
1000 -PARTE GENERALE 
1010 -Strutture, attrezzature e reattivi di laboratorio 5 
1020 -Lineamenti di tecniche analitiche 25 
1030 -Metodi di campionamento 75 
1040 -Qualità del dato analitico 87 
2000 PARAMETRI FISICI, CHIMICI E CHIMICO-FISICI 
2010 -Acidità e alcalinità (Acidità: titrimetrico; 
Alcalinità: potenziometrico e titrimetrico) 115 
2020 -Colore (qualitativo; spettrofotometrico; metodo al platino-cobalto) 123 
2030 -Conducibilità 131 
2040 -Durezza (per calcolo; complessometrico con EDTA) 137 
2050 -Odore 141 
2060 -pH 145 
2070 -Salinità 153 
2080 -Sapore 157 
2090 -Solidi (totali disciolti; totali sospesi; sedimentabili; fissi e volatili a 600°C) 161 
2100 -Temperatura 171 
2110 -Torbidità 177 
2120 -Trasparenza 183 
3000 -METALLI E SPECIE METALLICHE 
3010 -Trattamento preliminare dei campioni per l’analisi dei metalli mediante 
mineralizzazione acida 
3020 -Determinazione di elementi chimici mediante spettroscopia 
di emissione con sorgente al plasma (ICP-OES) 197 
3030 -Determinazione di cationi (sodio, ammonio, potassio, magnesio, calcio) 
mediante cromatografia ionica 215 
3040 -Metodi di preconcentrazione per la determinazione di metalli in tracce 225 
3050 -Alluminio (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con eriocromocianina R) 237 
3060 -Antimonio (ETA-AAS; HG-AAS) 251 
3070 -Argento (ETA-AAS; APDC+ETA-AAS) 263 
3080 -Arsenico (HG-AAS; spettrofotometrico con dietilditiocarbammato di argento) 271 
3090 -Bario (F-AAS; ETA-AAS) 283 
3100 -Berillio (ETA-AAS) 291 
3110 -Boro (spettrofotometrico con curcumina; spettrofotometrico con carminio) 297 
3120 -Cadmio (F-AAS; ETA-AAS) 303 
3130 -Calcio (F-AAS) 311 
3140 -Cobalto (ETA-AAS) 315 
INDICE 
3150 -Cromo (Cromo totale: F-AAS; ETA-AAS; Cromo VI: APDC+ETA-AAS; Cromo III: 
ETA-AAS dopo eliminazione di Cromo VI; Cromo totale: coprecipitazione con 
Fe (OH)3+ETA-AAS; Cromo VI: spettrofotometrico con difenilcarbazide) 321 
3160 -Ferro (F-AAS; ETA-AAS) 345 
3170 -Litio (F-AAS) 355 
3180 -Magnesio (F-AAS) 359 
3190 -Manganese (F-AAS; ETA-AAS) 363 
3200 -Mercurio (ossidazione con KMnO4+CV-AAS; ossidazione con HNO3 
mediante microonde +CV-AAS; ossidazione con HNO3 
mediante microonde +CV-AAS e amalgama su oro) 373 
3210 -Molibdeno (ETA-AAS) 391 
3220 -Nichel (F-AAS; ETA-AAS) 397 
3230 -Piombo (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con ditizone) 405 
3240 -Potassio (F-AAS) 419 
3250 -Rame (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con ossalildiidrazide) 423 
3260 -Selenio (HG-AAS; spettrofotometrico con o-fenilendiammina) 435 
3270 -Sodio (F-AAS) 445 
3280 -Stagno (F-AAS; ETA-AAS; spettrofotometrico con violetto di catechina) 449 
3290 -Tallio (ETA-AAS; APDC+ETA-AAS) 461 
3300 -Tellurio (ETA-AAS) 471 
3310 -Vanadio (ETA-AAS; coprecipitazione con Fe(OH)3+ETA-AAS) 477 
3320 -Zinco (F-AAS) 487 
VOLUME 2 
4000 -COSTITUENTI INORGANICI NON METALLICI 
4010 -Anidride carbonica 
4020 -Anioni (fluoruro, cloruro, nitrito, bromuro, nitrato, fosfato e solfato) 
in cromatografia ionica 499 
4030 -Azoto ammoniacale (spettrofotometrico all’indofenolo; 
spettrofotometrico con reattivo di Nessler; potenziometrico; 
spettrofotometrico o titrimetrico, previa distillazione) 509 
4040 -Azoto nitrico (spettrofotometrico mediante salicilato di sodio; 
spettrofotometrico con NEDA) 525 
4050 -Azoto nitroso 533 
4060 -Azoto totale e fosforo totale 537 
4070 -Cianuro 541 
4080 -Cloro attivo libero 547 
4090 -Cloruro (titolazione argentometrica, mercurimetrica e potenziometrica) 553 
4100 -Fluoruro (spettrofotometrico; potenziometrico) 565 
4110 -Fosforo (ortofosfato; fosforo totale) 575 
4120 -Ossigeno disciolto (titolazione iodometrica; titolazione potenziometrica) 583 
4130 -Silice 595 
4140 -Solfato (gravimetrico; torbidimetrico) 599 
4150 -Solfito (titolazione iodometrica; metodo cromatografico) 605 
4160 -Solfuro 613 
5000 -COSTITUENTI ORGANICI 
5010 -Aldeidi (composti carbonilici) (spettrofotometrico con MBTH; 
derivatizzazione + SPE+HPLC-UV; derivatizzazione + LLE+GC-ECD) 621 
5020 -Ammine alifatiche (GC-AFD) 635 
5030 -Azoto organico 641 
5040 -Carbonio organico disciolto 645 
INDICE 
5050 -Diserbanti ureici (LLE o SPE+HPLC-UV) 653 
5060 -Prodotti fitosanitari (antiparassitari, pesticidi) 
(LLE o SPE+GC-NPD o HPLC-UV o GC-MS) 661 
5070 -Fenoli (spettrofotometrico con 4-amminoantipirina previa estrazione; 
spettrofotometrico diretto con 4-amminoantipirina; LLE o SPE+HPLC-UV) 679 
5080 -Idrocarburi policiclici aromatici (LLE o SPE+GC-MS; LLE o SPE+HPLC-UV 
o HPLC-fluorescenza) 697 
5090 -Pesticidi clorurati (LLE+GC-ECD) 707 
5100 -Pesticidi fosforati (LLE+GC-FPD) 723 
5110 -Policlorobifenili e policloroterfenili (LLE+GC-MS o GC-ECD) 743 
5120 -Richiesta biochimica di ossigeno (BOD5) 767 
5130 -Richiesta chimica di ossigeno (COD) 781 
5140 -Solventi organici aromatici (spazio di testa statico +GC-FID; 
spazio di testa dinamico+GC-FID) 789 
5150 -Solventi clorurati (spazio di testa statico+GC-ECD; 
spazio di testa dinamico+GC-ECD) 799 
5160 -Sostanze oleose (grassi e oli animali e vegetali; idrocarburi totali) 
(gravimetrico; IR) 811 
5170 -Tensioattivi anionici (MBAS) 827 
5180 -Tensioattivi non ionici (BIAS) 833 
VOLUME 3 
6000 -METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
6010 -Modalità di campionamento 845 
6020 -Lineamenti di tecniche analitiche 849 
6030 -Generalità sui terreni di coltura per batteriologia 853 
6040 -Attrezzature di base per le analisi microbiologiche delle acque 855 
7000 -METODI PER LA DETERMINAZIONE DI MICROORGANISMI INDICATORI DI 
INQUINAMENTO E DI PATOGENI 
7010 -Coliformi totali 865 
7020 -Coliformi fecali 875 
7030 -Escherichia coli 883 
7040 -Streptococchi fecali ed enterococchi 895 
7050 -Conteggio delle colonie su agar a 36°C e 22°C 909 
7060 -Spore di clostridi solfito riduttori 913 
7070 -Aeromonas spp 921 
7080 -Salmonella spp 927 
7090 -Vibrio spp 935 
7100 -Uova di elminti 941 
7110 -Batteriofagi 945 
7120 -Enterovirus 959 
7130 -Oocisti di Cryptosporidium e cisti di Giardia 
8000 -METODI ECOTOSSICOLOGICI 
8010 -Metodi di valutazione della tossicità con pesci 985 
8020 -Metodi di valutazione della tossicità con Daphnia 993 
8030 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con batteri bioluminescenti 1003 
8040 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Ceriodaphnia dubia 1013 
8050 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Mysidopsis bahia 1027 
8060 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Artemia sp. 1043 
INDICE 
8070 -Metodo di valutazione della tossicità acuta con Cyprinodon variegatus 1051 
8080 -Metodo di valutazione della tossicità acuta 
con trota iridea (Oncorhynchus mykiss) 1065 
8090 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni) 
con Mysidopsis bahia 1075 
8100 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni) 
con Ceriodaphnia dubia 1085 
8110 -Metodo di valutazione della tossicità cronica (7 giorni) 
con Cyprinodon variegatus 1091 
8120 -Saggio di tossicità prolungato (14-28 giorni) con trota 
iridea (Oncorhynchus mykiss) (metodo preliminare) 1099 
8130 -Analisi statistica dei risultati di saggi cronici 1109 
9000 -INDICATORI BIOLOGICI 
9010 -Indice biotico esteso (I.B.E.) 1115 
9020 Determinazione della clorofilla: metodo spettrofotometrico 1137 
9030 Determinazione dell’adenosintrifosfato (ATP) 1143 
9040 Conta diretta dell’abbondanza microbica (DAPI) 1149 
METODI MICROBIOLOGICI 
6000 - METODI MICROBIOLOGICI 
M E T O D I M I C R O B I O L O G I C I - PA R T E G E N E R A L E 
La presenza di contaminanti di natura biologica nelle acque ha particolare rilevanza per le 
possibili conseguenze sulla salute dell’uomo e/o degli animali. Organismi (patogeni e opportunisti 
patogeni) capaci di provocare malattie trasmesse per via idrica possono essere eliminati 
con le feci di individui infetti, raggiungere l’ambiente acquatico e, attraverso differenti 
modalità, possono infettare e dare origine a patologie in altri soggetti, garantendo, in tal 
modo, la circolazione dei patogeni (circuito fecale-orale). Nelle acque vengono a ritrovarsi 
tuttavia anche quei microrganismi generalmente di per sé non patogeni, a prevalente habitat 
intestinale, la cui presenza nell’ambiente idrico costituisce un indice indiretto e teorico della 
eventuale contemporanea presenza di patogeni. Essi costituiscono il gruppo dei microrganismi 
definiti indicatori di contaminazione fecale, la cui ricerca costituisce la parte largamente 
prevalente dell’esame microbiologico delle acque e quella universalmente praticata. Ciò è dovuto 
essenzialmente a motivi di ordine pratico, legati alla relativa semplicità nel rilevamento 
degli indicatori a fronte della ricerca dei patogeni. Diverse difficoltà pratiche si oppongono 
infatti all’adozione routinaria del rilevamento di patogeni (enterobatteri, virus e parassiti) nelle 
acque, anche se, disponendo di laboratori sufficientemente attrezzati e di personale specializzato, 
è comunque possibile effettuare questo tipo di indagini. 
L’esame microbiologico delle acque dà la possibilità di verificare l’eventuale presenza dei microrganismi 
presenti in esse, mediante valutazioni quali-quantitative basate su tecniche analitiche 
che ne permettono l’evidenziazione e/o lo sviluppo. 
L’analisi microbiologica riveste particolare importanza quando si considerino acque destinate 
all’approvvigionamento idrico-potabile sia in relazione alla loro qualità in funzione del trattamento 
di disinfezione cui debbono essere sottoposte, sia dopo la loro immissione nella rete 
idrica. Analogamente, con il controllo microbiologico si definisce la qualità di acque superficiali, 
quando vengano destinate ad usi a rilevanza igienico-sanitaria e di acque reflue che, 
con il loro apporto inquinante, influenzano e modificano le caratteristiche del corpo idrico recettore 
(fiume, lago, mare). 
Per la ricerca di microrganismi di natura batterica l’esame si basa, generalmente e di routine, 
sulla possibilità di coltivare su idonei substrati, ed in idonee condizioni colturali, i batteri 
contenuti nell’acqua in esame, utilizzando particolari metodologie finalizzate all’individuazione 
differenziale di specie o di gruppi microbici che si ritengono significativi ai fini del giudizio 
igienico e/o di qualità dell’acqua in esame. 
I metodi batteriologici tradizionali sono basati sulla semina in idonei terreni di coltura, in genere 
liquidi, e sulla incubazione in specifiche condizioni, di aliquote dell’acqua da esaminare. 
Dopo incubazione la presenza o l’assenza del microrganismo ricercato nell’aliquota di 
campione seminata viene messa in evidenza sulla base della eventuale variazione subita dal 
terreno insemenzato (intorbidimento, cambiamento di colore, ecc.). Eventuali prove successive, 
partendo dalla coltura iniziale, costituiscono prove di conferma alle quali possono fare seguito 
ulteriori saggi per la definitiva identificazione dei microrganismi ricercati. 
Utilizzando terreni differenti ed opportune temperature di incubazione, è possibile rendere selettivo 
il metodo al fine di coltivare solo i gruppi microbici di interesse e, talora, una singola 
specie batterica. 
Una variante introdotta da tempo nel metodo tradizionale è costituita dalla semina di quantità 
scalari del campione al fine di pervenire ad una stima probabilistica del numero di microrganismi 
presenti (metodo MPN o del numero più probabile o dei tubi multipli). 
L’analisi di piccoli volumi di acqua può essere svolta con la tecnica della semina di aliquote 
del campione su/in terreni solidificati all’agar. Dopo opportuna incubazione, il numero delle 
colonie sviluppate permette di risalire al numero di batteri presenti per unità di volume del 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
campione, partendo dal presupposto che ogni colonia abbia origine da un solo microrganismo. 
La semina può essere effettuata sulla superficie del terreno agarizzato già solidificato in 
piastra di Petri (non è ordinariamente possibile seminare aliquote superiori a 0,1-1 mL) o nello 
spessore del terreno all’agar (generalmente non è possibile seminare aliquote superiori a2 mL). È pertanto evidente che questa metodica è utilizzabile solo per mettere in evidenza microrganismi 
presenti nel campione in numero relativamente elevato e che quindi siano in numero 
consistente in volumi ridotti. 
La tecnica che è andata affermandosi negli ultimi decenni è comunque quella della filtrazione 
su membrana che permette l’esame anche di grandi volumi di acqua qualora la qualità 
dell’acqua lo consenta. Tuttavia, in alcuni casi, la presenza di particellato in sospensione può 
causare l’otturazione dei pori della membrana, fattore che costituisce il limite alla filtrazione 
di quantitativi di acqua troppo elevati. Comunque, la metodica della filtrazione su membrana, 
oltre a consentire l’esame di elevati volumi di acqua, presenta diversi vantaggi semplificando 
le procedure di laboratorio, abbreviandone i tempi operativi anche in funzione dei 
tempi di incubazione; inoltre consente, ordinariamente, di rilevare direttamente (per conteggio 
diretto) il numero di microrganismi presenti nel campione esaminato ed è agevolmente 
adattabile a situazioni di emergenza. 
Diversamente, la ricerca di organismi di altra natura (virus, parassiti, metazoi) comporta l’uso 
di metodologie complesse, generalmente costose, specifiche per l’organismo o il gruppo di 
organismi ricercati e applicabili da personale specializzato. Inoltre, generalmente, queste tecniche 
forniscono risposte in tempi lunghi necessitando fasi diverse di preparazione del campione 
legate anche all’esigenza di concentrare grandi volumi di acqua in relazione all’ampia 
variabilità delle concentrazioni dei patogeni nelle acque. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
6010. Modalità di campionamento 
Il prelievo dei campioni per l’esame microbiologico deve essere effettuato con recipienti puliti 
e la sterilità è funzione delle determinazioni che devono essere effettuate e del tipo di acqua 
che si deve analizzare. Poiché il rischio di contaminazione del campione diminuisce 
quanto più sono inquinate le acque da controllare, il prelievo di campioni per la caratterizzazione 
e/o il controllo delle acque reflue è meno problematico anche se, in questo caso, è 
necessario osservare norme igieniche di sicurezza a tutela della salute dell’operatore. 
Per i prelievi da effettuare per immersione della bottiglia, (acque superficiali, raccolte idriche 
in genere) si devono usare bottiglie sterili incartate prima della sterilizzazione e al momento 
dell’immersione la bottiglia deve essere afferrata con una pinza o con altro idoneo sistema 
che permetta l’apertura del tappo a comando per mezzo di dispositivi adatti. 
Le bottiglie utilizzate per prelevare campioni per analisi microbiologiche, non devono mai essere 
sciacquate all’atto del prelievo. Il risciacquo oltre ad esporre la bottiglia a possibili contaminazioni, 
asporterebbe dalla bottiglia il tiosolfato eventualmente presente. 
All’atto del prelievo, la bottiglia sterile deve essere aperta avendo cura di non toccare la parte 
interna del tappo che andrà a contatto con il campione prelevato, né l’interno del collo della 
bottiglia; subito dopo il prelievo si deve provvedere all’immediata chiusura della stessa. 
Nell’eseguire i prelievi si deve sempre avere cura di non riempire completamente la bottiglia 
al fine di consentire una efficace agitazione del campione al momento dell’analisi in laboratorio. 
Se l’acqua da esaminare è clorata, le bottiglie di prelievo devono contenere sodio tiosolfato in 
concentrazione idonea ad inibire l’azione disinfettante del cloro. Con le concentrazioni di cloro 
generalmente in uso è sufficiente una soluzione al 10% di sodio tiosolfato, nella quantità di 
0,1 mL per ogni 100 mL di capacità della bottiglia aggiunto prima della sterilizzazione. 
Per l’esecuzione delle analisi si deve provvedere al prelievo in bottiglia di quantitativi di acqua 
di poco superiori al minimo necessario per procedere allo svolgimento degli esami richiesti. 
Per la ricerca di patogeni (es. virus, parassiti), e quindi eventualmente per la necessità 
di prelevare grandi volumi di acqua, è opportuno effettuare il prelievo/concentrazione del 
campione in situ. 
Il campione prelevato deve essere accompagnato da tutte le indicazioni necessarie alla sua 
identificazione, quali la data e l’ora del campionamento, il tipo di acqua, la precisa annotazione 
del punto in cui è stato effettuato il prelievo e devono altresì essere trasmesse, con il campione, 
tutte le indicazioni concernenti le eventuali determinazioni effettuate in loco e qualunque 
altra osservazione possa risultare utile nella interpretazione dei risultati di laboratorio. A 
parte ogni esigenza di natura giuridica, che può prevedere precise modalità di identificazione 
del campione, è comunque assolutamente necessario che il campione venga contrassegnato 
sia con il codice numerico, sia con l’indicazione in chiaro del punto di campionamento. 
1. Parametri da rilevare all’atto del campionamento 
La raccolta del campione deve essere accompagnata da alcune determinazioni da effettuare 
preferibilmente (alcune obbligatoriamente) sul luogo. Si tratta di determinazioni di alcuni parametri 
fisici e chimico-fisici che, durante la conservazione ed il trasporto, vanno incontro a 
variazioni tali da non consentire più la loro corretta misurazione in laboratorio. I parametri 
da rilevare sul luogo variano molto in relazione al tipo di acqua, all’uso ed al tipo di analisi 
da eseguire. 
La temperatura, uno dei parametri che durante la conservazione ed il trasporto del campio
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
ne va incontro a modifiche, va misurata in situ all’atto del prelievo utilizzando un termometro 
di idonea sensibilità o una sonda che presenta il vantaggio, rispetto al termometro, di rilevare 
la temperatura dell’acqua anche a differenti profondità, al di sotto del pelo libero dell’acqua. 
Il termometro classicamente utilizzato per la misura della temperatura dell’acqua è il cosiddetto 
termometro a pozzetto. Esso è dotato di un piccolo recipiente alla sua estremità, dalla 
parte del bulbo del termometro, solidale con il termometro stesso, nel quale si raccoglie 
l’acqua prelevata con l’immersione. Consente alla colonnina termometrica (in genere di mercurio) 
di rimanere al livello corrispondente alla temperatura del campione, per il tempo necessario 
ad effettuare la lettura, in quanto il bulbo del termometro continua ad essere immerso 
nell’acqua campionata. 
Anche la concentrazione di ossigeno disciolto fa parte di quei parametri che possono andare 
incontro a modifiche durante il trasporto, modifiche che possono togliere significato alla 
determinazione effettuata in laboratorio. La determinazione in loco si effettua con apposite 
sonde (metodo elettrometrico) alcune delle quali (le sonde multiparametriche) hanno il vantaggio 
di consentire la misura di più parametri. 
La concentrazione di cloro attivo, richiesta obbligatoriamente in alcuni casi (es. acque di scarico), 
deve necessariamente essere effettuata in loco. Infatti l’eventuale presenza di sostanze 
riducenti (in primo luogo le sostanze organiche) determina un progressivo consumo di cloro 
durante la conservazione ed il trasporto. La determinazione effettuata in laboratorio risulta 
modificata fornendo valori nettamente inferiori di cloro-attivo rispetto ai valori presenti nel 
campione all’origine. 
La determinazione del pH deve essere effettuata in loco soprattutto in quei casi in cui la presenza 
concomitante di sostanze interferenti, non sempre note, può provocare sensibili variazioni 
del valore del pH durante la conservazione ed il trasporto. La determinazione in loco 
deve essere effettuata preferibilmente con il metodo elettrometrico. La determinazione con metodi 
colorimetrici (cartine per la misura del pH la cui colorazione assunta, a contatto con l’acqua, 
viene raffrontata ad una scala cromatica) è da ritenere estremamente imprecisa e da tenere 
in considerazione solo in situazioni di emergenza. 
2. Modalità e tempi di trasporto e conservazione 
Tutti i campioni di acqua, indipendentemente dalla loro natura, devono essere esaminati nel 
minore tempo possibile. Il trasporto deve avvenire in modo che i campioni siano mantenuti al 
riparo dalla luce e ad una temperatura compresa fra +4° e +10°C. 
Le alterazioni cui possono andare incontro i campioni prelevati, in seguito alla inosservanza 
dei tempi e/o delle modalità di trasporto, sono influenzate dalla composizione chimica del-
l’acqua, dal pH, dall’azoto proteico, dalla qualità e dalla quantità della flora batterica presente 
e da altri fattori indeterminati. 
Tra il momento del prelievo e l’esecuzione delle analisi microbiologiche, i tempi massimi consigliati 
per l’esame di acque dolci superficiali, acque marine e acque di scarico vanno da un 
minimo di 6-8 ore, con l’obbligo di non superare un periodo medio di 24 ore. Quando non 
sia possibile rispettare i tempi sopracitati, deve essere considerata la possibilità di utilizzare, 
almeno per alcune indagini microbiologiche, idonei sistemi analitici portatili o laboratori mobili. 
Al fine di consentire il mantenimento della temperatura richiesta (+4 ÷10°C) è necessario usare 
frigoriferi portatili o contenitori termoisolanti utilizzando, per il mantenimento della temperatura, 
apposite piastre frigorifere commerciali, ma evitando comunque il congelamento del 
campione (ad eccezione di campioni in cui sono da ricercare virus). 
Durante il trasporto le bottiglie devono essere collocate nel contenitore in modo da impedire 
il loro rovesciamento e, fra le bottiglie, devono essere collocati idonei sistemi di separazione 
per evitare rotture. 
Di seguito vengono indicati i tempi massimi raccomandati per la conservazione dei campioni 
in funzione dei microrganismi da ricercare (Tab. 1). 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
Organismi vitali a 22°C o 36°C 8 (12) 
Escherichia coli e coliformi 12 (18) 
Enterococchi 12 (18) 
Batteri e spore di Clostridi solfito-riduttori 48 (72) 
Batteriofagi 48 (72) 
Salmonella e altre Enterobatteriacee 12 (18) 
Enterovirus 48 (72) 
Cisti/oocisti di Giardia/Cryptosporidium 48 (72) 
Amoebae 48 (72) 
Staphylococcus 8 (12) 
Pseudomonas aeruginosa 8 (12) 
Legionella 48 (72) 
Cianobatteri 48 (72) 
Campylobacter 6 (8) 
Uova di Elminti (a pH 2,0) 48 (72) 
Gruppi di organismi da ricercare Tempo massimo (accettabile) in ore 
Tabella 1: Tempi massimi (ancora accettabili) raccomandati per la conservazione dei campioni per analisi microbio-
logiche 
M E T O D I M I C R O B I O L O G I C I - PA R T E G E N E R A L E 
6020. Lineamenti di tecniche analitiche 
METODO A - Tecnica del numero più probabile o dei tubi multipli (MPN) 
La tecnica dell’MPN è particolarmente consigliabile per l’analisi di acque con particolato in 
sospensione. Questa tecnica può essere impiegata come alternativa a quella delle membrane 
filtranti nei casi in cui si analizzino campioni di acqua che superino il valore di 1 unità nefelometrica 
di torbidità (NTU). I volumi di acqua che possono essere esaminati con questa tecnica 
sono ridotti in considerazione delle difficoltà tecniche di preparazione e distribuzione di 
aliquote elevate del campione di acqua da esaminare. 
Il metodo dei tubi multipli fornisce una stima statistica della densità batterica del campione 
analizzato. Si basa infatti sulla combinazione dei tubi positivi e negativi ottenuti inoculando 
aliquote del campione in terreno colturale liquido. La precisione del risultato dipende dal numero 
dei tubi di terreno colturale liquido insemenzati con l’acqua in esame. Infatti, a meno 
che non venga esaminato un gran numero di aliquote di acqua, la precisione del risultato è 
piuttosto bassa. 
Il risultato si ottiene calcolando il valore dell’indice MPN in base alla formula di Thomas (1): 
(1) 
Tuttavia, il risultato già calcolato può essere ricavato, in base alle diverse combinazioni dei 
tubi positivi e negativi, da una apposita tabella già predisposta (Tab. 1). Essa riporta il valore 
dell’indice MPN corrispondente a diverse combinazioni di risultati positivi e i limiti fiduciali, 
al 95%, che indicano il limite inferiore e il limite superiore entro i quali ci si può attendere, 
con una probabilità del 95%, che sia compresa la densità reale dei microrganismi. 
Procedura 
Agitare vigorosamente il campione di acqua da analizzare. Seminare aliquote scalari del 
campione in serie di matracci o tubi multipli contenenti terreno colturale liquido. Il terreno si 
prepara a concentrazione tale che inoculi del campione superiori a 10 mL non diluiscano la 
concentrazione del mezzo al di sotto di quella del terreno standard. Incubare a temperatura 
idonea e per il periodo di tempo richiesto in base al microrganismo da ricercare. Leggere i 
risultati in funzione della presenza di reazioni positive e negative (es. torbidità, produzione 
di gas, produzione di acido) ed eventualmente procedere allo svolgimento di prove di conferma. 
Con riferimento alla tabella 1 calcolare il valore dell’indice MPN riferito a 100 mL di 
campione. Quando l’acqua in esame ha una bassa carica microbica è necessario analizzare 
volumi più grandi. In questo caso, da una semina di 100, 10 e 1 mL si otterrà un valore 
dell’indice MPN ricavato dalla tabella che dovrà essere moltiplicato per 0,1. Se, d’altra parte, 
le quantità seminate saranno 1, 0,1 e 0,01 mL, il valore riportato in tabella 1 dovrà essere 
moltiplicato 10, oppure 100 volte se le aliquote seminate saranno di 0,1, 0,01 e 0,001 mL. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
METODO B - Metodo della filtrazione su membrana (MF) 
La metodica della filtrazione su membrana si adatta a tutti i tipi di acqua, tranne che a quelle 
particolarmente torbide. Consente di ottenere risultati in tempi più brevi rispetto a quelli richiesti 
con il metodo del numero più probabile (MPN); inoltre permette di esaminare anche 
grandi volumi di acqua di buona qualità. Presenta diversi vantaggi consentendo di rilevare 
direttamente (per conta diretta) il numero di microrganismi presenti nel campione esaminato, 
contando le colonie sviluppate su una membrana, semplificando le procedure di laboratorio 
e abbreviando i tempi operativi anche in funzione dei tempi di incubazione. 
La procedura della filtrazione su membrana permette di contare i microrganismi che, presenti 
in un campione di acqua, sulla superficie della membrana, posta su terreno di coltura agarizzato, 
hanno prodotto colonie. Poiché non è possibile determinare se una colonia individuale 
sia formata da una o più cellule batteriche, il numero di colonie ottenuto si riporta come 
“Unità Formante Colonia” (UFC), valore poi riferito, generalmente, a 100 mL del campione 
analizzato. Si accetta, pertanto, che una cellula batterica produca una colonia e che la 
conta riporti direttamente il numero di batteri presente.
L’accuratezza del risultato dipende dal numero di colonie contate. È necessario, infatti, che il 
numero delle colonie sia compreso in limiti leggibili. Un numero di colonie della membrana 
compreso generalmente tra 20 e 80 e non superiore a 200 fornisce un risultato accettabile e 
statisticamente accurato. 
Il numero di microrganismi presenti nel campione esaminato si ottiene dalla equazione (2): 
N° delle colonie contate·100 
(2)
UFC/100 mL = 
mL di campione filtrati 
Procedura 
Con una pinzetta sterile prendere, in condizioni di asepsi, una membrana di esteri di cellulosa 
con porosità nominale 0,45 µm e, con il lato quadrettato verso l’alto, centrarla sulla 
base di un supporto filtrante. Fissare con l’idonea pinza il bicchiere (di vetro Pirex, di acciaio 
inossidabile o di policarbonato) al supporto filtrante. Dopo avere adeguatamente agitato 
il campione di acqua o l’eventuale sua diluizione, prelevare, con una pipetta (micropipetta 
o pipetta automatica) o un cilindro graduato sterili, il volume di acqua da analizzare 
e versarlo nel bicchiere. Filtrare attraverso la membrana utilizzando una pompa da vuoto 
o una pompa ad acqua. Sciacquare i bordi del bicchiere versando acqua distillata sterile o 
soluzione diluente. Dopo la filtrazione trasferire la membrana, con il lato quadrettato verso 
l’alto, su idoneo terreno di coltura agarizzato in piastra Petri. 
METODO C – Metodo dell’agar-germi 
Il metodo, con il quale si analizzano piccole aliquote di campione o sue diluizioni, permette 
di contare i microrganismi capaci di moltiplicarsi e crescere nello spessore del terreno agarizzato. 
Poiché si considera che ciascuna cellula microbica formi una colonia, sarebbe idoneo 
poter contare un numero totale di colonie compreso tra 30 e 300. 
Con questa procedura è necessario porre particolare attenzione alla temperatura del terreno 
colturale mantenuto liquido che, a temperature superiori a 45°C, potrebbe provocare shock 
termici alle cellule microbiche. 
Procedura 
Seminare in capsule Petri vuote aliquote non superiori a 2 mL del campione o di una sua diluizione. 
Versare, rispettando le regole di asepsi, circa 15 mL di substrato nella capsula contenente 
l’inoculo. Non superare i 20 minuti di intervallo tra il momento dell’inoculo in capsu
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
la e l’aggiunta del terreno colturale che deve essere mantenuto liquefatto in bagnomaria ad 
una temperatura tra i 43°C e i 45°C. Mescolare accuratamente ruotando in un verso e nel-
l’altro la piastra per permettere una completa miscelazione tra il terreno ed il campione. Lasciare 
solidificare e porre ad incubare a temperatura idonea. Dopo incubazione, contare le 
colonie cresciute e scartare le piastre con crescita confluente. Riportare il numero ottenuto come 
Unità Formanti Colonia per millilitro (UFC/mL) del campione. 
0-0-0 < 3 < 2 
0-0-1 3 < 0.5 9 2 < 0.5 7 
0-1-0 3 < 0.5 13 2 < 0.5 7 
0-2-0 4 < 0.5 11 
1-0-0 4 < 0.5 20 2 < 0.5 7 
1-0-1 7 1 21 4 < 0.5 11 
1-1-0 7 1 23 4 < 0.5 11 
1-1-1 11 3 36 6 < 0.5 15 
1-2-0 11 3 36 6 < 0.5 15 
2-0-0 9 1 36 4 < 0.5 13 
2-0-1 14 3 37 7 1 17 
2-1-0 15 3 44 7 1 17 
2-1-1 20 7 89 9 2 21 
2-2-0 21 4 47 9 2 21 
2-2-1 28 10 150 
2-3-0 12 3 28 
3-0-0 23 4 120 8 1 19 
3-0-1 39 7 130 11 2 25 
3-0-2 64 15 380 
3-1-0 43 7 210 11 2 25 
3-1-1 75 14 230 14 4 34 
3-1-2 120 30 380 
3-2-0 93 15 380 14 4 34 
3-2-1 150 30 440 17 5 46 
3-2-2 210 35 470 
3-3-0 240 36 1300 
3-3-1 460 71 2400 
3-3-2 1100 150 4800 
3-3-3 =2400 
4-0-0 13 3 31 
4-0-1 17 5 46 
4-1-0 17 5 46 
4-1-1 21 7 63 
4-1-2 26 9 78 
4-2-0 22 7 67 
4-2-1 26 9 78 
4-3-0 27 9 80 
4-3-1 33 11 93 
4-4-0 34 12 93 
Combinazioni 
di tubi 
positivi 
3 Tubi 
Indice 
MPN/100 mL INFERIORE SUPERIORE 
5 Tubi 
Indice 
MPN/100mL INFERIORE SUPERIORE 
Tabella 1: Indice MPN e limite di confidenza al 95% per varie combinazioni di risultati positivi quando serie di 3 o 
5 tubi vengono inoculati con diluizioni di 10 mL, 1 mL, 0,1 mL. 
Diluizioni 
Limiti di confidenza al 95% Limiti di confidenza al 95% 
segue 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
segue 
5-0-0 23 7 70 
5-0-1 31 11 89 
5-0-2 43 15 110 
5-1-0 33 11 93 
5-1-1 46 16 120 
5-1-2 63 21 150 
5-2-0 49 17 130 
5-2-1 70 23 170 
5-2-2 94 28 220 
5-3-0 79 25 190 
5-3-1 110 31 250 
5-3-2 140 37 340 
5-3-3 180 44 500 
5-4-0 30 35 300 
5-4-1 170 43 490 
5-4-2 220 57 700 
5-4-3 280 90 850 
5-4-4 350 120 1000 
5-5-0 240 68 750 
5-5-1 350 120 1000 
5-5-2 540 180 1400 
5-5-3 920 300 3200 
5-5-4 1 600 640 5800 
5-5-5 =2400 
Combinazioni 
di tubi 
positivi 
3 Tubi 
Indice 
MPN/100 mL INFERIORE SUPERIORE 
5 Tubi 
Indice 
MPN/100mL INFERIORE SUPERIORE 
Diluizioni 
Limiti di confidenza al 95% Limiti di confidenza al 95% 
BIBLIOGRAFIA 
APHA, AWWA, WEF (1998): “Standard Methods for examination of water and wastewater”, 
XX Ed., (Washington, APHA). 
DALLA VALLE J.M. (1941): “Notes on the most probable number Index as used in bacteriology”, 
Publ. Health Rep., 58, 299. 
DUTKA B.D. (1981): “Membrane filtration applications. Techniques and problems”, Marcel 
Dekker, Inc, New York. 
MACCRADY M.H. (1918): “Tables for rapid interpretation for fermentation-tube results”, Publ. 
Health J., 9, 201-204. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
6030. Generalità sui terreni di coltura per batteriologia 
L’allestimento dei terreni colturali secondo formule e modalità rigorosamente definite è di primaria 
importanza per assicurare la ripetibilità e la comparabilità dei risultati ottenuti. A questo 
scopo è consigliabile utilizzare i terreni forniti in forma disidratata, in polvere o in granuli, 
disponibili in commercio. Essi sono meno soggetti a modificazioni nella composizione rispetto 
a quelle che possono verificarsi quando si vengono a pesare i singoli ingredienti. In 
più, oltre a fornire una maggiore uniformità nella composizione, vengono anche ridotti significativamente 
i tempi ed i costi di preparazione. 
In generale, vengono utilizzati terreni a formulazione completa. In alcuni casi, tuttavia, vengono 
forniti terreni-base da integrare al momento della preparazione con l’aggiunta dei componenti 
mancanti (antibiotici, alcoli, ecc.). 
In ogni caso la preparazione di ciascun terreno deve essere effettuata secondo specifiche indicazioni. 
Recentemente si sta diffondendo anche l’uso di terreni già pronti (in piastre o tubi) e di substrati 
(in fiale) a cui aggiungere direttamente il campione da analizzare. In alcuni casi si tratta 
di terreni non riproducibili in laboratorio per la presenza di componenti specifici (es. cromogeni) 
non distribuiti in commercio. 
I terreni forniti sotto forma disidratata rimangono stabili per tempi definiti. Alcuni componenti 
possono alterarsi, modificando così le caratteristiche del terreno stesso. È necessario evitare 
che vengano conservati in ambienti umidi, in quanto igroscopici. Anche l’imperfetta chiusura 
del contenitore può comportare una modifica del tenore di umidità. 
Un terreno in polvere, lasciato a lungo in ambiente umido, diventa compatto o, in alcuni casi, 
assume una consistenza viscosa e una diversa colorazione. In ogni caso, il terreno può fornire 
risultati modificati in funzione delle alterazioni biochimiche subite. 
Pertanto la fornitura del laboratorio di terreni disidratati dovrebbe essere rinnovata ogni anno 
ed in ogni caso è consigliabile rifornirsi di limitate quantità di terreno. 
I terreni disidratati sono ricostituiti aggiungendo ad un quantitativo specifico di polvere uno 
specifico volume di acqua distillata, esente da tracce di metalli e di sostanze batteriostatiche 
o battericide e comunque prive di sostanze in grado di inibire la crescita di microrganismi 
nelle condizioni di prova. Il terreno viene sciolto agitandolo e portandolo a completa soluzione. 
In alcuni casi, si può verificare l’evenienza di preparare terreni di coltura a partire dai singoli 
componenti. In questo caso è necessario che questi siano di buona qualità e che i terreni allestiti 
diano risultati analoghi a quelli ottenibili con i terreni disidratati di riferimento. Tutte le 
sostanze impiegate, inclusi gli zuccheri e i coloranti, dovranno possedere i necessari requisiti 
di qualità e di purezza che dovranno essere valutati possibilmente in prove preliminari. 
I terreni preparati possono essere conservati in beuta, tubi e piastre di Petri, in un luogo a riparo 
dalla luce diretta e refrigerati o a temperatura ambiente. In ogni caso, lunghi tempi di 
conservazione possono alterare le caratteristiche del terreno e favorirne la contaminazione.
È opportuno procedere a prove di controllo di qualità dei materiali preparati seguendo specifiche 
procedure di seguito riportate. 
Per terreni di coltura disidratati e reattivi (coloranti, additivi, soluzioni) reperibili in commercio, 
è necessario apporre sulle confezioni sia la data di ricevimento che quella di effettiva 
apertura. 
Quando i reagenti e i terreni sono preparati in laboratorio per pesata dai costituenti di base, 
devono essere identificati con una etichetta riportante informazioni quali: eventuale diluizione, 
data di preparazione, data di scadenza, modalità di conservazione, nome del preparatore, 
eventuali segnali di pericolosità. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
Inoltre, si consiglia, per controllare l’affidabilità e la conformità alle specifiche richieste di effettuare 
i seguenti controlli: 
-Controllo del pH prima della sterilizzazione. Confrontare il valore misurato mediante 
pH metro tarato, con quello dichiarato in etichetta e se lo scostamento è 
superiore a quello ammesso modificare il pH mediante aggiunte di NaOH o 
HCl 0,1 N. Da effettuare ad ogni preparazione del terreno. 
-Controllo della sterilità. Porre ad incubare una piastra o un tubo contenenti il 
terreno da testare, secondo le modalità previste dal metodo analitico, e verificare 
la completa assenza di crescita batterica e fungina. In caso contrario scartare 
tutto il lotto preparato e controllare le procedure di sterilizzazione e preparazione. 
Da effettuare ad ogni preparazione del terreno. 
-Controllo della fertilità del terreno da testare, cioè la sua idoneità alla crescita 
del microrganismo. Strisciare sulla superficie del terreno solido o inoculare nel 
brodo un’ansata di una brodocoltura allestita con un ceppo puro certificato di 
riferimento. Incubare con le modalità previste dal metodo analitico e verificare 
la crescita di colonie con le caratteristiche morfologiche tipiche. Ogni laboratorio 
dovrà stabilire la frequenza di controllo. 
-Controllo della selettività del terreno da testare mediante l’inibizione di crescita 
di un microrganismo opportunamente scelto. Strisciare sul terreno solido o 
inoculare nel brodo un’ansata di brodocoltura allestita a partire da un ceppo 
puro certificato la cui crescita dovrebbe essere inibita nel substrato in esame; 
incubare con le stesse modalità indicate dal metodo analitico e verificare l’assenza 
di crescita di colonie. Ogni laboratorio dovrà stabilire la frequenza di 
controllo. 
Per quanto riguarda i ceppi microbici di controllo per lo svolgimento delle prove di fertilità e 
selettività dei terreni colturali si rimanda alle indicazioni fornite dalle ditte produttrici. Tutti i 
controlli effettuati dovranno essere accuratamente documentati, cioè registrati ed archiviati. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
6040. Attrezzature di base per le analisi 
microbiologiche delle acque 
Per l’organizzazione di un laboratorio di microbiologia è necessario attenersi a quanto definito, 
in relazione all’uso delle attrezzature di laboratorio, dal D.Lgs. 626/94 che così stabilisce: 
“all’atto della scelta delle attrezzature, il datore di lavoro prende in considerazione: le 
condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro da svolgere; i rischi presenti nell’ambiente 
di lavoro; i rischi derivanti dall’impiego delle attrezzature stesse”. Ciò implica pertanto che 
prima dell’acquisto di qualsiasi apparecchiatura debba essere definito il posizionamento, all’interno 
del laboratorio, della strumentazione da acquistare. Dovrà essere pertanto valutato 
che lo spazio e la collocazione assegnati allo strumento siano idonei per l’esecuzione delle 
Procedure Operative Standard; le condizioni ambientali (temperatura, umidità, insolazione) 
e al contorno (es. presenza di vibrazioni) siano adeguate e siano rispettate le norme di sicurezza 
sia in rapporto ad eventuali rischi ambientali (diffusione di bioaerosol e polveri, di sostanze 
tossiche), sia in relazione alle strutture e agli impianti. 
Le apparecchiature di prova, in dotazione ad un laboratorio di microbiologia, devono garantire 
affidabilità di funzionamento e di risposta, in modo da non alterare l’accuratezza e la 
precisione del risultato finale della prova. Pertanto dovranno essere sempre tenute in perfetta 
efficienza e installate in locali che garantiscano adeguata protezione da deterioramento; questa 
efficienza sarà garantita da opportune disposizioni per la manutenzione e la taratura. 
Per ogni apparecchiatura dovrà essere prevista una apposita Scheda che dovrà riportare tutte 
le informazioni utili sulla provenienza, l’acquisto, l’installazione, il collaudo, le date di ricevimento 
e messa in funzione, i riferimenti alle procedure di taratura e manutenzione quando 
necessari, la loro periodicità e i dati del fornitore e dell’assistenza tecnica. 
Dovrà essere predisposta inoltre una Scheda di Manutenzione che riporti tutte le operazioni 
effettuate di verifica, sostituzioni, pulizia e riportare le date di effettuazione e la firma del tecnico 
che ha effettuato le operazioni. 
Dovrà essere prevista inoltre una Scheda di Taratura su cui verrà riportato il riferimento alla 
procedura di taratura, il programma di taratura, la data di effettuazione della stessa e della 
futura taratura, la firma del tecnico e i riferimenti ai campioni primari o materiali di riferimento 
utilizzati per l’effettuazione della stessa. 
Qualora la taratura venga effettuata da un centro esterno dovrà essere riportata tutta la documentazione 
inerente. 
Qualora un’apparecchiatura, che a seguito di taratura abbia rilevato una non attendibilità al 
suo utilizzo, dovrà essere messa fuori servizio apponendo un’etichetta con la data e la dicitura 
“Fuori servizio”. L’apparecchiatura non potrà essere in nessun modo utilizzata fino a riparazione 
o a taratura che dimostri il rientro nelle condizioni di normalità. Tutto quanto sopra 
dovrà essere riportato sulla scheda di taratura. 
Di seguito vengono indicate e descritte alcune attrezzature di uso più comune nei laboratori 
per l’analisi microbiologica delle acque. 
1. Apparecchiature per la misura del pH 
Il pH dei terreni di coltura e delle soluzioni può essere determinato per via colorimetrica con 
l’uso di appropriati indicatori (quando non vi siano interferenze provocate dal colore del terreno) 
effettuando la lettura con l’impiego di comparatori muniti degli appositi dischi o con altro 
dispositivo appropriato. Tuttavia, le determinazioni possono essere effettuate con più precisione 
e speditamente per via potenziometrica con l’uso di pH metri che devono avere una 
precisione di misura di ±0,1 unità di pH a circa 20°C. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
2. Apparecchi per sterilizzazione 
2.1 Autoclavi 
La sterilizzazione a vapore saturo sotto pressione (per terreni di coltura, bottiglie da prelievo, 
attrezzature filtranti, ecc.) richiede l’impiego di autoclavi di capacità adeguate al materiale 
da sterilizzare che non dovrà essere eccessivamente ammassato. La sterilizzazione di norma 
si effettua alla temperatura di 121±3°C (1,1 atmosfera di pressione relativa) per un tempo di 
15±1 minuti. 
Per il corretto uso dell’autoclave attenersi scrupolosamente alle indicazioni del costruttore. 
2.2 Stufe a secco 
Le stufe devono consentire il raggiungimento della temperatura di +170±10°C per circa 2ore. È necessario che siano corredate di un termometro a gambo lungo, di precisione accettabile 
nell’intervallo fra 160° e 180°C e di un idoneo sistema di termoregolazione. È altresì 
opportuno che siano fornite di un sistema di interruttore a tempo che consenta di programmare 
il tempo di sterilizzazione. 
2.3 Lampade a raggi UV 
I sistemi di sterilizzazione con raggi ultravioletti (UV) sono particolarmente idonei per la sterilizzazione 
dell’ambiente sotto cappa o per piccoli locali. È da tenere presente che la vita 
media di una lampada a UV è di circa 5000 ore e che comunque è necessario effettuare, per 
mantenerne l’efficacia, una sua manutenzione periodica. 
L’uso richiede precauzioni per evitare danni agli occhi e alla pelle degli operatori. 
3. Attrezzature per l’incubazione 
3.1 Armadi termostatici, camere termostatiche e termostati 
Dovranno garantire la stabilità della temperatura d’incubazione prefissata e assicurare nei 
vari scomparti una temperatura costante, entro limiti di variazione non eccedenti ±1°C. Sono 
preferibili gli armadi termostatici a camicia d’acqua. Sia gli armadi termostatici che le camere 
termostatiche e i termostati dovranno essere muniti di un doppio sistema di termoregolazione, 
uno per il mantenimento della temperatura di esercizio e l’altro regolato ad una temperatura 
lievemente superiore (temperatura massima di sicurezza) che non dovrà mai essere superata. 
Di norma vengono utilizzati incubatori regolabili da temperatura ambiente a 80°C. Per temperature 
intorno ai 20°C sono comunque da utilizzare frigotermostati. Essi devono garantire 
la temperatura di incubazione prevista dal metodo analitico.
È opportuno che queste apparecchiature siano provviste inoltre di termometri per il controllo 
visivo della temperatura, con una scala che consenta la lettura di 1°C, o di un display e, possibilmente, 
di un sistema termometrico di registrazione. 
Gli armadi termostatici di notevoli dimensioni e le camere termostatiche dovranno essere muniti 
di un idoneo sistema di circolazione dell’aria che consenta il mantenimento della temperatura 
richiesta in tutti i punti del vano.
È altresì opportuno che queste apparecchiature siano dotate di un sistema che consenta il 
mantenimento di un livello di umidità compreso fra il 75 e l’80%. Ciò può essere ottenuto anche 
con un recipiente contenente acqua, collocato sul fondo. 
Il materiale posto ad incubare dovrà essere disposto in modo da consentire la circolazione 
del calore e non essere eccessivamente ammassato. 
METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
3.2 Bagni termostatici 
Dovranno garantire la stabilità della temperatura d’incubazione prefissata ed essere provvisti 
di un doppio sistema di controllo della temperatura costituito da un sistema di esercizio e 
l’altro regolato ad una temperatura superiore (temperatura di sicurezza) che non dovrà mai 
essere superata. Dovranno inoltre essere provvisti di termometri per il controllo visivo della 
temperatura e possibilmente di un sistema termometrico di registrazione ed eventualmente di 
un idoneo sistema di agitazione dell’acqua. Per il loro riempimento è necessario utilizzare acqua 
distillata che deve essere comunque rinnovata regolarmente. Per evitare fenomeni di corrosione 
è opportuno utilizzare filiere o idonei cestelli di acciaio inossidabile o di materiale 
plastico idoneo. L’eventuale sviluppo di alghe o di funghi nell’acqua deve essere eliminato mediante 
l’uso di composti ammonici quaternari da fare agire per circa 24 ore, provvedendo 
poi allo svuotamento, risciacquo e successivo riempimento con acqua distillata. 
4. Bilance 
In laboratori attrezzati per l’esecuzione di indagini microbiologiche può essere sufficiente disporre 
di bilance che permettono di pesare quantità intorno a 150 g con risoluzione di 0,1 g. 
Per la pesata di additivi, reagenti, coloranti ecc., è necessario disporre di una bilancia analitica 
con risoluzione di 0,1 mg. 
5. Cappe a flusso laminare 
Per garantire la qualità del dato analitico e la protezione dell’operatore devono essere utilizzate 
cappe di sicurezza. Di norma, per eseguire analisi microbiologiche ambientali che prevedano 
la ricerca di microrganismi a rischio basso o moderato (gruppi 2 e 3 del D.Lgs. 
626/94) vengono utilizzate cappe a flusso laminare di classe II A. Sono cappe a flusso verticale, 
aperte frontalmente e progettate per la protezione dell’operatore, del prodotto al suo 
interno e dell’ambiente circostante. 
Le cappe biologiche devono essere collocate in locali esenti da correnti d’aria e lontane da 
impianti di condizionamento e finestre. 
6. Centrifughe 
Possono essere utilizzate centrifughe da banco e da terra con rotori ad inclinazione fissa ovariabile. Possono essere refrigerate o meno in base alle necessità. È necessario utilizzare 
centrifughe realizzate secondo le norme di sicurezza internazionali. 
7. Frigoriferi e congelatori 
Frigoriferi e congelatori devono avere un dispositivo di rilevazione della temperatura e impiegare 
per il controllo interno un termometro a minima e a massima oppure un termometro 
con bulbo immerso in glicerolo. 
I frigoriferi devono assicurare una temperatura di circa +4°C ed i congelatori da utilizzare 
possono essere quelli che raggiungono temperature intorno a -20°C e a -70°C. 
8. Membrane filtranti e apparecchiature per filtrazione 
8.1 Membrane filtranti 
Le membrane filtranti per uso batteriologico sono costituite da dischi di esteri di cellulosa con 
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METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
pori uniformemente distribuiti. Generalmente per le analisi microbiologiche si utilizzano membrane 
con pori aventi un diametro di 0,45 µm (±0,02 µm). A causa della loro porosità hanno 
la capacità di trattenere sulla loro superficie, all’atto della filtrazione, i batteri contenuti 
nell’acqua che svilupperanno colonie sulla superficie della membrana, dopo un idoneo periodo 
di incubazione, per passaggio per capillarità dei principi del terreno colturale. 
Esistono in commercio membrane filtranti di vario diametro. Per l’esame batteriologico delle 
acque vengono normalmente utilizzate membrane del diametro di 47-50 mm. 
In commercio si trovano confezioni già sterili pronte per l’uso, in genere sterilizzate con raggi 
gamma o con ossido di etilene. 
Le membrane si differenziano a seconda della ditta di produzione. Problemi si possono verificare 
in relazione al tipo di membrane utilizzate: inibizione batterica in corrispondenza della 
linea del reticolo, sciamamento delle colonie, crescita lungo la linea del reticolo, presenza 
di zone idrofobiche. Per evitare, pertanto, l’uso di membrane non idonee, sarebbe consigliabile 
verificarne l’efficienza prima delle analisi. 
8.2 Apparecchiature per la filtrazione 
Nel caso dell’esame batteriologico delle acque, vengono di norma utilizzate apparecchiature 
idonee per la filtrazione di piccoli volumi. Dette apparecchiature devono essere adatte per l’impiego 
di membrane filtranti del diametro di 47-50 mm. Sono costituite da una rampa con supporti 
e contenitori che possono essere in acciaio inossidabile, vetro, policarbonato o polipropilene. 
Possono essere impiegate apparecchiature singole o in serie, utilizzando, come sistemaaspirante, una pompa da vuoto azionata elettricamente o una pompa ad acqua. È essenziale 
che fra sistema filtrante e sistema aspirante sia interposto un idoneo sistema per la raccolta del-
l’acqua filtrata. 
I supporti e i contenitori devono essere sterilizzati in autoclave a 121±3°C per 15±1 minuti 
(pressione 1,1 atm); dopo accurato lavaggio ed asciugatura e prima della sterilizzazione devono 
essere avvolti in carta idonea per mantenere la sterilità durante la conservazione prima 
dell’uso. Possono essere utilizzati entro due settimane dalla sterilizzazione, se conservati in 
condizioni ottimali. 
Apparecchiature per il supporto di membrane di diametro più grande (ad esempio, 120 mm), 
in genere di acciaio inossidabile, sono utilizzate per filtrazioni di volumi maggiori di acqua. 
9. Microscopio ottico 
Per le normali procedure di analisi microbiologica (es. colorazione di Gram) è sufficiente disporre 
di un microscopio ottico con obiettivi 10, 40 e 100X, vetrini portaoggetto e coprioggetto 
e olio ad immersione. Dopo ogni utilizzo rimuovere il residuo di olio sulle lenti con carta 
ottica. 
10. Sistemi per anaerobiosi 
Consistono in giare, cappe o altri sistemi a tenuta, idonei a creare aree a composizione gassosa 
controllata. Le condizioni di anaerobiosi devono essere verificate con appositi dispositi
vi. 
Per il loro corretto uso attenersi scrupolosamente alle indicazioni della ditta produttrice. 
11. Vetreria e materiale monouso 
È da preferire la vetreria fabbricata con vetro neutro, resistente alle temperature di sterilizzazione. 
Prima della sterilizzazione (da effettuare in stufa a secco alla temperatura di circa 
180°C per 1 ora e mezzo o in autoclave a 121±3°C per 15±1 minuti) la vetreria deve essere 
accuratamente lavata in modo da assicurare la completa eliminazione di residui organici 
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METODI MICROBIOLOGICI - PARTE GENERALE 
o di sostanze che possono esplicare azione antibatterica. Dopo lavaggio e asciugatura la vetreria, 
per essere sterilizzata deve essere confezionata in modo idoneo a consentire il mantenimento 
della sterilità durante la conservazione. 
Negli ultimi anni si è andato sempre più diffondendo l’uso di materiali plastici monouso, forniti 
in confezioni già sterili. Il vantaggio di usare questi materiali è legato soprattutto al risparmio 
di manodopera impiegata nelle lunghe procedure di lavaggio, confezionamento e 
sterilizzazione dei materiali in vetro. I materiali plastici da usare nel laboratorio batteriologico 
devono però essere esenti da residui tossici della lavorazione, essere trasparenti ed avere 
segni di taratura che corrispondano a precise indicazioni volumetriche. 
Esistono in commercio anche articoli in materiale plastico che possono essere utilizzati e sottoposti 
a ripetute sterilizzazioni in autoclave. 
11.1 Bottiglie per il prelievo 
Possono essere di vetro neutro, resistenti alla sterilizzazione, da chiudere con tappo smerigliato 
o con idoneo tappo a vite. Prima della sterilizzazione, le bottiglie con tappo smerigliato 
debbono essere provviste di un cappuccio di copertura in carta resistente ed impermeabile 
o in foglio di alluminio. Tale tipo di protezione non è richiesto per le bottiglie munite di tappo 
a vite. Per il campionamento possono essere anche utilizzate bottiglie monouso in materiale 
plastico, disponibili in commercio già sterili, in genere in confezioni multiple. 
11.2 Bottiglie e tubi per diluizione, beute, cilindri tarati 
È da utilizzare preferibilmente materiale in vetro, resistente alla sterilizzazione. 
Le bottiglie e i tubi per diluizione dovranno essere provvisti di tappo smerigliato, a scatto, di 
gomma o a vite. Possono essere impiegate anche bottiglie (o tubi) di plastica, fabbricate con 
materiale idoneo e non tossico, e resistenti alla sterilizzazione in autoclave. 
11.3 Pipette e micropipette 
Per le varie operazioni di analisi occorrono pipette di varia capacità (da 1 mL, da 5 mL e da 
10 mL) graduate fino alla punta, con suddivisione a 0,1 mL. 
Sono disponibili in commercio confezioni di pipette monouso in materiale plastico, di varia 
misura, già sterili. Per piccoli volumi possono essere comunque utilizzate micropipette manuali, 
elettroniche, monocanale o multicanale da utilizzarsi con appositi puntali monouso. 
Nell’eventualità si utilizzino pipette di vetro riutilizzabili, prima della sterilizzazione, esse dovranno 
essere munite di filtro di cotone grezzo all’estremità superiore. Le pipette vanno sterilizzate 
in confezione singola o multipla (in apposite custodie in metallo, preferibilmente acciaio 
inossidabile, o in vetro). 
Non pipettare con la bocca, ma utilizzare sempre sistemi di aspirazione tipo pompette aspiranti 
a bulbo di gomma o pipettatrici automatiche. 
11.4 Tubi per coltura 
I tubi vengono usati per la tecnica dei tubi multipli, per l’esecuzione di “test” biochimici, per la 
conservazione di colture batteriche, ecc. Si utilizzano tubi di diverse dimensioni in relazione 
all’utilizzo. I tubi devono essere chiusi utilizzando preferibilmente tappi in metallo, in materiale 
plastico o in cotone grezzo. Sono da preferire i tubi in vetro resistente alla corrosione ed alla 
sterilizzazione. 
11.5 Piastre di Petri 
L’uso delle piastre di Petri è indispensabile per l’isolamento di colture batteriche e per l’analisi 
effettuata con la tecnica della filtrazione su membrana. Vengono utilizzate piastre di Petri 
di varie dimensioni. Il tipo più diffuso ha un diametro di circa 100 mm ed un’altezza di 15 
mm. Per la filtrazione dell’acqua, poiché la tecnica standardizzata prevede l’utilizzo di mem
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brane di 47 mm di diametro, si possono usare piastre di diametro anche di 50 mm e dello 
spessore di 12 mm. 
Piastre di Petri in vetro sono state usate per lungo tempo in batteriologia. Negli ultimi anni esse 
sono state quasi totalmente sostituite da piastre monouso, in materiale plastico che si trovano 
in commercio già sterili in confezioni sigillate. 
Indipendentemente dal materiale (vetro o plastica) le piastre di Petri devono essere con il fondo 
perfettamente piano e perfettamente trasparenti al fine di rendere ottimale il riconoscimento 
delle colonie.